Giulia Celletti: Il teatro come respiro, come vocazione e come strumento raccontare il mondo

Giulia Celletti ha intrapreso questo fantastico viaggio che riguarda il teatro fin da bambina, trovando nella recitazione la sua vera essenza. Dall’Accademia d’Arte Drammatica all’insegnamento, passando per la stand-up comedy e progetti innovativi come “Venire Meno” e “Insieme”, la sua carriera è un continuo intrecciarsi di emozioni, sfide e nuovi orizzonti. In questa intervista ci racconta il suo percorso, i sogni e l’amore profondo per il palcoscenico e per la città di Roma.

Introduzione a cura di Salvatore Cucinotta
Intervista a cura di Noemi Aloisi


Benvenuta su Che! Intervista, Giulia, tra le tue passioni c’è la recitazione, in particolare in ambito teatrale. Quando e come hai iniziato a fare teatro?
Avevo 9 anni e a scuola facevamo delle recite che comprendevano ogni classe dell’istituto. Sono stata scelta per interpretare il Vanitoso nel Piccolo Principe e per la prima volta mi sono sentita vista. Con il passare degli anni ho trovato nel teatro il mio respiro e il mio obiettivo di vita, così ho deciso di frequentare un’Accademia e di renderlo il mio mestiere.

Dopo il diploma all’Accademia d’Arte Drammatica e la laurea in Letteratura, Musica e Spettacolo alla Sapienza, hai percorso la strada dell’insegnamento. Attualmente, infatti, sei docente di teatro, come ti trovi in questo ruolo e cosa speri di trasmettere ai tuoi alunni?
Nel 2020 il lavoro in teatro e su set ha ricevuto un netto stop e in quel periodo ho incontrato il Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli, con cui nel 2021 ho iniziato a insegnare nelle scuole. Ho da subito rivisto nei miei allievi la me bambina. Il teatro a scuola permette ai ragazzi di aprire lo sguardo e di raccontare storie attraverso il proprio corpo e la propria voce. Per me essere lì con loro è un’opportunità di immenso valore e spero di trasmettere loro l’importanza del comunicare, la responsabilità verso la comunità e la bellezza di buttarsi senza paura di sbagliare.

In “Venire Meno” sei attrice ed autrice, parlaci di questo progetto.
“Venire Meno
” è un progetto che nasce dall’urgenza di indagare e riflettere su dei temi che riguardano il rapporto tra donna e uomo. Nello specifico, abbiamo posto al centro dell’indagine la finzione dell’orgasmo femminile come pretesto per parlare di una cultura del sacrificio radicata nel DNA di noi donne e con la quale dobbiamo confrontarci.
Io sono attrice e autrice con le mie colleghe Eleonora Bracci, Marta Della Lucia e Camilla Ferrara. Ci siamo conosciute a una masterclass di scrittura creativa sulla ribellione e lì è nata la prima bozza del nostro testo. Abbiamo presentato un primo studio al Teatro Ateneo della Sapienza a dicembre e ora siamo in fase creativa e progettuale. Speriamo di debuttare a breve!

Con “BewowEdu”, ti stai occupando di uno spettacolo in lingua italiana e spagnola, di cosa si tratta?
Sì, con “BewowEdu” siamo in scena da gennaio con lo spettacolo Insieme (Juntos nella versione spagnola). Io e i miei colleghi incontriamo ogni giorno ragazzi e ragazze di tantissime scuole e raccontiamo loro le nostre storie. Il valore aggiunto è che abbiamo anche un cubo-microfono con il quale permettiamo ai ragazzi di riflettere con noi sui temi trattati. Uno spettacolo contro il bullismo che invita alla comunicazione e al valore dell’essere insieme per poter affrontare i momenti più difficili. (Stiamo anche girando un Docu-film che abbiamo presentato alla Festa del Cinema di Roma.)

Oltre che in ambito teatrale hai preso parte a cortometraggi e videoclip, come ti trovi a recitare davanti la telecamera? Vorresti approfondire anche questo aspetto?
Finora nella mia carriera ha sicuramente prevalso l’attività teatrale, ma ho sempre amato il rapporto con la macchina da presa. Ho girato videoclip e cortometraggi, l’ultimo un mese fa, ma vorrei tanto arrivare a set più grandi. Mi manca solo di trovarmi nel posto giusto al momento giusto.

Quale genere di spettacoli teatrali preferisci mettere in scena?
Mi piace lavorare per comunicare qualcosa. Il mio obiettivo più grande sarebbe quello di fare in modo che le persone che vengono a vedere un mio spettacolo ne escano poi con delle domande e delle riflessioni. Poi il genere può cambiare in base a chi si ha davanti e a cosa si vuole raccontare.

Da quest’anno stai iniziando a fare stand-up comedy, come ti trovi?
Fare stand-up è divertentissimo e agghiacciante allo stesso tempo. Essendo attrice, sono abituata al rapporto con il pubblico, ma raccontare storie personali in modo ironico è tutta un’altra cosa. Vedi tutti in faccia, non indossi maschere e hai sempre quel brivido di poter creare il gelo. A parte questo, per me è un nuovo territorio di indagine: voglio capire la chiave della mia comicità, sperimentarmi nella scrittura e creare punti di contatto con le persone.

Come vivi l’impatto con il pubblico? Ti definiresti timida o estroversa?
Da piccola ero sicuramente timida, ma proprio attraverso la recitazione ho iniziato a fregarmene e a buttarmi. Vedere il pubblico costantemente è un ottimo allenamento in tal senso. E poi, io cerco sempre di essere me stessa: se un giorno prevale la timidezza, la accetto.

Che rapporto hai con la città di Roma e come la vivi da artista?
Quando leggo o sento la parola Roma sorrido. La amo profondamente. Sono di Viterbo, ma mio padre e tutta la sua famiglia sono di qui e ho sempre sentito una forte appartenenza a questa città. Tanto che dopo le superiori mi sono subito trasferita qui per studiare. È una città dalle mille opportunità culturali, non sai mai chi puoi incontrare e ad ogni angolo si ha la possibilità di imparare qualcosa.

Oltre alle passioni che abbiamo elencato ce ne sono altre?
Beh, forse leggere resta uno dei fondamenti della mia anima, tanto che studio Filologia Moderna all’università. E questo mi porta anche ad avere una grande passione per le parole: mi piace saperne tante. Amo il mare e le sere d’estate. Le lunghe passeggiate, la poesia e la musica. Ma soprattutto, delle passioni che potrei scrivere sul mio identikit nominerei quella per i dolci, per il rosa, per i fiori e per il mio barboncino, Rudy.

Grazie per il tuo tempo Giulia! Complimenti per la tua carriera!

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