Caterina Cioli Puviani, un nome che racchiude passione, determinazione e talento. Caterina ha già percorso strade diverse, dal nuoto agonistico che ha temprato il suo carattere, alle sue esperienze internazionali nel teatro e nella recitazione, fino al successo inaspettato su TikTok. Con una laurea in mano e una carriera in continua evoluzione, Caterina ci racconta il suo cammino, dalle piscine di Modena al set cinematografico, fino ai progetti ambiziosi a cui sta lavorando. Una vita in movimento, che riflette la sua anima cosmopolita e il desiderio di esplorare sempre nuovi orizzonti.
a cura di Noemi Aloisi
Benvenuta Caterina, la tua è una vita intensa e nonostante la tua giovane età, hai già raggiunto diversi obiettivi. Partiamo dal nuoto che ti ha portata a diventare una campionessa. Cosa ti è rimasto di questo percorso?
Ciao a tutti! Sì, il nuoto è stato un elemento importante nella mia vita. Ho iniziato a 2 anni e ho continuato “a frequentare l’acqua della piscina” fino poco dopo i 20 anni. Oltre al benessere fisico che ti dona uno sport così completo, il nuoto agonistico, protagonista di una decina di anni della mia vita, ha contribuito a rafforzare il mio carattere determinato, la mia capacità di sacrificio (intesa come capacità di vedere la fatica del presente come una promessa di una soddisfazione futura) e la mia forza di volontà.
A livello personale credi che fare sport a determinati livelli, possa aiutare ad avere più disciplina anche in altri ambiti della vita?
Sicuramente sì. Io già a 12 anni mi allenavo 6 volte alla settimana, a cui si aggiungevano le gare la domenica. E tutto ciò accadeva in un’età molto importante, in cui si cerca di capire chi si è. Ogni giorno richiedevo a me stessa un’alta dose di impegno, e ciò mi ha portata a familiarizzare con la fatica, a diventarci amica e mi ha dato la consapevolezza di farcela “anche se è difficile”. Questa consapevolezza me la sono portata nel mio percorso scolastico e nella vita di tutti i giorni, permettendomi di raggiungere bellissimi traguardi.
L’acqua è un elemento molto potente, dopo tanti anni passati in vasca, qual è il tuo rapporto con l’acqua oggi? Quanto riesci a farne a meno?
Tutt’oggi quando entro in una piscina, o m’immergo nell’acqua del mare, mi sento come se fossi abbracciata da qualcuno che amo. È una sensazione di familiarità e anche di sicurezza. Mentre sulla terra posso sentirmi limitata (ho sempre avuto un certo timore per le capriole, ad esempio), nell’acqua mi sento libera di muovermi come voglio. Allo stesso tempo, però, ho passato talmente tante ore ad allenarmi in piscina, che non la frequento da anni. Preferisco dedicarmi ad altri sport, come la corsa o esercizi a corpo libero.
Il teatro è stata un’altra attività, come hai cominciato e cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
Il primo incontro consapevole col teatro l’ho avuto al liceo. Durante un’occupazione della scuola da parte degli studenti, un ragazzo che non conoscevo mi ha invitata a partecipare ad una lezione di teatro che si sarebbe tenuta in palestra quel pomeriggio. Ero in prima superiore, non conoscevo quasi nessuno, venendo da un paesino lontano da Modena (dove ho frequentato il liceo) ed ero molto timida e insicura. Ma ci sono andata. Ho trovato subito un ambiente molto accogliente, in cui non dovevo dimostrare niente, nel quale andavo bene com’ero e che mi ha dato una spinta per mettermi in connessione con chi ero veramente, nel profondo. Le due ore di teatro del giovedì pomeriggio sono diventate il mio “non vedo l’ora” di ogni settimana, il mio piccolo spazio in cui, finalmente, potevo liberarmi da tutte le pesantezze che l’adolescenza in un liceo scientifico molto impegnativo mi portava a vivere.
Durante gli anni di università e durante la tua formazione artistica da attrice hai avuto delle esperienze all’estero, un Erasmus in Danimarca e la specializzazione nella tecnica Meisner a New York. In quale paese ti sei trovata meglio?
Dare una risposta a questa domanda mi è molto semplice. Assolutamente la Danimarca. Ci sono stata per i 5 mesi di Erasmus mentre studiavo per diventare insegnate (ma questa è un’altra storia). Ho trovato un ambiente universitario molto accogliente, attento ai bisogni di ciascuno studente e capace di valorizzarne le caratteristiche: l’ambiente scolastico per e di eccellenza. Si trattava di un clima sereno che caratterizzava non solo l’università, ma l’intera società. Le persone erano sempre pronte ad aiutarti, sempre sorridenti e rispettose di tutti. Noi studenti stranieri concordavamo sul fatto che si respirava un’aria di benessere emotivo che noi stessi non riusciamo a spiegarci e che non avevamo trovato in nessun altro paese.
L’esperienza di studio presso un’accademia di recitazione a New York è stata sicuramente ricca di stimoli, che sono diventati fondamentali per la mia vita professionale attuale. Ma se parliamo del “paese”, credo che l’America, o almeno New York, non sia fatta per me: troppo caos, che forse risuona col mio caos interiore, creandomi un certo disequilibrio.
Con la recitazione arrivano anche diverse soddisfazioni e collaborazioni importanti. Nel film horror “Clara” di Francesco Longo, ad esempio, hai vinto il premio presso il “White Vulture Film Festival” come migliore attrice non protagonista. Cosa hai provato nell’ottenerlo?
Dicono che quando raggiungi un obiettivo è perché “sei pronto a raggiungerlo” e hai creato un’auto-identità che sia in linea con ciò che hai raggiunto. Credo che in parte sia così, ma comunque è stato un premio molto inaspettato. “Clara” è stato il primo film a cui ho partecipato, tra l’altro con un ruolo abbastanza centrale, e risale al periodo pre-accademia, quando ancora non avevo intrapreso un percorso professionale verso questo mestiere. Ero giovane, completamente inesperta e priva di mezzi tecnici, ma, a quanto pare, con un buon istinto. Mi ha fatto molto piacere che questo istinto sia stato premiato, perché è quello che anima e che rende unico ogni artista.
Dal 2020 hai aperto il tuo profilo TikTok quasi per gioco ma sei finita con l’accumulare molti followers. Che genere di contenuti proponi?
Inizialmente, essendo appunto un gioco, ricreavo dei contenuti di altri creators che mi piacevano, facendoli miei. Si trattava fin da subito di video comici, in cui principalmente facevo lipsync di scene di film o di sketch divertenti. Col tempo, a forza di “rubare idee altrui”, ho iniziato a creare un mio stile e a introdurre qualche video mio con battute pensate da me. In particolare rispondevo agli haters che, come sulla maggior parte dei profili che funzionano almeno un pochino, mi scrivevano di tutto nei commenti: commentavo in maniera ironica le loro offese, che diventavano un pretesto per sottolineare la mancanza di capacità critica nello scrivere opinioni negative, offensive e non costruttive, tipico di sempre più utenti. Quindi sì, direi contenuti comici, anche se questo dovrebbe essere affermato da chi li guarda, non da me.
Sei nata in provincia di Modena e hai viaggiato parecchio. Attualmente sei ancora a Roma? Cosa ti ha catturato di questa città e dove ti vedi in futuro?
Attualmente non sto a Roma, ma giro spesso in diverse città. Mi piace cambiare posto, conoscere e vedere persone diverse, avere stimoli sempre nuovi: sono un po’ un’anima in pena. Ho vissuto a Roma per due anni e mezzo, durante gli anni dell’accademia e poco dopo. Roma è indubbiamente bellissima e per me, come per molti attori, è un po’ il luogo-simbolo del cinema, anche perché il trasferirmici ha segnato l’inizio della mia nuova vita come attrice. Io, però, non riesco a legarmi ad un posto, mi sento molto cosmopolita e non sento la nostalgia né del mio paese di origine né di Roma stessa. Rispondere a “dove mi vedo in futuro” è semplice: in giro.
Se potessi scegliere preferiresti recitare a cinema, a teatro o in una serie Netflix?
Il cinema è sempre stato il mio più grande obiettivo, perché richiede una recitazione intima, che ti costringe a ricercare tutte le sfumature che hai dentro, a donarle al tuo personaggio e a trasmetterle anche solo con uno sguardo. Penso a Monica Vitti, la mia attrice preferita, che con la sua tragica comicità, con la sua naturalezza e con la sua voce graffiante, ti tiene attaccata/o allo schermo, facendoti riflettere, ridere, commuovere e amare. Nonostante ciò anche recitare a teatro o in una serie Neflix (il che sarebbe molto affine al fare cinema) è e sarebbe straordinario: si tratta sempre di donare se stessi ad un personaggio per raccontare storie, che possono avere la capacità di cambiare la vita anche solo di una persona.
In questo periodo stai lavorando a qualcosa in particolare che ci vuoi anticipare?
In questo periodo sto lavorando a tanti progetti di natura diversa, buttandomi anche in ambiti che mi sono nuovi, ma che mi stanno permettendo di riscoprire alcune mie capacità e passioni. Sono progetti ambiziosi che richiedono tempo, ma che, per ora, tengo per me. Sicuramente, appena saranno maturi, renderò partecipe chi vorrà esserlo attraverso i miei canali social.
Grazie per il tuo tempo e tienici aggiornati.
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