Domenico Arcudi, giovane autore reggino nato nel 1995, è una voce emergente nella scena letteraria italiana. Il suo libro, “Malanova! 50 espressioni reggine da colorare per calmare ansia e stress”, ha riscosso un successo straordinario, vendendo quasi 800 copie in pochi mesi e raggiungendo le prime posizioni nella classifica Amazon dedicata all’Arte Contemporanea. Fortemente legato alle sue radici, Arcudi integra nei suoi lavori elementi di letteratura “olistica” e tradizione locale, riuscendo a creare un ponte tra cultura popolare e benessere psicologico. Recentemente ha collaborato con Il Quotidiano della Calabria e, sull’onda del successo del suo primo libro, ha pubblicato due spinoff dedicati alle tradizioni di Catanzaro e Napoli.
Benvenuto Domenico, come è nata l’idea di “Malanova!” e cosa ti ha ispirato a coniugare espressioni reggine con un approccio olistico e rilassante?
Bella domanda! Allora, partiamo innanzitutto col dire che l’idea è nata un pomeriggio di Marzo, di quest’anno. Ero con un mio amico, quel pomeriggio, in giro per Reggio, quando sono stato «folgorato» dal genio, come Paolo sulla Via di Damasco. Seby (questo mio amico) ed io, tra un bicchiere di Cirò e l’altro, discutevamo su idee future di pubblicazione, quando decisi di lanciare questo libro, con cinquanta espressioni da colorare, intitolato «Malanova!», che in un tempo rapido, contro le aspettative di tutti, si è saputo imporre nelle classifiche Amazon e nel passaparola dei cittadini.
Nulla di studiato, nulla di costruito; tutto naturale.
Il tuo libro ha ottenuto un successo immediato, raggiungendo posizioni di rilievo nella classifica Amazon. Ti aspettavi un’accoglienza così positiva o è stata una sorpresa per te?
Assolutamente no!
C’era comunque l’impegno di promuoverlo, con umiltà, aumentando la mia rete di conoscenze, usando la comunicazione social o recarmi in loco, presso alcune attività. Che dire? Ancora non ci credo che tutto questo sia stato potente, interessante e abbia coinvolto ben ottocento persone.
E mi aspetto di raggiungere una cifra più alta. Me la sono prefissata!
Da giovane autore emergente, quali sono state le sfide principali che hai dovuto affrontare per pubblicare e promuovere “Malanova!”?
Innanzitutto, la novità e la possibile diffidenza di un pubblico, che è stata pian piano scalfita.
Poi, il fatto di essere un libro autoprodotto, senza una casa editrice alle spalle, ma facendo io stesso l’editore ho badato io stesso alla mia promozione, organizzando incontri con le varie associazioni.
A Villa San Giuseppe, ad esempio, sono tornato a casa senza nemmeno una copia! E pensare che ne avevo più di venti con me!
Quindi, ciò che mi ha permesso di affrontare ogni sfida è stato l’aver creduto in me stesso. Impossibile, se non avessi persone come Seby, Natale, Paolo e Angelo (gli ultimi tre, che si sono prodigati per organizzare l’incontro di Villa San Giuseppe) o altri amici, non meno importanti di loro…
Sei molto attivo sui social, dove condividi frasi, modi di dire ed espressioni tipiche di Reggio Calabria. Quanto è importante per te utilizzare queste piattaforme per promuovere la cultura della tua terra?
Tantissimo! Il social ha acquisito una rapidità e fluidità di diffusione, negli ultimi anni, tale da connettere in tempi rapidi delle realtà differenti. Io, per ritagliarmi un ruolo, una sagoma o un qualcosa del genere, ho preferito riscoprire le nostre tradizioni, sul filone di quanto prodotto da “Malanova!”, che si è affermato sul territorio di Reggio Calabria e provincia. Insomma, promuovo la mia quotidianità, le mie abitudini, l’essere me stesso.
Un esempio concreto sono stati gli 883: non so se qualcuno di voi ha seguito o sta seguendo, in questi giorni, la serie “Hanno Ucciso L’Uomo Ragno”: si concentrava sulle abitudini di vita di Mauro e Max, due ragazzi di Pavia che, parlando della sala giochi “Jolly Blu” e del loro vissuto quotidiano, nel loro album di esordio, si sono fatti sentire. Essere sé stessi, autoaffermandosi in un mondo così complicato, è la ricetta vincente!
Dopo “Malanova!”, hai creato due spinoff: “Ventu, Vellutu e Vafanculu!” per Catanzaro e “Sta’ senza penzier!” per Napoli. Cosa ti ha spinto ad espandere il progetto verso altre città del sud Italia?
Diciamo che ho avuto richieste da persone di questi posti che, vista la mia capacità di autoaffermazione su Reggio, e vista anche la bontà del prodotto, volevano qualche spinoff, e ho voluto accontentarmi. Certo, ancora ho dei limiti nel distribuirli, ma qualcosa mi studierò. Tempo al tempo.
Il progetto “Voglio scrivere un libro” sembra molto promettente. Puoi dirci di più su questo lavoro in divenire e cosa speri di realizzare con esso?
Allora, il progetto serve a promuovere la scrittura creativa-professionale, tramite il self-publishing, che rappresenta, ad oggi, un ottimo trampolino di lancio per chi vuole esordire nel mondo della scrittura e raccontare la propria esperienza.
La scrittura creativa-professionale rientra nel genere “non fiction”, il quale, negli USA, sta diventando un gran successo: non sono più i classici libri di narrativa o di storie inventate, bensì si tratta di saggistica, di manualistica. Un esempio sono i ricorrenti libri/e-book sul digital marketing, sulla libertà finanziaria, sul trading o sulla crescita personale, che stanno prendendo piede qui in Italia e che coinvolgono una vasta fetta di lettori.
Sono aperto a professionisti reinventati autori/scrittori, che possano raccontare tramite un prodotto del genere la loro esperienza, e diffondere il loro sapere o la loro conoscenza in merito.
In che modo la tradizione locale calabrese e il dialetto reggino influenzano il tuo processo creativo e il tuo modo di raccontare storie?
La tradizione locale e il dialetto reggino sono gli strumenti di cui mi servo, per far riscoprire la bellezza e l’unicità dei nostri posti. Siamo, a mio modo di vedere, un universo a parte, rispetto ad altre realtà territoriali.
Che sia per la conformazione fisica dei territori, che sia per la bellezza dei posti, la provincia di Reggio Calabria ha tanto da offrire a chi proviene da fuori.
Quello che dobbiamo fare è guardarci attentamente attorno, ed è un concetto che riprendo fra poco.
Oltre alla scrittura e alla promozione della cultura locale, hai altri progetti o collaborazioni in cantiere per il futuro?
Ovviamente, ma non vado nel dettaglio, men che meno spoilerare nulla!
Gradirei sorprendervi.
Che consiglio daresti ai giovani autori che, come te, desiderano valorizzare le proprie radici culturali attraverso la scrittura e i nuovi media?
Guardarsi attorno attentamente, in primis.
Innanzitutto, evitate di copiare gli altri, siate sempre voi stessi e, laddove possibile, cercate di “rubare” dagli altri (persone che ammirate e che hanno qualcosa di buono da offrirvi) un pezzettino di qualcosa che vi serve, per perfezionare voi stessi e arrivare a creare qualcosa di unico, di differente.
In merito, vi consiglio un testo interessante di Seth Godin, padre del marketing moderno, dedicato al tema: “La mucca viola”.
“Distinguersi, per non estinguersi” dev’essere il vostro motto.
Grazie Domenico per questa interessante intervista!
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