Chiara Galvani: La nuova voce del pop-funk tra emozioni e vertigini

Chiara Galvani, cantante nata nel 1998, ha respirato musica fin da bambina grazie ai genitori, entrambi musicisti. Dopo aver vinto diversi concorsi, ha intrapreso un percorso musicale che l’ha portata a pubblicare i suoi primi brani inediti, attirando l’attenzione del pubblico. Ispirata da artisti come Beyoncé, Alicia Keys e Dua Lipa, Chiara ha saputo mescolare il retro-funk anni ’70-’80 con un moderno pop, creando un sound unico e intrigante. Il suo ultimo singolo, “Vertigine”, esplora la complessità delle emozioni in amore, in un mood sensuale e avvolgente. In questa intervista, scopriamo di più sul suo percorso artistico, le sue ispirazioni e i prossimi progetti.

a cura di Antonio Capua


Benvenuta su Che! Intervista Chiara. Sei cresciuta in una famiglia di musicisti, quanto ha influenzato il tuo percorso artistico il contesto in cui sei nata?
Grazie! Direi che è stato quasi fondamentale. Dico “quasi” perché credo che la musica sia una sorta di necessità con cui si nasce, dato che comunque vari artisti famosi non hanno avuto la stessa fortuna che ho avuto io, ossia due genitori che da sempre la amano. Ognuno di noi tende verso qualcosa che lo fa vibrare dentro, che accende il fuoco, e nel mio caso coincide con il filo conduttore della mia famiglia. Mi ritengo fortunata, perché ho sempre avuto il supporto di chi mi sta vicino e non ho dovuto affrontare “battaglie” per convincere a farmi studiare musica, cosa che purtroppo accade ancora. Se ad oggi mi chiedo quale sia la mia unica certezza nella vita, so che è la musica e sicuramente il contesto in cui sono cresciuta ha contribuito in gran parte a renderla tale e a farmi crescere con questa convinzione.

Il violino è stato il tuo primo strumento, poi sei passata al canto. Cosa ti ha spinto a questa transizione?
Mi è sempre piaciuto cantare, a tutti in famiglia. Dopo circa 5 anni di studio dello strumento mi sono iniziata a porre qualche domanda, perché sentivo che stava diventando più un obbligo che imponevo a me stessa, che un piacere. Sapevo di avere molto talento, di essere portata per il violino e che i miei genitori erano molto contenti che lo suonassi (anche perché era da quando avevo 3/4 anni che ne parlavo), ma sentivo di aver bisogno di una “pausa” per capire cosa volessi fare davvero. Erano i primi anni di adolescenza e sentivo di non riuscire ad esprimere qualcosa che avevo dentro. Ci ho messo quasi due anni per prendere il coraggio necessario a dirlo ai miei, che sapevo sarebbe stata una delusione, ma ne avevo bisogno. Inizialmente i miei genitori hanno preferito aspettare un pò, per vedere se avrei cambiato idea, ma nel frattempo ho iniziato a cantare in un coro gospel, ed è stato bellissimo. L’anno scolastico dopo mi sono iscritta ad un corso di canto ed ho iniziato a studiare, a 15 anni. Dopo un pò, quando ne avevo 20, ho ripreso il violino, ho fatto un nuovo tentativo pensando al conservatorio, che era sempre rimasto un discorso in sospeso con il mio insegnante. Rendendomi però conto che 5 anni di stop avrebbero necessitato di molto più tempo per prepararmi all’esame di ammissione e che io, di nuovo, non avevo la voglia di prendere questo tipo di impegno per lo strumento, ho nuovamente scelto il canto, diplomandomi ad ottobre 2023 in Canto Jazz. Ancora oggi è un rapporto di amore a distanza, perché comunque ha caratterizzato 7 anni della mia vita tra infanzia e preadolescenza, una fetta importante della mia identità fino a quel momento, ma, nonostante la separazione, ogni tanto capita l’occasione di doverlo tirare fuori, e non mi dispiace del tutto. Ora che ne sto parlando, però, mi sta quasi tornando la voglia di rispolverarlo

Nel 2021 hai pubblicato il tuo primo singolo, “Cherries”. Che emozioni hai provato nel presentare al pubblico un brano inedito?
E’ una sensazione bellissima e allo stesso tempo sembra di perdere la terra sotto i piedi. Tutto quel lavoro andato avanti per mesi e mesi, non facendo sentire nulla se non qualche spoiler a pochi intimi, lascia posto ad un unico pensiero: “adesso lo può sentire chiunque, non è più un segreto”. L’ho provato anche con Vertigine, Cherries però è stata la mia prima “bimba” e per me era tutto nuovo. Il primo brano scritto interamente da me un anno prima, con l’intenzione, il modo e le parole che volevo io. Ricordo che ero in salotto muta, quasi in apnea con gli occhi sbarrati e la mano sulla bocca a mezzanotte ad aspettare le prime reazioni, che non hanno tardato ad arrivare. Quando esce un brano mi chiedo sempre “chissà se piacerà quanto piace a me, o anche la metà”, “chissà se verrà capito”. La soddisfazione più grande, però, è quando dal nulla senti qualcuno iniziare a canticchiarlo.

Il tuo ultimo singolo, “Vertigine”, è un mix di retro-funk e pop moderno. Cosa ti ha ispirato nella creazione di questo brano?
E’ stata un’unione di più menti, in realtà. Io, Matteo Magnaterra e Matt Pascale eravamo in studio e stavamo cercando una linea di basso che ci convincesse, da cui far partire tutto. Quando questa ha iniziato a prendere forma, a me sono arrivate in testa le prime idee per melodia e testo di strofa e bridge. Il ritornello è la parte che ci ha dato più filo da torcere; quello definitivo è “nato” dopo più di un mese.

Il pop è il genere che principalmente mi ha influenzata da ragazzina e con l’aiuto di Fabrizio “Fab” Grossi abbiamo deciso, unito a questo, di enfatizzare il lato retro-funk che suggeriva anche il basso, prendendo un pò d’ispirazione da Dua Lipa, una delle artiste a cui mi sento affine.

Nel videoclip di “Vertigine”, racconti una storia di circoli viziosi romantici. Ti sei mai ritrovata in una situazione simile?
Vertigine è nata proprio dall’esigenza interiore di una sorta di “catarsi”, come tanti dei brani che scrivo. In questi circoli viziosi ci sono finita varie volte nel corso degli anni, anche appunto prima di scriverla, ma pian pianino ho imparato a riconoscerli (per fortuna) e questo brano parla proprio di come spesso ci si rimanga volutamente dentro, nonostante si conoscano benissimo i rischi. La cosiddetta “sottonaggine” o, in altre parole, una sorta di auto sabotaggio.

I tuoi riferimenti musicali vanno da Beyoncé ad Alicia Keys e Dua Lipa. Cosa prendi da ognuna di loro e come influenzano il tuo stile?
Beyoncé mi ha sempre incantata per l’abilità vocale e la totale padronanza della performance che porta sul palco, anche come ballerina. Da lei prendo ispirazione per la tecnica, la versatilità e l’energia. Alicia Keys, invece, mi ricorda anche di metterci sempre anima, il soul, e Dua Lipa è quel pizzico di pop che porto quasi sempre con me. Ci sono moltissimi altri artisti che mi influenzano, e tutti insieme contribuiscono a far sì che io mi crei un mio modo di esprimermi con la musica, che ha sempre visto tanti generi diversi unirsi ed alternarsi.

Hai iniziato molto giovane a partecipare a concorsi e talent show. Quanto sono stati importanti questi momenti per la tua crescita artistica?
Sicuramente mettersi nella posizione scomoda di poter essere criticati e poter “perdere” insegna tanto: ad accettare consigli, a lavorare sui punti deboli, a capire quali invece sono i nostri punti di forza. Ho fatto vari concorsi nella mia zona, provando anche X Factor e The Voice of Italy, ma con questi non ho avuto troppa fortuna, sia per salute, sia per il momento sbagliato. Quello con cui è iniziato “tutto” con un’impronta più volta alla professione è stato “Bravissima” di Valerio Merola nel 2016, con I Have Nothing di Whitney Houston, di cui avevo dimenticato il testo al mio primissimo concorso. L’altro è stato “The Coach”, nella sua terza edizione, in cui mi sono classificata terza appena prima di iniziare il conservatorio. Ad oggi, essendo passato qualche anno, la situazione talent in Italia è cambiata molto, ma spesso valuto se ritentare in futuro, chissà.

Cosa significa per te la parola “vertigine”? Hai scelto questo titolo per il tuo singolo.
Nel brano dico: “Non ti sorprendere, se ti dico che hai tutto il controllo su di me e me lo rendi facile”. Ho scelto questa parola perché l’ho intesa come sinonimo di “debolezza”. Racchiude tutto il significato del pezzo e penso che la frase “canto ogni tua parola” possa un pò esserne il riassunto, come a dire: “pendo completamente dalle tue labbra”.

Quali sono le sfide più grandi che hai dovuto affrontare nel tuo percorso musicale fino ad ora?
Me stessa, in primis. Sono sempre stata la mia critica più cattiva e severa, e ancora oggi spesso lo sono. I miei costanti dubbi e insicurezze, che con il tempo sto lentamente smussando, mi hanno sempre portata a temere di non essere in grado di farcela. Al secondo posto metterei la non-chiarezza che derivava da situazioni lavorative in cui non mi venivano spiegate tante cose e, per mancanza di esperienza (e anche un pò di paura, forse), non ponevo domande. Questo aspetto è cambiato molto, ora ne faccio tantissime ed ho imparato a dire la mia, soprattutto se qualcosa non mi va bene.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Stai lavorando a nuovi brani?
Diciamo che il “capitolo Vertigine” non è ancora del tutto concluso (ops, forse non avrei dovuto dirlo), ma c’è già un nuovo brano in cantiere, che sta prendendo forma per far sentire e vedere sempre più sfaccettature della mia identità musicale ed artistica. Non vedo l’ora!

Grazie Chiara e complimenti per il lavoro che fai
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