Con una carriera che spazia dalla musica jazz al pop, Alessandra Clemente ha saputo conquistare palcoscenici italiani e internazionali con la sua straordinaria voce e versatilità artistica. Laureata con il massimo dei voti in Canto Jazz presso il Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria, Alessandra si è esibita in numerosi teatri, festival e club prestigiosi, da Genova a New York, collaborando con alcuni dei più rinomati musicisti della scena jazz mondiale. Cantautrice, cantante e insegnante di canto, il suo percorso artistico è costellato di progetti ambiziosi, tra cui due album in lavorazione e collaborazioni con grandi nomi della musica italiana. In questa intervista, esploreremo il suo percorso, le sue ispirazioni e le sue sfide nel mondo della musica.
a cura di Antonio Capua
Benvenuta Alessandra, hai iniziato a studiare musica giovanissima, influenzata anche da una famiglia artisticamente attiva. Quanto ha inciso il contesto familiare nella tua scelta di intraprendere questa carriera e come ti ha influenzato nel tuo percorso?
Credo che la mia famiglia sia stata la scintilla che ha innescato la passione in me per la musica e per ogni forma d’arte. La parentela con Gino Paoli è lontana, sua mamma era cugina di primo grado di mio nonno, mio padre spesso andava a casa di Gino con i miei nonni. Ma la vera anima credo me l’abbia forgiata mio nonno Orfeo da parte di mia madre, appassionato della lirica e grande scultore. Da lui ho ereditato la cosa più importante di un artista che è quell’essenza divina che è pura magia e che dà vita nel vero senso della parola all’arte.
Durante la tua carriera, hai spaziato tra diversi generi musicali, dal jazz al pop. Cosa rappresenta per te ciascuno di questi generi e quale senti più vicino alla tua anima artistica?
Ogni genere è un mondo a sé, il pop è per me uno strumento di creazione, lo scrivo. Il jazz rappresenta radici storiche importanti perché è da lì che è nata gran parte della musica. E’ storia, ricordi, passione, la creatività la trovo nell’improvvisazione che ogni volta cambia volto ed è una sfida. Inoltre il jazz è meritocrazia, premia chi ha dedizione totale, è severo, è pura disciplina, il pop non fa questo, può cantare chiunque oggi. Il jazz non perdona, può essere l’amante perfetto, ma se si accorge di non essere amato sei tagliato fuori, non puoi fingere. Per questo lo amo perché è vero e leale. Il pop oggi si nasconde dietro a una maschera di finzioni.
Hai lavorato con molti musicisti di fama internazionale. Qual è stata la collaborazione che ti ha lasciato il segno e cosa hai imparato da queste esperienze?
Io ho lavorato soprattutto con musicisti italiani, ma sono stata contattata da grandi jazzmen di fama per avviare progetti in America, in particolare vorrei ricordare il pianista jazz John Colianni di New York con il quale doveva decollare un tour con la sua big band, ma purtroppo non è mai partito perché ci ha lasciati a novembre dell’anno scorso.
“Rising from a shadow” è uno dei tuoi singoli, prodotto da Andrea Rigonat. Qual è il significato più profondo dietro a questo brano e come è nata la collaborazione con Rigonat e gli altri musicisti di Elisa?
L’ho scritto durante il COVID, è un messaggio importante di solidarietà, di rinascita, di unione e di amore nei confronti dell’umanità.
Per quanto riguarda Andrea: io sono originaria di Monfalcone come lui ed Elisa, infatti la mia parentela con Gino (vedi che tutto torna). Nel 2020 ero andata lì in vacanza e ad Andrea avevo fatto sentire il mio brano, gli era piaciuto e me lo ha prodotto. I musicisti della band di Elisa hanno accompagnato la mia voce nella produzione e registrazione nel loro studio in Friuli.
Sei sia cantautrice che interprete. Quali sono le differenze che senti tra scrivere le tue canzoni e interpretare i brani di altri, e come vivi questi due ruoli?
Di solito scelgo di interpretare solo brani di grandi artisti, quindi sento una grande responsabilità nei loro confronti; percorrere ogni nota e parola cercando di avvicinarmi il più possibile al loro sentire. Quando canto i miei brani da cantautrice, invece, mi sento più libera di essere me stessa anche nella scelta del gusto musicale e della mia vocalità di quel momento ed è bellissimo cercare di portare il pubblico dentro al mio mondo, quel mondo fatto completamente di “Alessandra”.
Il jazz è un genere che richiede una grande padronanza tecnica e improvvisazione. Come riesci a mantenere questo equilibrio tra rigore e libertà espressiva nelle tue performance jazzistiche?
Non è semplice soprattutto per me che convivo vocalmente con generi diversi e opposti (pop e jazz), ho bisogno del doppio del lavoro per mantenere allenati entrambi, è molto faticoso.
Continuo a lavorarci e a studiare ogni giorno. Per cantare jazz, a differenza del pop, devi essere musicista, devi aver studiato musica oppure devi essere nata sui marciapiedi di Manhattan negli anni ‘30, è una lingua vera e propria, più prendi sicurezza più sei libero di esprimerti.
Il tuo percorso formativo è ricco di esperienze, dal bel canto al jazz, dalla pop music all’insegnamento. Come riesci a coniugare queste diverse anime e quanto influisce l’insegnamento nella tua crescita artistica?
Non è semplice… tutti questi mondi sono diversi, ma si intersecano fra di loro e trovi piccole caratteristiche che li accomunano. Lo strumento voce è un’ Universo incredibile e unico… e per questo ti porta a una ricerca infinita della sua fisicità e poi scendi giù nell’anima, nella tua e in quella della musica e dei grandi compositori . L’insegnamento mi fa riflettere e mi riporta spesso a nuove scoperte.. attraverso i miei allievi io divento allieva… sembra assurdo, ma è proprio così.
Imparo e insegno e imparo … più impari più ti rendi conto di quanto hai ancora da apprendere. E’ un circuito eterno, ma bellissimo.
La scena musicale oggi è molto cambiata, soprattutto con l’avvento delle piattaforme digitali. Come vedi l’evoluzione dell’industria musicale e quali sono le sfide e le opportunità che vedi per una musicista e cantautrice come te?
Oggi le piattaforme digitali possono dare voce agli artisti meno conosciuti e questo è molto positivo, ma sono anche una giungla, bisogna saperle usare molto bene ed è una cosa che devo ancora imparare a fare. Non ho una visione ottimistica dell’evoluzione dell’industria musicale..Si cerca tutto ciò che è commerciale, la musica oggi per prima cosa è la voce della politica italiana e anche mondiale e di conseguenza poi della società. Non esiste la libertà in nessun settore in nessun senso.
Oltre alla musica, hai avuto esperienze teatrali e cinematografiche. Come queste esperienze arricchiscono la tua carriera musicale e cosa hai imparato dal teatro che hai portato sul palco musicale?
Beh l’esperienza nei Teatri mi ha forgiato l’animo artistico sul palcoscenico, mi è stato di grande aiuto. La capacità interpretativa e la presenza scenica sono forse le cose che contano di più in un artista, secondo me le più importanti.
Con progetti ambiziosi come il “GOLS-ON Quintet” e i tuoi album in lavorazione, cosa possiamo aspettarci dal futuro di Alessandra Clemente? Ci sono nuove sfide che ti entusiasmano particolarmente?
Mi piacerebbe iniziare un tour appena terminerò il mio album cantautorale, sta per arrivare il mio ultimo singolo “ Love is givin’ ”.
Per quanto riguarda invece il mio quintetto jazz “Gols-on quintet” ho un grande sogno che credo riuscirò ad esaudire: quello di portarlo in America, d’altronde io ho già debuttato a New York anni fa…
Grazie, Alessandra, per aver condiviso con noi la tua storia e il tuo viaggio musicale. Siamo curiosi di
vedere dove ti porterà il tuo talento e non vediamo l’ora di ascoltare i tuoi prossimi lavori!
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