Gennaro Maione: l’arte della danza tra espressione corporea e ricerca interiore

Gennaro Maione, danzatore e coreografo napoletano, è una delle figure più interessanti nel panorama della danza contemporanea. Con una formazione che spazia dalla tradizione classica alla sperimentazione contemporanea, Gennaro ha portato i suoi lavori sui palcoscenici di tutto il mondo, esplorando la profondità del corpo e del movimento. Fondatore di “GMW”, un canale artistico che indaga l’identità e l’umanità attraverso la danza, Maione combina il linguaggio corporeo con una forte carica emotiva e sociale. In questa intervista ci addentriamo nel suo percorso artistico, nelle sue ispirazioni e nelle sfide di creare arte in continua evoluzione.

a cura di Antonio Capua


Gennaro, hai una formazione che unisce il rigore della danza classica e la libertà della contemporanea. Come sei riuscito a fondere queste due anime nel tuo stile coreografico?
Credo che rigore e libertà facciano parte della stessa medaglia. Chi mi ha formato nel tempo, chi ho incontrato nel mio percorso artistico mi ha portato sia all’inseguimento di un rigore personale e sia a quella della libertà personale.
La disciplina, il rispetto, la costanza porta sempre alla libertà.
Tuttavia, sono stato sempre più vicino al concetto di “libertà”, anche quando ero e sono stato allievo… oppure quando faccio il danzatore.

Nel 2014 hai fondato “GMW”, un progetto che esplora la danza come linguaggio espressivo della contemporaneità. Cosa ti ha spinto a creare questa realtà e cosa rappresenta per te?
È un canale che mi sono “auto-definito” per caratterizzare in parte il mio lavoro.
Ho sempre toccato temi piuttosto forti che possono incanalarsi nel mondo contemporaneo, attraverso uno sguardo personale che va in direzioni e proiezioni differenti.
Non mi sento di aver creato nessun nuovo linguaggio espressivo, ma nel tempo ho cercato di “definire” al meglio delle idee attraverso una ricerca del corpo e dell’espressione artistica soggettiva. Ma non riesco a darmi ancora una precisa autenticazione e identificazione a quello che sono e quello che faccio, preferisco che il mio lavoro sia sempre in evoluzione e in continuo cambiamento.

Il corpo è al centro della tua ricerca artistica. Come vivi l’evoluzione del corpo nel tempo e in che modo influenzano la tua creatività i cambiamenti che esso attraversa?
Il corpo spesso è influenzato da fattori esterni nel mondo che spesso rivoluzionano la parte emotiva. Voglio pensare che il corpo, come la mente umana, non sono mai “immobili” nel tempo… ma hanno la possibilità di una crescita, di evolversi e di sviluppare un’intelligenza capace di arricchire e costruire la propria personalità.
Oltre al corpo è indispensabile avere una mente sempre curiosa.

Hai lavorato su numerosi progetti internazionali. Quale esperienza lavorativa all’estero ti ha arricchito maggiormente?
Tante occasioni mi hanno fatto crescere, ognuna di queste possibilità mi ha donato qualcosa.
Dalla mia prima esperienza in Francia fino al Belgio. Anche portare i miei progetti all’estero è stato un momento di confronto importante.

Hai collaborato a diverse produzioni teatrali e cinematografiche, inclusa la serie “Gomorra”. L’esperienza televisiva ha arricchito o il tuo approccio alla danza e alla coreografia?
Il cinema è un mondo bellissimo e io ne sono praticamente innamorato, ma è un processo completamente diverso da quello performativo e teatrale. Lo trovo un lavoro molto più minuzioso, quasi perfezionista.
Sarebbe bello accomunare più spesso questi due mondi (cinema e danza) per creare nuovi stimoli e portare il mondo della danza in altre direzioni. La connessione mi ha sempre affascinato sia sul piano visivo che progettuale.

Molte delle tue coreografie affrontano temi sociali, come il progetto “No Parking Zone” legato al morbo di Parkinson. Come riesci a trasformare il disagio sociale e fisico in movimento espressivo?
Questo progetto sul morbo di Parkinson fu condiviso insieme ad una persona che era affetta dalla malattia. Ci furono vari periodi di residenza artistica, ad Orleans in Francia. Il processo creativo legato al movimento e alla questione “emotiva” anch’esso fu condiviso per settimane intere per comprendere al meglio la storia personale della performer legata alla sua malattia. Ci fu tanto scambio di informazioni, ci furono tante chiacchierate. Anche rivivere la sua quotidianità fu interessante. Fu un’esperienza molto toccante che ho affrontato con molto garbo e sensibilità.

Hai creato un cortometraggio, “Argento Vivo”, ispirato al regista Dario Argento. Cosa ti ha affascinato del suo stile cinematografico e come hai tradotto il suo linguaggio visivo in coreografia?
In Dario Argento ho sempre visto un mondo libero, creativo e “multidisciplinare”, capace di toccare vari rami artistici attraverso un mondo visionario e distopico.
Tutto ciò che non è conforme alla realtà o che va aldilà di schemi regolari mi ha sempre affascinato.
Ho voluto esprimere parte del suo mondo “thrilling” attraverso un cortometraggio e successivamente con la creazione di uno spettacolo dal vivo (dal titolo MDMA), dove invece sono andato in direzioni diverse e ho collegato droga, eccesso di serotina/dopamina e filmografia di Dario Argento all’interno dello stesso “girone” … che non definirei solamente infernale ma ha anche tante venature sensibili e poetiche.

La tua danza sembra sempre in cerca di nuove forme di espressione. Cosa ti spinge a esplorare territori nuovi e sperimentali nella danza, e come bilanci tradizione e innovazione?
Tradizione e innovazione sono sempre legati, esiste sempre una forma di rispetto.
L’esplorazione di nuovi territori ti porta ad essere sempre curioso e mai fermo, nel mio caso ho sempre preferito “rivoluzionare” il mio linguaggio.
 Vorrei tenere del quadro sempre la cornice e cambiare ogni volta la tela all’interno.

Nel tuo percorso, la collaborazione con altri artisti e compagnie ha giocato un ruolo fondamentale. Cosa ti arricchisce di più nel lavorare con altre personalità creative?
È stato fondamentale. Soprattutto quando ho iniziato ci sono state alcune personalità molto più mature che mi hanno accompagnato nella mia crescita.
Questo mi ha portato nel tempo ad ottenere una mia “indipendenza” artistica, ma la condivisione mi ha sempre affascinato soprattutto se ci sono mondi e visioni differenti.

Attualmente sei impegnato in diversi progetti e collaborazioni. Ci puoi dare qualche anticipazione?
Sto portando in giro il mio ultimo lavoro MDMA e sono felice di restarci ancora a lungo.
Ci sono delle nuove idee in programma, forse una nuova creazione dove vorrei ricreare un nuovo mondo visionario e distopico, ma tutto è ancora troppo giovane per parlarne…
Tuttavia, oggi sono molto impegnato con la “formazione” dei ragazzi, ogni giorno, che è un lavoro dove non lascia mai molto tempo ma che mi ha donato nel tempo tante soddisfazioni.

Grazie Gennaro e complimenti per il tuo lavoro
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