Chiara Viola, cantante, compositrice, insegnante di canto e direttrice di coro, ha costruito una carriera solida e appassionata, dividendo la sua vita tra le due città che le stanno più a cuore: Roma e Parigi. In questa intervista, ci racconta il suo avvicinamento alla musica, il suo amore per il jazz, e il percorso che l’ha portata a insegnare e a dirigere cori in uno dei conservatori più prestigiosi di Parigi. Tra influenze artistiche, improvvisazione e nuovi progetti, Chiara ci offre uno sguardo sulla sua vita e sulla sua arte.
a cura di Noemi Aloisi
Benvenuta Chiara, sei una cantante, compositrice, insegnante di canto e direttrice di coro. Partiamo da come ti sei avvicinata alla musica.
Ho sempre amato la musica.
In casa avevamo una piccola tastiera e da bambina con mia madre giocavamo a cercare le melodie delle canzoni che ci piacevano.
Poi un giorno a scuola, alle elementari, la mia maestra Suor Angela ci fece vedere il film Sister Act: rimasi folgorata e decisi che volevo proprio essere Suor Maria Claretta da grande. Inoltre, anche lei, Suor Angela, cantava benissimo come la protagonista del film, ed era una persona che mi piaceva: questo mi fece decidere definitivamente di voler fare la suora che canta e fa cantare. Poi nel tempo ho rivisto un po’ i dettagli di questo progetto e ho mantenuto solo il “che canta e che fa cantare”!
Nel corso dei tuoi studi hai preferito concentrarti sul jazz, cosa ti ha conquistato di questo genere musicale?
Il primo concerto jazz lo ascoltai perché mi ci portò un ragazzo che mi piaceva all’epoca. Ricordo che non capivo nulla di quello che succedeva musicalmente e, proprio per questa ragione, ho cominciato ad ascoltare un po’ di questa musica per me nuova con orecchio più attento.
E poi mi sono innamorata perdutamente. Del jazz, ovviamente!
Oltre ad essere diplomata in Canto Jazz hai seguito diversi corsi, seminari e lezioni private, sia in Italia che fuori. Tra le varie esperienze che hai avuto in quale paese ti sei trovata meglio?
Ho studiato in Italia, con degli insegnanti e artisti meravigliosi, tra i quali Maria Pia De Vito, Cinzia Spata, Danilo Rea, Pierluca Buonfrate e Federica Zammarchi. Ora vivo in Francia, e sicuramente qui è tutto più facile a livello lavorativo per chi sceglie questa strada. Amo casa mia dal profondo del mio cuore, ma amo anche la Francia dove la vita di un’artista è più semplice.
Sei una compositrice, che influenze hanno i tuoi brani?
Sono influenzata dal jazz che è la mia grande passione, ma sicuramente anche dalla musica pop e folk che sono i generi che ho sempre ascoltato da bambina ed adolescente.
Hai lavorato con i bambini trasmettendo loro la tua passione per la musica. Come mai hai deciso di insegnare ai più piccoli?
All’inizio è stato un po’ per caso. Poi mi sono accorta che erano loro che insegnavano a me. Sì, è un cliché… ma è vero!
Nel 2019 sei volata a Parigi e ti sei fatta strada, attualmente infatti insegni al Conservatorio Léo Délibes, dove ti occupi di canto e della direzione dei cori di bambini e ragazzi. Dirigi inoltre il coro Uniisson di Parigi XVII e i cori di Tout Le Monde Peut Chanter. Come ti trovi in questa città e cosa ti ha spinto a sceglierla come seconda casa?
Sono arrivata per caso perché volevo fare un’esperienza nuova, avevo deciso di restare giusto un po’ e poi tornare a casa. Lavavo i piatti nella cucina di un albergo per mantenermi, nel frattempo cercavo il mio vero lavoro e piano piano l’ho trovato.
A Parigi mi trovo benissimo, la città è bellissima, i francesi mi sono simpatici, c’è la possibilità di incontrare persone e artisti che vengono da ogni parte del mondo, è un luogo piena di arte e di cultura e, come ho già detto, un’artista può vivere dignitosamente come chiunque altro. Inoltre, si respira ancora l’aria della Parigi che conosciamo dall’immaginario collettivo, quell’aria un po’ bohémienne, che a noi nostalgici di un tempo che non abbiamo vissuto piace tanto.
Un’altra città a cui sei legata è Roma, oggi infatti ti esibisci nei jazz club di Parigi ma anche di Roma. Hai una preferenza o ti piacciono entrambe allo stesso modo?
A Roma c’è l’altra metà del mio cuore, oltre che la mia famiglia e i miei amici. Si, amo sia Roma che Parigi e tengo un piede di là e uno di qua viaggiando molto spesso. Sono fortunata, perché vivo nelle due città più belle del mondo! E viaggiare spesso mi regala la consapevolezza di sapere che sono molto fortunata e la capacità di apprezzare tutto.
Il tuo repertorio attuale è composto da jazz classico e brani composti da te. Che ruolo ha la sperimentazione nella fase di arrangiamento del brano?
In realtà io sono abbastanza old fashioned, per citare un vecchio brano della tradizione. Quindi il mio focus non è davvero la sperimentazione. Poi, ovviamente, le mie influenze sono diverse da quelle degli altri, come per chiunque; quindi, è chiaro che ciò che ne esce fuori è un sound che mi rappresenta e che posso poi evolvere insieme ai musicisti che mi accompagnano.
Che rapporto hai con l’improvvisazione?
Il jazz è sempre improvvisazione. Ogni melodia, ogni brano, anche se è stato suonato la sera prima, non è mai lo stesso. L’improvvisazione è l’elemento che guida chiunque scelga di dedicarsi al jazz. A me ha aiutato tanto anche nell’imparare ad affrontare la vita. Altro luogo comune, scusate, ma vero anche questo!
Hai collaborato con diversi artisti e hai una carriera solida alle spalle, attualmente stai lavorando a nuovi progetti che ci vuoi anticipare?
Mi sto dedicando alla scrittura di brani nuovi, che rappresentano la me di oggi che di certo non è più quella del primo disco che ho scritto.
Work in Progress…
Grazie Viola per il tuo tempo.
Grazie a te!
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