Dora Romano, attrice e volto del panorama artistico italiano, è una professionista che ha saputo spaziare con maestria tra cinema, teatro e televisione. Con una carriera costellata di collaborazioni illustri e ruoli iconici, ha portato il suo talento su palcoscenici e schermi nazionali e internazionali. Questa intervista vuole esplorare i momenti più significativi della sua carriera, le sue riflessioni sul mestiere di attrice e i progetti futuri.

a cura di Salvatore Cucinotta


Benvenuta, Dora Romano, e grazie per essere qui con noi oggi. Cominciamo dal principio: cosa ti ha spinto a intraprendere il percorso dell’arte e della recitazione?
Il desiderio di intraprendere questa strada affonda le sue radici nella mia infanzia. Non provengo affatto da una famiglia di artisti, la mia era una famiglia umile, padre artigiano e madre casalinga, nella provincia del napoletano. Sin da bambina ho sempre manifestato questo desiderio, prima di diventare una ballerina, poi una cantante e in età adolescenziale si è espresso più chiaramente in quello di diventare attrice. Non so perché, non c’è un perché. Era dentro di me. Nessuno in famiglia lo aveva mai manifestato. Cantavo al vicolo con le gambe penzoloni dalla ringhiera del balcone, avevo 5 anni credo, non so con esattezza.

Hai studiato con grandi maestri come Vittorio Gassman e partecipato a seminari di fama mondiale. Qual è l’insegnamento più prezioso che hai ricevuto da queste esperienze formative?
Da ognuno dei miei maestri ho scoperto un aspetto diverso di questo mestiere. Ognuno di loro mi ha fatto scoprire nuove strade nel percorso creativo. Ma il rispetto per il personaggio è la cosa che sempre mi accompagna dei loro insegnamenti. Il rispetto e l’onestà.

La tua carriera abbraccia cinema, teatro e televisione. Come riesci a bilanciare linguaggi e approcci così diversi tra loro?
Credo che per l’attore, quindi per me, non ci sia una sostanziale differenza fra questi tre mezzi espressivi. Il mio approccio ai personaggi parte sempre dalle stesse premesse. La differenza maggiore sta solo nel fatto che il teatro ha bisogno degli spettatori, mentre per cinema e televisione gli spettatori sono l’obiettivo della camera. Ma il risultato per me deve essere lo stesso cioè, la verità del personaggio.

Parlando dei tuoi lavori recenti, sei apparsa in film come “Il treno dei bambini” di Cristina Comencini e “In the Hand of Dante” di Julian Schnabel. Cosa ti ha colpito di più di questi progetti?
Sono due progetti opposti ma ugualmente molto stimolanti. Il treno dei bambini è una storia dolorosamente vera, mentre per Schnabel è tutto totalmente frutto di fantasia.  le storie che si raccontano testimoniano la grande capacità dello spirito umano di creare arte, anche in progetti così diversi tra loro.

Il pubblico ti conosce anche per la tua partecipazione a serie televisive come “Imma Tataranni” e “L’amica geniale”. Qual è il segreto per rendere autentici i personaggi che interpreti?
Nella recitazione non devono esistere segreti. Io non ne ho. L’esperienza, lo studio, il modo di approcciare il personaggio sono la chiave di tutto. Io punto moltissimo sul lato emotivo e sull’ esplorazione della memoria emotiva. Per me questo è un pilastro fondamentale. Ma fondamentale è anche credere nel personaggio e rispettarlo. Questa è la parte più divertente dell’intero processo creativo. 

Tra i tanti ruoli che hai interpretato, ce n’è uno che consideri particolarmente significativo o che ha rappresentato una svolta nella tua carriera?
Decisamente la Maestra Oliviero nella prima e seconda serie di L’AMICA GENIALE ha rappresentato una decisiva quanto inaspettata svolta nella mia carriera. ho amato moltissimo questo personaggio. Mi ha dato una visibilità alla quale non ero abituata provenendo da tanti anni di teatro in totale anonimato. Sarò sempre grata a Saverio Costanzo per avermi scelta.

Hai lavorato con registi italiani e internazionali di grande calibro. Come cambiano le dinamiche sul set quando si lavora in contesti così diversi?
Ogni set ha la sua personalità e le sue dinamiche. Finora nessun set è stato mai uguale all’altro, ma fondamentalmente il mio modo di affrontarli è una grande serenità. Non ho ansie, non sono mai nervosa o arrabbiata. Entrare nel set è come entrare a casa mia. Mi affido al regista e alle maestranze e rispetto tutti i colleghi. Vi sembrerò strana, ma è così che affronto il mio lavoro e non riguardo mai le scene che ho girato. Mi affido. Tutto qua.

Il teatro ha avuto un ruolo fondamentale nella tua carriera. Qual è il tuo rapporto con il palcoscenico oggi e quali emozioni ti regala rispetto al cinema?
Il teatro mi ha insegnato tutto. Ciò che so fare viene tutto da lì. È un luogo benedetto per chi, come me, ha sempre avuto voglia di imparare. Oggi mi manca un po’ perché sono 7 anni che non ho più ricevuto proposte per spettacoli. Spero arrivino di nuovo prima o poi. Certamente il rapporto con il pubblico in sala ne costituisce  l’aspetto più forte. Sentire quell’energia, quel vociare da dietro il sipario è una specie di droga da cui è difficile non diventare dipendenti. Il rito del teatro fa parte integrante dello spirito umano. Nulla potrà mai sostituirlo.

Guardando al futuro, ci sono progetti o sogni professionali che non hai ancora realizzato e che speri di affrontare nei prossimi anni?
Sogni ne ho tanti, per il teatro e il cinema, ma al momento preferisco portare a termine i progetti che sono in lavorazione.

Infine, quale consiglio daresti a chi sogna di intraprendere una carriera nella recitazione, seguendo le tue orme?
Seguire le mie orme….beh, ognuno deve fare il suo percorso. 45 anni fa quando ho iniziato era tutto così diverso da oggi. Posso solo consigliare ai giovani, come faccio con i miei studenti, quando mi capita di insegnare, di non voler intraprendere questo mestiere con l’obiettivo di diventare ricchi e famosi. Questo mestiere si fa per passione e per soddisfare un bisogno. Il resto è fuffa.

Grazie Dora e complimenti per tutto!
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