Elisa Rastrelli: una vita di musica e insegnamento tra jazz e anima

Elisa Rastrelli, giovane cantante e musicista originaria di Mantova, ha dedicato la sua vita alla musica sin dall’infanzia, passione ereditata dalla nonna pianista. Con una solida formazione accademica in canto jazz e musicoterapia, Elisa è diventata un’artista attiva in vari progetti musicali, tra cui formazioni jazz e soul/rnb. Oltre alla sua carriera artistica, Elisa lavora come insegnante di canto e pianoforte, condividendo la sua passione per la musica con le nuove generazioni, ed è educatrice in un asilo nido. In questa intervista, ci racconta il suo percorso musicale, le esperienze più significative e i progetti futuri che la aspettano.

a cura di Antonio Capua


Elisa, hai iniziato a suonare il pianoforte all’età di cinque anni. Cosa ti ha spinto verso la musica così giovane e come hai sviluppato questa passione nel corso degli anni?
La mia migliore amica d’infanzia aveva cominciato il corso di pianoforte in una scuola di musica. Attratta dal suo percorso e dai racconti di nonna Liliana, venuta a mancare proprio in quegli anni, mi sono avvicinata allo studio del pianoforte.
Nonna Liliana era pianista diplomata al Conservatorio di Napoli e cantante nel coro della Scarlatti. Ho ereditato tanti spartiti musicali, dischi e persino il suo pianoforte verticale, sentendo dunque dentro di me il desiderio di proseguire la sua passione per la musica. Purtroppo non ho mai avuto modo di poterla sentire suonare dal vivo, ma la sua presenza, seppur non fisica, i suoi ricordi, i racconti dei parenti, i suoi strumenti, persino il suo profumo che uso come porta fortuna, hanno accompagnato il mio intero percorso musicale, certa del fatto che mi abbia sempre ascoltato suonare e cantare dal cielo e che sia sempre stata sul palco vicino a me in ogni concerto.

La mia passione per la musica dunque è nata dal pianoforte e poi negli anni si e sviluppata nella curiosità verso tutti gli altri strumenti, come violino, contrabbasso, batteria, ukulele, hang drum fino a scoprire le potenzialità dello strumento musicale del corpo, della body percussion e soprattutto della voce.

Hai studiato canto jazz e hai conseguito i diplomi accademici con lode. Cosa ti ha attratto in particolare del jazz e come ti ha influenzato nel tuo percorso musicale?
Ho scoperto il jazz negli anni dell’università, attratta dalle voci black, scure, con timbro caldo e avvolgente, fino a quando all’interno delle mie ricerche ho scoperto la cantante Ella Fitzgerald, che è diventata la mia musa ispiratrice. Del jazz mi piace la libertà di poter interpretare in mille modi diversi, la possibilità di dare il proprio contributo alla musica mettendoci del proprio, l’apertura mentale per poter cogliere tutte le sfumature di questo genere musicale. Ho sentito da subito che il mio timbro vocale si amalgamava in maniera naturale alla musica jazz e mi ha portato a volermi specializzare in questa disciplina attraverso il diploma accademico di I e II livello presso il Conservatorio di Mantova.

Oltre alla tua carriera musicale, sei anche un’educatrice di asilo nido e insegni canto e pianoforte in una scuola di musica. Come riesci a bilanciare la tua carriera artistica con il tuo ruolo di insegnante?
Divido le mie giornate tra il nido e la scuola di musica, correndo da una parte all’altra e cercando di dare il massimo e me stessa in entrambi i posti. Nel weekend, principalmente d’estate, faccio qualche concerto con varie formazioni. È difficile riuscire a conciliare tutto ma i risultati poi ripagano la fatica. Quando le cose vengono fatte con passione tutto diventa possibile.

Hai diretto il Coro delle Mani Bianche di Mantova, che include persone con e senza disabilità. Qual è stata la tua esperienza più significativa in questo progetto e cosa hai imparato da essa?
È stato molto faticoso far partire un progetto così complesso. Ho impiegato due anni per attivarlo, per sensibilizzare la comunità Mantovana a questo progetto, ma poi con perseveranza e tenacia ci sono riuscita. La mia esperienza più significativa sta sempre nelle piccole cose, i piccoli ma grandi risultati che persone con disabilità attraverso il potere della musica riescono a raggiungere; la loro tranquillità su un palco dopo che è stato fatto un lavoro educativo per poter raggiungere quell’obbiettivo; i loro sorrisi mentre cantavano con la voce e con le mani attraverso i segni della L.I.S. (Lingua dei segni italiana). Ancora oggi, a distanza di anni, le persone mi ricordano come la direttrice del progetto del Coro delle Mani Bianche di Mantova per aver donato momenti di socializzazione, educazione, musica, condivisione, divertimento a bambini e ragazzi con disabilità attraverso momenti inclusivi dove la musica è diventata accessibile a tutti.

Hai partecipato come corista ai concerti del 60 Years of Music Tour di Ennio Morricone. Che esperienza è stata per te esibirti con un maestro del calibro di Morricone?
Posso affermare con certezza che questa è stata l’esperienza più bella della mia vita. Ancora oggi penso che sia stato un sogno. Rivedo le foto e i video e mi chiedo “ma è successo davvero?”. Ricordo ancora le gambe che tremavano. In alto, ultima fila del coro, nei contralti, centrale. Ero la prima a dover salire sul palco. Parte l’applauso, comincia la magia…

Hai avuto l’opportunità di esibirti a New York con il coro della Columbia University. Cosa hai provato in quel momento e come è stata l’accoglienza del pubblico?
È stata un’esperienza di crescita e condivisione. Il coro Unimore, del quale facevo parte, ha fatto un gemellaggio musicale con il coro della Columbia University, noi siamo andati a New York a cantare e successivamente loro sono venuti a Reggio Emilia. È stata la prima volta a NY. La mattina avevamo le prove e al pomeriggio giravano liberi per la città. Pensare di aver cantato nella città, che è il sogno americano di tutti, mi fa venire ancora la pelle d’oca.

Hai vinto vari concorsi di canto e sei stata semifinalista al “Festival di Castrocaro” nel 2018. Quali emozioni hai vissuto durante questi concorsi e come hanno influito sulla tua carriera?
Il Festival di Castrocaro è stato sicuramente il concorso più importante che abbia fatto. Ricordo l’agitazione e l’ansia prima di salire sul palco, ma una volta salita, come dico sempre “mi trasformo”. Il palco può farti diventare tutto ciò che vuoi. È magico. Ricordo con piacere anche il concorso “Una voce che si nota” di Mantova e le pagine del giornale della mia città il giorno dopo con scritto “vince la Palma d’oro la voce di Elisa Rastrelli”. Da questo concorso nasce il mio avvicinamento al jazz.  In giuria c’era un batterista che mi ha contattato il giorno dopo dicendomi che avevo un timbro particolare adatto alla musica jazz, e da lì ho iniziato a cantare nel mio primo quartetto jazz.

Canti e suoni in diverse formazioni jazz e soul/rnb. Come scegli le collaborazioni musicali e quali sono le esperienze più memorabili che hai avuto finora?
Molti dei musicisti con cui suono sono colleghi e amici che ho conosciuto in Conservatorio durante il mio percorso di studi. Canto e suono in diverse formazioni per offrire al pubblico proposte musicali diversificate e per arrivare e coinvolgere più gente possibile.

Un’esperienza che ricordo con piacere è stata quando ho suonato il contrabbasso e cantato, proprio come fa Esperanza Spalding, in duo formato da due contrabbassi e una voce, insieme ad un amico contrabbassista a Palazzo Te a Mantova. Un’esperienza recente che vale la pena di essere menzionata è stata con la Little Big Band di Mantova, che attraverso il repertorio dell’era dello swing, mi ha fatto sentire per una sera proprio come Ella Fitzgerald.

La tua formazione accademica è molto varia, comprendendo sia l’educazione professionale che la musicoterapia. Come queste esperienze si riflettono nella tua musica e nel tuo approccio all’insegnamento?
Come dico sempre, porto con me una valigetta del saper essere e saper fare: non entro in un posto indossando il “camice” da educatrice o da insegnante o da musicoterapeuta o da cantante e musicista, porto con me sempre e in qualsiasi momento tutto ciò che sono, e ritengo che sia la mia ricchezza più grande.

Ci sono nuovi progetti o generi musicali che desideri esplorare nei prossimi anni?
Se fosse per me mi iscriverei a corsi di qualsiasi strumento. Sono attratta da tutto ciò che suona e tutto ciò che è musica. Il mio sogno più grande è quello di produrre il mio disco.
Scrivo e compongo musica e mi piacerebbe condividerla col mondo e lasciare un pezzettino di me, qualcosa che rimanga per sempre, come una canzone.

Grazie Elisa per questa tua intervista e per averci dato modo di conoscerti meglio.
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