Frankys Black: dal Rock a “Miracles”, il percorso musicale di un cantautore eclettico

Francesco Baldini, in arte Frankys Black, è un cantautore e musicista, nato a Siena ma cresciuto a Ronciglione, che ha saputo fare della sua passione per il rock e il metal contemporaneo una vera e propria carriera. Influenzato da artisti leggendari come Linkin Park, Metallica e Foo Fighters, Francesco ha iniziato il suo percorso musicale studiando canto e batteria, e ha successivamente sviluppato una presenza online con il suo canale YouTube e collaborazioni internazionali. Con il suo album da solista “Miracles” e il primo EP della sua band Khakoo, “The Road So Far“, Frankys Black sta tracciando un percorso unico nel panorama musicale italiano e internazionale. In questa intervista, esploreremo la sua evoluzione artistica, le sue ispirazioni e i suoi progetti futuri.

a cura di Antonio Capua


Francesco, hai iniziato ad appassionarti alla musica grazie a Rock TV e ai video musicali dei Linkin Park. Cosa ti ha colpito di più di quella musica e come ha influenzato il tuo percorso?
È stato proprio durante quel periodo, circa 2006/2007, che ho cominciato a scoprire l’arte più bella del mondo. Devo ringraziare mio fratello per avermi influenzato e guidato verso band e artisti di altissimo livello. Un ricordo vivissimo è legato a quando su YouTube giravano video animati di Dragon Ball, un anime che amo sin da piccolo, con in sottofondo brani di band come Linkin Park, Evanescence, System Of A Down, Green Day e Red Hot Chili Peppers. Queste canzoni mi rimanevano in testa e mi spingevano a cantarle e a esplorare i loro sound. Questo mix di influenze e passioni ha segnato profondamente il mio percorso, portandomi a voler scoprire sempre nuovi artisti e nuovi generi musicali, per poi dedicarmi allo studio del canto prima, e della batteria poi. È stato un periodo di grande ispirazione, che ha gettato le basi per tutto ciò che sono oggi come musicista.

Come si è evoluto il tuo stile musicale nel corso degli anni? Ci sono stati artisti o band che hanno influenzato in modo decisivo la tua crescita come musicista?
Il mio stile musicale si è evoluto molto nel corso degli anni, ed è stato un viaggio pieno di scoperte e sperimentazioni. Nel 2012 ho scoperto i Muse, che sono diventati la mia band preferita e una delle influenze più importanti per il mio percorso artistico. Il loro modo di fare musica mi ha spinto a esplorare nuovi orizzonti e a imparare cose nuove. Nel 2014 ho deciso di aprire il mio primo canale YouTube musicale, ispirato dal trend delle cover fatte in casa. Questa esperienza mi ha permesso di imparare a montare video e a muovere i primi passi nel mondo del missaggio e della registrazione. Ad oggi, ho caricato circa 90 video sul canale, e ognuno di loro ha contribuito a migliorare le mie competenze tecniche e artistiche. La mia formazione musicale si è arricchita ulteriormente frequentando scuole di musica e studiando con insegnanti qualificati di batteria. Questo mi ha dato una solida base tecnica, ma anche una grande voglia di continuare a crescere. Con lo studio della teoria musicale in accademia, ho iniziato a suonare anche il pianoforte, uno strumento che mi ha permesso di esprimermi in modo più creativo e libero, ampliando le possibilità del mio processo compositivo.

Il tuo primo album da solista “Miracles” rappresenta un traguardo importante. Quali sono i temi principali che hai voluto esplorare in questo progetto e che messaggio speri di trasmettere?
Miracles è stato un traguardo davvero importante per me, perché mi ha permesso di ampliare il mio modo di scrivere e produrre musica. Ho iniziato a lavorarci nel 2021, durante la pandemia, un periodo che mi ha dato tempo per riflettere sulle mie capacità e su ciò che volevo esprimere con questo primo progetto. L’album è composto da 11 brani: 8 cover e 3 inediti. Le cover le ho scelte con l’obiettivo di ripercorrere le sensazioni e le emozioni che ho provato quando le ho ascoltate per la prima volta, cercando di reinterpretarle con il mio stile. I 3 inediti, invece, rappresentano un nuovo inizio, un momento in cui ho deciso di mettermi alla prova e lavorare veramente su me stesso come artista. Con questo progetto spero di trasmettere al pubblico le emozioni che mi hanno ispirato, sia attraverso le reinterpretazioni che attraverso i brani originali. Vorrei che chi ascolta Miracles percepisse la mia crescita personale e artistica, e magari trovasse una connessione con il messaggio di resilienza e scoperta interiore che ho voluto condividere.

Sei batterista della band Khakoo e avete appena pubblicato il vostro primo EP, “The Road So Far”. Come nasce la tua collaborazione con il gruppo e come conciliate il lavoro di squadra con le tue ambizioni da solista?
Era l’estate del 2021 quando mio fratello Simone ebbe l’idea di formare una band. Contattò il suo vecchio amico chitarrista Alessandro e poi mi propose di unirmi come batterista. In quel momento non avevo progetti attivi, quindi decisi di fondare il gruppo con loro. Da allora si sono aggiunti anche Ivano alla seconda chitarra e Davide al basso, e siamo diventati i Khakoo. Il nostro punto di forza è sicuramente la varietà: abbiamo tutti influenze e stili musicali diversi, ma riusciamo a concatenarli in un unico genere, cercando sempre di portare qualcosa di originale. Questo equilibrio tra diversità e sinergia è ciò che rende il nostro sound unico. Per quanto riguarda il mio percorso da solista, penso che le due strade siano complementari. Lavorare con la band mi spinge a esplorare nuove idee e ad ampliare i miei orizzonti creativi. Quelle stesse idee spesso trovano spazio anche nei miei progetti personali, creando un dialogo continuo tra il mio lavoro individuale e quello di squadra.

Hai collaborato con musicisti da tutto il mondo attraverso piattaforme online. Come sono state queste esperienze e in che modo pensi che il panorama digitale stia cambiando il modo di fare musica?
Il bello di fare musica è che richiede collaborazione e costanza. Condividere la propria arte con altri musicisti è un’esperienza incredibile, perché permette di creare un’unione unica che ci spinge a esprimere noi stessi al massimo. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di collaborare con artisti provenienti da piattaforme come Fiverr, YouTube, Vampr e Instagram. Queste collaborazioni hanno portato non solo a progetti stimolanti, ma anche alla nascita di amicizie virtuali che apprezzo profondamente. Trovo incredibile come il panorama digitale stia trasformando il modo di fare musica. I social media sono oggi strumenti potentissimi per noi artisti, sia per condividere la nostra passione che per catturare l’attenzione di un pubblico globale. Questa connessione immediata con persone di tutto il mondo mi rende davvero felice e soddisfatto, perché dimostra che l’arte non conosce confini.

Sei anche un insegnante e autore, con il tuo primo libro didattico di batteria “50 canzoni rock che dovresti conoscere alla batteria”. Che ruolo ha la didattica nella tua vita e come pensi possa aiutare i giovani musicisti a formarsi?
Con il mio primo libro didattico di musica, ho voluto creare un ponte tra l’apprendimento tecnico e la passione per la musica rock, guidando i batteristi, soprattutto i più giovani, attraverso brani iconici che non solo insegnano tecnica, ma ispirano anche creatività. Credo fermamente che la didattica musicale non sia solo questione di insegnare competenze tecniche, ma anche di trasmettere entusiasmo e di aiutare i ragazzi a trovare la propria voce artistica, che con i giusti strumenti e stimoli, possono raggiungere risultati incredibili.

La batteria è uno strumento che ti accompagna da sempre. Cosa significa per te suonare la batteria e come riesci a integrare questo strumento nel tuo processo creativo come cantautore?
La batteria è sempre stata il cuore pulsante della mia vita musicale. È lo strumento che mi permette di esprimermi in modo autentico, canalizzando emozioni ed energia in ogni colpo. Suonare la batteria per me è come una sorta di dialogo continuo con il ritmo che scandisce non solo la musica, ma anche il mio modo di vivere. A volte parto proprio da un groove o da un pattern ritmico per costruire le fondamenta di una canzone o per costruire una melodia efficace. A volte invece mi vengono idee e melodie totalmente a caso quando mi sento ispirato, specialmente la notte, e le riproduco con il mio piano digitale o registrando e canticchiando sul momento con il cellulare.

Cosa significa per te il concetto di “miracolo”, che hai scelto come titolo del tuo album? C’è un evento particolare che ti ha ispirato a scrivere questo lavoro?
Miracles è il titolo che meglio rappresenta il percorso che ho affrontato per realizzare questo progetto. È un album che ha visto la luce tra molti intoppi e momenti di riflessione, e per me rappresenta una sorta di rinascita artistica. Inizialmente avevo pensato di rilasciarlo come EP, ma con il tempo e una maggiore consapevolezza delle mie potenzialità, ho capito che potevo creare qualcosa di più ampio e completo. Quello che mi ha spinto a lavorarci è stata la voglia di uscire dagli schemi e di dimostrare che potevo arrivare a toccare le persone con la mia musica. Dopo anni di cover su YouTube, sentivo l’esigenza di fare un passo in avanti, di portare la mia musica negli store digitali e nel panorama musicale in modo più professionale. Penso anche che nei momenti di difficoltà, con dedizione e passione, si può arrivare al proprio obiettivo.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi sogni e obiettivi come musicista e cantautore? Hai già in mente nuovi progetti o collaborazioni per i prossimi anni?
Dopo Miracles, sto pensando di produrre un secondo album da solista, questa volta più focalizzato sugli inediti. Non mancheranno comunque alcune cover riarrangiate e nuove collaborazioni, perché amo l’idea di fondere diversi stili e prospettive. Con la mia band, i Khakoo, ci stiamo concentrando su un secondo EP e stiamo lavorando per suonare il più possibile dal vivo, così da farci conoscere meglio e creare un legame diretto con il pubblico.

In parallelo, sto esplorando anche il mondo della scrittura e del self-publishing. Dopo il mio primo libro didattico di Batteria incentrato sul genere Rock, ho pubblicato da poco anche una versione in inglese e sto scrivendo un volume dedicato al genere Pop, oltre a cimentarmi nel provare a scrivere un romanzo di fantascienza. Credo che espandere la mia creatività in diversi ambiti sia essenziale per crescere come artista e per arrivare a più persone possibili.

Oltre alla musica, c’è un messaggio più profondo che cerchi di trasmettere attraverso la tua arte? Come vorresti che il tuo pubblico si sentisse ascoltando le tue canzoni?
Attraverso la mia arte voglio cercare di trasmettere un messaggio di speranza e positività. Voglio che chi ascolta le mie canzoni senta di non essere solo, che trovi conforto, forza o semplicemente uno spazio per riflettere e connettersi con le proprie emozioni. Ogni brano che scrivo è un pezzo di me, un racconto di esperienze, speranze e sfide che spero possano risuonare anche nelle vite degli altri. Vorrei che il mio pubblico si sentisse ispirato e capisse che, anche nei momenti bui, c’è sempre una luce, un modo per andare avanti e per ritrovare la bellezza nelle piccole cose.

Grazie Francesco, complimenti per il tuo lavoro
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