Francesco Isola, batterista di talento e musicista versatile, ha collaborato con alcuni dei più grandi nomi della musica italiana e internazionale, come Zucchero, Marco Masini, Alex Britti e Debbie Bonham. Con una carriera iniziata negli anni ’80 e un’esperienza che spazia dal pop al rock, fino alle colonne sonore per il cinema e grandi produzioni internazionali come Disney, Francesco ha saputo adattarsi e crescere in ogni ambito musicale. In questa intervista ci racconta il suo percorso, le sfide affrontate e i progetti futuri che continuano a ispirare la sua carriera artistica.
a cura di Antonio Capua
Francesco, hai iniziato la tua carriera musicale collaborando con artisti come Marco Armani e Scialpi. Cosa ricordi dei tuoi primi anni come batterista e quali sfide hai affrontato nel farti strada nel mondo della musica?
Agli inizi della mia carriera ho sempre affrontato tutte le sfide che mi si presentavano con grande entusiasmo ed energia ma comunque sempre “in punta di piedi” senza essere troppo autocelebrativo, perché penso che per crescere e migliorare sia necessario mettersi sempre in discussione e soprattutto apprendere da chi ne sa più di te!
Nel 1992 ti sei trasferito a Londra, dove hai collaborato con artisti di rilievo come Debbie Bonham. Come ha influenzato la scena musicale londinese il tuo stile e la tua carriera?
Giunto a Londra, ho subito capito che era la mia “patria musicale”: ero al posto giusto! La mentalità inglese e l’approccio che gli inglesi hanno con la musica e la creatività in genere fanno parte del mio DNA, pur essendo nato nel profondo sud dell’Italia: lì anche se non sei nessuno l’ambiente è così aperto e attento al talento che dà la possibilità di esprimersi liberamente facendo esperienze importanti.
È successo così con Debbie Bonham e il suo produttore Mò Foster (bassista di Jeff Beck, Phil Collins, Gil Evans, Gary Moore …). Mi ricordo che casualmente mi hanno sentito suonare in un piccolo club con la mia prima formazione londinese (From Inside Out): allora ero un batterista letteralmente “inferocito” con tanta voglia di esplodere. A fine concerto mi si presentò una ragazza che mi riempì di complimenti per il mio drumming, dicendomi che le ricordavo molto il drumming del fratello morto. Ovviamente io allora non sapevo chi fosse Debbie e soprattutto che il fratello di cui parlava fosse il mio idolo, John Bonham.
Quella sera stessa Debbie mi invitò a far parte della sua band: Accettai! Nel primo concerto tenuto a Covent Garden (location storica per tante star mondiali) con “Little Sister”, fra il pubblico c’era anche il produttore di Debbie, Mò Foster e in quella occasione ho scoperto chi fosse in realtà Debbie… la sorella di John Bonham.
Inutile dire che rimasi a dir poco impietrito….
L’ambiente londinese è stato per me fondamentale! Tutte le domeniche suonavo tre concerti: la mattina in chiesa con i Gospel (con musicisti che da lì a poco avrebbero suonato con Chaka Kan e George Michael); nel primo pomeriggio suonavo con gruppi africani nei festival di World Music. Per concludere la sera suonavo Rock con Debbie nei clubs di Londra…
Il Lunedi ero distrutto …inutile dire che questo training è stato di fondamentale importanza per la mia formazione musicale.
Hai avuto l’opportunità di suonare con nomi leggendari come Mo Foster e Charlie Morgan. Com’è stato subentrare a musicisti così affermati e quale impatto hanno avuto sulla tua crescita musicale?
Tengo a precisare che in quel periodo ho solo sostituito Charlie Morgan (batterista di Elton John). Suonare con Mò Foster è stato più semplice di quanto non avrei mai pensato: mi ha messo completamente a mio agio, lasciandomi libero di suonare ed esprimermi come meglio sentivo, dandomi solo qualche consiglio di cui – ovviamente – ho fatto tesoro!
Nel corso della tua carriera hai collaborato con grandi nomi della musica internazionale, da Marco Masini a Zucchero. Qual è stata l’esperienza che ti ha lasciato il segno più profondo?
Di qualsiasi esperienza collaborativa – sia con artisti famosi ma anche con tutti gli altri – ne ho fatto sempre immenso tesoro e da tutte ho tentato di trattenere sempre qualcosa di positivo, perché da ognuno di loro ho preso qualcosa che mi è servita a migliorare come uomo e come artista!
Quanto a Zucchero, già nel 1995 avevo fatto una audizione per lui a Londra. Gli sono piaciuto tantissimo, tanto che mi avevano proposto un tour che poi non ho fatto perché Zucchero era alla ricerca di un batterista di colore… e io ero biondo e con gli occhi azzurri… gli avrei scombinato il look! Ovviamente ne sono rimasto deluso e anche un po’ inc…to i per l’occasione persa anche perché per Zucchero avevo rinunciato ad un tour in Giappone con I Boney M., ma a distanza di anni… ho rifatto il giro e stavolta sono salito in sella! Corsi e ricorsi storici! La vita è fatta di occasioni, a volte si acchiappano altre volte sfuggono…
Con Marco Masini sono stati anni molto importanti e in occasione del Tour 2004 “l’uomo volante” (quando Masini vinse il Festival di Sanremo) da cui poi sono stati tratti il disco live e il video, abbiamo suonato circa 150 concerti in Italia e in Europa: Marco mi ha sempre lasciato molto libero sulla batteria, libero di esprimermi. In questi casi do il meglio di me.
Di tutte le mie collaborazioni serbo sempre un buon ricordo.
Hai lavorato su progetti molto diversi tra loro, dalla musica pop alla colonna sonora del film Vita da Carlo di Carlo Verdone. Come ti adatti ai vari stili musicali e cosa ti motiva a esplorare generi diversi?
A ben vedere il mio stile è ben preciso e caratterizzante, ma nelle diverse collaborazioni cerco sempre di adattare la mia musicalità al progetto cui sto lavorando, senza snaturarmi e mantenendo le mie caratteristiche fondamentali. Anche quando ero a Londra ho sempre adattato il mio drumming ai vari stili musicali e per questo sono diventato il top drummer in uno dei più grossi studi di musica africana: chiamavano me anziché un batterista africano perché mi dicevano che davo loro un suono internazionale.
Nel 2023 sei andato in tour con Alex Britti, hai registrato un disco prodotto e suonato da Brian May e hai appena partecipato all’ultimo disco di Zucchero, Discover II. Come ti prepari per queste importanti collaborazioni e quali sono le aspettative quando lavori con artisti di fama mondiale?
Quando collaboro a certi livelli, in me si sovrappongono vari sentimenti e tensioni perché cerco sempre di dare il mio massimo contributo alla buona riuscita del progetto. Ovviamente non è semplice perché si inseriscono tensioni emotive e stress da prestazione che bisogna imparare a gestire, stando attenti a non urtare la sensibilità dei musicisti con cui si collabora e con cui necessariamente ci si confronta.
Hai collaborato con la Walt Disney su vari progetti, tra cui Mickey’s Magical Holiday. Cosa rende speciale il lavoro per grandi produzioni internazionali come Disney e come si differenzia dal lavoro su album o tour?
Il lavoro in studio è molto diverso dal lavoro live. Ho suonato in circa 400 pezzi per la Walt Disney: American Idol – Camp Rock – Ilary Duff – le Parate mondiali della Disney (Parigi, Tokyo, Mali, Pechino, ecc) – un disco con interpreti gli attori delle principali soap opera americane (Beautiful – American Hospital). Ovviamente sono sempre lusingato quando produzioni internazionali si rivolgono a me, considerato che hanno infinite scelte possibili! In studio di registrazione manca l’adrenalina che ti dà il pubblico. Ciononostante, la concentrazione e la professionalità sono ancora più elevate perché l’istinto musicale è plasmato a misura sulle esigenze della produzione e comunque la registrazione del pezzo resta e ti qualifica come professionista
Oltre a essere un batterista, hai contribuito come autore e arrangiatore in alcuni progetti. Come cambia il tuo approccio quando sei coinvolto anche nella scrittura e produzione?
La qualifica di autore e arrangiatore è azzardata! Nel mio piccolo cerco di dare tutta l’esperienza che negli anni ho maturato, proponendo creativamente tante idee e soluzioni, che a volte sono molto apprezzate.
Dopo una lunga carriera e collaborazioni con artisti e band internazionali, quali sono i tuoi obiettivi futuri? C’è un progetto in particolare che ti piacerebbe realizzare?
Gli obiettivi sono sempre tantissimi perché fino a quando mi sentirò propositivo energico e creativo, sarò proiettato al futuro senza porre limiti alla Provvidenza!
Vorrei realizzare un disco tutto mio coinvolgendo tutti i musicisti che più mi hanno stimolato e dei grandi progetti che ho tutt’ora in corso non dico nulla, per scaramanzia!
Guardando indietro alla tua carriera, quale consiglio daresti ai giovani batteristi che vogliono seguire le tue orme e costruire una carriera di successo nel mondo della musica?
Ai ragazzi che si affacciano a questo mestiere, consiglierei di fare come ho fatto io: tanta umiltà tanto lavoro suonare liberamente e senza schemi didattici e soprattutto girare il mondo, suonando con musicisti di culture ed esperienze diverse da cui imparare nuove sonorità arricchendo così il proprio back-ground per capire qual è veramente la propria direzione!
Non conta quello che hai fatto, conta quello che sei e quello che stai facendo e farai.
Guardo sempre oltre! Questa è la mia filosofia!
Grazie Francesco per questa interessantissima intervista
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