In questa intervista, Antonella Grillo – conosciuta come “La Grillo Parlante” – ci accompagna in un viaggio attraverso la sua carriera radiofonica e il suo amore per l’arte in tutte le sue forme. Dalle radici trapanesi fino ai microfoni di Radio 102, Antonella riflette sul suo percorso artistico, sul potere della voce e sulle emozioni che emergono quando si trova dietro il microfono.

a cura di Antonio Capua
Ph Simone Nicotra


Benvenuta Antonella, hai sempre avuto una passione per l’arte in tutte le sue forme. Come sei riuscita a bilanciare i tuoi interessi artistici – teatro, pittura, scrittura – con la tua carriera radiofonica? C’è una forma d’arte che senti più vicina?
Credo che l’arte sia un momento di cristallizzazione del fluire più profondo di un essere umano, creando delle gemme preziose, per carità, magari non sempre di una caratura eccelsa ma sicuramente uniche nel loro genere… È stata proprio questa varietà a far sì che mi appassionassi a diverse forme artistiche, perché ognuna esprime parti diverse di me, del mio sentire ed è per questo che le amo tutte allo stesso modo. La radio, a conti fatti, si è rivelata essere un trait d’union, un filo rosso che mi permette di raccontare e raccontarmi, sublimando, in maniera narrativa e sfaccettata, quei diversi lati di me.

Hai detto di essere approdata alla radio quasi per caso. Quando hai capito che il microfono era il mezzo perfetto per esprimere le tue molteplici sfaccettature?
E’ vero, è stato un caso, un po’ come quelle cose che ti capitano “tra capo e collo” ma in realtà è come se inconsapevolmente avessi chiesto all’universo una dimensione per me e me ne fosse stata offerta una, la radio, che poi si è rivelata essere il “mio posto”; soprattutto quando, in una delle mie primissime dirette che si è consumata all’interno di un programma notturno, mi sono resa conto di aver tirato fuori una parte giocosa e vivace di me che solitamente rimaneva velata. Avevo avuto la fortuna di trovare il luogo perfetto dove fare uscire tutte “le Grillo” che convivono in me.

“La Grillo Parlante” è un soprannome che comunica immediatamente vivacità e schiettezza. Cosa rappresenta per te questo nome e come lo hai fatto tuo nel corso degli anni?
La Grillo parlante racconta di me l’essere vivace, frizzante ma anche un po’ coscienziosa (come il cugino di Collodiana memoria); è indicativa della sincerità che mi contraddistingue, talvolta della causticità ma anche, se non soprattutto, del mio essere un “animaletto strano” figlio, anche, di fantasia e creatività. Non è stato un abito che ho dovuto imparare a portare, la Grillo parlante sono io e so che non potrei essere altrimenti.

Durante la tua carriera hai raccontato diversi eventi sociali e culturali. C’è un evento in particolare che ti ha segnato o che ricordi con emozione?
Tanti sono gli eventi che ho avuto la fortuna e l’onore di raccontare, ma devo ammettere che non saprei sceglierne uno in quanto, forse per natura o magari per educazione, ho imparato a vedere la meraviglia anche nelle piccole cose quindi, senza piaggeria ed a rischio di non risultare sincera, posso affermare con sicurezza che tutti hanno lasciato la loro impronta dentro di me regalandomi un’infinita gamma di emozioni.

Conduci un programma quotidiano su Radio 102. Quanto è importante per te la connessione con il pubblico? Cosa cerchi di trasmettere a chi ti ascolta ogni giorno?
Entrare in connessione con chi ascolta è molto importante per me perché, alla fine, l’essere umano è un animale sociale e credo abbia la necessità quasi vitale di sentirsi compreso, di sentire che non è solo e quindi creare un contatto, anche se non si esplica in un botta e risposta, ci fa sentire parte di un tutto, ci tocca e ci fa percepire che ci siamo e siamo tutti connessi. È questo quello che faccio ogni giorno, sfioro virtualmente le mani di chi è dall’altro lato e cerco di solleticare tutte le emozioni possibili.

Il tuo percorso nella radiofonia è iniziato quasi per distrazione, ma è diventato il tuo vestito artistico più confortevole. Quali sono state le maggiori sfide che hai incontrato e come le hai superate?
Due sono state le tipologie di sfide che ho dovuto affrontare: il confrontarmi con personalità di rilievo nei più disparati ambiti culturali in seno ad interviste e gli eventi live fuori dall’acquario radiofonico. In ognuno dei due casi ne sono uscita fuori facendo ricorso alla mia proverbiale, per non dire maniacale, tendenza studiare e a prepararmi per affrontare qualsiasi imprevisto e buttando giù una massiccia dose di coraggiosa sconsideratezza.

Lavorare in radio ti permette di giocare con la tua voce e creare un legame invisibile con gli ascoltatori. Come ti prepari per questo tipo di dialogo intimo, e cosa significa per te essere una “voce” nella vita delle persone?
Sono sempre stata una persona che si è tanto guardata dentro, chiacchiero spesso con me stessa, talvolta perdendomi in silenziose elucubrazioni, ma altrettante volte, parlando a voce alta. È stata questa abitudine a parlare con me che mi ha accompagnata nel porgermi all’ascoltatore, mi rivolgo a chi ascolta così come faccio con me stessa. Magari una voce senza volto può scivolare tra le nostre riflessioni intime e accendere dei pensieri che non avevamo mai attenzionato, ecco cosa significa per me.

Trapani è la tua città d’origine, un luogo che ha sicuramente influenzato la tua identità artistica. In che modo la cultura e l’energia della tua terra natale si riflettono nel tuo lavoro radiofonico?
Trapani è un luogo di arrivi e partenze, un luogo di scambio e condivisione e questo ha dato forza e spinta al mio essere oltre che al mio lavoro; queste caratteristiche della mia terra mi hanno resa affamata di novità, curiosa del mondo e delle realtà che non conosco. Trapani e altresì lambita da due mari, la loro salinità e il loro moto perpetuo sono diventati costitutivi della mia vita, sono sempre in movimento come l’andirivieni delle onde ed alla ricerca di esperienze sapide che rendano me come il sale che risalta il sapore tipico di ogni pietanza.

Guardando al tuo percorso, quale consiglio daresti a chi si affaccia oggi nel mondo della radio o, più in generale, della comunicazione?
L’unico consiglio che mi sento di dare a chi volesse affacciarsi al mondo della radio è quello di non “accomodarsi” mai, di studiare, sperimentare e di prefiggersi traguardi sempre più alti, ovviamente un passo alla volta. E non dimenticate mai di sorridere e sorridervi.

Hai sempre cercato esperienze stimolanti e nuove forme di espressione. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi artistici e personali? Pensi che un giorno potresti esplorare altre forme di comunicazione oltre la radio?
Non sono scaramantica ma sono sempre stata morigerata nell’esprimere i miei obiettivi e se guardo nella mia lampada dei desideri posso ammettere che si nasconde la possibilità di realizzare un podcast… ci sono molti passi da compiere, io comincio a strofinarla questa lampada, sai mai che possa uscire davvero un genietto a darmi una mano in questo percorso!

Grazie Antonella e complimenti per il tuo lavoro
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