Androgynus, nome d’arte di Gabriele Bernabò, è un artista che fonde suono, immagine e parole in un’esperienza musicale unica. Dopo l’uscita del singolo “Inseparabili” il 29 novembre, l’artista toscano si prepara a consolidare il suo percorso musicale con il nuovo album “L’Eterno è solo un attimo”. Un progetto che unisce sonorità classiche e moderne, rivelando la profondità del suo percorso creativo e umano.
a cura di Salvatore Cucinotta
Benvenuto Gabriele, grazie per essere qui. Raccontaci un po’ di te. Chi è Androgynus?
Ciao! Androgynus è il nome che ho dato a questa esperienza musicale e visiva già da qualche anno, sono essenzialmente un musicista ma le mie occupazioni si sono orientate per rispondere alle varie esigenze artistiche e tecniche di un progetto musicale. Portare avanti un progetto musicale, esserne il fulcro e il direttore, spingere ogni giorno per fare la scelta giusta ti porta a dover imparare un mucchio di cose che di sicuro non si limitano al saper suonare.
Il tuo singolo “Inseparabili” racconta una storia d’amore anticonformista. Quali emozioni e riflessioni speri che questa canzone susciti nei tuoi ascoltatori?
Questa canzone secondo me è una raccolta di frasi che durante un rapporto significativo con un persona affiorano alla bocca senza neanche pensarci, e sigillano un legame che diventa emblematico attraverso quelle parole.
Nessuno è libero ma inseparabile, siamo tutti molto legati, e anche in senso negativo perché ci facciamo molto male a vicenda. Però questa frase “liberi ma inseparabili” fa da monito: ci ricorda a cosa dobbiamo tendere, volerci bene rispettando gli spazi e la sensibilità dell’altra persona.
La frase “L’Eterno è solo un attimo” è il titolo del tuo album, un invito alla riflessione. Cosa significa per te vivere l’attimo presente con intensità?
La vita è un continuo cambiamento, ci sono alti e bassi, momenti in cui si vorrebbe mollare tutto, in cui non si ha neanche voglia di svegliarsi la mattina e di continuare a costruire qualcosa o semplicemente andare avanti…
In quei momenti è stato importantissimo capire che esiste un modo per evadere dalla propria situazione, basta guardarsi un po’ dal di fuori, guardare se stessi dalla giusta prospettiva, prenderla con filosofia, e già fisicamente si sta meglio e si trovano le energie per rispondere alla vita.
Sei un artista poliedrico che unisce musica, immagine e parola. Qual è il filo conduttore che lega questi tre linguaggi nella tua poetica?
Secondo me si deve veicolare un messaggio potente, ben definito. Le parole, i suoni e l’immagine si devono orientare nella direzione di questa potenza!
Nel singolo e nell’album troviamo un uso particolare di strumenti come il Farfisa Louvre e il violino. Come hai integrato questi elementi nella tua musica?
Volevo dare un sapore organico al progetto, senza però rinunciare ai suoni taglienti dell’elettronica e del sintetizzatore.
Ho voluto inserire tantissimi strumenti in questo disco, e probabilmente nel prossimo sarò molto più conciso, però questo disco rappresenta un po’ la summa di tutto ciò che mi piace, ho cercato di inserire tutto lasciando poi al produttore la responsabilità di decidere cosa lasciare e cosa tenere!
Il videoclip di Inseparabili trasmette un forte senso di connessione universale. Come è nata l’idea dietro queste immagini?
C’è un’idea estetica alla base, che devo molto ad Erica Vitulano, come del resto gran parte dell’estetica dell’album, e varie idee registiche nate insieme a Margherita Castoldi. È una celebrazione dell’amore, dell’amore che da carnale diventa cosmico!
La tua esperienza come violinista e la tua formazione classica sembrano essere centrali nella tua produzione. Come queste radici influenzano il tuo approccio musicale contemporaneo?
Penso che la mano deve imparare a fare le note, il cuore poi sceglie quali note fare, è lui il padrone indiscusso! Questo riguarda anche tutta la serie di nozioni che ti impartiscono al conservatorio o nelle varie scuole! È il tuo cuore poi che deve decidere quanto e come utilizzarle quando ti metti a fare musica.
Guardando al tuo percorso, dalle esibizioni con Lucio Corsi ai prestigiosi palchi che hai calcato, cosa hai imparato e come queste esperienze hanno influenzato la tua musica?
Beh! Penso che l’ambizione di ogni musicista sia suonare in un palco importante davanti a centinaia o migliaia di persone! Io mi sono ritrovato in queste circostanze in qualità di musicista di Lucio Corsi, il quale ringrazio moltissimo, in quel periodo abbiamo suonato anche al Firenze Rocks in apertura ai The Who. Dopo questa esperienza ho capito molte cose, si vivono energie molto potenti, soprattutto durante il live, e non ci si deve stupire se finiscono dopo il concerto.
Ho anche scoperto che Il mondo dello spettacolo è molto freddo ed individualista, anche se ci sei dentro.
La spiritualità e la filosofia del presente sembrano essere centrali nella tua poetica. Cosa significa per te vivere l’eterno in un attimo?
Tutta l’esperienza che ho fatto finora, le sfide, le delusioni, le cose che leggo mi hanno portato a scrivere queste cose, a collaborare con determinate persone per creare questo progetto. Detto ciò però penso che una buona opera nasce nel momento in cui ti lasci andare, in cui riesci a divertirti, magari dopo aver fatto uno sforzo, e allora nasce qualcosa che è forse l’espressione più genuina di te stesso.
Questo può essere considerato l’eterno in un attimo!
Però aldilà di tutto, ogni momento è eterno, che sia piacevole o utile oppure no..
Con il singolo e l’album, cosa ti auguri di trasmettere al tuo pubblico? Quale messaggio vorresti trasmettere?
Vorrei che si lasciasse travolgere, magari mentre va a prendere il pullman con gli auricolari.
Quando ascoltavo i Verdena con le cuffiette al liceo trovavo la forza di essere me stesso, strano, incompreso ma comunque fiero di ciò che ero, in una città molto provinciale che tende ad essere opprimente.
Io spero che ognuno trovi la forza di vedersi veramente dentro e di prendersi quello che vuole, senza mancare di rispetto a nessuno ovviamente, però che realizzi la propria felicità anche se questo può dare noia a qualcuno.
Grazie Gabriele per il tuo tempo e complimenti per la tua carriera!
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