Alessia Rancitelli: viaggio tra le corde del violino barocco

Violinista di talento nata ad Atessa, ha saputo distinguersi nel panorama musicale grazie al suo profondo impegno per il violino barocco e alle numerose collaborazioni con importanti orchestre italiane. Con una formazione solida e riconoscimenti di prestigio, Alessia ci racconta la sua passione per la musica antica, il suo percorso e le sfide affrontate come giovane musicista in un mondo complesso e affascinante.

a cura di Antonio Capua


Benvenuta su Che! Intervista, Alessia! Hai iniziato a suonare il violino a soli 7 anni. Come ricordi quel periodo della tua infanzia? Cosa ti ha affascinato di questo strumento così complesso fin dall’inizio?
Mia mamma e mio padre, spinti da vari fattori, mi avevano chiesto se volessi iniziare lo studio di qualche strumento. Un giorno ero a casa di amici di famiglia e la loro figlia suonava il violino e io ne restai incantata. I primi anni di studio, soprattutto per chi decide di studiare uno strumento ad arco, sono i più complessi. Il violino è uno strumento per il quale, soprattutto nei primi mesi, far uscire un suono decente e udibile richiede molta pratica. Per un bambino questo può essere noioso ed è per questo che la determinazione e la passione sono molto importanti.

Il tuo percorso ti ha portato a laurearti con il massimo dei voti in violino barocco. Cosa ti ha spinto a dedicarti a questo specifico stile musicale e quali sono le sue sfide più grandi rispetto al violino moderno?
La musica barocca è uno stile musicale in cui si evocano una vasta gamma di stati d’animo: grande drammaticità ma anche grande movimento. Le difficoltà maggiori rispetto al violino moderno sono, per me, la ricerca di una buona intonazione e di un buon suono.

Hai collaborato con orchestre e fondazioni di grande prestigio come il Teatro Petruzzelli e il Teatro Verdi di Trieste. Quali sono state le esperienze più significative di queste collaborazioni e come hanno influenzato il tuo modo di suonare e di vivere la musica?
Ogni orchestra in cui ho lavorato mi ha lasciato qualcosa di importante. Sicuramente l’orchestra ti insegna ad ascoltare l’altro ed essere parte di un qualcosa. Lavorare nelle fondazioni ti permette di entrare in contatto con bravi e ottimi musicisti che ti spingono a fare il tuo lavoro sempre meglio e sempre in modo più professionale.

Nell’agosto 2024 è uscita la tua registrazione, svolta per la casa discografica Dynamic Opera Italy, delle sonate di Pietro Marchitelli. Come è stato lavorare a questo?
Una bellissima e interessante sfida. Incidere un disco è sempre un lavoro faticoso: la precisione e la perfezione non sono mai abbastanza. A questo occorre aggiungere che alcune di queste sonate di Pietro Marchitelli presenti nel disco sono inedite. Il lavoro, quindi, è stato doppio in quanto si è aggiunto anche un lavoro di ricerca delle partiture e di ricerca della giusta interpretazione.

La tua carriera è iniziata in Abruzzo, una regione ricca di storia e tradizioni. In che modo le tue radici e il tuo legame con questa terra hanno influenzato il tuo percorso artistico e personale?
La musica è sempre stata presente nella vita della mia famiglia. Mio zio è stato per tanti anni direttore della banda del mio paese e di molte bande del centro e sud Italia. Grazie a lui ho imparato le prime regole della teoria musicale e mi ha trasmesso, già da piccolissima, la volontà di vivere per la musica. Credo che la banda, ancora oggi, svolga un importante ruolo educativo oltre che un grande punto di riferimento culturale e di aggregazione sociale.

Essendo una giovane musicista con una formazione di eccellenza, quali sono le sfide che hai affrontato e quali consigli daresti a chi desidera intraprendere una carriera nel mondo della musica classica oggi?
Decidere di suonare uno strumento e di intraprendere questo genere di lavoro è sempre e giornalmente una sfida. Una grande sfida è sicuramente quella di avere una grande organizzazione in tutto. Dare un singolo consiglio sarebbe difficile, ogni percorso di vita è differente. Sicuramente mi sento di dire che la determinazione nel nostro lavoro è fondamentale: i momenti di sconforto sono tanti, ma è importante sempre ricordare cosa ci ha spinto a intraprendere questa strada.

Il violino è uno strumento che richiede grande disciplina e dedizione. Qual è il tuo approccio quotidiano allo studio e come riesci a mantenere vivo l’entusiasmo e la passione per la musica?
La difficoltà degli strumenti ad arco è quella di dover gestire tante cose contemporaneamente: la tecnica della mano sinistra e l’intonazione, la tecnica della mano destra e i colpi d’arco, la coordinazione tra le due mani, il ritmo, il fraseggio ecc… Tutte queste cose devono essere, una volta imparate, costantemente rispolverate. Nel mio studio giornaliero addotto lo studio della tecnica applicata direttamente al brano che sto studiando. Per mantenere vivo l’entusiasmo sicuramente c’è un confronto sano con gli altri musicisti e la passione e l’adrenalina data dalla musica ma anche dal singolo concerto. La musica è una sorta di “droga sana” per la quale quando svolgi un concerto emozionale non vedi l’ora di rifarlo.

Con un background così ricco di esperienze, come riesci a trovare equilibrio tra la vita professionale e quella personale? Ci sono momenti in cui senti il bisogno di allontanarti dalla musica?
Per chi ha fatto della propria passione un lavoro è molto complesso allontanarsi dalla musica. Credo però che, per un musicista, sia molto importante il riposo perché è anche grazie a ciò che si possono avere buoni risultati. In più, allargare i propri orizzonti culturali e sociali permette al musicista di essere più interessante e carismatico nell’interpretazione di un brano.

Hai avuto l’opportunità di suonare in contesti internazionali. Quali sono le differenze più interessanti che hai riscontrato tra il pubblico italiano e quello estero quando si tratta di musica classica e barocca?
Il pubblico estero è un pubblico molto attento e colto, mentre il pubblico italiano è sempre attento e colto ma con un’inclinazione naturale nell’emozionarsi di più.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi artistici e progetti? C’è qualche compositore o repertorio che non hai ancora esplorato e che vorresti approfondire?
Soprattutto per quanto riguarda la musica barocca c’è sempre un compositore da conoscere o approfondire. Questo perché nel barocco molti brani erano usati come base a cui poi i musicisti andavano ad aggiungere ornamenti e improvvisazioni. Di conseguenza, il lavoro di ricerca non è mai concluso.

Grazie Alessia per questa tua intervista e complimenti per tutto!
Tienici aggiornati e complimenti per la tua carriera artistica.

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