Diego Fusaro

Come la globalizzazione decostruisce le identità, il pericolo di una sinistra che ha tradito Marx e Gramsci

a cura di Noemi Aloi

Due chiacchiere con il filosofo per resistere alle tendenze sradicanti

Diego Fusaro, classe 1983, nasce a Torino, è un filosofo, autore di numerosi libri di filosofia e filosofia politica. Si fa notare fin dai tempi dell’Università dove si laurea Cum Laude. Successivamente consegue un dottorato al San Raffaele di Milano, svolge un periodo di ricerca in Germania presso l’Università di Bielefeld e nel 2017 consegue l’abilitazione scientifica nazionale come professore associato in storia della filosofia. È un docente, editore, opinionista, ed è attivo politicamente. Una preparazione invidiabile ed una carriera ricca di successi.
Il suo motto personale è “quelli che valgono restano”, non abbiamo dubbi sul fatto che Fusaro resterà.

Benvenuto Diego Fusaro, è un immenso piacere poterla intervistare.

Partiamo parlando del suo ultimo libro “La dittatura del sapore”, nel quale affronta un tema attuale. Che ci sia una transizione dal punto di vista alimentare è evidente, ma davvero arriveremo al punto di perdere il lusso di assaporare il cibo più autentico? 
Tutto dipenderà, a mio giudizio, dalla nostra capacità di resistere alle tendenze sradicanti in atto, del tutto coerenti con i processi della globalizzazione come omologazione coatta del pianeta. Come sappiamo, la globalizzazione nel suo movimento generale decostruisce le identità e impone anche a tavola il paradigma unico alimentare: il pensiero unico politicamente corretto si accompagna al piatto unico gastronomicamente corretto.

La cito: “Concepisco la filosofia come scienza filosofica della verità, atta a comprendere, valutare e trasformare la Totalità. Al di là di destra e sinistra”. Parlando di sinistra però, potremmo affermare che in Italia in particolare, ormai ha subito una metamorfosi, i capisaldi di un tempo sono ormai solo un vecchio ricordo, le parole chiave adesso sono ambiente, immigrazione e disumanizzazione, come siamo arrivati a questo punto? 
È il tema del mio studio “Sinistrash”. La sinistra ormai è diventata purtroppo un fenomeno trash. Un tempo fu la nobile parte della difesa degli ultimi e della lotta per il riscatto. La sinistra rossa era quella che difendeva il lavoro e le lotte di liberazione nazionale dall’imperialismo. Oggi è quella dei carri arcobaleno e della Green economy. Una sinistra che ha tradito Marx e Gramsci ed è diventata semplicemente guardia fucsia della globalizzazione e dei padroni del mondo. A tal punto da rendere superflua la stessa destra. Siamo arrivati a questo risultato tragico lungo un percorso il cui cominciamento collocherei nel 1968, quando le sacrosante battaglie marxiane e marxiste per il lavoro e contro l’imperialismo hanno ceduto il passo alle lotte per i diritti individuali di consumo, dal sesso libero allo spinello, lungo un piano inclinato che ci porta all’odierno capitalismo gauchiste del vietato vietare e del tutto è possibile. Il capitalismo Un tempo era di destra, repressivo e borghese, dal 1968 fino ad oggi si ridefinisce con un software di sinistra liberalprogressista, Come già intuito da Pasolini.

Sta per arrivare un’epoca in cui il contante potrebbe sparire, l’incentivo a prediligere i pagamenti tracciabili è palese, basti pensare che si può pagare addirittura un caffè o le sigarette con il contactless, comodità, lotta all’evasione o c’è dell’altro?
La lotta all’evasione è soltanto una scusa, se si considera che la massima parte dell’evasione sulla faccia della terra avviene oggi non per il tramite del contante ma grazie alle lavanderie finanziarie, ai paradisi fiscali, ecc. L’obiettivo dell’abolizione del contante, del quale mi sono occupato nel mio studio “Storia e coscienza del precariato”, non è uno soltanto: intanto, far passare integralmente il controllo del danaro nelle mani delle banche e delle agenzie finanziarie, che potranno lucrare senza limiti su ogni transazione e all’occorrenza potranno praticare il debanking , ossia bloccare il conto a chi è poco conformista. Poi favorire l’indebitamento di massa, che come è noto avviene soprattutto grazie alle carte e alla digitalizzazione del denaro. Poi naturalmente controllare e tracciare tutti, secondo le nuove mode del capitalismo della sorveglianza. Ancora, favorire la dematerializzazione e la perdita di ogni connessione con il limite materiale. 

L’avvento dell’ IT Wallet è alle porte, da gennaio 2025, anche se molti non lo sanno ancora, sarà obbligatorio trasportare sullo smartphone i propri documenti, come la patente di guida, la carta d’identità e il conto corrente. Quanto sarà pericoloso questo strumento?
Nella Germania dell’est i cittadini erano spiati dal potere e questo oggi appare inaccettabile. Noi nel democratico Occidente siamo ancora più spiati di quanto non fossero nella Germania dell’est e però concepiamo tutto questo come libertà, progresso e comfort. Credo sia questo il punto fondamentale su cui portare l’attenzione.

Lei ha ampiamente criticato la globalizzazione, chiamata da lei “glebalizzazione”, le ragioni non mancano. Arrivati a questo punto, quali sono gli assetti futuri che il mondo potrà prendere all’interno del capitalismo e del neoliberismo?
Ci troviamo a un tornante decisivo della storia mondiale: per un verso, la tendenza alla omologazione sotto il segno della americanizzazione del mondo, che altro non è se non l’unificazione del pianeta sotto il segno della reificazione capitalistica; per un altro verso, nuove resistenze e nuove spinte verso un mondo multipolare, spinte che provengono soprattutto da quelle nazioni che come la Cina o come la Russia non si piegano all’ordine mondiale del capitalismo americanocentrico.

I social media ormai sono parte fondamentale della nostra esistenza, molti li demonizzano, ma è anche attraverso questi mezzi che riusciamo ad essere più informati, consapevoli e meno addomesticabili. Lei è molto attivo su questi mezzi di comunicazione, come pensa che si possano sfruttare in maniera positiva?
Sappiamo molto bene che le reti sociali non sono affatto neutre, per più ragioni. Possiamo naturalmente scegliere di astenerci dall’usarle, ed è sicuramente una scelta rispettabile che però rischia di collocarci in una posizione di marginalità e di esilio autoimposto. Per questo io uso abitualmente Le reti sociali pur sapendo perfettamente della loro non innocenza e della loro organicità all’ordine dominante. Le uso naturalmente per promuovere le idee in cui credo.

Ultimamente si sente spesso parlare di meditazione, una pratica spirituale che ha l’obiettivo di riconnetterci all’Assoluto, di svuotare la mente e di sradicare l’ego, sta diventando incredibilmente uno strumento scientifico, eppure gli effetti positivi ci sono, dunque perché non provare. Lei medita? 
Io medito, se per meditare intendiamo il pensare filosofico che tanta importanza ha avuto nella nostra storia occidentale. Il pensiero meditante si distingue dal pensiero calcolante oggi in voga: il pensiero meditante pone le questioni fondamentali dell’essere e di Dio, dell’Eterno e del tempo. Se questo è il pensiero meditante, ebbene sì lo pratico quotidianamente.

Alla salute mentale viene data poca importanza, depressione, ansia e traumi sono da sempre considerati un tabù, meglio non parlarne. Dal suo punto di vista come si trova un equilibrio, tra stress, precarietà e relazioni difficili?
La salute mentale di tutti e di ciascuno oggi risulta fortemente in pericolo soprattutto per il mondo impazzito del quale siamo abitatori: dovremmo smetterla di intendere la salute mentale come una semplice questione dell’individuo e dovremmo principiare a concepirla come una questione sociale, connessa con il concreto quadro del modo della produzione. Per superare la massima parte dei problemi mentali oggi dilagante bisogna cambiare modello di sviluppo e di civiltà, uscendo dalla caverna del capitalismo globale.

Un’immagine impeccabile, compostezza, lessico forbito, ma com’è una serata con Diego Fusaro, cosa fa per divertirsi quando stacca la spina? 
Come è noto il filosofo non stacca mai la spina perché continua sempre e comunque a pensare, provando a emulare il Dio di Aristotele che è pensiero eternamente in atto. Ciò non di meno, nel tempo libero amo soprattutto il mare. 

Su cosa sta lavorando al momento, è al lavoro per un altro libro o per un progetto?
Sto lavorando molto sul capitalismo finanziario, provando nel mio piccolo ad aggiornare le categorie di Marx, che ritengo indispensabili per comprendere gli sviluppi finanziari dell’odierno capitalismo globalizzato. 

La ringrazio per l’interessante intervista che ci ha rilasciato ed un saluto dal nostro staff.

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