“Anche se (2025 reloaded)”: il nuovo singolo di Rubino

Con “Anche se (2025 reloaded)”, Rubino – all’anagrafe Federica Rubino – torna a far parlare di sé con un brano intenso e riflessivo che racconta la complessità del dialogo interiore. Cantautrice classe 1991, originaria di Trani e oggi di casa a Roma, Rubino continua a scolpire la propria identità musicale con sincerità e coraggio. Dopo l’esperienza in diverse band, ha dato vita a un progetto solista che mette al centro le emozioni più vere. In questa nuova versione del singolo, prodotto da Vittorio Napoletano, il viaggio musicale si fa più maturo e profondo. Abbiamo incontrato l’artista per esplorare il suo mondo, fatto di note, silenzi e tante sfumature dell’animo umano.

a cura di Salvatore Cucinotta


Rubino, bentrovata e benvenuta. “Anche se (2025 reloaded)” è un titolo che già suggerisce una storia interiore. Qual è stato il primo impulso che ti ha portata a riscrivere e riproporre questo brano?
Ciao e grazie dell’invito!
L’idea di reinterpretare Anche se è nata a circa un anno dall’uscita del mio primo EP omonimo, Rubino. Con il tempo è cresciuta dentro di me una nuova consapevolezza, più profonda, che mi ha spinta a rileggere quel brano sotto una luce diversa. Anche se racconta di disagio, di insoddisfazione, della fatica di ascoltarsi davvero. Con il passare dei mesi, queste emozioni sono diventate così intense da spingermi a farle esplodere in una versione più feroce, quasi un urlo liberatorio contro una parte oscura di me stessa.

In questo singolo parli di lotta interiore, di pensieri che si accavallano e fanno rumore. Com’è per te trasformare quel caos emotivo in musica?
È un processo molto variabile, mai uguale a se stesso. A volte prendo in mano la chitarra e improvviso, altre scrivo qualche verso di getto, altre ancora provo a far convivere le due cose. Non importa se è giorno o notte, dipende tutto dal momento.
Il mio modo di creare rispecchia il disordine nella mia testa: è come una battaglia tra confusione e tentativi di chiarezza. A volte riesco a tirar fuori qualcosa che mi soddisfa, altre volte ho bisogno di più tempo per mettere ordine nel caos. È un percorso faticoso, ma incredibilmente gratificante.

Il brano invita a rallentare e a riscoprire la bellezza della quotidianità. Quanto è difficile oggi riconnettersi con il presente senza perdersi nei pensieri?
Non voglio fare la morale, anche perché vivo in prima persona questa difficoltà. È proprio per questo che sento il bisogno di invitare tutti a tornare a guardare la realtà con occhi più presenti. Viviamo in un mondo sempre più artificiale, che ci distrae e ci allontana da noi stessi.
Passiamo ore sugli smartphone, perdiamo il gusto per un libro, ignoriamo le nostre emozioni. Abbiamo smesso di ascoltarci davvero, e così ci troviamo intrappolati nelle nostre menti, spesso in silenzio, spesso in affanno. Abbiamo disimparato ad amarci. Ecco perché oggi più che mai è importante accorgersi del presente e viverlo con leggerezza.

La tua scrittura sembra muoversi tra introspezione e universalità. Quando scrivi, pensi più a te stessa o a chi ascolterà le tue parole?
È una domanda che mi accompagna da anni. Ricordo che tempo fa Mattia Boschi, il violoncellista dei Marta sui Tubi, mi chiese: “Tu di cosa canti?”. In quel periodo avevo appena iniziato a scrivere e gli risposi: “Canto di me”.
Oggi sento di poter dire che scrivo per comprendere me stessa, ma con la speranza che chi ascolta si senta meno solo. Se qualcuno si riconosce in ciò che racconto, allora il cerchio si chiude.

“Anche se (2025 reloaded)” è anche un viaggio sonoro: la produzione di Vittorio Napoletano ha portato nuove sfumature al brano originale. Come è nata questa collaborazione e cosa ha aggiunto al pezzo?
Collaborare con Vittorio Napoletano, giovane produttore romano, è stata una bellissima scoperta. Ho deciso di affidarmi a lui per dare nuova vita al brano, introducendo elementi elettronici che prima non c’erano.
Con i suoi arrangiamenti Anche se ha assunto un carattere più epico. I synth, l’attenzione ai dettagli sonori e il lavoro sul basso – che si percepisce chiaramente fin dall’inizio – hanno creato una tensione suggestiva tra la mia voce fragile e un suono più pieno e deciso. Il risultato è una nuova identità, senza tradire l’anima post-rock/grunge da cui provengo.

Dalla chitarra elettrica al progetto solista: che ruolo ha avuto la tua evoluzione personale nella trasformazione del tuo stile musicale?
Ho sempre suonato la chitarra elettrica, sperimentando con pedali e suoni. Ho avuto diverse band, e il mio stile è sempre stato vicino al post-rock e allo shoegaze. Passare al progetto solista non mi ha fatto rinunciare a nulla di tutto questo.
Sto lavorando a un set live elettrico, con la mia inseparabile Fender Jazzmaster, pedali e loopstation. La mia crescita personale ha rafforzato il mio stile, rendendolo ancora più definito. Se c’è stata un’evoluzione, è stata nella direzione di una maggiore coerenza.

La tua musica è stata descritta come un ponte tra rock ed emozione. Ti riconosci in questa definizione? E quanto conta per te mantenere una cifra stilistica coerente?
Mi ci riconosco pienamente, e ne vado fiera. In un panorama musicale italiano spesso appiattito su mode passeggere, sento la necessità di mantenere uno stile autentico, che rispecchi davvero ciò che sento.
Oggi sono sempre più rari gli artisti che suonano, che scrivono testi profondi, che non si piegano al gusto del momento. Io voglio essere tra quelli. Se la mia musica è percepita come un ponte tra rock ed emozione, allora significa che sono riuscita a comunicare qualcosa di vero.

Nei tuoi testi si percepisce una forte esigenza di autenticità. Quanto ti senti libera oggi di raccontare davvero chi sei?
Completamente libera. Non uso maschere, non cerco artifici. Racconto me stessa per quella che sono.
Certo, ci sarà sempre qualcuno pronto a farti sentire fuori posto, ma è proprio grazie a queste frizioni che trovo il coraggio di continuare, di aprire il sipario e raccontarmi senza filtri.

Il pubblico sta imparando a conoscerti sempre di più. Qual è stato finora il feedback più inaspettato o emozionante che hai ricevuto?
Non ho ricevuto feedback particolarmente sorprendenti, lo ammetto. Molti apprezzano l’arrangiamento, il suono, ma mi rendo conto che c’è ancora poca abitudine all’ascolto di testi autentici.
Eppure, quando qualcuno mi dice che ha sentito “qualcosa di vero”, che si è riconosciuto nelle mie parole, quello per me è il feedback più potente.

Quali sono le prossime tappe di Rubino? Possiamo aspettarci un album, nuove collaborazioni o magari un tour?
Sto registrando un nuovo EP – per ora il titolo resta una sorpresa – e il prossimo passo sarà portarlo dal vivo.
Sto lavorando a un set che potrà adattarsi sia a situazioni con band che in solo. E mi piacerebbe collaborare con artisti italiani che stimo molto, come Elisa o Manuel Agnelli. Sarebbe bello creare insieme una versione speciale di Anche se, dove le nostre sensibilità si incontrano.

Grazie Rubino ed un grosso in bocca al lupo per la tua carriera
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