Oggi voglio raccontarvi una storia molto personale che riguarda me e mia figlia. È una storia di amore, preoccupazione e, soprattutto, di cambiamento. Io mi chiamo Anna, e mia figlia si chiama Lucia. I nomi sono inventati per proteggere la mia privacy.
Ho 45 anni e conduco una vita semplice ma soddisfacente. Lavoro come insegnante e amo passare il tempo libero leggendo e curando il mio giardino. Lucia, mia figlia di 16 anni, è una ragazza brillante e piena di vita, ma negli ultimi tempi ho notato un cambiamento in lei. È diventata sempre più dipendente dai social media, trascorrendo ore su Instagram e TikTok
All’inizio, pensavo che fosse solo una fase. Ma con il passare del tempo, la situazione è peggiorata. Lucia passava intere notti attaccata al telefono, il suo rendimento scolastico è calato drasticamente e sembrava sempre più isolata e distante. Sapevo che dovevo fare qualcosa.
Un giorno, dopo l’ennesima discussione con Lucia per il suo uso eccessivo del telefono, ho deciso di intraprendere un percorso diverso. Invece di rimproverarla e cercare di imporre delle regole severe, ho deciso di capire meglio il mondo dei social media. Ho creato un account Instagram e ho iniziato a esplorare TikTok, osservando con attenzione i contenuti che piacevano a Lucia e quelli che pubblicava.
Questa esplorazione mi ha portato a scoprire un lato dei social media che non avevo mai immaginato. Ho visto come Lucia cercava l’approvazione attraverso i “mi piace” e i commenti, come confrontava continuamente la sua vita con quella degli influencer e come ogni critica o commento negativo la feriva profondamente. Ho capito che il problema era molto più profondo di quanto pensassi.
Ho deciso di affrontare Lucia con una nuova prospettiva. Una sera, sedute sul divano, le ho mostrato il mio nuovo account Instagram. Lucia era sorpresa e incuriosita. Ho iniziato a parlare con lei di quello che avevo visto e di come mi sentivo. Le ho raccontato di quanto fosse difficile per me vederla così dipendente da un mondo virtuale, e di come volessi capire meglio i suoi sentimenti e le sue esperienze.
Quella conversazione è stata un punto di svolta. Lucia, commossa dal mio approccio, si è aperta e mi ha confessato quanto si sentisse sotto pressione per apparire perfetta sui social e come spesso si sentisse inadeguata. È stato un momento di grande connessione tra noi.
Da quel giorno, abbiamo iniziato a lavorare insieme per trovare un equilibrio. Abbiamo creato delle “zone senza tecnologia” in casa, come la cucina e la sala da pranzo, dove potevamo parlare liberamente senza la distrazione dei telefoni. Ho incoraggiato Lucia a dedicare del tempo alle sue passioni, come la pittura e la lettura, e abbiamo iniziato a fare delle lunghe passeggiate insieme, senza telefoni, solo noi due e la natura.
Non è stato un percorso facile e ci sono stati alti e bassi, ma gradualmente, Lucia è riuscita a ridurre il tempo trascorso sui social e a trovare un equilibrio più sano. Io, da parte mia, ho imparato a vedere i social media non solo come una minaccia, ma anche come un’opportunità per connettermi con mia figlia e comprendere meglio il suo mondo.
Questa esperienza mi ha insegnato quanto sia importante la comunicazione e l’empatia. A volte, per aiutare chi amiamo, dobbiamo prima capire il loro mondo e le loro sfide. E voi, avete mai avuto esperienze simili? Come avete affrontato le sfide legate alla tecnologia e ai social media in famiglia? Raccontatemi le vostre storie nei commenti, mi piacerebbe molto leggerle.
Grazie, Anna