Ettore Pagano ha già conquistato riconoscimenti prestigiosi a livello internazionale. Nato a Roma nel 2003, Pagano si è diplomato con lode e menzione d’onore presso il Conservatorio di S. Cecilia e ha proseguito la formazione sotto la guida di maestri di fama mondiale come Antonio Meneses e David Geringas. Nel suo percorso vanta esibizioni per istituzioni illustri, come l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e la Carnegie Hall di New York, oltre a numerosi premi vinti in concorsi internazionali. Ettore continua a perfezionare la sua arte, arricchendo la sua espressività musicale grazie a tournée in tutto il mondo e collaborazioni con orchestre di grande prestigio. Questa intervista offre uno sguardo sulla vita e le aspirazioni di un giovane artista destinato a lasciare il segno nel panorama musicale.
a cura di Salvatore Cucinotta
Foto di Flavio Ianniello
Benvenuto, Ettore, e grazie per essere qui con noi. Vorremmo iniziare con una domanda sulle tue origini musicali: come è nata la tua passione per il violoncello e quali sono stati i primi passi che hai compiuto verso la tua carriera?
È una passione che è nata col tempo. Vengo da una famiglia di musicisti: mia mamma insegna pianoforte, mio papà un grande appassionato, inoltre ho cinque fratelli più grandi alcuni dei quali hanno intrapreso lo studio di alcuni strumenti come violino violoncello o canto lirico. Il fatto che in casa ci fosse già un violoncello, il fatto che sia cresciuto in una casa dove si ascoltava musica dalla mattina alla sera ha aiutato molto la mia crescita nei primi anni. Quando poi iniziai da autodidatta per me il violoncello era più una sfida con me stesso, un gioco: ogni cosa che non riuscivo a fare subito era per me un modo per mettermi in gioco e studiare sempre di più. Dopodiché andando avanti con gli anni ho capito sempre meglio di quanto il mio mestiere sia profondamente incline alla mia persona, motivo per cui ne è scaturita una passione che va al di là del concetto lavorativo in sé e per sé.
Ti sei diplomato al Conservatorio di S. Cecilia con lode e menzione d’onore. Quali sono i ricordi più significativi di quel periodo formativo e chi consideri i tuoi primi mentori?
Sicuramente il percorso accademico è stato molto importante e avere l’onore di aver studiato in un’istituzione così importante e storica è stato molto bello. Sono entrato in conservatorio relativamente tardi, a 15 anni, per cui tutta l’educazione di base l’ho ricevuta privatamente da i miei primi insegnanti a Roma. Dopodiché un passo successivo fondamentale per la mia crescita è stato andare allo Stauffer center for strings, a Cremona con il mio Maestro da poco scomparso Antonio Meneses, così come l’accademia chigiana con il maestro David Geringas. Reputo che loro due siano stati i miei più grandi mentori sotto l’aspetto interpretativo e sotto l’aspetto umano.
Nel corso della tua carriera hai partecipato a competizioni prestigiose, tra cui il XVIII Kachaturian International Competition. Qual è stata la tua esperienza e cosa rappresenta per te questo premio?
I concorsi sono sempre stati una parte importante della mia carriera. Li reputo fondamentali sia per uno sviluppo della carriera sia per sbloccarsi sul palco e riuscire a comunicare quanto più possibile. Ne ho sempre fatti molti fin da piccolo e per me rappresentavano anche una sfida ogni volta maggiore. In particolare il concorso Khachaturian è stato speciale perché si tratta di un premio prestigioso che mi ha dato tante opportunità a livello di carriera, e perché è stato un viaggio molto intenso con prove ogni tre giorni, con il repertorio più disparato che si possa immaginare. Guardare indietro e ripensare a quell’esperienza è una sensazione molto gratificante.
Hai avuto la possibilità di esibirti alla Carnegie Hall di New York e in altre location importanti. Come ti prepari per concerti di tale calibro e qual è stato il momento più emozionante di quelle esibizioni?
Suonare alla Carnegie, è stata un’opportunità speciale, in particolare perché avevo solo 14 anni. Credo che una volta debuttato in una sala così grande e prestigiosa, tutti gli altri debutti importanti ti sembrano più alla portata, cosa che ti mette una tranquillità maggiore per poter suonare al meglio. Ad ogni modo è importante prima di ogni concerto in generale fare un lavoro sulla gestione mentale, cosa che nel mondo della classica è molto sottovalutato.
Attualmente suoni un violoncello di I.Ongaro del 1777, affidatoti da Setaro Fine Instruments. Cosa rappresenta per te suonare uno strumento così prezioso e quale rapporto hai sviluppato con esso?
È un violoncello speciale. Lo suono da qualche mese e sto ancora imparando a conoscerlo. Sapere che lo strumento che si suona appartiene a un epoca in cui tutto era completamente diverso, sapere di tutti i musicisti che lo hanno suonato e che ci hanno messo la propria firma, è una sensazione speciale. Uno strumento vibra con te e si modifica con te, con la tua idea di suono. Avere questa opportunità è uno dei motivi per cui suono questo strumento meraviglioso.
Hai studiato con alcuni dei più grandi violoncellisti, come Antonio Meneses e David Geringas. Quali insegnamenti o consigli hai ricevuto che sono diventati fondamentali per la tua crescita musicale?
Studiare con maestri così importanti ti fa crescere sotto molti punti di vista. Ho conosciuto questi maestri quando avevo 15 anni e avevo ancora tanto da mettere a posto a livello anche tecnico. Mi hanno insegnato a mettere in ordine prima di tutto la mia idea di musica. Inoltre è stato importante aver appreso almeno parte della loro esperienza sul palcoscenico, esperienza che serve quando si tratta di mettere in pratica tutti i dettagli preparati in fase di studio. Avere anche un rapporto umano con loro è stata una parte fondamentale, soprattutto per un ragazzo che si stava approcciando a questo mondo senza contatti diretti o conoscenze specifiche.
Sei stato premiato in numerosi concorsi internazionali, come il Concorso Anna Kull e la Filarmonica della Scala. Come vivi il mondo delle competizioni e cosa ti ispira a dare sempre il massimo?
I concorsi mi piacciono perché reputo che in qualche modo esce sempre il meglio di noi, nonostante sia una forzatura applicare una forma di agonismo a un’arte come la musica. Amo il livello di perfezione che si raggiunge e l’attenzione ai dettagli che si dedica. Di contro la delusione l’avranno sempre tutti coloro che non vincono, motivo per cui abbiamo seriamente bisogno nel mondo della classica di mental coaching che ci aiutino a prepararci o a superare certe esperienze.
Negli ultimi anni hai ampliato la tua esperienza con tournée in Europa, Medio Oriente e Stati Uniti. Come si riflettono queste esperienze internazionali nella tua interpretazione musicale?
L’esperienza acquisita mi ha aiutato tanto nei miei ultimi concerti. Molto spesso ci sono imprevisti anche piccoli e difficili da prevedere prevedere, quindi avere esperienza non significa solo gestire al meglio le interpretazioni ma anche riuscire a prevedere ciò che potrebbe andare storto e reagire di conseguenza.
Oltre alla tua carriera concertistica, hai frequentato masterclass con maestri come Mario Brunello e Giovanni Sollima. Quanto è importante per te l’aggiornamento continuo e in che modo queste esperienze hanno arricchito il tuo approccio al violoncello?
Oltre agli insegnanti è importante ricevere lezioni da tante persone quando si è giovani, per ampliare quanto più possibile la propria visione. Se da un lato è importante affidarsi a qualcuno per crescere e andare in una direzione ben specifica, dall’altro è fondamentale aprire la mente e non chiudersi nelle proprie idee. Continuo per quanto possibile ad aprirmi agli insegnamenti dei grandi maestri e reputo che anche se in carriera sia sempre importante farsi sentire da qualcuno.
Quali sono i tuoi obiettivi principali e c’è un repertorio o un progetto che desideri esplorare e condividere con il pubblico?
In questo momento essendomi appena trasferito a Berlino uno dei miei obiettivi è riuscire a stabilizzarmi lì e creare una nuova rete di conoscenze, altro aspetto molto importante per un musicista. Per adesso sto bene con il percorso che sto facendo, ma in un futuro molto lontano mi piacerebbe molto approcciarmi al mondo della direzione.
Grazie Ettore e complimenti per il prezioso lavoro che fai
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