Davide Pinto, attore e performer, è un artista che ha trovato la sua strada tra le luci del teatro e la magia del musical. Dalla sua infanzia trascorsa a organizzare spettacoli casalinghi, ai riconoscimenti per il suo impegno culturale e artistico, Davide ha costruito un percorso ricco di emozioni e crescita. Con una passione che abbraccia non solo la recitazione, ma anche la musica, la danza e l’insegnamento, il suo lavoro non è solo un’espressione artistica, ma anche un modo per ispirare le nuove generazioni.

a cura di Noemi Aloisi


Benvenuto su Che! Intervista, Davide! Sei un attore e performer. La tua passione per lo spettacolo ti accompagna da quando sei piccolo. Come è nata?
Grazie per l’accoglienza! Sì, la mia passione per lo spettacolo mi accompagna davvero da sempre. Ricordo che già da bambino mi divertivo a organizzare piccoli spettacoli per amici e familiari: una sorta di palcoscenico casalingo dove potevo esprimermi liberamente. A casa ho sempre avuto stimoli creativi grazie ai miei genitori, che mi hanno trasmesso il gusto per il teatro e l’arte, introducendomi ai grandi classici come Eduardo De Filippo e Totò.
I miei primi esercizi di memoria, invece, sono stati un po’ insoliti: imparavo le pubblicità, le sigle delle canzoni di Top of the Pops e, naturalmente, i testi dei cartoni animati Disney, che adoravo. Credo che da lì sia nato il desiderio di mettere in scena emozioni e storie, un desiderio che negli anni si è trasformato in una vera e propria vocazione.
Per un po’, però, questa passione è rimasta silente, quasi nascosta. È stato durante le scuole superiori che ha trovato nuova forza, grazie alla mia professoressa di Italiano. Fu lei a convincermi a partecipare allo spettacolo di fine anno, Miseria e Nobiltà, e da quel momento non mi sono più fermato. Recitare su quel palco ha fatto riaffiorare tutto l’entusiasmo e la voglia di esibirmi che avevo da bambino, trasformandoli in qualcosa di più grande.

La tua formazione è stata prima di tutto teatrale. Cosa ti piace di questo ambiente e come ti ha forgiato?
Ci sono molte cose che amo del teatro, ma ciò che mi affascina di più è il percorso che si affronta. Le prove, la condivisione con la compagnia, le trasferte, i camerini con i loro spazi intimi e caotici, il legno del palco che sembra custodire le storie di chi lo ha calpestato prima di me. Ogni dettaglio, dall’odore caratteristico del teatro alla luce soffusa che avvolge gli attori, contribuisce a creare un mondo parallelo in cui il tempo sembra sospeso.
Per me, il teatro è legato a una nostalgia di tempi passati, a una dimensione che non ho vissuto ma in cui sento di appartenere ogni volta che salgo sul palco. È come se il teatro mi permettesse di entrare in contatto con i grandi del passato e con i classici che continuano a ispirarmi. Questo ambiente mi dà un senso di familiarità profonda, un rifugio in cui posso esplorare me stesso e il mondo.

Credi che il teatro sia anche una “scuola di vita”?
Sì, credo fermamente che il teatro sia una vera e propria scuola di vita. Oltre a sviluppare la creatività e la capacità di espressione, il teatro insegna importanti valori come l’empatia, il rispetto e la collaborazione. Interpretare diversi ruoli ci aiuta a comprendere le emozioni degli altri e a vedere il mondo da prospettive diverse. Inoltre, il lavoro di gruppo in scena e dietro le quinte insegna a rispettare i ruoli e gli impegni altrui, promuovendo la cooperazione e l’inclusività. Il teatro ci forma anche a essere più disciplinati e resilienti, insegnandoci ad affrontare le sfide e a lavorare sotto pressione. In definitiva, il teatro non solo ci rende migliori artisti, ma anche persone più consapevoli, empatiche e capaci di interagire positivamente con gli altri.

Hai studiato all’AIDM di Pescara ed è lì che hai scoperto il musical e una passione per la musica e la danza. Che ti affascina del musical?
Mi sono iscritto all’Accademia di Musical per unire la recitazione alle mie passioni per la musica, il canto e la danza. Inizialmente non conoscevo bene il musical, ma col tempo ho apprezzato la capacità di combinare queste diverse arti in uno spettacolo. Mi affascina l’idea di esprimersi su più fronti contemporaneamente, e anche se sono ancora un neofita, ho scoperto spettacoli che mi hanno davvero entusiasmato. Inoltre, ammiro molto la dedizione e la preparazione dei performer professionisti, che considero dei veri e propri atleti. Un esempio su tutti è Manuel Frattini: la sua energia, il suo impegno e la sua preparazione sono stati per me una grande fonte di ispirazione e mi hanno spronato a non mollare e a continuare a crescere artisticamente.

Nel corso della tua carriera hai preso parte a diversi spettacoli. Cosa significa per te esibirti?
Esibirsi per me significa avere la possibilità di mettere in gioco tutte le mie risorse, di comunicare con gli altri in modo diretto e sincero. È un momento in cui mi sento davvero presente, dove posso divertirmi e lasciare che la mia energia prenda vita. È come vivere una versione “2.0” di me stesso, in cui tutto il resto sparisce e posso concentrarmi solo su ciò che sto facendo. È anche un’opportunità per esplorare tutte le parti di me, anche quelle più difficili o meno simpatiche, senza giudizio. In un certo senso, è come fare una terapia, perché mi permette di esprimere tutto ciò che sento, senza filtri.

Tra le varie esperienze che hai avuto, ce n’è una in particolare di cui vai più orgoglioso, che ricordi con piacere?
C’è uno spettacolo che ricordo con particolare piacere: Sulle Spine, scritto da Daniele Falleri, in cui ho avuto l’opportunità di partecipare come attore solista. In questa performance, ero l’unico attore in scena per un’intera durata di un’ora e mezza. È stata un’esperienza molto intensa e impegnativa, una vera e propria sfida, ma anche estremamente gratificante. Essere il solo interprete in uno spettacolo così lungo mi ha spinto a dare il massimo, sia sul piano fisico che emotivo, e alla fine la soddisfazione di aver portato avanti un ruolo così complesso ha ripagato ogni fatica. È stata un’esperienza che mi ha permesso di crescere molto come attore.

Nel 2019, hai ricevuto il riconoscimento “Noi artisti di questa terra”. Un premio che celebra il tuo impegno artistico e culturale. Dicci di più.
Nel 2019 ho ricevuto il riconoscimento “Noi artisti di questa terra” per il mio impegno artistico e culturale. Ho avuto l’opportunità di collaborare con diverse realtà locali, come le compagnie teatrali di Ugo Ciarfeo a Termoli e di Mario Baldini a Pietrabbondante, partecipando a numerose esibizioni. Inoltre, ho lavorato insieme al professor Antonio Molino, per l’allestimento di spettacoli che coinvolgevano gli studenti degli istituti superiori. Un’altra esperienza significativa è stata la collaborazione con la Scuola di Musica Atena di Termoli, che mi ha permesso di unire l’arte teatrale con la musica, creando eventi che hanno coinvolto attivamente la comunità. Questo premio è stato un riconoscimento del mio impegno a favore della cultura locale e del suo sviluppo attraverso il lavoro di squadra e la partecipazione delle persone.

Sei impegnato in diversi progetti sociali ed educativi. Cosa speri di trasmettere ai ragazzi?
Quello che spero di trasmettere ai ragazzi è soprattutto la possibilità di esprimersi senza paura, di imparare a lavorare insieme e di essere un po’ più sicuri di sé. La recitazione aiuta a mettersi in gioco, a fare esperienza di emozioni diverse e a non avere paura di sbagliare. Non voglio insegnare solo tecniche, ma anche che l’importante è provarci, divertirsi e imparare a comunicare meglio, sia sul palco che nella vita di tutti i giorni. Un esempio che faccio sempre è che siamo come scienziati con una provetta. Siamo qui per sperimentare, per provarci, e soprattutto per sbagliare, perché è così che si impara. Non c’è un giusto o uno sbagliato, ma solo un processo di scoperta. La recitazione è un modo per esplorare diverse emozioni e situazioni, senza il timore di fare errori. L’importante è essere curiosi e pronti a mettersi in gioco, senza aspettative perfette, ma con l’idea di crescere passo dopo passo.

Svolgi anche l’attività di docente presso l’Accademia del Grido di Vasto. Di cosa ti occupi in particolare e che ti piace dell’insegnamento?
Insegno recitazione ai bambini e ai ragazzi tra i 7 e i 12 anni, e il mio approccio si fonda principalmente sul gioco, che considero l’elemento cruciale per avvicinarli alla recitazione. Il gioco permette di appassionarli alla materia, di creare subito coesione nel gruppo e di favorire un’atmosfera in cui possano esprimersi liberamente. Inoltre, applico molto movimento nelle lezioni, poiché credo che il corpo sia uno strumento fondamentale per l’espressione e la comprensione della recitazione. Il movimento aiuta i ragazzi a prendere confidenza con il proprio spazio, con il ritmo e con le dinamiche del gruppo, favorendo una maggiore libertà espressiva.
Durante le lezioni, utilizzo tecniche come la dizione e il lavoro sulla voce, ma le applico in modo mirato, adattandole alle esigenze specifiche della classe e al livello di preparazione degli allievi. Ho imparato che, soprattutto con i più giovani, è fondamentale essere flessibili e pronti ad adattarsi alla situazione. Piuttosto che imporre rigidamente un programma o un metodo, cerco di ascoltare e rispondere alle necessità del momento, in modo che l’esperienza risulti più coinvolgente e positiva per i ragazzi. In questo processo, il problem solving e una giusta dose di disciplina sono altrettanto importanti. Quello che mi piace di più dell’insegnamento è vedere come ogni bambino o ragazzo reagisce in modo diverso e come, grazie alla creatività, al gioco e al movimento, possano superare le proprie paure e scoprire un lato di sé che non conoscevano.

Al momento stai lavorando a qualche progetto o spettacolo che vuoi anticiparci?
Al momento sono impegnato su più fronti. L’8 gennaio tornerò in scena a Salerno con lo spettacolo di Carolina Benvenga, Un Natale Favoloso. Inoltre, ho iniziato la tourné di Ninna e Matti Super Tour il 1° novembre, che durerà fino alla fine di aprile. Oltre a questi impegni, sono già coinvolto nella tourné di Shrek, con la regia di Graziano Galatone, che tornerà in scena il 1° dicembre a Vicenza.

Grazie Davide per il tuo tempo e complimenti per la tua carriera!
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