Federica Santuccio, classe 1992, è un’attrice e autrice romana, ha da sempre vissuto l’arte come una vocazione, abbracciandola in ogni sua forma. Esordisce a 15 anni come cantante, per poi concentrarsi sulla scrittura e sullo studio della recitazione. Ha già pubblicato tre libri, scritto la sceneggiatura di due film e recitato al Cinema.
a cura di Noemi Aloisi
Benvenuta tra noi Federica! Sei un’artista poliedrica, tra le tue passioni infatti c’è il canto, la scrittura e la recitazione. A soli 15 anni ti sei esibita su Rai 1, continui a coltivare questa passione?
Il canto è stata la mia prima passione e avere la possibilità di esibirmi in tv su Rai Uno a soli 15 anni è stato un grande privilegio. Ero una ragazzina, avevo tanti sogni. Ad oggi, non è più una professione ma un grande amore. Il primo amore artistico della mia vita. E sarò sempre grata di aver iniziato la mia carriera con la musica.
La scrittura è un altro modo di esprimerti, e nel 2017 esce il tuo primo romanzo autobiografico “La chiave blu”. Quali temi affronti in questo libro, e come sei arrivata alla pubblicazione di un romanzo?
La chiave blu è il primo libro che ho pubblicato, un romanzo autobiografico. L’ho scritto in un momento molto difficile della mia vita, tratta dei temi molto delicati quali la fede e la violenza contro le donne. Ho deciso di dare la mia testimonianza perché attraverso le parole scritte si può essere esempio di vita. È il libro che mi ha portato a vincere un premio letterario. Questo significa che la mia storia è stata apprezzata fino in fondo. È disponibile su Amazon, non ho una casa editrice.
“La chiave blu” è stato solo l’inizio, nel 2021 pubblichi “100 stanze mai aperte”. Questo romanzo, nel 2022, ti permette di arrivare in finale al Festival del Cinema di Spello, attraverso cortometraggio. Come è stata questa esperienza?
“100 stanze mai aperte” è il secondo libro che ho scritto durante la pandemia. Un regista dopo averlo letto è rimasto colpito e ha deciso di realizzare un cortometraggio. Ringrazio ancora infinitamente Giuseppe Pepe. Il cortometraggio è arrivato in finale al Festival del Cinema di Spello. È impossibile descrivere cosa ho provato quella sera. È stato magico.
Nel 2023 arriva un altro traguardo importante, scrivere la sceneggiatura del film “La mia luce”, assieme al docente di Recitazione di Accademia Artisti di Milano. Quanto è complesso questo compito e da cosa ti lasci ispirare quando scrivi?
La scrittura di un lungometraggio è un lavoro molto complesso, ma io e Francesco Marchina con molta dedizione e amore ci abbiamo messo l’anima. L’ispirazione per scrivere un film parte da noi stessi, almeno nel mio caso è partita dalla mia verità. Il cinema è verità.
“Tu, Artista”, è il tuo ultimo libro, di cosa parla in generale?
“Tu, Artista” è il mio terzo libro ed è strutturato come un diario. Si può leggere e ci si può scrivere, in un mondo dove la tecnologia ha preso potere, mi sembrava giusto ricordare il valore della scrittura con carta e penna. I valori di quando eravamo bambini e adolescenti, in cui bastava poco per essere felici. È un libro che aiuta le persone a non sentirsi sole, perché scrivere ha un potere catartico.
La recitazione è un altro ambito in cui sei riuscita a toglierti diverse soddisfazioni. Dopo aver studiato, arrivano i primi ruoli al Cinema, come ad esempio “L’uomo che disse no” regia di Mirko Alivernini e “Vite imprevedibili” regia di Eleonora Lentini. Cosa significa per te recitare?
Nel 2019 mi sono diplomata come attrice in Accademia Artisti. Recitare per me è vita, sono fortunata dopo tanti sacrifici di poter vivere questo mestiere. Mi ha regalato tante soddisfazioni, ogni set mi ha lasciato un segno e un arricchimento personale, che riempie la valigia dei miei sogni sempre di più.
In “T’immagino ancora” regia di Pasquale Sciandra, interpreti il ruolo della protagonista e ti sei occupata anche di scrivere la sceneggiatura. In questo caso quanto il fatto che dovevi interpretarlo ha influito sulla scrittura?
“T’immagino” ancora è un cortometraggio che racconta una storia molto delicata di maternità. Ti confesso che è stato difficile perché è una storia che ho vissuto sulla mia pelle, perciò mi sono ritrovata ad interpretare un personaggio che in realtà ero io stessa. Molto particolare come situazione. Rischiosa? Forse. Ma il cinema è anche questo, raccontare la verità.
In che genere di film preferiresti recitare se potessi scegliere? Un thriller, un film comico, drammatico…
Adoro i film thriller e anche quelli drammatici. Ma ogni genere ha il suo perché, quindi posso dirlo? Mi piacerebbe esplorarli tutti!
Quali sono i film che hai nel cuore, che ti hanno avvicinato al mondo del cinema?
Il film per eccellenza che mi ha colpita sin da bambina è “Titanic”. Ma crescendo ne ho visti talmente tanti che non saprei dire… questo però almeno una volta all’anno lo rivedo, ed è come se fosse la prima volta, lo stesso stupore, le stesse lacrime e la stessa speranza.
Attualmente a cosa stai lavorando? Uscirà un nuovo libro o ti vedremo sul grande schermo a breve?
Tra poche settimane sarò sul set di un film che si girerà a Napoli per la regia di Eleonora Lentini. Un film che mi vedrà protagonista. Per ora non posso dire altro. Un quarto libro? Assolutamente si, ma non ti dico quando!
Grazie del tuo tempo Federica, complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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