Sofia Caselli ci racconta il suo percorso e le sfide che ha affrontato per trasformare un sogno d’infanzia in una carriera professionale. Con un amore per la musica e la recitazione nato fin da piccola, Sofia ha intrapreso un viaggio che l’ha portata a lasciare l’Italia per studiare all’estero, alla ricerca di un’esperienza formativa a tutto tondo. Dall’emozione di recitare davanti al pubblico alla preparazione meticolosa per ogni ruolo, Sofia condivide con entusiasmo i momenti più significativi della sua carriera, le sue aspirazioni e il legame unico con il mondo del teatro.
Benvenuta Sofia, sei un’attrice e ti sei formata anche all’estero, qual’è stato il primo approccio alla recitazione?
Ciao Noemi, innanzitutto vorrei ringraziarti per quest’intervista. Sin da quando ero piccola, ho sempre avuto una passione per la musica e per il canto, e il mio primo approccio alla recitazione e al musical nello specifico, è arrivato insieme ai primi spettacoli di cui facevo parte con una compagnia amatoriale di quartiere. Da lì, mi sono completamente innamorata di questo mondo e non l’ho mai più voluto lasciare!
Ti sei formata all’estesero e hai ottenuto la laurea in Musical Theatre presso la UCC in Inghilterra. Come è stato studiare fuori l’Italia?
Lasciare l’Italia a 20 anni per inseguire un sogno è stato tanto bello quanto spaventoso. Ho avuto l’esempio di mia sorella maggiore, che aveva già studiato in America per un lungo periodo, che mi ha dato la forza di fare le valigie e seguire la mia strada, ma non è stato semplice lasciare le certezze di casa per l’ignoto. Dopo quattro anni di formazione (tre di laurea e uno di accademia) e sei anni totali all’estero però, posso dire che non potevo fare scelta migliore: la formazione professionale e linguistica acquisita all’estero mi ha fatto diventare la persona e l’artista che sono oggi, con la possibilità di avere un occhio di riguardo anche per il mercato estero, oltre che a quello italiano.
Come ti sei appassionata al Musical in particolare?
Canto da quando sono piccola e ho sempre saputo che “da grande” il mio lavoro doveva includere, in un modo o in un altro, il canto. Mi sono avvicinata allo studio della lirica per qualche tempo, ma sapevo che non era quella la mia strada. Poi, come dicevo, ho iniziato a fare spettacoli con una compagnia amatoriale, con cui facevamo principalmente musical e da lì mi sono totalmente innamorata di questo mondo. La possibilità di dare vita a dei personaggi, con le loro emozioni, le loro fragilità e i loro attimi di vita mi ha tolto ogni dubbio: non volevo fare altro.
Hai ottenuto il premio “Musical Theatre Overall Award”, interpretando il ruolo di Charity nel Musical “Sweet Charity”. Come è stata questa esperienza?
Per lo spettacolo di fine anno del mio ultimo anno di studi (presso la ICMT) abbiamo portato in scena Sweet Charity, dove interpretavo proprio il ruolo di Charity. L’ultimo anno di studi è stato il più formativo, quello in cui sono riuscita a mettere in pratica tutto lo studio pratico e teorico degli anni precedenti. Il premio “musical theatre overall award” era inerente sia al lavoro svolto durante tutto l’anno accademico sia allo spettacolo nello specifico. Vincerlo è stata bella soddisfazione che porto nel cuore, come tutto l’anno accademico che ha dato il via alla mia carriera professionale.
Cosa ti piace dell’impatto con il pubblico?
Quando il pubblico è in sala, automaticamente qualcosa cambia. C’è una sensazione nell’aria che è difficile da spiegare. Anche quando lo spettacolo ancora non è cominciato, a sipario chiuso, sentire il brusio delle persone che aspettano l’inizio dello spettacolo mi dà una sensazione inspiegabile, di vita, di arte e di anime che sono pronte ad essere accompagnate nel viaggio che stiamo per proporgli. Quando il sipario si apre, poi, automaticamente percepisco il senso di responsabilità di dover accompagnare lo spettatore attraverso questo viaggio. È per questo che è così appagante poi sentire l’affetto e il calore del pubblico una volta che arriva il momento degli applausi, significa che siamo riusciti a fargli godere il viaggio.
Preferisci lavorare a teatro o dietro il grande schermo?
Ho avuto qualche esperienza dietro alla telecamera e per quanto sia un lavoro molto interessante che vorrò approfondire, il mio primo amore è e sarà sempre il teatro. Percepire la presenza del pubblico in sala e condividere con loro sensazioni ed emozioni è ineguagliabile.
Come cerchi di “avvicinarti” al tuo personaggio di solito?
Non ho un metodo specifico con cui mi avvicino ad un personaggio, dipende sempre molto dalla situazione. La costante che attuo, però, è quella di trovare più informazioni possibili sullo spettacolo e sul ruolo e, nel caso in cui sia uno spettacolo ispirato ad una storia realmente accaduta, studio e mi informo come meglio posso a riguardo. Poi faccio sì che il copione mi parli: ci sono tantissimi dettagli che dipingono un singolo personaggio, a partire dalle proprie battute e dal rapporto che può avere con altri personaggi o con delle situazioni. Per me, la prima lettura di un copione è molto importante, perché comincia a delineare in me i dettagli della vita che dovrò poi andare ad interpretare.
C’è un’Opera in particolare che hai nel cuore, che ti piacerebbe prima o poi interpretare?
Ho tanti “sogni nel cassetto”. Sono davvero felice che piano piano stiano cominciando ad uscire e a realizzarsi, primo fra tutti Anastasia. Quando andai a vedere il musical a Broadway nel 2018, lo aggiunsi accuratamente alla mia lista dei desideri, insieme ad altri musical e ad altri ruoli. Fra i tanti, c’è Maria di West Side Story, Christine Daaé de Il Fantasma dell’Opera e poi i Disney in generale, che avranno sempre un posto speciale nel mio cuore.
Un attore di Musical, prende anche lezioni di canto? Che rapporto hai tu con la musica in generale?
Un performer di musical deve mantenere uno standard molto alto in tutte e tre le discipline che il musical richiede: recitazione, canto e danza. Studiare, continuare a studiare, aggiornarsi e allenarsi sono la prerogativa assoluta per poter svolgere questo lavoro nel migliore dei modi. Il mio rapporto con la musica è prezioso, la musica è parte integrante della mia vita, arricchisce le mie giornate e non riuscirei ad immaginare una vita senza di essa.
Riguardo al Musical Anastasia, prodotto da Broadway Italia, con regia di Federico Bellone e regia associata di Chiara Vecchi, ti senti carica per questo progetto?
Non vedo l’ora di continuare questo meraviglioso viaggio e di condividere la storia di Anastasia con il pubblico che ci verrà a vedere. Per il momento abbiamo concluso il periodo di allestimento e abbiamo già debuttato con le prime anteprime. Adesso ci aspettano altre meravigliose piazze e non posso che essere grata di far parte di questo meraviglioso spettacolo, che trasmette amore, magia e speranza. Come sempre, ci tengo molto a ringraziare il regista Federico Bellone, la regista associata e coreografa Chiara Vecchi, il direttore musicale Giovanni Maria Lori e tutto il team creativo per avermi dato fiducia nel dar vita a questa storia e questo personaggio. Ci vediamo a teatro!
Grazie Sofia per la tua intervista. Complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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