Claudia Paganelli: musical, doppiaggio e il fascino del teatro

Claudia Paganelli è un’artista poliedrica che ha saputo lasciare un segno in diversi ambiti del mondo dello spettacolo. A soli 15 anni, è entrata a far parte della compagnia del Teatro Stabile Bellini di Napoli, esibendosi in produzioni come “Ritratto di Dorian Gray” e “Napoli Hotel Excelsior“. Ha poi conquistato il cuore del pubblico con il ruolo di Esmeralda in “Notre Dame de Paris” e continuato la sua carriera brillando come protagonista in musical, spettacoli teatrali e doppiaggio cantato in celebri film come Frozen 2 e Come per Disincanto, Wicked. In questa intervista esploriamo il suo percorso artistico, la sua passione per il palcoscenico e le sfide del mondo dello spettacolo.

a cura di Antonio Capua


Claudia, hai iniziato la tua carriera a soli 15 anni nel teatro con spettacoli importanti come “1000 e una favola” e “Ritratto di Dorian Gray”. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al teatro così giovane e cosa ricordi di quei primi momenti sul palco?
Ho iniziato davvero prestissimo, sin da piccolissima.
In casa mia, la magia del teatro era qualcosa di naturale, perché mio papà era il suggeritore in una compagnia amatoriale. Crescendo, sono stata completamente rapita dal fascino di questo mondo, che mi ha conquistata fin da subito. È stato amore a prima vista!
Il primo contratto che ho ricevuto è arrivato a 15 anni con la Compagnia del Teatro Bellini. Ricordo quella esperienza come un vero e proprio sogno. Lavorare a fianco di artisti così talentuosi e stare in tournée è stata una delle più grandi opportunità della mia vita. Non solo mi ha arricchito artisticamente, ma soprattutto mi ha fatto crescere come persona. È stato un viaggio che mi ha insegnato tanto e che ancora oggi ricordo con gratitudine e affetto.

Hai recitato in musical iconici come “Notre Dame de Paris” e “C’era una volta…Scugnizzi”. Come ti prepari per interpretare ruoli così intensi e complessi? Ci sono stati momenti in cui ti sei sentita particolarmente vicina a uno dei tuoi personaggi?
La preparazione di ogni personaggio è un percorso unico e diverso, che dipende molto dal ruolo che devi interpretare e dall’universo in cui il personaggio vive. In alcuni casi, sento molto la pressione, soprattutto quando il personaggio appartiene a un musical di grande nome. C’è una sorta di ‘eredità’ che ti accompagna, perché il pubblico ha delle aspettative altissime, e il personaggio è già spesso iconico nella sua versione originale.
Questa pressione, però, non è mai un ostacolo, anzi, la vedo come una sfida che mi motiva ancora di più. Ogni volta che mi trovo ad affrontare un ruolo così complesso, cerco di rimanere fedele alla mia interpretazione, mettendo sempre un pezzo di me stessa, ma cercando anche di rispettare la storia che il personaggio rappresenta.
Il ruolo di Rosa in SCUGNIZZI è un ruolo che ho portato e porterò sempre nel cuore. La sua veracità e la sua forza, nonostante tutto ciò che la circondasse, mi hanno spiazzato fin da subito.

Il musical “Divina Commedia” ha visto la tua interpretazione di Beatrice, un ruolo molto simbolico. Cosa ha significato per te portare in scena un personaggio così legato alla nostra cultura e letteratura?
Interpretare Beatrice è stata una doppia sfida, sia a livello interpretativo che vocale. Il suo ruolo nella Divina Commedia è iconico, ma forse, essendo un personaggio che abbiamo studiato fin da scuola, tendiamo a darla un po’ per scontata, senza cogliere tutta la profondità che racchiude. Beatrice non è solo un simbolo di amore ideale e spirituale, ma è anche una donna incredibilmente forte, che ha il coraggio di guidare Dante attraverso il Paradiso, assumendo una posizione di autorità che in quel contesto storico era rara per una figura femminile.
A livello interpretativo, ho dovuto immergermi nella sua purezza, ma anche la sua determinazione. La sua voce doveva essere allo stesso tempo dolce e potente. La tessitura vocale che il ruolo richiedeva era quasi lirica, il che significava dover affrontare un tipo di canto molto diverso da quello a cui ero abituata.

Sei stata protagonista di numerosi tour internazionali, tra cui lo spettacolo “Odysseo by Cavalia”. Qual è stata l’esperienza più memorabile di questi viaggi e come hanno influenzato la tua crescita come artista?
Odysseo by Cavalia è stato uno dei momenti più significativi della mia carriera. L’intera esperienza è stata incredibile, sia dal punto di vista artistico che umano. Lavorare con cavalli così magnifici, affiancata da acrobati e artisti di talento provenienti da tutto il mondo, mi ha spinto oltre i miei limiti. Una delle esperienze più memorabili è stata sicuramente quella di performare in paesi e città diverse, immergendomi in culture diverse e interagendo con pubblici completamente diversi. Ogni paese ha una sua energia unica,

Oltre al teatro, hai lavorato nel doppiaggio cantato per film come Frozen 2, Come per Disincanto e Wish . Quali sono le sfide più grandi del doppiaggio rispetto al teatro?
La sfida più grande nel doppiaggio rispetto al teatro sta nel riuscire a unire la vocalità e l’ interpretazione con quella dell’attrice o del personaggio disegnato che vedi sullo schermo. Non si tratta più solo di come interpreti la canzone o la scena, ma di come gli altri, come registi e sceneggiatori, hanno concepito quel momento. Devi essere in grado di calarti in un personaggio che non hai creato tu, ma che hai il compito di dare vita.
Un’altra difficoltà è legata ai tempi. Nel teatro, hai tutto il tempo per costruire e arricchire ogni parte del tuo ruolo, mentre nel doppiaggio i tempi sono molto più stretti. Devi essere veloce, ma anche duttile, perché il direttore di doppiaggio ti guida spesso verso scelte che non avevi previsto, ed è importante riuscire a cambiare rapidamente rotta per adattarsi alla scena.

Nei musical, la voce ha un ruolo centrale. Cosa significa per te il canto e come riesci a mantenere la tua voce in forma per affrontare spettacoli dal vivo e doppiaggio cantato?
Il canto, per me, è molto più di una tecnica: è un mezzo attraverso il quale esprimo emozioni, storie e sentimenti. Nei musical, la voce è uno degli strumenti principali per raccontare il personaggio
Per mantenere la mia voce in forma, seguo una routine di riscaldamento vocale prima di ogni performance o sessione di registrazione.

Hai interpretato personaggi molto amati, come la Regina Iduna in Frozen 2 e Nancy in Come per Disincanto Glinda in Wicked  C’è un ruolo che ti ha colpito particolarmente per la sua complessità o per l’impatto che ha avuto su di te?
Ogni ruolo che interpreto mi colpisce profondamente, ma quello che ha avuto maggior impatto su di me è stato sicuramente il ruolo di Glinda in Wicked. Era la prima volta che interpretavo un personaggio così brillante, così vivace e sopra le righe, e la sfida è stata davvero ardua. Glinda è un personaggio che si presenta inizialmente con un lato frivolo e superficiale, ma che nasconde una grande evoluzione, una crescita interiore che mi ha messo alla prova non solo dal punto di vista vocale, ma anche emotivo. Mi sono davvero messa alla prova, ma anche divertita, perché Glinda mi ha dato l’opportunità di esplorare una parte di me stessa che non conoscevo così bene, quella più esuberante e giocosa. È stato un viaggio che mi ha insegnato molto, non solo come artista, ma anche come persona. Ogni volta che torno a pensare a quel ruolo, mi rendo conto di quanto sia stata una delle esperienze più arricchenti della mia carriera.

Hai collaborato con grandi artisti come Riccardo Cocciante e Don Marco Frisina. Com’è stato lavorare con loro e cosa hai imparato da queste esperienze?
Lavorare con artisti del calibro di Riccardo Cocciante e Don Marco Frisina è stata un’esperienza incredibile, che considero sempre un grande dono. Poter collaborare con queste figure straordinarie non è mai scontato. Ho avuto l’opportunità di vedere in azione dei veri maestri, e questo mi ha arricchita immensamente. Lavorare con loro mi ha fatto capire quanto sia importante mantenere sempre una grande umiltà, anche quando si è arrivati a un certo livello di successo. Poter dare vita alle loro canzoni è stata una delle esperienze più intense della mia carriera, perché ogni nota che cantavo non era solo una melodia, ma un pezzo del loro mondo, della loro visione.

Il mondo dello spettacolo è in continua evoluzione, soprattutto con l’avvento di nuove tecnologie. Come vedi il futuro del teatro musicale e del doppiaggio, e come credi che stiano cambiando le dinamiche nel settore?
Da un lato, trovo che l’evoluzione sia una risorsa incredibile. Le nuove tecnologie ci permettono di creare effetti visivi e sonori che un tempo erano impensabili. Tuttavia, quello che mi spaventa di più è che questa corsa verso l’innovazione tecnologica faccia dimenticare la spontaneità e l’umanità dell’arte. L’arte è fatta di emozioni, di interpretazione, di quelle piccole sfumature che solo un attore, un cantante o un doppiatore può trasmettere con il suo corpo, la sua voce, la sua anima. Quello che dobbiamo sempre ricordare è che la tecnologia può essere un supporto straordinario, ma non deve mai sostituire il cuore e la passione che rendono unica ogni performance.”

Ci sono nuovi progetti o ruoli che sogni di interpretare? In che direzione ti piacerebbe portare la tua carriera?
Per quanto riguarda i miei nuovi progetti, posso dire che sono sempre pronta a nuove sfide, quindi sono davvero curiosa di vedere cosa mi riserverà il futuro. Attualmente, sono molto emozionata per l’uscita della seconda parte di Wicked, un progetto che mi sta dando tanto e che continua a darmi soddisfazioni. Ovviamente, spero anche di tornare presto sul palco, magari nella prossima stagione teatrale.

Grazie, Claudia, per aver condiviso con noi il tuo viaggio artistico e le tue riflessioni. Non vediamo l’ora di seguirti nei tuoi prossimi progetti!

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