Una cantautrice romana che ha fatto della musica la sua unica strada, dopo aver esplorato altri mondi come quello dell’architettura. Con brani profondamente intimi e autentici, come Titoli di coda e Era necessario, Flavia ha saputo costruire un percorso artistico personale e sincero. In questa intervista, esploriamo il suo percorso musicale e le influenze che l’hanno guidata.
Benvenuta Flavia, la tua carriera musicale ha avuto un inizio precoce, suonando la chitarra già a 8 anni. Cosa ti ha spinto verso la musica sin da bambina, e cosa ricordi di quel periodo?
Grazie a voi per l’interesse al mio lavoro.
Sin dalla nascita sono sempre stata circondata da moltissima musica classica grazie a mio padre, grande appassionato e ascoltatore. Essendo lui stesso un chitarrista classico, anche se non di professione, è stato piuttosto naturale che io venissi indirizzata verso lo studio dello strumento in età molto giovane. Ricordo però di aver avuto sempre una passione enorme per il canto, e di averlo usato costantemente come mezzo espressivo insieme alle parole. Ho iniziato a cantare appena ho potuto, passando ore nella mia stanza a inventare canzoni e simulando concerti senza fine. Quando è arrivata la chitarra ho cercato il prima possibile di fare in modo che diventasse un mezzo di accompagnamento alla mia voce. Ricordo bene le lezioni di chitarra con il mio maestro a studiare gli arpeggi e poi, una volta sola, a cercare di imparare gli accordi per cantarci sopra qualche canzone di un vecchio libro di classici italiani. Con la chitarra ricordo di aver fatto i primi tentativi di composizione, per lo più esperimenti di vocalizzi misti a musica. Più in là ho capito però che dopo la voce, il mio strumento sarebbe stato il pianoforte, strumento che adoro e che non smetto ogni giorno di scoprire.
Hai studiato architettura e allo stesso tempo hai coltivato la tua passione per la musica. In che modo queste due discipline hanno influenzato il tuo approccio creativo? Ci sono somiglianze tra il progettare uno spazio e scrivere una canzone?
Lo studio dell’architettura non è stato affatto facile poiché purtroppo, terminato il liceo e non avendo i mezzi per capire come poter rendere la musica la mia vita, non è stata una scelta dettata da una grande passione, ma ad oggi sono consapevole di quanto sia stata un’esperienza formativa e importantissima nella mia vita artistica. La progettazione mi ha sicuramente dato modo di vedere la mia creatività in un campo che mi era meno familiare rispetto alla musica, e questo è stato un ottimo esercizio quotidiano. Sono convinta che ci siano molte somiglianze tra il processo di sviluppo di uno spazio e quello di una canzone, ed è una riflessione che ho fatto più volte. Entrambe passano infatti attraverso alcuni passaggi fondamentali: se da un lato si inizia con bozze grafiche che rappresentano l’idea embrionale e si raggiunge, attraverso diversi passaggi, la struttura portante il progetto, dall’altra l’inizio è rappresentato, almeno nel mio caso, dalla stesura di frasi o parole che unite all’armonia, prendono una forma sempre più definita fino a raggiungere la struttura definitiva, ovvero il brano. Si tratta sempre di forme, strutture, idee. Credo siano due processi piuttosto simili e affascinanti.
Il tuo progetto musicale originale nasce da una profonda esigenza interiore. Cosa ti ha spinto a “tirare fuori dal cassetto” i tuoi versi nascosti e condividere le tue esperienze con il pubblico?
Ricordo di aver sempre scritto molto sui diari, mossa da un forte bisogno di esprimere i miei pensieri e materializzarli su carta, come se quest’ultima fosse un luogo in cui trovare conforto. Scrivere i miei brani è stata una naturale conseguenza del connubio tra scrittura, voce e musica, ma non da subito è stato facile prendere il coraggio di tirarli fuori e fargli vedere la luce. Sicuramente la spinta molto forte è arrivata nel momento in cui ho sentito che non era più possibile cantarli e suonarli solo a me stessa e che ero finalmente pronta a confrontarmi con la me cantautrice.
Il tuo singolo Titoli di coda ha riscosso un buon successo, accompagnato da un videoclip suggestivo. Qual è il messaggio principale dietro questo brano e quale significato personale ha per te?
Titoli di coda è un brano del cui significato ho iniziato a parlare da pochissimo, ho sempre creduto che fosse importante che l’ascoltatore trovasse il proprio significato personale.
Oggi sono felice di dire che è un brano che parla della fine della relazione con la parte sabotatrice di me, quella che per molto tempo mi ha trattenuta dall’uscire fuori. Per me è stata una scrittura liberatoria, un rito di passaggio che mi ha permesso di confermare la vera fine di una relazione, che seppur con me stessa, è stata molto dolorosa.
Nel 2023 hai pubblicato Era necessario, una canzone che sembra molto introspettiva. Puoi parlarci di come è nato questo brano e quale emozione centrale volevi trasmettere?
In Era necessario, il tema centrale è l’abbandono di tutto ciò che non può permettere un certo tipo di evoluzione nell’individuo, che siano persone, luoghi, atteggiamenti. Credo che per poter fare certi passaggi sia inevitabile lasciar andare tutto ciò che non può permettere la nostra crescita, e questo è stato il pensiero che ha mosso tutte le mie parole e l’armonia nel brano. Musicalmente parlando Era necessario, come tutti i miei brani, è nata al pianoforte, poi dopo una mia prima stesura di arrangiamento ha visto la sua forma finale grazie al lavoro con il produttore di questo primo disco. Al suo interno ci sono molte delle mie influenze musicali raccolte nel tempo tra cui soul, r’n’b, rock.
Nel tuo percorso hai collaborato con diversi registi e produttori. Quanto è importante per te la sinergia tra musica e video nella creazione di un’opera completa? Come vivi il processo di produzione visiva delle tue canzoni?
Credo che le immagini abbiano un potere enorme nelle nostre vite e nell’arte svolgono un ruolo centrale. Accompagnare un brano con delle immagini credo sia un’operazione utile ad aiutare ancora di più chi ascolta a comprenderlo, soprattutto se il video è un racconto, attraverso scene, del messaggio espresso nella canzone. Mi piace molto avere la possibilità di proporre anche una mia idea inizialeper lo sviluppo dei video dei mie brani, poi il resto è tutto frutto del lavoro straordinario dei professionisti con cui collaboro.
La tua musica appare molto legata alle tue esperienze personali. Quanto è difficile per te mettere a nudo le tue emozioni attraverso le canzoni, e come reagisce il pubblico quando si riconosce nelle tue storie?
Non ho mai avuto paura di mettere a nudo le mie emozioni attraverso le canzoni, è una cosa piuttosto istintiva per me. Da ascoltatrice, sono sempre stata attratta da canzoni dal significato profondo, brani in cui il cantautore o la cantautrice riuscivano a spogliarsi completamente. Credo che anche per me sia importante togliere qualunque freno in questo senso e raccontare sempre la mia verità. Sicuramente può capitare a volte di lasciare un po’ di mistero e raccontare la propria storia senza essere troppo espliciti.
Noto sempre attenzione e silenzio nei miei concerti e ciò è un segnale di forte partecipazione che apprezzo molto. C’è stato spesso un confronto con il pubblico nel post concerto e per me è davvero bello quando qualcuno dice di essersi ritrovato nel mio brano, trovo che sia quasi l’obiettivo principale per un cantautore.
Sono rimasta colpita da un’intervista fatta a Joni Mitchell in cui diceva che se all’ascolto di un suo brano l’ascoltatore avesse pensato alle esperienze che l’avevano portata a quella scrittura, questo avrebbe rappresentato un suo fallimento, poiché secondo lei l’obiettivo principale di un cantautore è quello di far riconoscere coloro a cui è rivolto nel proprio lavoro. E credo che questo sia un punto di vista davvero interessante.
Hai suonato in diversi locali romani prima di pubblicare ufficialmente la tua musica. Come ti ha arricchito l’esperienza del live, e che differenza c’è per te tra l’esibizione dal vivo e il lavoro in studio?
Il live per me è fondamentale ed è una delle esperienze che preferisco di più in questo lavoro. E’ importante per me entrare nell’atmosfera che solo il palco ha il potere di creare, è un momento magico in cui per tutta la durata del concerto si ha la possibilità di andare altrove, in un posto difficile da descrivere. Di questa esperienza mi piace molto inoltre percepire l’altro e coinvolgerlo anche attraverso qualche spiegazione tra i brani, momento che mi aiuta molto a entrare nella performance. Il lavoro in studio è differente, ma ha il suo grande fascino. I tempi sono lunghi e caratterizzati da molte attese, in questo caso il protagonista indiscusso è tutto il processo creativo frutto dell’unione delle forze tra chi crea e chi produce. E’ un momento di raccoglimento in cui specialmente la fase di registrazione richiede un certo tipo di atmosfera che può rimandare al live in qualche modo.
Il 2023 ha segnato una nuova fase con l’uscita di diversi singoli in vista del tuo album di esordio. Cosa possiamo aspettarci dal tuo primo album e quali temi principali esplorerai nei prossimi brani?
Questo disco parla di un inizio, di una partenza. Nonostante ci sia stata una ricerca di un filo conduttore tra tutti i brani dal punto di vista del sound, sono felice di poter dire che ogni canzone ha un suo vestito risultato dell’unione tra idee personali e mie influenze musicali che spaziano tra l’ r’n’b, il rock, l’elettronica, il cantautorato italiano. I temi principali sono l’abbandono, il risveglio, la ricerca di una nuova identità staccata dalla vecchia. Questo disco rappresenta l’uscita da ciò che non mi appartiene più.
Cosa ti auguri per il futuro della tua carriera musicale e quali sfide artistiche pensi di voler affrontare nei prossimi anni?
Per il mio futuro musicale mi auguro di poter continuare a scrivere i miei brani e i miei dischi, e di portarli live il più possibile in posti sempre diversi.
Mi auguro di poter fare sempre nuove esperienze e collaborazioni stimolanti con musicisti, produttori, registi, stlisti…
Mi auguro di mantenere sempre viva questa fiamma, motore di ogni mia creazione.
Grazie Flavia per l’interessante intervista, in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti futuri
Continua a segure Che! Intervista
per saperne di più
Facebook | Instagram | YouTube | Spotify