Enrico Bertoli, musicista tra esperienze e collaborazioni

Cresciuto in una famiglia di musicisti, ha iniziato a studiare sin da piccolo, oggi, dopo un intenso percorso tra il Conservatorio e le esperienze all’estero, si esibisce come Primo Fagotto ospite al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania. In questa intervista ci racconta la sua storia, le sue esperienze più emozionanti e le sfide di un musicista classico nel mondo di oggi.

Introduzione a cura della redazione
Intervista a cura di Noemi Aloisi


Benvenuto su Che! Intervista, Enrico sei un musicista ed hai iniziato a studiare musica fin da piccolo, quando hai capito che volevi fare musica e come è nata la tua passione?
I miei genitori sono musicisti, quindi si ho cominciato a studiare musica da bambino, avevo circa 5 anni. A 14 anni sono entrato in Conservatorio, e quando ho provato il fagotto per la prima volta ho capito subito che quella sarebbe stata la mia vita.

    Dopo esserti diplomato a Milano, sei volato ad Innsbruck per specializzarti, come è stata la tua esperienza formativa all’estero?
    Mi spiace dover parlar male del mi Paese, però il livello di formazione all’estero è tutta un’altra cosa. In più, ho avuto la fortuna di trovare una persona veramente speciale come insegnante (tra l’altro italiano). In generale, credo che l’Italia abbia perso un po’ la bussola dal punto di vista della formazione (con le dovute eccezioni chiaramente), infatti al giorno d’oggi quasi tutti finito il loro percorso in Italia se ne vanno all’estero… e questo è un peccato…

    Dove si trova attualmente la tua base operativa e in quale luogo ti piacerebbe stabilirti in futuro?
    Intendi lavorativa? Attualmente suono al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania come Primo Fagotto ospite. Per il futuro non voglio precludermi nessuna possibilità. Chiaramente mi piacerebbe trovare una posizione in Italia, ma se questo non dovesse succedere non mi farei troppi problemi ad andarmene all’estero di nuovo.

    Con il tuo strumento si fa prevalentemente musica classica, tuttavia può essere contestualizzato in diversi generi, tu di che musica ti occupi principalmente?
    Si, diciamo che il mio strumento è abbinato prevalentemente alla musica classica, e di questo mi occupo con maggiore attenzione. Ho fatto anche qualche esperienza nella musica Pop, però, a mio avviso, quel genere da molte meno soddisfazioni.

    Hai collaborato con Orchestre italiane di un certo calibro, vuoi parlare di qualche esperienza che ricordi con piacere?
    Devo dire che ho avuto diverse belle esperienze durante le mie collaborazioni con le diverse orchestre in cui sono stato ospite. Se proprio devo sceglierne una, posso citare la tournée ad Hong Kong con il Comunale di Bologna. Oltre ad essere anche una delle ultime in ordine temporale, è stata la mia prima tournée all’estero, tra l’altro in un Paese molto lontano, molto diverso dal nostro, e nel quale non capita di andare tutti i giorni.

    Hai suonato con musicisti molto noti nell’ambiente, vuoi citarne qualcuno? Cosa ti ha lasciato collaborare con artisti di questo tipo?
    Beh, non posso non citare Riccardo Muti. Quest’estate, dopo un concerto al Ravenna Festival, sono andato a salutarlo in camerino. Dopo avermi dato un buffetto sulla guancia mi ha detto “Lei è bravo, è proprio bravo”. È stato abbastanza emozionante.

    Sei stato uno dei fondatori del quintetto Nuages, parlaci della formazione e di questo progetto.
    Purtroppo il quintetto non esiste più. Era uno progetto nato in Conservatorio, con il quale abbiamo anche vinto un concorso di musica da camera. Poi piano piano abbiamo finito il conservatorio e ci siamo spostati quasi tutti all’estero, ed è stato impossibile continuare. Comunque era un bel gruppo! Ora il clarinettista è clarinetto basso alla London Symphony Orchestra, il cronista ha collaborato con orchestre di livello mondiale come il Concertgebouw di Amsterdam e il Gewandhaus di Lipsia.

    Hai affrontato diverse audizioni nel tuo percorso. Hai già ricevuto i risultati? Come valuti questa esperienza?
    Certo, i risultati vengono dati quasi subito. Alcune sono andate bene, altre meno bene, come è normale che sia. Penso che comunque l’importante è sempre imparare qualcosa per le prossime.

    Ti senti più a tuo agio esibendoti in un gruppo o preferisci l’energia di un’orchestra?
    In questo momento della mia carriera non ho tante possibilità di esibirmi in gruppi da camera, quindi prevalentemente mi esibisco con compagini orchestrali. Onestamente non ho preferenze, la cosa importante è suonare!

    Attualmente ci sono dei nuovi progetti su cui ti stai concentrando?
    Attualmente no. Ho ricevuto diverse offerte per gruppi da camera, ma ora il mio focus è cercare di vincere una posizione a tempo indeterminato. Fatto quello, sicuramente mi dedicherò anche ad altri progetti. Spero di riuscire anche ad incidere qualche disco nel futuro!

    Grazie per il tuo tempo Enrico! Complimenti per la tua carriera artistica!

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