Dopo una formazione di alto livello che l’ha portata a collaborare con maestri come Renato Bruson Carmela Remigio e Monica Colonna, Elena si è distinta in prestigiosi concorsi e si è esibita in importanti teatri, tra cui il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Con un repertorio che spazia dai classici come il Requiem di Mozart fino a opere contemporanee, la sua carriera è in costante ascesa. Attualmente si sta perfezionando anche presso l’Accademia del Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena e ha in programma progetti che la vedranno impegnata fino al 2025.
a cura di Antonio Capua
Elena, sei una giovane mezzosoprano con una carriera già ricca di successi. Cosa ti ha spinto a scegliere il canto lirico e come è nata questa passione?
La musica ha sempre accompagnato la mia vita fin da piccolissima, dapprima come “colonna sonora” dei miei saggi di danza e successivamente come parte integrante della mia vita professionale; direi dunque che il nostro primo incontro è avvenuto in un’enorme sala di specchi piena di sbarre e di tutù. Il canto lirico è nato in parte dall’impossibilità di continuare a danzare in quanto non riuscendo mai a stare ferma c’è stato un periodo in cui avevo costantemente il gesso al braccio destro e nonostante ciò ero sempre attaccata alle registrazioni delle mie performance ad ascoltare e riguardare quello che accadeva su quel palco; in parte è nato invece dall’amore per il teatro che si è manifestato dalla tenera età di 4 anni, età in cui costringevo i miei genitori a godersi spettacolini e scenette da me inventate con tanto di abiti rubati dall’armadio di mia mamma; e infine in parte dal fatto che ho sempre adorato cantare anche se sentivo che mi mancava qualcosa. Un giorno tutte questo si è unito, come pezzi di un puzzle e non mi sono più sentita incompleta.
Hai avuto l’opportunità di perfezionarti con grandi nomi del panorama lirico, come Renato Bruson, Carmela Remigio e Monica Colonna. Cosa hai imparato da queste esperienze e come hanno influenzato la tua crescita artistica?
I Maestri Bruson e Remigio mi hanno accompagnata durante il percorso di Avviamento al Debutto presso il Teatro lirico sperimentale di Spoleto dimostrandosi figure fondamentali per la mia crescita artistica in prospettiva del mio primissimo debutto in Teatro, durante le lezioni infatti non si è solamente parlato di tecnica, ma anche e soprattutto di interpretazione e preparazione alla performance rendendo le vertigini di quel mio primo “salto nel vuoto” un po’ meno forti. Monica Colonna è stata ed è tutt’ora la colonna portante del mio percorso artistico… ci siamo incontrate per la prima volta a Perugia, in conservatorio, e come accade nelle più grandi storie d’amore, credo di aver avuto un colpo di fulmine! Con lei mi sono infatti laureata in triennio presso il conservatorio F. Morlacchi e successivamente l’ho seguita al L. Marenzio di Brescia dove ho concluso i miei studi biennali a novembre 2023. Da lei ho appreso così tante cose in questi anni che forse più che un’intervista servirebbe un libro per contenere tutte, ma di certo quella che più mi è rimasta impressa è: “Conosciamo davvero noi stessi nel momento in cui indossiamo gli abiti di qualcun altro”, infatti, senza questo lavoro, so per certo che avrei perso parti di me che non avrei mai conosciuto.
Nel corso degli anni, hai vinto numerosi premi prestigiosi. Quale di questi riconoscimenti ti ha colpito di più e perché?
Ogni premio ha una sua storia ed è importante a modo suo per motivi diversi ma uno di quelli a cui sono più legata è il “Premio Speciale repertorio Felice Lattuada” della IX edizione dell’omonimo concorso; tengo molto alla riscoperta della musica e questo riconoscimento mi ricorda quanto sia bello riportarla alla luce, per l’occasione infatti il concorso prevedeva l’esecuzione di liriche inedite del compositore sopracitato scritte all’incirca cent’anni fa e mai pubblicate.
Il tuo percorso formativo ti ha portato a esibirti su palcoscenici importanti, come il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Qual è stato il ruolo più impegnativo che hai interpretato finora?
Senza dubbio si tratta di Vera dall’opera “Gli occhi di Ipazia” di Giacomo Manzoni del 2023; in questo gioiello musicale sono stata messa alla prova sotto diversi punti di vista in quanto l’approccio allo studio e all’esecuzione di un’opera non tonale è molto diverso dalle opere tradizionali di repertorio, i riferimenti cambiano e la dissonanza diventa la base a cui aggrapparsi per non perdersi all’interno della partitura; detto ciò la musica contemporanea mi ha sempre affascinata ed essere scelta per questo ruolo in prima mondiale è stato per me un grande onore!
Ti stai anche perfezionando presso l’Accademia del Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena. Quali sono i prossimi progetti in cui sarai coinvolta in questa collaborazione?
Al termine del periodo di formazione in cui si ha la possibilità di lavorare a stretto contatto con artisti di fama mondiale come Luciana D’intino e Mariella Devia, prenderò parte all’opera Gianni Schicchi di Giacomo Puccini in produzione il 21 e 22 dicembre 2024. Non posso ancora svelare tutti i dettagli ma posso dirvi che sarà uno spettacolo divertentissimo che mi vedrà indossare i panni inconsueti di una donna mossa dalla brama di denaro, un’eredità che va a tutti i costi recuperata anche con l’inganno; la regia sarà affidata Stefano Monti, la direzione a Luciano Acocella, le scene a Rinaldo Rinaldi, l’ Orchestra sarà la Filarmonica Italiana e l’allestimento del Teatro Comunale di Modena.
Hai un repertorio molto variegato, da Mozart fino a opere contemporanee come “La Legge” di Giacomo Manzoni. Come ti prepari per ruoli così diversi e quali preferisci interpretare?
Ogni epoca ha una propria prassi esecutiva e adoro spaziare dal 1600 agli anni 2000; in realtà posso dire con certezza che il repertorio contemporaneo e quello barocco non sono poi così distanti a livello vocale e quindi affrontabili entrambi anche in periodi molto ravvicinati tra di loro; mentre il repertorio classico, romantico, e ancor di più verista richiede una preparazione tecnico-vocale e di tenuta differente, e per affrontarle al meglio tendo sempre ad isolare periodi in cui studio un repertorio e periodi in cui ne studio un altro. Credo anche che un buon musicista debba sperimentare per poter fare una scelta consapevole al netto del proprio strumento… Per quello che mi riguarda apprezzo in egual modo ogni periodo a livello musicale anche se il mio cuore appartiene al tardo ‘800 e primo ‘900.
La tua carriera è in continua ascesa, con impegni previsti fino al 2025. Come riesci a bilanciare il ritmo intenso della tua vita professionale con il tempo per te stessa?
Il mio lavoro è la mia vita e il tempo per me stessa è il tempo che dedico alla mia arte, ovviamente non esiste solo questo all’interno delle mie giornate ma questo le condiziona; i cantanti lirici sono atleti e come tali hanno uno stile di vita cucito sulla propria professione. Ho scelto io questa vita e sono molto felice e fortunata ad avere la possibilità di viverla, fare della propria passione un lavoro è un grandissimo privilegio ed spero tanto di continuare a coltivare questo amore smisurato per il canto il più a lungo possibile!
La musica lirica è un campo che richiede dedizione e sacrificio. Qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare nella tua carriera fino a questo momento?
Le sfide nella vita professionale del cantante lirico sono molteplici, a partire dalla propria indole che non sempre si sposa con le pressioni a cui siamo sottoposti; ad ogni modo almeno per me, quella più grande è stata, è, e credo rimarrà sempre la lontananza dagli affetti; girare il mondo è bellissimo, vedere posti nuovi, conoscere nuove persone, ma, siamo soli nel momento in cui lo facciamo, e il tempo passa, inesorabile, e con lui anche i momenti che avremmo potuto vivere accanto ai nostri cari.
Nel tuo percorso hai lavorato con diversi registi e direttori d’orchestra. C’è qualcuno con cui sogni di collaborare in futuro?
Sono stata fortunata perché nonostante la giovane età ho già lavorato con un grandissimo professionista che stimo da molto tempo e che è il M° Marco Angius, spero dunque in futuro di poter nuovamente lavorare con lui e, puntando ai piani alti, con il M° Riccardo Muti; per quello che invece riguarda la regia ho sempre stimato moltissimo i lavori del M° Pierluigi Pizzi e Damiano Michieletto.
Infine, quale consiglio daresti ai giovani che desiderano intraprendere una carriera nel canto lirico? Quali sono le qualità fondamentali per avere successo in questo campo?
Per quello che riguarda le qualità, penso che la tenacia, l’affidabilità e l’umiltà siano dei requisiti fondamentali per poter affrontare serenamente un percorso artistico ma anche lavorativo in senso generale; e a tutte le anime di un altro tempo come la mia consiglio di buttarsi in ciò che desiderano e di credere nei propri sogni e nel proprio talento; anche quando ad ascoltare vi è solo una persona, uno specchio o tantissimi spettatori, cantate per voi, non c’è cosa più bella.
Grazie Elena per la tua intervista e un grosso in bocca al lupo per il futuro!