Alex Pini è un artista poliedrico, noto per le sue interpretazioni di canzoni italiane, spagnole e francesi che spaziano dalla fine dell’800 agli anni ’70. Le sue performance teatrali, che rendono omaggio alle grandi dive del teatro di rivista, dell’operetta e del cinema muto italiano, lo distinguono per la loro originalità e fascino. Oltre alla sua carriera teatrale, Alex ha collaborato con importanti registi e ha lavorato come indossatore e modello manista per brand di fama mondiale come Armani, Zegna e Vuitton. In questa intervista, esploriamo il suo percorso artistico, le sue passioni e le sfide che ha affrontato nel mondo dello spettacolo e della moda.
Benvenuto, Alex! È un piacere averti qui con noi. Come descriveresti il tuo viaggio artistico fino ad oggi e cosa ti ha spinto a dedicarti a un repertorio di canzoni che va dalla fine dell’800 agli anni ’70?
Piacere mio di essere qui. Descriverei il mio viaggio artistico variegato, perché ho fatto tante e diverse cose come continuo a farle. Infatti, da piccolo all’età di 4 anni ho iniziato con il teatro, poi all’età di 19 anni ho iniziato con la tv, spot, film, serie tv, stand in, film ad arrivare all’indossatore e al manista, che forse non tutti sanno di cosa si tratti; il manista è colui che presta le sue mani per le campagne pubblicitarie. Cosa mi ha spinto a dedicarmi a un repertorio di canzoni che va dalla fine dell’800 agli anni ’70 è la grande passione che mi hanno trasmesso le mie nonne per queste canzoni, per i loro interpreti (Nilla Pizzi, Carla Boni, Gino Latilla, Giorgio Consolini, Delia Lodi, Mirna Doris, Giovanna Nocetti, Wilma de Angelis (queste ultime due diventate anche mie amiche) e non per ultima Milly (alla quale Eduardo Paola, ha dedicato il libro:” Milly- la vita e la carriera di Carla Mignone, nel quale mi ha inserito, nei ringraziamenti e per me è stato un grande onore), e molte altri…, e le tradizioni italiane. Un’altra per persona che mi ha trasmesso questa passione è Paolo Limiti che io seguivo in tv, con mia nonna, e che dopo molti anni sono riuscito ad incontrare e a lavorare con lui.
Il tuo personaggio teatrale è un omaggio alle grandi dive del teatro di rivista, dell’operetta e del cinema muto. Come è nata l’idea di creare questa figura entravesti e quali sono state le tue ispirazioni principali?
Avevo circa 5 anni e vidi per la prima volta attraverso una vhs, un attore, del teatro di rivista, che si chiamava Antonio Barlocco (in teatro interpretava in ruolo di Mabilia), che è stato fondatore con Felice Musazzi della compagnia I legnanesi, quando lo vidi scendere le scale con un mantello, che copriva tutto il palcoscenico, dissi, che quello era quello che avrei voluto fare da grande, senza sapere cosa volesse dire attore/cantante/performer. La conferma l’ho avuta quando vidi, sempre nello stesso periodo, una replica del programma Risatissima con Lino Banfi, dove era ospite Wanda Osiris, tutta ricoperta di piume che con un mazzo di rose rosse in mano faceva la passerella, salutando in pubblico. Agli inizi mi ispiravo principalmente a Barlocco e alla Osiris, poi ricercando ho scoperto molte interpreti tra le tante: Anna Fougez, Isa Bluette, Nanda Primavera, Elena Giusti, Annita di Landa (zia di Fred Buscaglione), Nella Regini, Lydia Johnson, Ines Lidelba e molte altre… e guardo le loro foto e ascoltando la loro voce o cerca di rifinire il mio personaggio, che è comunque in continua evoluzione.
Interpreti brani in italiano, spagnolo e francese. Quali sono le sfide nel passare da una lingua all’altra durante le tue performance e come riesci a trasmettere la stessa intensità emotiva?
Beh, non ho difficoltà nel passare da una lingua ad un’altra. Chiaramente, per le canzoni in spagnolo e in francese, cerco di studiare al meglio la pronuncia e il suono di certe parole. Riesco a trasmettere la stessa intensità perché, come faccio con le canzoni in italiano, prima di cantarle, leggo accuratamente il testo e cerco di immedesimarmi. Cerco comunque di cantare canzoni che sono adatte alla mia voce e al mio personaggio infatti le canzoni francesi, sono quelle della vecchia Parigi, cantate da Mistinguett, Charles Trenet, Edith Piaf, mentre quelle spagnole fanno parte della Copla, che è un genere musicale tradizione spagnolo che venivano cantate da Paquita Rico, Marujita Diaz e molte altre…
Oltre alla tua carriera di interprete e attore, hai lavorato come indossatore e modello manista per brand di fama mondiale come Armani e Vuitton. In che modo il mondo della moda ha influenzato il tuo approccio artistico?
Sono da sempre appassionato di moda. Anche questa passione mi è stata trasmessa da mia nonna e da mia mamma che mi hanno insegnato a riconoscere le stoffe e a cucire. Infatti, molti miei costumi di scena sono disegnati e confezionati da me. Il lavoro di indossatore e quello di modello manista è nato per caso. In particolare, il lavoro come manista, l’ho iniziato prestando le mani ad personaggio famoso… sono stato scelto, a dir la verità, sono stato spinto, letteralmente, mi ha dato una manata sulla schiena, da un tecnico della produzione, sul set di una pubblicità, nella quale interpretavo un ragazzo al bar, hanno visto le mie mani e mi hanno proposto di sostituire, le mani e le braccia del testimonial. Successivamente, mi sono informato su come potevo continuare questa attività, per me fino a quel momento sconosciuta, e ho iniziato.
Sei appassionato di moda e hai lavorato per grandi brand come Pomellato e Zegna. Come riesci a bilanciare il tuo lavoro nel settore della moda con la tua carriera teatrale?
Il mio genere teatrale, come si buon ben capire è molto particolare ed è molto di nicchia, quindi non sempre ci sono opportunità lavorative in quel settore. Oggi molti attori giovani, in particolare di teatro, fanno diverse attività per vivere e lavorare in questo ambiente. Quindi quando non ho proposte lavorative teatrali mi dedico alla moda, ai film, serie tv, spot, videoclip musicali, ecc.
Hai collaborato con registi di fama in serie TV, film e spot. Quali sono stati i progetti più memorabili per te e cosa hai imparato lavorando nel mondo del cinema e della pubblicità?
E’ dal 2012 che lavoro nel mondo del cinema, della pubblicità e della tv e ho imparato moltissimo in particolare a non essere timido, oltre a come muovermi sul set, e ad altri dettagli tecnici di come stare davanti alle telecamere, ecc. I progetti più memorabili per me sono stati vari ma in particolare quando ho lavorato con, il premio oscar Gabriele Salvatores, nel film Il ritorno di Casanova, dove interpretavo un personaggio all’interno di un tableau vivant che riproponeva, l’opera pittorica di Giambattista Tiepolo, Il mondo novo. Ho visto in Salvatores, una grande professionalità e nello stesso tempo una grande gentilezza e semplicità. Per me è stato un grande onore, essere diretto da questo grande regista. Un’altro progetto che mi è rimasto nel cuore è aver partecipato al videoclip musicale The loneliest de i Maneskin. La lavorazione è stata faticosa tra freddo e pioggia finta e vera, ma posso dire che anche loro sono dei ragazzi splendidi gentili e dei professionisti che sanno cos’è la gavetta.. ho molta stima per loro. Un altro progetto che vorrei citare è la mia partecipazione a Tali e quali, spin-off di Tale e quale show, non direi che è stata un’esperienza felicissima ma vedere la grande Loretta Goggi, che già avevo conosciuto circa 10 anni prima, che vedendomi nelle vesti di Wanda Osiris, canticchiava la canzone che stavo interpretando, Polvere di rose, è stato bellissimo.
Il tuo stile unico ti ha permesso di distinguerti nel mondo dello spettacolo. Come riesci a mantenere viva l’originalità delle tue esibizioni e a rinnovare costantemente il tuo personaggio?
Cerco sempre di portare qualcosa di nuovo e di originale, una movenza, un gesto, uno sguardo che scopro e faccio mio, ma anche il racconto di un aneddoto, che trovo guardando vecchi filmati di cui sono sempre alla ricerca, come sono sempre alla ricerca delle vecchie canzoni che sono di un passato così lontano da essere oggi degli inediti.
Essendo un artista che omaggia il passato, come vedi l’evoluzione dello spettacolo teatrale e musicale oggi? Quali sfide pensi che affrontino gli artisti contemporanei?
Oggi il gusto del pubblico è molto cambiato. Non voglio giudicare e ne voglio fare paragoni fra ieri e oggi perché sono due generi completamente diversi. Però quello che penso che manchi oggi, non a tutti ma a molti interpreti sia l’eleganza. In passato tutto era basato sull’eleganza nei testi delle canzoni, nel modo in cui stare sul palcoscenico e nell’abito con cui presentarsi. Oggi questa eleganza la ritrovo in pochi artisti. Le sfide che affrontano gli artisti contemporanei, tra i quali mi ci metto, perché io omaggio il passato ma comunque in una realtà contemporanea, sono diverse; perché chi come me vuole portare un prodotto molto ricercato, elegante e che ricorda il passato, trova difficoltà da parte dei produttori che pensano che essendo un genere di nicchia il pubblico non ci siamo, invece vi assicuro che il pubblico c’è, anche formato da ventenni che sono curiosi, che vorrebbero vedere e scoprire questo genere di spettacolo che essendo talmente lontano nel tempo oggi è nuovo e mi ripeto inedito. Mentre penso che per gli artisti che invece fanno un genere contemporaneo in particolare, per i rapper o i trapper che sono molto popolari tra i giovanissimi, sia in un certo senso più facile perché questo genere musicale è molto adatto e spopola sui social, che oggi vanno per la maggiore, quindi penso che anche loro essendo in tanti, hanno delle difficoltà per emergere ma hanno anche molto più possibilità e visibilità.
Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici? Hai in mente nuove produzioni o collaborazioni che desideri realizzare?
Mi piacerebbe continuare a lavorare nel mondo del cinema, serie tv, pubblicità, magari con parti più importanti. Nel mondo della moda come indossatore e manista anche in questo settore con maggior visibilità. Prendo occasione, per fare un appello e chiedere che piacerebbe assistere come pubblico alle sfilate, visto che la moda per me non è solo un lavoro ma è anche una passione. Inoltre, essendo comunque una persona proiettata nel futuro mi piacerebbe, perché no, collaborare con qualche rapper o trapper, riportando qualche canzone del mio repertorio, in auge, perché ce ne sono certe che si adatterebbero moltissimo per dei feat(collaborazioni/duetti) con questi cantanti. Ma oltre a questo avrei due progetti importanti che mi piacerebbe realizzare il primo è riportare in scena lo spettacolo Nerone è morto?, che andò in scena nella stagione 1973/74 per la regia di Aldo Trionfo con il testo di Miklòs Hubay, con protagonista Franco Braciaroli, nel quale interpreterei la parte che fu allora di Wanda Osiris, e l’altro progetto è il remake del film Sextette del 1978 per la regia di Ken Hughes, interpretato da Mae West con la sceneggiatura della stessa Mae West, nel quale interpreterei la parte di Mae West… Due testi di qualche anno fa ma attualissimi, a mio avviso, sia per quanto riguarda i temi trattati che per la messa in scena.
Infine, cosa speri che il pubblico porti a casa dopo aver assistito a una tua performance e quale messaggio desideri trasmettere attraverso il tuo lavoro?
Io non voglio insegnare niente a nessuno mi piacerebbe che il pubblico evada dalla realtà per la durata dello spettacolo e che si stupisca per i miei costumi di scena e che capisca che le canzoni di ieri non hanno nulla da invidiare a quelle di oggi e che dal passato si dovrebbe imparare a non ricommettere errori già compiuti.
Grazie Alex e complimenti per il tuo lavoro
continua a seguire Che! Intervista
Per saperne di più
Instagram | YouTube
Che! Intervista “ogni storia conta, diamo voce alla tua.” Richiedi un’intervista esclusiva o una recensione della tua opera. Hai una storia da raccontare? Clicca qui, contattaci per iniziare!