Chiara Curione, autrice pugliese, tra le sue opere: “Una ricetta per la felicità”

Chiara Curione è una scrittrice pugliese il cui lavoro abbraccia una vasta gamma di generi, dai romanzi storici alle fiabe per ragazzi, passando per saggi didattici. Nata a Bari nel 1962, ha dato voce a storie che riflettono le ricchezze culturali e storiche della sua terra, spesso intrecciando passato e presente. Con il suo esordio nel 2000 con “La sartoria di Matilde”, Curione ha rapidamente guadagnato riconoscimenti e ha continuato a pubblicare opere che affrontano temi rilevanti come l’identità, la memoria e il bullismo. Attraverso i suoi scritti e i laboratori di lettura che organizza, Curione si impegna a ispirare nuove generazioni di lettori, rendendo la letteratura accessibile e significativa. In questa intervista, esploriamo il suo percorso, le sue opere e il suo amore per la scrittura.


Benvenuta Chiara, il tuo primo romanzo, “La sartoria di Matilde”, ha segnato l’inizio della tua carriera. Puoi raccontarci come è nata l’idea di questo libro e quale messaggio volevi trasmettere?
L’idea del libro è nata pensando all’importanza dell’amicizia tra generazioni diverse, con problemi diversi. Infatti, le due protagoniste sono di età differente, la prima un’anziana arzilla ma quasi cieca e l’altra di mezza età, grassa e depressa. Lo scambio di esperienze passate, può aiutare a capire quale può essere la rotta da seguire nella propria vita anche davanti alle grandi difficoltà. Credo fermamente nell’importanza del rapporto intergenerazionale che dovremmo recuperare a tutti i costi nella nostra società dove si è creato un forte divario tra le generazioni differenti anche nell’abito familiare.

Hai dedicato molte delle tue opere alla figura di Federico II e alla storia pugliese. Cosa ti affascina di più di questi temi e come ti prepari per scrivere su di essi?
La figura di Federico II è affascinante sotto tutti gli aspetti. I suoi castelli in Puglia sono tanti e anche le cattedrali che ha fatto edificare, tutto ci ricorda di lui, di come ha reso il suo regno ricco, delle innovazioni portate in ogni campo, commercio, agricoltura, opere legislative, arte, cultura, scienze. Ho cominciato a scrivere su di lui per raccontare la sua storia ai bambini nell’ambito di un progetto lettura della biblioteca. Prima di affrontare la scrittura per ragazzi ho studiato saggi, cronache del periodo e documenti, rivivendo un percorso di vita incredibile. La sua storia sembrava una fiaba di un bambino orfano che riesce a farsi da sé e riconquistare tutto quello che gli è stato tolto. Se fosse nato ai giorni nostri lo avremmo identificato come un bambino plus-dotato.   
Per parlare di lui ho affrontato lo studio di tutti i personaggi di corte e della sua famiglia, ascendenti e discendenti, ritrovando alcuni personaggi eroici e forti di cui continuare a scrivere. Questa volta con dei romanzi, il primo incentrato sul figlio prediletto Manfredi che diventò re di Sicilia e di Puglia e il secondo su Costanza di Svevia, la figlia di Manfredi, affrontando la storia di un periodo molto burrascoso e pieno di cambiamenti, quello dei Vespri Siciliani.

I tuoi romanzi storici, come “Un eroe dalla parte sbagliata” e “Il tramonto delle aquile”, hanno riscosso un notevole successo. Quali sono le sfide e le gratificazioni nel raccontare storie di epoche passate?
Costruire un romanzo storico significa non solo studiare documenti e saggi, significa immergersi nella vita dell’epoca che si rappresenta, tenendo ben a mente l’ambientazione, gli usi e i costumi. Inoltre, rivivere le emozioni e i sentimenti che hanno guidato i personaggi realmente esistiti di cui si parla per poterli rendere nello scritto come fosse la scena di un film. Ci si immedesima nel vissuto dei personaggi, per capire le motivazioni delle loro azioni, i rapporti tra fratelli, mogli e figli.  La sfida tra tanti personaggi realmente esistiti di questi romanzi e alcuni di fantasia e le scene ricostruite è quella di far rivivere in maniera semplice e godibile al lettore un fatto storico che non conosceva o che avrebbe voluto approfondire.
Ho avuto parecchie gratificazioni dalla scrittura dei miei romanzi, soprattutto quando da questi le scuole hanno organizzato dei progetti lettura e i ragazzi si erano così appassionati da chiedermi se c’era il seguito e quale fosse il titolo. La soddisfazione più grande è sapere che il tuo lavoro piace ed è valido.

La tua opera “Una ricetta per la felicità” mescola narrativa e cucina. Come hai deciso di unire questi due mondi e quale ruolo gioca la cucina nella tua scrittura?
La cucina ha un ruolo importante nella vita perché ci ripropone dei ricordi e vita di famiglia in alcuni momenti da non dimenticare. Questo era quello che volevo rappresentare nella saga familiare “Una ricetta per la felicità”. Il cibo che ci unisce a tavola, non è solo cibo per nutrirsi, ma anche per ricordare i momenti belli in cui siamo insieme ad amici o a parenti. Inoltre con questo libro ho voluto tramandare anche delle ricette tipiche, tradizionali legate al territorio in cui vivo, la Puglia. Poi ho messo in scena la storia di una famiglia dell’alta borghesia dai prima anni del fascismo fino ai giorni, ispirandomi alla figura di una donna che è realmente esistita. Soria e società sono sempre presenti nei miei libri.

Hai collaborato con scuole e biblioteche per promuovere la lettura. Qual è la tua opinione sul ruolo della letteratura nell’educazione dei giovani?
La letteratura educa ai sentimenti e ci permette di entrare nei vissuti emotivi dei personaggi, questo è molto importante per i ragazzi che spesso non sono in grado di riconoscerli, e vivono una sorta di confusione emotiva. Anche un sentimento come l’amore o l’amicizia va approfondito e meditato. La letteratura che fa riflettere sui sentimenti positivi o negativi va promossa da noi adulti, incentivando la lettura. È necessario cominciare raccontando le storie sin da quando sono bambini. I nostri ragazzi, nella maggior parte, non sono abituati all’ascolto, per questo sin da tenera età bisogna leggere loro un libro, abituarli a far lavorare la mente, creando l’immagine che il libro propone con le parole.
La letteratura ha molto da insegnare ai ragazzi, con le tante storie di vita in cui immergersi.

Nel 2020 hai pubblicato “Le bulle”, un libro dedicato al bullismo. Qual è l’importanza di affrontare temi sociali attraverso la narrativa per ragazzi?
Un libro deve essere anche educativo, la storia e i personaggi positivi e negativi portano a capire qual è l’importanza di agire in un modo piuttosto che un altro. Quel libro è piaciuto molto ai ragazzi, alcuni si sono rivisti nei panni della protagonista. Una mamma mi ha ringraziato poiché suo figlio attraverso quella storia ha trovato il coraggio di denunciare gli atti di bullismo di cui era vittima. Ho avuto molte soddisfazioni da quel testo che è stato adottato in numerose scuole, dove ho incontrato tanti ragazzi.

Puoi dirci di più sui laboratori di lettura e scrittura che organizzi? Quali sono gli obiettivi principali di queste iniziative?
Organizzo vari tipi di laboratori, di lettura animata per i più piccoli con il kamishibai, per i più grandi laboratori di scrittura, partendo dai miei libri. Sul bullismo organizzo laboratori didattici ed esperienziali con la collaborazione della psicologa. I laboratori sono per varie fasce d’età, si comincia con quelli sulle emozioni e le fiabe per i più piccoli, poi per i più grandi con quelli Role Playing, di Problem solving, per arrivare ai laboratori teatrali.

Con l’avvento della tecnologia, come credi che il modo di raccontare storie e leggere sia cambiato? Sei favorevole all’uso di e-book e altre forme digitali?
Sono favorevole all’uso della tecnologia, che facilita molte cose. Certo non può togliere il fascino del libro cartaceo, ma l’importante è leggere e chi ama leggere usa anche i dispositivi moderni. Ho visto usare il Kindle anche a signore molto attempate che sono diventate tecnologiche e apprezzano il fatto di potersi muovere e viaggiare portando con sé numerosi libri sul dispositivo di lettura. Gli e-book consentono anche di ammortizzare i costi di un libro che per un lettore forte sono notevoli.  In ogni modo i libri cartacei devono restare preziosi e credo che sia indispensabile l’uso di entrambi. Senza trascurare la tradizione di raccontare storie ai ragazzi in modo orale. In questo modo si trasmette con immediatezza un fatto catturando subito l’attenzione. 

La tua recente pubblicazione di leggende italiane in videochiamata rappresenta un’innovazione interessante. Cosa ti ha ispirato a scegliere questo formato e come ha reagito il tuo pubblico?
Durante il periodo del Covid ho pensato a come la tecnologia ci veniva in aiuto e quindi ho ideato leggende in videochiamata, di una nonna lontana dai suoi nipoti che dà loro appuntamento in videochiamata. Ho voluto unire la tecnologia alla tradizione del racconto.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in mente di esplorare nuovi generi o temi nelle tue prossime opere?
Il progetto futuro è quello di scrivere un libro di Leggende in videochiamata per ogni regione italiana, inoltre sto terminando la stesura del secondo libro del romanzo storico Costanza di Svevia. Ho in progetto anche la scrittura di altri romanzi. Il genere teatrale mi affascina e già l’ho affrontato con la scrittura dell’opera teatrale Giuseppe e Maria.

Grazie Chiara, abbiamo avuto modo di conoscerti meglio. Complimenti per i tuoi progetti futuri!
Continua a seguirci su Che! Intervista.

Per saperne di più:
Facebook | Instagram

Richiedi un’intervista esclusiva, una recensione del tuo libro o raccontaci la tua storia! Contattaci qui per iniziare!

Copy link