Alessandro Tirocchi: l’arte di far ridere e raccontare storie

Attore, autore, conduttore radiofonico e docente, Alessandro Tirocchi ha fatto della versatilità la sua cifra distintiva. Dalla commedia ai musical, dalla radio alla scrittura teatrale, il suo percorso artistico attraversa i palcoscenici più importanti e i microfoni delle principali emittenti. Una vita dedicata alla creatività, fatta di impegno, passione e un talento straordinario per il racconto. In questa intervista esploriamo il suo mondo, il suo rapporto con il pubblico e la visione dietro le sue molteplici attività.


Benvenuto su Che! Intervista, Alessandro e grazie per essere qui con noi oggi! Vorremmo iniziare chiedendoti: come descriveresti il tuo percorso artistico e cosa ti ha ispirato a intraprendere questa carriera?
Innanzitutto grazie per avermi scelto per una vostra intervista, voglio mandare un caloroso abbraccio alla redazione e a tutti i vostri lettori. Il mio percorso potrei riassumerlo in un concetto molto semplice: una voglia matta e disperatissima di fare questo lavoro, stimolata dalla “urgenza” nel cercare di farlo. L’urgenza intesa come necessità fisica e psicologica di esprimermi attraverso le declinazioni concesse dal teatro, dalla radio, dalla scrittura e dal piccolo e grande schermo. Presa coscienza di questa mia necessità e voglia, è seguita una ricerca costante di spazi che mi consentissero di tramutare le mie passioni nel lavoro della mia vita. Il nostro lavoro si fonde con la nostra vita stessa, perché nasce dalla propria natura che poi deve diventare mestiere.

Hai lavorato in diversi ambiti dello spettacolo, dal teatro al cinema, passando per la radio. Come riesci a bilanciare questi ruoli così diversi tra loro?
Mi ritengo fortunato perché riuscire a lavorare con costanza da più di 20 anni in questo settore è un privilegio che alla base ha il merito di averci voluto provare e di averlo imparato sul campo. Per la verità la mia carriera ha subito una svolta con la più classica delle sliding door. All’inizio mi dividevo tra il giornalismo e l’intrattenimento, poi un’estate di tanti anni fa mi venne proposto di entrare a far parte del cast di una trasmissione radiofonica molto popolare (il Morning Show di Radio Globo) e decisi definitivamente di intraprendere la carriera che faccio ancora oggi. L’approdo, ormai 8 anni fa a Radio Rock, ha sancito la fusione ideale di tutte queste visioni artistiche. L’equilibrio si trova conoscendo il mezzo di comunicazione che utilizzi di volta in volta. Il linguaggio cambia a seconda che tu debba esprimerti in teatro, in radio o in tv: con gli anni, la pratica e l’esperienza, si riesce a districarsi meglio tra i vari mezzi di comunicazione.

Il tuo debutto a teatro risale al 2002. Quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera teatrale?
Sicuramente il Teatro Sistina ed il Brancaccio per quel che riguarda i musical, con ruolo da co protagonista. Il teatro de Servi ed altri in giro per l’Italia per quel che riguarda la commedia. Ho avuto il piacere di essere diretto da grandi registi e protagonisti del mondo teatrale italiano. Porto nel cuore la prima esperienza su un grande palco come il Sistina a Roma con il musical Lady Oscar, e poi per amor di romanticismo il primissimo debutto a teatro in un piccolo teatro romano, il Teatro Testaccio, ormai tanti anni fa.

Hai partecipato a programmi televisivi di successo come Colorado Cafè e SCQR – Sono Comici Questi Romani. Che ricordo hai di queste esperienze e come hanno influenzato il tuo percorso?
Sono state esperienze molto formative da tanti punti di vista: professionale, artistico ed umano. E’ l’occasione per confrontarsi con grandi professionisti del settore e di entrare nelle case del pubblico. Sia Colorado che SCQR mi hanno consentito di rapportarmi con produzioni e reti televisive di primo livello e capire tanto anche del backstage di produzioni del genere. Il mio percorso ne è uscito arricchito perché l’occasione di lavorare ai massimi livelli ti consente di affinare tecniche e capacità che poi porti con te anche in altre esperienze.

Oltre a essere attore, sei anche autore di testi teatrali, televisivi e radiofonici. Da dove nasce l’ispirazione per la scrittura e come si differenzia il tuo approccio ai vari media?
La scrittura è un amore antico e nasce come scrittura giornalistica: ho lavorato in giornali locali e nazionali, ho collaborato con agenzie di stampa come l’AdnKronos e con riviste mensili e non. Poi con la radio c’è stata l’occasione di sperimentare la scrittura creativa legata al mestiere. Scrivere per il teatro è stata un naturale sviluppo delle esperienze precedenti. L’approccio varia in base a quello che devi realizzare: la sintesi si apprende con i lanci di agenzia e la scrittura per la radio, la complessità con gli approfondimenti o i reportage, la creatività legata alla lunga tenitura e la coerenza si affina con la scrittura teatrale. Posso dire che, nel mio caso, una certa predisposizione per uno stile asciutto, concreto e molto evocativo l’ho imparato col giornalismo. La capacità di avere un focus chiaro ed evocare con le parole si apprende occupandosi di cronaca.

In radio hai conquistato il pubblico con programmi come il “Morning Show” e “The Rock Show”. Quali sono le sfide più grandi del fare radio oggi e cosa rende unico il rapporto con gli ascoltatori?
La prerogativa della radio è proprio il rapporto stretto con gli ascoltatori che avviene in tempo reale 7 giorni su 7, 24 ore al giorno: diventa un rapporto profondo ed irripetibile in altre circostanze. Le sfide maggiori per la radio oggi sono rappresentate dalla capacità di catturare il pubblico tra i 20 ed i 30 anni, la capacità di saper comunicare anche attraverso i nuovi canali dati dalle piattaforme di streaming audio/video ed il rapporto con il comparto social media.

La tua carriera comprende anche docenze in recitazione e public speaking. Quali sono i valori fondamentali che cerchi di trasmettere ai tuoi studenti?
Genuinità, verità, spontaneità: oggi si comunica in tanti modi, forse troppi, ma quello che paga è l’esser veri, riconoscibili, credibili. Non è facile da mettere in pratica ma quello che più funziona è una correlazione tra il significato del messaggio e come lo si comunica.

Hai collaborato a progetti originali come “Il Pulcino Pio”, diventato un fenomeno virale. Qual è il segreto dietro la creazione di contenuti che riescano a catturare un pubblico così vasto?
Il Pulcino Pio è stato un fenomeno quasi irripetibile, sia per il momento storico in cui è avvenuto (era il 2012) che per la viralità. Oggi non è più possibile che una canzone, e tutte le altre via via pubblicate, possano “esplodere” per il solo effetto del passaparola. I social, ed il web in genere, oggi hanno parametri molto più chiari del passato e per certi versi molto più stringenti. Oggi esistono strategie di marketing, comunicazione e lancio di un prodotto artistico. Nel 2012 eravamo agli inizi di tutto quello che accade oggi, se qualcosa era forte sarebbe esplosa…oggi no, bisogna programmare e seguire altri parametri.

Il tuo lavoro spazia tra leggerezza e profondità. Come riesci a conciliare la comicità con temi più seri e quali sono i messaggi che speri di trasmettere al pubblico?
E’ la vita. La vita è un mix di commedia e tragedia, a volte anche nell’arco di una sola ora. E qui torniamo a quello che dicevo poco fa: la verità. Il nostro lavoro è raccontare la vita, con tutto quello che comporta. In uno spettacolo comico ci sono sempre dei risvolti più seri e viceversa; uno spettacolo, una trasmissione radiofonica, una televisiva o li cinema, funzionano quando il pubblico si riconosce in quello che vede e/o ascolta.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e che cosa sogni ancora di realizzare nella tua carriera artistica?
Tanto teatro. Il 26 debutteremo al Teatro de Servi con la nostra nuova commedia “Ci prendesse un colpo”, con la quale andremo poi in tournèe. La radio, con molti progetti per il 2025 come per esempio la crescita di una consorella di Radio Rock, che è “Radio Rock Italia”, un progetto che sto sviluppando in prima persona e del quale sono orgoglioso. Per i sogni…tanti, tantissimi, finchè avrò al forza di immaginarli: il cinema, la regia…il nostro lavoro è il più bello del mondo proprio perché accende la voglia di sognare. Ma la cosa più bella è che i sogni, attraverso il lavoro, possono essere tramutati in realtà.

Grazie Alessandro per il tuo tempo e complimenti per tutto!
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