Avincola, cantautore romano dalla voce autentica e dallo stile che nobilita la quotidianità, ha conquistato il cuore di molti con la sua partecipazione a Sanremo 2021 con il brano “Goal!” e con il suo album “Barrì”, in collaborazione con Pasquale Panella. Definito da Rolling Stone come “il cantore delle piccole cose” e da Morgan come uno dei migliori cantautori contemporanei, Avincola ha saputo creare un mondo musicale in cui emozioni e vissuti semplici si elevano a poesia. Non solo musicista, ma anche autore di docufilm, il 2025 segna per lui una nuova tappa: la pubblicazione di un libro che racconta la vita di Enzo Carella, con il quale Avincola ha un profondo legame artistico. In questa intervista, ci racconta del suo viaggio nel mondo della musica, delle sue collaborazioni e della sua visione del cantautorato.
a cura di Antonio Capua
Sanremo è stato un grande palcoscenico per te. Cosa ha rappresentato la partecipazione con “Goal!” per il tuo percorso artistico e personale?
Di certo ha rappresentato un sentimento di riscatto. Lo stesso tipo di sentimento che racconto nel brano. Un momento di sospensione, di passaggio che ho scelto di vivere però con leggerezza e puro divertimento.
Sei stato definito “il cantore delle piccole cose”. Come riesci a trasformare la quotidianità in canzoni che toccano l’anima di chi le ascolta? Da dove trai ispirazione?
Non so come ci riesco, e credo che se lo scoprissi romperei la magia che mi porta inaspettatamente a ricostruire gli immaginari in cui mi immergo. L’ispirazione è un qualcosa di intangibile che mi viene a bussare alla porta di tanto in tanto e credo provenga dal desiderio di trasformare una realtà complessa e renderla più semplice e respirabile.
Collaborare con artisti del calibro di Pasquale Panella e Morgan è sicuramente un’esperienza arricchente. Cosa hai imparato da questi incontri e in che modo hanno influenzato la tua musica?
Sono stati due incontri molto stimolanti, si tratta di artisti di altissimo livello e per me è stato un enorme piacere poter mischiare le mie idee con le loro. Indubbiamente lavorare con loro mi ha portato a sperimentare un tipo di composizione a cui non avevo mai attinto.
Il tuo album “Barrì” è stato accolto con entusiasmo, e Vincenzo Mollica ha elogiato la tua sintonia con Panella. Qual è il messaggio più importante che volevi trasmettere attraverso questo album?
Non c’è mai un messaggio in ciò che faccio. C’è un sentire e un cercare di trasmettere e condividere con gli altri. Quando ciò avviene, si crea un legame con chi ti ascolta. Ma la bellezza delle canzoni sta nell’accettare piacevolmente che ogni composizione possa essere trasformata dall’interlocutore.
Nel videoclip di “Miami a Fregene” hai collaborato con Phaim Bhuiyan, un regista che ha vinto il David di Donatello. Come nasce l’idea per quel video e quanto è importante per te la componente visiva della tua musica?
Se non ricordo male sono entrato in contatto con Phaim grazie a un’amicizia comune che è Fiorello col quale ho collaborato per diverso tempo. L’idea è tutta di Phaim, a me piace lasciare liberi gli artisti che collaborano con me e sopratutto non amo improvvisarmi in ciò che non è il mio mestiere, è capitato solo con il documentario che ho realizzato su Stefano Rosso ma quello è stato un atto d’amore nei confronti di un cantautore che amo moltissimo. Per quello che riguarda la componente visiva, è molto importante nella mia fase di scrittura di una canzone. Nel senso che quando scrivo mi immagino regista e muovo le strofe come fosse un montaggio di un film.
Hai realizzato un docufilm su Stefano Rosso che ha ottenuto diversi premi. Cosa ti ha spinto a raccontare la sua storia e come vivi il passaggio tra la musica e il cinema?
Si, come ti dicevo è un artista che ho sempre amato e penso che sia uno dei tanti ingiustamente dimenticati. Quindi ho cercato di trasformare il dispiacere che sentivo nei confronti del poco valore che gli era stato attribuito, in qualcosa che potesse restituirgli un po’ di luce.
Nel 2025 uscirà il tuo primo libro dedicato ad Enzo Carella, un progetto che sembra essere molto personale e profondo. Cosa ti lega a Carella e cosa vorresti che il pubblico scoprisse attraverso le pagine di questo libro?
Ecco, con Carella è un po’ la stessa cosa. Credo sia allucinante che se ne parli ancora così poco. Nel mio libro – che uscirà quest’anno per Squilibri Editore, e che includerà anche un cd – ho raccolto le testimonianze della sorella, dei suoi amici, dei musicisti e degli artisti che lo hanno stimato (Samuele Bersani, Colapesce, Fulminacci, Dente, Maccio Capatonda e molti altri). Vorrei semplicemente che quelle parole toccassero il cuore di molti e che ci si rendesse conto di ciò che di prezioso spesso ci passa tra le mani e che purtroppo ci lasciamo sfuggire.
Il live “Avincola canta Carella” ha visto la partecipazione di artisti come Maccio Capatonda, Maurizio Guarini (Goblin), Dente, Gino Castaldo, Ivan Talarico, Timisoara Pinto, Ciliari e Mille. Com’è stato interpretare le canzoni di Carella e cosa hai scoperto di nuovo su di lui attraverso questo tributo?
Ho scoperto l’affetto di molti. Suonarlo invece ha confermato in me la complessità di quelle composizioni con i testi surreali, inafferrabili e meravigliosi di Pasquale Panella, e tutto l’impianto melodico, stilistico e interpretativo che Carella ci ha regalato forse “troppo presto”. Credo che il so repertorio guardava oltre a quel tutto che c’era in quegli anni fino ad arrivare ad essere contemporaneo oggi. Non a caso parte del coì detto indie lo apprezza molto e si ispira a lui
Rolling Stone ha sottolineato il tuo talento nel rendere speciale l’ordinario. Qual è la tua visione della musica oggi e come pensi che possa evolversi per continuare a raccontare la vita di tutti i giorni?
Cerco sempre di essere atemporale. La musica, quando ha dentro una sincerità profondità, viaggia in maniera orizzontale senza confini, oggi come ieri. Altra cosa è ciò su cui si investe maggiormente ma esiste un sottosuolo molto diverso da quel che passano i grandi media. Credo comunque che ci sarà un ritorno della canzone anni ’70 o almeno lo spero. Non per fare dietrologia, ma era un periodo ricco di sperimentazione che si è perso molto strada facendo…
Con un libro in arrivo e nuovi progetti musicali, quale messaggio o emozione speri di lasciare al tuo pubblico?
Spero di condividere un sentimento, e che possa essere coinvolgente. Un abbraccio, un sorriso, una pulsazione, un soffio…
Grazie Avincola per il tempo che ci hai dedicato
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