“Divina!” di Tommaso Zorzi, Mondadori, 6 Maggio 2025

Con Divina!, in uscita il 6 maggio 2025 per Mondadori nella collana Novel, Tommaso Zorzi torna in libreria: un omaggio esuberante, ironico e struggente alla figura iconica della Marchesa Luisa Casati Stampa e, insieme, un’esplorazione personale sul significato di esistere tra apparenza e verità. Due piani narrativi si intrecciano — quello storico e quello contemporaneo — dando vita a un racconto che danza tra i secoli come un valzer in maschera a Palazzo Venier.

a cura della redazione


La “Divina Marchesa”, musa e performer ante litteram, attraversa le pagine con tutto il suo carico di eccesso e visionarietà: broccati, ghepardi al guinzaglio, sedute spiritiche e amanti illustri. Una donna che ha fatto della sua esistenza un’opera d’arte vivente, capace di sfidare la morale del tempo bruciando fortune, pregiudizi e convenzioni sociali. Ma dietro il mantello di velluto rosso e gli occhi di chi è sempre “un passo oltre”, si cela anche la fragilità di chi vive per essere guardato, e teme di non essere mai davvero visto.

In parallelo, si muove la voce di Tommaso — personaggio e autore — che percorre i corridoi dorati di una Milano glamour e liquida, sempre in bilico tra l’autoironia e la malinconia di chi vive in perenne performance. Il suo racconto, lucido e tagliente, non è solo una cronaca dei glitter della vita mondana, ma anche una confessione disarmante: quel senso di vuoto, quell’identificazione con una figura lontana nel tempo, rivelano un bisogno condiviso di senso, di riconoscimento e di libertà vera.

L’autore si conferma narratore capace e affilato.
La sua scrittura è ritmica, teatrale, spudoratamente elegante. I riferimenti culturali sono cesellati con astuzia — Fortuny, D’Annunzio, le rovine romane, il jet set moderno — e fanno da sfondo a una narrazione che rifugge dalla linearità per preferire il collage, la giustapposizione, la citazione viva. Divina! è una lettura che seduce con i suoi paillettes, ma colpisce per la profondità nascosta dietro ogni piuma.

Sotto l’ostentazione, infatti, pulsa una riflessione amara e lucidissima: quanto possiamo spingerci nel gioco dell’immagine senza smarrire il contatto con noi stessi? E fino a che punto possiamo renderci arte prima di diventare artificio?

Per saperne di più visita: mondadoristore.it

Richiedi un’intervista esclusiva!

Copy link