Francesco Di Mauro è un professionista poliedrico, specializzato in e-learning e progettazione formativa per scuole, aziende e consulenti. La sua formazione umanistica si intreccia con una profonda conoscenza delle tecnologie digitali, creando soluzioni innovative nel campo della didattica. Uno dei suoi progetti più pionieristici è “Letteratura Italiana in Musica”, un’iniziativa che introduce l’apprendimento testuale tramite tracce audio dei grandi capolavori letterari, unendo antiche tecniche aurali con moderne metodologie digitali. In questa intervista, esploriamo il suo percorso e la sua visione del futuro della formazione.
Francesco, hai creato il progetto “Letteratura Italiana in Musica”, un approccio innovativo all’insegnamento della letteratura attraverso l’ascolto. Come è nata l’idea di questo progetto e quali vantaggi vedi nell’insegnare la letteratura con un metodo aurale e ritmico?
Innanzitutto, grazie dell’opportunità e complimenti per l’iniziativa e per il vostro portale!
Accompagnavo un’adolescente allo studio del Canzoniere di Petrarca e m’accorgevo dell’enorme difficoltà che incontrava nell’affrontare quei testi poetici, ritenuti “troppo lunghi e impegnativi”. Diversi infruttuosi tentativi di avvicinare la “nativa digitale” allo stile del poeta toscano m’hanno spinto a ricercare una via alternativa d’accesso ai suoi componimenti. Un giorno, col gatto sotto il mento e lo sguardo fisso alle cuffie, ho immaginato in musica “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono”. Ho realizzato l’esperimento e me ne sono servito nelle successive sessioni di affiancamento allo studio che, con mia grande sorpresa, sono diventate divertenti e produttive.
È nata così la “pazza idea” di mettere in musica una parte consistente della Letteratura italiana! Progetto rivoluzionario, mai tentato prima! Scaturito, invero, anche dal fatto che la giovane studentessa, ricalcitrante all’idea di affrontare i fragmenta petrarcheschi, m’induceva a rievocare ‘frammenti’ del mio passato da liceale e da studente universitario. Anni “analogico-digitali” in cui seguivo la rotta umanistica indicatami dai genitori, restando però sintonizzato sulle innovazioni tecnologiche (il web) che stavano rivoluzionando ogni aspetto della società.
In tutte le fasi di realizzazione di “Letteratura italiana in Musica” la meraviglia e il divertimento sono state le forme di esperienza più frequente. Mi sono divertito a studiare di nuovo la letteratura italiana mettendola in musica! Mi diverto, mi stupisco e mi emoziono ogni volta che riascolto i brani e resto piacevolmente colpito dal modo in cui studenti, docenti e “non addetti ai lavori” reagiscono esponendosi a questo tipo di fruizione. A caratterizzare questa inusuale pratica didattica è anche un’indubbia componente ludica che, senza togliere importanza al lavoro serio e disciplinato, rende interessante l’approccio al classico letterario, migliora la memoria e si configura come un potente motivatore che stimola la curiosità. Succede infatti spesso che, dopo aver ascoltato un brano, vuoi sapere “come suona” il successivo e in quale ambientazione ti trasporta. Poi, però, devi anche capirlo e spiegarlo
La fruizione modulare e autonoma dei materiali didattici è al centro del tuo progetto. In che modo l’ascolto immediato di tracce letterarie può cambiare il modo in cui gli studenti percepiscono e memorizzano testi complessi rispetto alla lettura tradizionale?
La fruizione modulare consente ai discenti di lavorare per selezione sincronica degli input forniti in aula. L’adattamento in formato musicale di contenuti colti avvicina gli studenti ad una lettura più attenta e stilisticamente più filtrata in classe. Essendo l’ascolto un canale privilegiato di apprendimento, attraverso il mix di testo classico e musica gli studenti appaiono più motivati a esplorare l’opera originale.
Tuttavia, se è vero che i digital natives preferiscono modalità di apprendimento più dinamiche, avendo accesso ad una vastissima quantità di informazioni in rete, permane l’assoluta centralità della figura del docente il quale, in virtù della sua grande esperienza, deve orientare, selezionare le fonti, aiutare gli studenti a sviluppare il pensiero critico e favorire il confronto e la collaborazione. In questo imprescindibile contesto, il lavoro che si può svolgere sulla “versione in musica” di un brano letterario ne facilita l’assimilazione, rende più vivida la lettura e favorisce una connessione più profonda con il materiale.
Sappiamo, infatti, da evidenze scientifiche che la musica è un potente alleato nel facilitare il processo di memorizzazione, migliorando le aree del cervello coinvolte nella motivazione, nella ricompensa e nel piacere. Ci è noto il ruolo fondamentale che il ritmo e la melodia giocano nell’aiutare il cervello a organizzare le informazioni in modo più facilmente accessibile. Inoltre, le emozioni evocate dalla musica aumentando la memoria emotiva e il cervello usa la melodia come gancio per ricordare le parole. Come non pensare alle filastrocche per memorizzare testi, fatti storici o concetti complessi?
Il progetto “Letteratura Italiana in Musica” riporta gli studenti nell’alveo dell’apprendimento aurale e mnemotecnico. Quanto pensi che queste tecniche possano contribuire a una maggiore consapevolezza culturale tra i giovani e al loro coinvolgimento con i testi classici?
La sfida odierna è consentire ai giovani di accedere al patrimonio intellettuale in modo nuovo, legando i contenuti colti ai loro interessi e alle loro esperienze quotidiane, che passano inevitabilmente per le tecnologie digitali.
Se è vero che va sempre incoraggiata l’esperienza profonda e riflessiva che può venire da una lettura lenta e consapevole, tuttavia non possiamo non riconoscere che i nativi digitali trovano di più facile fruizione i contenuti veicolati da social network, musica, giochi, video, film, recensioni e passaggi brevi e significativi dei testi letterari. Ma queste soluzioni devono diventare strategiche vie d’accesso ad un’esperienza di studio più approfondita, in grado di contrastare la frenesia della vita online.
“Letteratura italiana in Musica” si pone, dunque, come strumento culturale e pratica didattica innovativa, con l’obiettivo di suscitare un interesse che deve invogliare gli studenti a scoprire di più, partendo da un’esperienza melodica che può aiutare a focalizzare l’attenzione su determinati passaggi e a rendere le parole più vivide e memorabili.
Il tuo background unisce competenze umanistiche e tecnologiche, permettendoti di sviluppare progetti formativi innovativi. In che modo la tua formazione in Lettere moderne e le tue competenze digitali si sono influenzate a vicenda per dar vita a questo tipo di didattica?
“Immigrato digitale” e studente di lettere distratto dalla musica elettronica (amata fin dall’adolescenza attraverso l’attività di gamer e compositore di musiche per videogiochi), ho fatto la gavetta operando nei settori dell’informatica umanistica e dell’alfabetizzazione digitale, fino a ricoprire il ruolo di direttore didattico e coordinatore di percorsi formativi erogati attraverso moderne piattaforme digitali. Professione di certo appassionante, che però comporta anche una totale immersione in routine inzuppate di procedure informatiche alienanti che, nella misura in cui mi allontanano dalle riflessioni profonde e dalle sfumature emotive, mi spingono anche a contrastare la freddezza della potente tecnologia col piacere dell’avventura a contatto con arte, musica e letteratura, che fanno bene all’anima e danno voce a ciò che mi abita.
Sono cresciuto in un paese silenzioso e isolato (Albori, frazione di Vietri sul mare, uno dei borghi più belli d’Italia), un ambiente tranquillo dove ho potuto esplorare liberamente la mia creatività e sviluppare una forte capacità di ascolto e una notevole sensibilità ai suoni. La quiete del borgo e gli studi umanistici ai quali mi hanno avviato i miei genitori (entrambi insegnanti) hanno sagomato la mia indole riflessiva, favorendo lo sviluppo di una particolare attenzione ai dettagli e un’abilità di ascoltare non soltanto i suoni dell’ambiente, ma anche quelli prodotti dall’interiorità. Dunque, i suoni, la musica e la letteratura sono diventati strumenti di evasione, di creatività e di forte connessione col mio mondo emotivo.
Ho vissuto, poi, l’era di pionierismo del mondo dei videogiochi, assorbendo le inconfondibili sonorità prodotte dal Commodore 64, leggendario home-computer che, per via dei suoi limiti tecnologici, emetteva suoni molto grezzi ma assolutamente inconfondibili, grazie ai quali era possibile realizzare composizioni musicali brevi ma straordinariamente efficaci nel catturare l’attenzione dei giocatori. Non ho studiato musica, ma la mia passione per quest’arte è nata con il desiderio di emulare i grandi compositori di colonne sonore per i videogiochi dell’epoca. L’orecchio musicale, l’ascesa della musica elettronica e una notevole inclinazione per questo linguaggio hanno fatto il resto.
Sei esperto di e-learning e hai lavorato con diversi contesti formativi. In che modo il progetto “Letteratura Italiana in Musica” si differenzia da altri corsi online, e quali sfide hai incontrato nel rendere la letteratura accessibile attraverso il formato digitale?
“Letteratura italiana in Musica” è un progetto pionieristico che, PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA, rende possibile accedere alla versione in musica di una parte corposa dei capolavori della nostra produzione letteraria, dalle origini all’età contemporanea. Dunque, è innanzitutto per questo motivo che si differenzia da tutte le altre risorse didattiche.
Pur non configurandosi propriamente come un corso online, “Letteratura italiana in Musica” è uno strumento formativo digitale al servizio di studenti e docenti e della loro creatività. È una soluzione innovativa che non può e non deve sostituire il ruolo imprescindibile dell’insegnante, ma è pensata per creare coinvolgimento e aprire anche possibilità originali e inattese. Ritengo, infatti, che insegnare sia sempre anche un atto creativo e che ogni insegnante dovrebbe essere sempre “curioso” e aperto ad una molteplicità di esperienze, selezionando metodi e strumenti utili ed efficaci nel processo formativo e di trasmissione delle conoscenze.
Essendo anche un programmatore di siti web, ho realizzato io stesso la piattaforma che consente di accedere al progetto in maniera molto intuitiva, da qualsiasi device.
L’approccio ‘mnemotecnico’ e ‘aurale’ della tua proposta formativa è davvero unico. In che misura pensi che questa metodologia possa essere applicata anche in altre discipline, oltre alla letteratura, e quali benefici potrebbe offrire?
Si tratta di un approccio che, potenzialmente e con mentalità visionaria, è applicabile a tutte le branche della conoscenza, con tutti i vantaggi che un linguaggio universale come la musica può offrire.
Mi viene in mente “The Elements” di Tom Lehrer, una specie di “canzone didattica” in cui l’autore canta i nomi degli elementi chimici conosciuti all’epoca, elencandoli in ordine sparso rispetto a quello in cui si trovano catalogati nella tavola periodica.
E mi viene in mente anche la riflessione sviluppata dai filosofi Aristotele e Platone, che vedevano nella musica non solo una semplice forma di intrattenimento, ma anche e soprattutto un pilastro dell’educazione intellettuale, morale e spirituale.
Oltre alla tua attività formativa, sei anche un compositore musicale. Quanto la tua esperienza nella musica ha influenzato lo sviluppo di “Letteratura Italiana in Musica”? Ci sono connessioni tra il ritmo musicale e il ritmo dei testi che cerchi di trasmettere agli studenti?
Ai tempi del liceo classico mi sono gradualmente adattato alle tecnologie digitali, distratto e affascinato dall’universo “bit-logico” (mio neologismo per indicare l’opposto di biologico) che cominciava a brillare oltre lo schermo dei monitor. Teletrasportato dal presente alle riflessioni di poeti e pensatori classici, e poi di nuovo all’arena digitale dei videogiochi, in cui provavo a diventare un eroe delle colonne sonore, ero preso dal dubbio che il vero eroismo si nascondesse tra le righe degli intramontabili classici. E, come Aldo Palazzeschi, mi chiedevo spesso: “Chi sono io? E se il sapere fosse la partita da vincere, e la vera sfida guardare oltre gli schermi fatti di pixel?”
Nel progetto “Letteratura italiana in Musica” quasi sempre i testi e la musica sono in forte sintonia. Gli arrangiamenti dialogano con le parole e interpretano le emozioni e gli stati d’animo degli autori. Tuttavia, a volte ho intenzionalmente cercato l’effetto “non te l’aspetti”, osando esplorare nuove possibilità sonore, preferendo soluzioni non convenzionali che possono essere percepite come stravaganti da chi è abituato a melodie, ritmi e generi musicali più tradizionali.
La didattica digitale sta evolvendo rapidamente. Come pensi che progetti innovativi come il tuo possano cambiare il futuro dell’educazione in Italia, e quali tecnologie o strumenti emergenti vedi come fondamentali per il prossimo decennio?
Sentiamo continuamente il bisogno di innovare ed essere “sul pezzo” e abbiamo la sensazione che il passato sia qualcosa da rifiutare. E, invece, non ci soffermiamo abbastanza su un aspetto solo in apparenza paradossale, e cioè che il recupero delle tradizioni, delle opere, delle pratiche e dei concetti del passato ispira sempre più spesso nuove soluzioni e approcci innovativi.
Innovare sta proprio nel ritornare al passato per adattarlo alle esigenze e alla tecnica moderna. Per questo ritengo fondamentale un processo continuo di osmosi tra vecchio e nuovo, che sia in grado di preservare il patrimonio culturale e reinterpretarlo per renderlo rilevante nel presente.
Nel prossimo decennio m’immagino il dominio assoluto dell’intelligenza artificiale nei vari aspetti della vita quotidiana e nel lavoro. Dominio, però, non incontrollato! Perché, se è vero che potrà essere vantaggioso poter disporre di maggiore potenza tecnologica, è anche vero che ciò dovrà avvenire sempre con adeguato controllo e supervisione umana.
Penso all’intelligenza artificiale non come ad una minaccia che spazzerà via l’umanità, ma piuttosto come un “nuovo umanesimo”. Come, infatti, l’umanesimo ha fatto emergere una visione dell’uomo come essere razionale, capace di conoscere il mondo e di creare liberamente, così le intelligenze artificiali potranno aiutarci a conoscere meglio, replicare e amplificare il potenziale umano.
Grazie Francesco ed un grosso in bocca al lupo per il tuo progetto
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