Diego Ceretta è un giovane direttore d’orchestra che, a meno di trent’anni, ha già costruito una carriera musicale impressionante. Diplomato in violino al Conservatorio Verdi di Milano, con studi in Composizione e un diploma in Direzione d’Orchestra, ha collaborato con alcune delle orchestre più prestigiose in Italia e all’estero. In questa intervista, Diego ci racconta il suo percorso, dall’approccio spontaneo alla musica grazie ai genitori, entrambi musicisti, fino alla sua esperienza attuale come Direttore Principale dell’Orchestra della Toscana. Con passione, umiltà e una visione profonda del suo ruolo, ci parla di come l’arte della direzione non sia solo controllo, ma fiducia e connessione con l’orchestra.
a cura di Noemi Aloisi
Benvenuto Diego, non hai nemmeno trent’anni, eppure, hai già un bagaglio di esperienze lavorative non indifferente. Sei diplomato in violino al Conservatorio Verdi di Milano, hai studiato Composizione e infine hai conseguito il diploma in Direzione d’Orchestra sempre a Milano. Partiamo facendo un passo indietro, qual è stato il primo approccio con la musica?
Avendo entrambi i genitori musicisti il primo approccio con la musica è stato del tutto spontaneo, ascoltando mio padre suonare e studiare. Io ne sono sempre rimasto affascinato, e fin da piccolissimo desideravo avere tra le mani un violino per giocarci, forse per imitare i gesti quotidiani di mio padre con il suo fagotto.
Sei diplomato in violino, suoni ancora questo strumento o ne suoni altri?
Quando mi sono approcciato a studiare seriamente la Direzione d’Orchestra avevo già completato i miei studi in violino e per un paio d’anni ho portato avanti entrambi i percorsi. Purtroppo, però, mi sono reso conto che la mia concentrazione si disperdeva troppo, senza poter gestire tutto con la stessa attenzione e cura. Ho quindi dovuto scegliere, e in quel momento ho deciso di voler continuare investendo unicamente sul percorso direttoriale.
Naturalmente il violino mi manca, molto, ma oggi le mani si sono un po’ “arrugginite”, non hanno più l’agilità e lo “smalto” di prima, quindi, preferisco rimanere con il bel ricordo di come suonavo prima.
Oggi se vogliamo suono un altro strumento, l’orchestra!
Hai studiato composizione, hai mai composto qualcosa di tuo o ti piacerebbe farlo?
Ho dovuto scrivere qualche pezzo per gli esami del percorso di studi, ma è una cosa che mi è sempre riuscita forzata e mai spontanea e naturale.
Come Direttore d’Orchestra hai collaborato con le Orchestre più ambite, l’Orchestra Filarmonica Italiana, l’Orchestre National de Montpellier e l’Orchestra dell’Arena di Verona, sono solo alcuni esempi. Quale è stata una delle esperienze più soddisfacenti fin ora?
L’esperienza più bella e gratificante sia da un punto di vista umano che musicale oggi è sicuramente la mia permanenza da Direttore Principale dell’Orchestra della Toscana, stiamo facendo un percorso meraviglioso e stiamo imparando a conoscerci tutti a fondo, entrando sempre più in empatia l’uno con l’altro.
In un’Orchestra ognuno ha la propria responsabilità, nonostante ciò, la figura del Direttore è cruciale, ti piace avere controllo?
Non credo che la mia sia una passione per il controllo, anzi, il grande Direttore è quello che impara a lasciare andare l’orchestra fidandosi di quello che farà senza la sua guida diretta.
Il Direttore deve riuscire a creare quell’amalgama di intenzioni che rende apparentemente naturale per tutti il processo di far musica insieme. Herbert Von Karajan (uno dei più grandi Direttori della storia) faceva sempre un’analogia in merito; è come il fantino con il cavallo che deve saltare un ostacolo, il cavallo è quello che deve compiere il salto senza essere disturbato, il fantino è colui che lo mette nelle condizioni migliori per farlo.
Al momento su cosa stai lavorando?
Sto iniziando a mettere delle basi per i progetti futuri con la mia orchestra a Firenze, e tante nuove idee di programmi con diverse orchestre e istituzioni italiane e non.
Con il tuo lavoro viaggi molto, c’è un posto in cui vorresti esibirti?
Potersi esibire a casa (Milano, per me) è sempre un’emozione incredibile ed è un momento che aspetto sempre con grande trepidazione. In generale amo esibirmi in luoghi pregni di storia.
Oltre alla musica ci sono altre passioni?
Amo l’orologeria meccanica e la cucina, ma solo dalla parte di chi la gusta.
Saper gestire lo stress è fondamentale per avere buoni risultati, tu come ci riesci e che consiglio daresti a chi sta perseguendo un obiettivo?
Il mio primo appiglio per gestire una situazione di stress è la qualità della preparazione. Se ho studiato bene e a fondo so di poter essere tranquillo.
Certamente poi c’è l’emozione del “performare” bene, ma per quello io mi ripeto sempre “vai e pensa solo a divertirti”.
Molti direttori sono anche insegnati, ti piacerebbe intraprendere questo percorso, magari un domani?
Assolutamente sì, questo è un mestiere che si impara unicamente con l’esperienza e l’insegnamento è proprio la condivisione di ciò che si ha imparato sul campo.
L’importanza poi di un bravo insegnante non è solo relegata a ciò che ti trasmette a livello pratico ma la chimica anche umana che si viene a creare e come questa si riversa in una crescita personale per Maestro e Allievo.
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