Alessio Cazzola: Quando il jazz diventa vita, energia e impegno sociale

Alessio Cazzola, polistrumentista jazz nato a Torino nel 1983, è una forza creativa che ha trovato nella musica il suo canale di espressione fin da giovanissimo. Batterista, bassista e compositore, ha vissuto esperienze musicali che spaziano dai locali underground torinesi agli eleganti palchi delle navi da crociera, fino ad esibizioni con importanti artisti italiani come Marco Mengoni e Monia Russo. In questa intervista esploriamo il suo viaggio artistico, le sue ispirazioni e il suo impegno a favore di progetti educativi e sociali.

a cura di Antonio Capua


Alessio, sei innamorato della batteria sin da quando avevi sei anni. Cosa ti ha colpito di questo strumento e come ha influenzato la tua visione della musica?
La prima volta che ho visto una batteria ho sentito come un brivido ne ero attratto. Quando ci sono salito sopra sono riuscito subito a fare ritmi rock!! Più la guardavo più volevo suonarla è stato amore a prima vista. La batteria mi ha dato modo di molte nozioni ritmiche soprattutto una visione della musica ordinata, armonica ed emotiva dell’interpretazione musicale.

Sei cresciuto suonando in cover band di hard rock e poi ti sei avvicinato al jazz. Qual è stato il momento in cui hai capito che il jazz era il tuo vero linguaggio musicale?
Quando ho cominciato a suonare assoli jazz ho capito che lo stile sincopato faceva per me. Spaziare da un fill all’altro mischiando le mie conoscenze era incredibile. Poter cambiare stile e fraseggi in ogni momento mi ha dato la carica. Lo swing sul piatto è un qualcosa di unico per me.

La tua carriera ti ha portato dai locali torinesi alle navi da crociera di lusso (selezionato dalla Landau Music di Los Angeles e da MSC Crociere) e ai teatri più prestigiosi. Come cambia l’esperienza musicale in contesti così diversi e quale preferisci?
Ma sicuramente passare da un club di amatori ad una orchestra di professionisti cambia tutto. Specialmente la richiesta tecnica di esecuzione ed il saper leggere la musica. Il mio ambiente preferito sicuramente è il teatro. Suonando in una orchestra è l’ambiente giusto per fare musica di qualità. Poi sulle navi non vedi più la tua famiglia per mesi; quindi, preferisco di gran lunga suonare a terra!!!

Nel 2025 uscirà il tuo primo disco “La mejor”, un tributo a tua moglie Milagros. Cosa rappresenta per te questo progetto e cosa vuoi trasmettere attraverso la tua musica?
La mejor è un singolo che voglio dedicare a mia moglie, perché è veramente la migliore. Sono un artista eclettico e nel brano si sentiranno influenze pop, latine, Rock e jazz.
Voglio trasmettere tutto il mio amore per la musica e la mia ecletticità.

Lavorare con artisti come Monia Russo, Eugenio in Via Di Gioia, Marco Mengoni e Giuseppe Povia ha segnato tappe importanti nel tuo percorso. Cosa ti ha lasciato ogni collaborazione e come hanno arricchito la tua evoluzione artistica?
È sempre un’occasione unica poter collaborare con grandi artisti. Saranno sempre grandi ricordi che porterò nel mio cuore. Diciamo che lavorare con grandi artisti ti lascia dentro una certa sicurezza che prima non avevi. Ti senti più sicuro di te stesso.

Sei responsabile ritmico di due orchestre jazz, l’orchestra fiati La Rivaltese e la filarmonica di Alpignano, un ruolo di grande responsabilità. Quali sono le sfide di questo incarico e come riesci a mantenere una connessione profonda con ogni membro dell’orchestra?
La sfida più grande è dare motivazione al lavoro e all’ impegno. È molto importante saper interpretare tutti gli stili con passione e impegno. In orchestra passiamo da un jazz a un latin, quindi bisogna essere concentrati ma emozionare sempre il pubblico. Riesco a fare gruppo con i componenti dell’orchestra rispettando ognuno di loro con le proprie peculiarità e sopra creando un clima positivo.

Oltre alla tua attività di musicista, sei coinvolto in progetti che mirano a combattere il bullismo e promuovere l’integrazione. Cosa ti ha spinto a lavorare su queste tematiche e in che modo la musica può essere uno strumento di cambiamento sociale?
Oltre che musicista sono un educatore e questo mi ha portato a pensare la musica come strumento educativo e di protezione sociale. La musica è molto educativa e se usata bene può essere perfetta per incanalare emozioni negative e guarire.

Hai suonato con artisti di grande calibro e in contesti molto diversi. Qual è il momento più memorabile della tua carriera fino ad oggi? E cosa speri di realizzare nei prossimi anni?
Non saprei dire con certezza sicuramente il video che ho fatto con gli Eugenio in via di Gioia è stato veramente divertente!!! Lo abbiamo girato nella mia città Torino e suonare con loro con tutta la gente che ci guardava e stato indimenticabile. Nel futuro spero di fare dei bei dischi e di avere l’onore di collaborare con grandi artisti.

Spesso parli di quanto sia importante la diffusione della musica nelle scuole. Quali sono le principali sfide per portare la musica nelle aule scolastiche e quale impatto speri che abbia sui ragazzi?
La sfida più grande è trovare le risorse nei territori. La musica è un fantastico linguaggio in grado di elevare lo spirito dei giovani e indirizzarli sulla strada giusta. I ragazzi grazie alla musica possono concentrarsi si qualcosa di sano e bello.

Infine, hai esplorato generi musicali diversi, dall’hard rock al jazz, fino alla musica classica con le orchestre filarmoniche. C’è un genere o un artista con cui non hai ancora lavorato, ma con cui sogni di collaborare in futuro?
Sogno di collaborare con Bruno Mars secondo me è il migliore in questo momento.

Grazie Alessio e complimenti per il tuo lavoro
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