Bianca Fiore, giovane artista di Padova, ha già un percorso ricco di esperienze artistiche.
Tra Londra, dove ha studiato recitazione, e l’Italia, Bianca si divide tra musica, cinema e televisione, costruendo una carriera che unisce talento e passione. Oggi ci racconta il suo viaggio, con il nuovo singolo “Portami dove” appena lanciato, e riflette sulle sue ispirazioni e i progetti futuri.
a cura di Salvatore Cucinotta
Benvenuta su Che! Intervista, Bianca, e grazie per essere qui con noi. Come stai vivendo questo momento della tua carriera con l’uscita di “Portami dove”?
Ciao, grazie a voi. Sto cercando di viverlo in modo leggero, facendo tesoro dei commenti che ricevo. Sono molto contenta di aver fatto uscire questa canzone, la quale risale a quasi 3 anni fa ma rimane assolutamente attuale.
Sei passata dalla recitazione alla musica: come convivono queste due anime artistiche nella tua vita?
Faccio entrambe le cose in modo equilibrato. Come ho già detto in altre interviste le due forme d’arte sono in perfetta armonia nella mia vita. Senza una, non ci può essere l’altra e viceversa. Camminano a pari passo con la mia realizzazione artistica. Ma è la recitazione il mio vero sogno.
Il tuo nuovo singolo è nato da un viaggio in barca a vela. Cosa ti ha ispirato di quell’esperienza e come si riflette nelle emozioni della canzone?
Di quell’esperienza sono stata ispirata dal modo in cui il mare e la barca mi facevano sentire. Riuscivo a liberare la mia mente dai pensieri e a godermi il presente. Nella canzone si riflette la nostalgia, la malinconia ma anche la forza d’animo e la determinazione.
Dopo il diploma a Londra, hai deciso di tornare in Italia. Qual è stata la motivazione principale dietro questa scelta?
La verità è che la vita a Londra era diventata molto pesante, io mi ero persa dietro ad un lavoro che, certo, mi pagava da vivere, ma che mi ha portata ad annullare la mia parte creativa ed artistica e, di conseguenza, ad annullare me stessa. Finché la mia mente ha iniziato a lanciarmi segnali pesanti d’allarme dopo i quali, per la mia salute fisica e mentale, sono stata costretta ad andare via e andare in un posto lontano nel mio Paese per ritrovarmi.
Il cortometraggio “Capitolo” e la canzone “Non ti muovere” rappresentano un punto di svolta nella tua carriera. Come è stato lavorare a un progetto così personale?
La canzone “Non ti muovere” l’ho scritta poco prima di tornare in Italia, “Capitolo” l’ho scritto subito dopo essere tornata. Volevo parlare proprio di quello che avevo sperimentato gli ultimi mesi a Londra e di come sia importante, a volte, avere il coraggio di girare pagina e di seguire il proprio cuore. Rientrata in Italia sono scappata in Toscana in un paesino sperduto, lontana da tutto e da tutti ed è lì che ho girato il cortometraggio. È stato il progetto che mi ha fatta tornare in vita quindi è davvero importante. Poi ho avuto anche dei riconoscimenti a livello di festival europei ed è stata una grande soddisfazione.
Hai recitato in uno show televisivo inglese, “The Secret World of Children”. Quali sono le differenze principali che hai notato tra il lavorare in Italia e all’estero?
Alla fine, il contesto è quello, non cambia molto. Ovviamente lavori con persone con modalità diverse o stili diversi, chi si basa più sulla qualità del tempo e chi più sulla recitazione per sé. Non saprei trovare delle differenze vere e proprie al momento, forse ho bisogno di ancora più esperienza.
Il videoclip di “Portami dove” è ricco di simbolismi. Puoi parlarci del processo creativo dietro la sua realizzazione?
Il videoclip è il brano stesso. Volevo che il testo della canzone fungesse da vera e propria sceneggiatura e che il videoclip fosse un cortometraggio. Grazie a Miriam Zennaro, la creatrice dell’idea e videomaker è stato possibile realizzarlo. Abbiamo girato dalla mattina al pomeriggio senza pause, per rendere il processo fluido. Tutta la scenografia è stata ideata da Miriam, la vera mente creativa del videoclip che ringrazio vivamente!
Nel tuo percorso artistico, quali sono stati i momenti più significativi e quali le sfide più grandi che hai affrontato?
I momenti più significativi sono quando sei dentro la realizzazione dell’idea, quando vedi la tua idea prendere vita. Seguire tutto il processo, il “dietro le quinte” è la parte più importante. Di sfide ce ne sono ogni giorno, piccole e grandi, visibili ed invisibili. La più grande, al momento, è stata quella di Londra.
Hai già idee o progetti futuri per la tua musica o la recitazione? Cosa possiamo aspettarci dal tuo lavoro nei prossimi mesi?
Sì, ho moltissime idee. Niente aspettative, spero solo di realizzare ciò in cui credo, sia dal punto di vista della recitazione sia musicale. Film, album… e molto altro!
Infine, quale messaggio vorresti lasciare ai tuoi fan e a chi si avvicina per la prima volta alla tua musica?
Spero che la mia musica possa far capire l’importanza delle emozioni e dell’immaginazione. Spero che la mia musica possa essere ascoltata, capita e resa propria.
Grazie del tuo tempo e complimenti per la tua carriera artistica.
Grazie mille a voi, bellissima intervista. Alla prossima!
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