Dal 7 marzo 2025 in rotazione radiofonica, “David Costa Wallace” è il primo singolo del progetto musicale Fidelio. Un brano che esplora con ironia e profondità il fenomeno dell’influenza del podcast “Morning” di Francesco Costa sulla quotidianità e sul pensiero collettivo. Con un sound indie-pop dalle sfumature synth e post-punk, il duo formato da Andrea Aniello e Valerio Martino ci accompagna in una riflessione musicale sulla società contemporanea.

a cura di Salvatore Cucinotta


Benvenuti su Che Intervista, Andrea e Valerio! “David Costa Wallace” è un titolo che incuriosisce subito. Come nasce l’idea di questo brano e cosa vi ha spinto a raccontare questo fenomeno?
L’idea nasce da un’osservazione molto personale: la facilità con cui noi stessi ci siamo trovati ad assimilare e a ripetere le opinioni che Francesco Costa sviluppava nel suo podcast Morning. È un processo che abbiamo visto replicato anche in tante persone intorno a noi, e per questo abbiamo deciso di descriverlo, in modo anche ironico e caricaturale. Il pezzo non vuole essere una critica, ma una riflessione divertita sul nostro modo di fruire contenuti oggi.

Il vostro pezzo mette in luce un aspetto interessante: il rischio di omologazione culturale che può derivare dal seguire un’unica fonte di informazione. Credete che oggi ci sia una maggiore tendenza a un pensiero unico nel dibattito pubblico?
È umano affidarsi a fonti competenti, e non crediamo ci sia niente di male in questo. Quello che troviamo interessante, e a tratti comico, è come a volte si finisca per credere di essere pensatori indipendenti, quando in realtà il nostro pensiero è modellato dalle voci che seguiamo. È un paradosso affascinante: da un lato ci convinciamo di essere liberi e all’avanguardia nel nostro modo di raccogliere le informazioni, dall’altro rischiamo di uniformarci a idee altrui.

Il paragone con David Foster Wallace suggerisce una critica ironica, ma anche un riconoscimento dell’importanza di Francesco Costa nel panorama giornalistico. Qual è il vostro rapporto con il suo lavoro?
Amiamo profondamente David Foster Wallace e nutriamo una profonda ammirazione per il lavoro di Francesco Costa. Il pezzo non vuole essere una critica a lui o al podcast, anzi. È proprio perché il suo lavoro è così influente e ben fatto che il fenomeno di cui parliamo può verificarsi.

“David Costa Wallace” fa parte di un concept più ampio, “Solo i borghesi sopravvivono”. Potete raccontarci di più su questo progetto e sul filo conduttore che lega i brani?
Il concept ruota attorno a una riflessione sulla borghesia, non tanto come classe sociale, ma come stato mentale. Parliamo di resa, di compromessi, di come ci adattiamo a certi meccanismi, anche quando crediamo di resistervi. È un viaggio ironico e disincantato, in cui cerchiamo di osservare il mondo con un misto di lucidità, ironia e rassegnazione.

Il vostro sound mescola indie-pop, synth-pop e post-punk. Quali sono le vostre principali influenze musicali e come avete costruito l’identità sonora di Fidelio?
Le nostre influenze spaziano dall’indie-rock di Strokes, Fontaines D.C., Wilco e Zen Circus alle sperimentazioni di Battiato, Cosmo, LCD Soundsystem e Kraftwerk. I Cani sono un riferimento per l’equilibrio tra synth-pop e testi taglienti. Ci piace mescolare suoni e atmosfere per riflettere la nostra visione del mondo: ironica, introspettiva e sempre attenta alla realtà che ci circonda.

Il pezzo analizza anche la percezione di appartenenza a una certa élite culturale attraverso il consumo di contenuti “alternativi”. Pensate che la musica possa avere lo stesso effetto, diventando un segno distintivo di un determinato gruppo sociale?
Assolutamente sì, e il parallelo con la letteratura non è casuale. La musica, come i libri, come i podcast, può diventare un simbolo d’identità. Ma questa è una dinamica umana e sociale inevitabile: scegliamo certi contenuti non solo perché ci piacciono, ma anche perché ci definiscono.

Avete vissuto esperienze diverse: Andrea in America come data scientist, Valerio in Italia come musicista. Quanto queste differenze geografiche e professionali influenzano il vostro processo creativo?
Moltissimo. I testi sono pervasi di riferimenti all’America, ma la nostra anima musicale è profondamente legata all’Italia. È un mix di esperienze, competenze e prospettive che ci permette di raccontare il presente con uno sguardo ibrido, un po’ interno, un po’ distaccato.

Oggi il mondo della musica vive una trasformazione continua, tra streaming, social media e nuove forme di promozione. Come vivete questa evoluzione e qual è la vostra strategia per far arrivare la vostra musica al pubblico?
Non abbiamo una vera e propria strategia, ci interessa più che altro scrivere canzoni. Non vogliamo inseguire l’algoritmo a tutti i costi, ma trovare un modo per farci ascoltare senza snaturarci.

“David Costa Wallace” è il vostro primo singolo: quali sono i prossimi passi per Fidelio? Possiamo aspettarci un album o nuove collaborazioni?
Entro la fine del 2025 faremo uscire il nostro album Solo i borghesi sopravvivono, quindi a dicembre inizierà il tour, che Andrea aspetta con particolare trepidazione non avendo mai fatto un live. Poi, nel 2026, ci sarà un nuovo album, ancora tutto da definire. Per quanto riguarda le collaborazioni, ci saranno sicuramente ma sono top secret per adesso.

Infine, se doveste descrivere Fidelio in tre parole, quali scegliereste e perché?
Autoironia
, perché ci prendiamo poco sul serio e sappiamo ridere delle nostre stesse paranoie.
Midwest
, perché questa regione dell’America è entrata nei testi, nei riferimenti e in una certa malinconia di fondo.
Fantacalcio
, perché siamo fortissimi e soprattutto è grazie al fanta se ci conosciamo.

Grazie ragazzi e complimenti per il singolo!

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