Alessio Erriu è un chitarrista con un percorso musicale che attraversa sia la scena underground che i festival internazionali. Autodidatta sin dall’età di 12 anni, ha perfezionato il suo talento a Roma, studiando con alcuni dei nomi più rispettati della musica italiana. Oggi, come membro dei Novembre, una delle band metal più iconiche del panorama italiano, Erriu continua a spingere i confini del suo strumento e del genere. In questa intervista, esploreremo la sua carriera, le sfide che ha affrontato e il suo approccio all’insegnamento e alla performance.
Ciao Alessio, benvenuto! È un piacere averti qui con noi. Come stai e cosa ti sta appassionando di più in questo momento del tuo percorso musicale?
Ciao ragazzi, bene grazie, è un gran piacere poter essere qui. In questo momento il mio percorso musicale mi da grande soddisfazione, ho tanti allievi, suono in una band che ascolto fin da ragazzino di quello che si può dire essere il mio genere preferito e mi sto togliendo tante soddisfazioni come suonare su palchi di festival nazionali ed internazionali importanti. Ho anche la possibilità di trasmettere la passione ai miei allievi e questo è altrettanto appassionante e mi fa credere in ciò che faccio.
Hai iniziato a suonare la chitarra da autodidatta a soli 12 anni. Cosa ti ha spinto a prendere in mano lo strumento e quali erano le tue influenze musicali all’inizio?
La chitarra è uno strumento che mi ha incuriosito da sempre, ho avuto l’occasione di provarla e approcciarmi grazie al fatto che il padre del mio migliore amico mi insegnò i primi accordi. Da quel momento non l’ho più mollata e dopo aver iniziato ascoltando e cercando di riprodurre da solo i grandi classici del rock tipo i Led Zeppelin, Jimi Hendrix, tutta la scena del rock britannico, ho iniziato ad appassionarmi alla scena del metal nord europeo, a partire dagli Opeth.
Dopo due anni da autodidatta, hai deciso di seguire un corso di chitarra moderna. Quanto è stato importante per la tua formazione questo passaggio e cosa hai imparato di fondamentale durante quel periodo alla scuola civica di Oristano?
Quando ho capito che nella mia testa c’era bisogno di “ordinare” le cose che sapevo, approfondire le conoscenze, ho deciso di iniziare a studiare e grazie alla mia famiglia che mi ha sostenuto ho potuto iniziare dalla scuola civica di musica di Oristano, dove ho avuto grandi insegnanti ma soprattutto grandi persone che mi hanno motivato ed ispirato nella maniera giusta.
A un certo punto della tua carriera, hai deciso di trasferirti a Roma per studiare musica. Come è stato il passaggio dalla scena musicale sarda a quella più vasta della capitale e come ti ha influenzato lavorare con insegnanti come Umberto Fiorentino e Fabio Zeppetella?
È stato molto bello confrontarmi con generi che non conoscevo ed anche se è stata dura è stata un’esperienza che mi ha permesso di aprire la mente, pensare a servizio della musica e prendere quanti più spunti positivi possibile, che mi hanno permesso di migliorare indirettamente anche in quello che è il mio mondo.
Avere a che fare con “quelli più forti” che incontri o coi “mostri sacri” con cui studi ti permette di crescere, a volte può essere deprimente per usare un termine esagerato, ma la voglia di reagire e dimostrare che ce la puoi fare ti porta a migliorare sempre di più. A volte prendere una batosta con filosofia ti aiuta a inquadrare meglio il tuo percorso, no? Credo che questo faccia parte di tanti momenti della vita. Insomma, il confronto impari a gestirlo quando riesci a capire che la forza sta nella determinazione.
Nel 2015 hai aperto il tour spagnolo delle Nervosa con gli Elarmir. Cosa ricordi di quella esperienza e in che modo ha segnato un punto di svolta nella tua carriera?
È stata la prima esperienza internazionale mai fatta, per tre date in Spagna. Bellissima esperienza anche se nata in una situazione controversa, ma sono quelle cose che comunque fanno parte di un percorso e che si portano nel cuore.
Dal 2018 sei membro dei Novembre, prendendo il posto di un chitarrista storico. Come hai vissuto questa transizione e quali sfide hai affrontato entrando a far parte di una band già affermata?
Per me è stata quasi una doccia fredda quando mi chiamarono. Non mi sarei aspettato potesse succedere che una band che ho sempre rispettato e che ascoltavo da ragazzino potesse credere in me e nelle mie capacità.
Carmelo, il cantante, mi telefonò per chiedermi se fossi interessato a prendere parte (previa prove-audizione) a due date in sostituzione del loro chitarrista che in quel periodo aveva lasciato la band. Una di queste era il Dark Easter Metal Meeting, in Germania, uno dei festival più grandi a cui abbia suonato. Non stavo nella pelle e ho dovuto imparare la scaletta in pochissimo tempo. Una bella sfida che però mi ha portato ad essere qua e poterlo raccontare come membro della band.
Hai suonato in festival di grande rilievo come il 70.000 Tons of Metal negli USA e il Dark Easter Metal Meeting in Germania. Come ti prepari per eventi di questa portata e cosa provi quando sali su palchi così prestigiosi?
La preparazione è sicuramente la parte più faticosa e che spesso non si vede. Il “segreto” per usare un termine caro ai social, è la costanza.
A volte ci si ferma a pensare che tutto inizi e finisca sul palco, ma in realtà più serietà dedichi alla preparazione, più riesci a goderti il palco stesso senza pensieri, se non quello di suonare senza indecisione, in maniera serena ma espressiva, col solo intento di trascinare chi sta là e ha pagato per essere davanti a te ad ascoltare. La musica è spettacolo, è comunicazione, intrattenimento e questo può esistere soltanto quando sei sicuro di come ti sei preparato. La tensione pre-concerto si trasforma in grinta e adrenalina nell’arco di pochi secondi, vuoi solo dire quello che hai dentro.
Sei anche un insegnante di chitarra, sia online che in presenza. Qual è il tuo approccio all’insegnamento e come riesci a trasmettere ai tuoi allievi la stessa passione che ha guidato la tua carriera?
Credo nell’insegnamento che va oltre il “semplice” nozionismo. Perché mi piace che le esperienze avute possano motivare qualcuno indipendentemente dall’età, a perseguire degli obbiettivi.
Il compito di un insegnante è anche quello di far scoprire agli allievi un metodo per ottenere risultati tecnici, ma anche organizzativi del materiale che si studia e di come affrontare mentalmente questi step senza mollare.
Dico sempre di puntare a risultati esagerati, che sembrano irraggiungibili, perché in questo modo, durante il percorso che facciamo per raggiungerli, altre tappe intermedie si materializzano da sole. In questo modo si può trovare giovamento inaspettatamente e costantemente, il che è un grande aiuto psicologico.
Insomma, ci si distrae allo stesso tempo dalla difficoltà di raggiungere obbiettivi distanti dalle nostre capacità, concentrandosi sul primo gradino da fare per raggiungere la cima dell’Everest e non su quanto sia difficile raggiungerla.
Il tuo percorso spazia dal rock e metal underground fino ai palchi internazionali. Quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera e come hanno influenzato la tua evoluzione come musicista?
Sicuramente tra i momenti più significativi a livello di soddisfazione c’è quello di aver suonato in tanti contesti pazzeschi, non ne so citare uno in particolare. È stato bello volare fino agli USA per il 70.000 tons of metal, così come calcare lo stesso palco dei Carcass durante il tour per la loro reunion al Rock In Roma con così tanta gente davanti. Insomma, tutte cose che si possono raccontare con quel sano briciolo di orgoglio e che porterò nel cuore. Allo stesso tempo è strano ma mi fa paura parlare di queste cose come se non potessi più farle, questo perché mi aspetto che ne succedano tante altro molto presto!
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi sia come membro dei Novembre che come artista solista? Possiamo aspettarci nuovi progetti o collaborazioni interessanti?
Nella lista “cose da fare” ho un elenco enorme, ma non so mai da cosa iniziare. Sicuramente la cosa più imminente è l’uscita del prossimo album dei Novembre a cui si lavora senza sosta e che porterà un sacco di novità.
Per quanto riguarda me come singolo mi viene da pensare a tante che cose che sto pian piano mettendo in ordine che mi permetteranno a livello lavorativo di poter gestire sempre più tutto in maniera organizzata dal mio studio (che sto realizzando a casa passo dopo passo) ma che prevede ancora un lungo percorso.
L’altra cosa che porto sempre avanti è l’insegnamento per le ragioni di cui ho parlato prima, non è solo lavoro, ma è nutrimento per tutto quello che faccio e a sua volta mi aiuta a imparare tantissimo sulla comunicazione, la trasmissione di contenuti e i rapporti umani. Vedere i progressi di chi decide di studiare è super soddisfacente e al momento lo faccio sia nelle scuole che privatamente nel mio home studio da cui gestisco pure le lezioni online con audio e video di alta qualità anche per chi non abita nella mia stessa città o nazione.
È stato un piacere parlare con voi e grazie ancora per avermi offerto questa possibilità. In bocca al lupo per il proseguo di questa iniziativa!
Grazie a te Alessio per questa interessante intervista e un grosso in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri. Mi raccomando, continua a seguire Che! Intervista
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