Il viaggio di una scrittrice nella letteratura e nella vita: Letizia Falzone

Letizia Falzone, nata a Colonia e cresciuta nella splendida Riviera dei Cedri in Calabria, ha coltivato sin da piccola una passione per la letteratura e le fiabe. Nel 2017, durante la gravidanza, ha dato vita al suo primo romanzo “Come un campo di spighe di grano”, seguito da “Come le foglie rosse d’autunno”. Amante dei romanzi ambientati in epoche storiche e curatrice del blog “Parole di Burro”, Letizia unisce emozione e storia nelle sue opere. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sue ispirazioni e i suoi progetti futuri.


Letizia, hai iniziato a scrivere durante la gravidanza, un momento molto particolare della tua vita. Cosa ti ha spinto a trasformare quelle emozioni in parole e a scrivere il tuo primo romanzo, “Come un campo di spighe di grano”?
La scrittura mi ha letteralmente salvata nel periodo della gravidanza e anche nel post, quando i livelli di ormoni crollano contribuendo allo sviluppo del cosiddetto maternity o baby blues, caratterizzato da tristezza e pianto. La scrittura ha rappresentato quasi una cura. Sarà stata forse la forza ineguagliabile della maternità o forse quella voglia, quel coraggio di buttare su un foglio le emozioni e le sensazioni più recondite che a volte sembrano scoppiare dentro e che troppo spesso sono l’unica via per far affiorare il talento rimasto sopraffatto in qualche angolo dell’anima dai timori e dai pregiudizi.

Nel 2020 hai pubblicato il seguito, “Come le foglie rosse d’autunno”. Cosa ti ha ispirato a continuare la storia e come si è evoluto il racconto rispetto al primo libro?
Il primo romanzo è stato un successo e i lettori ne sono stati davvero entusiasti. Proprio loro mi hanno spinto a scrivere il sequel che inizialmente non avevo previsto. È avvenuta un’evoluzione nel libro: da romanzo rosa si è trasformato in saga familiare e questo mi ha permesso di spaziare nella narrazione dando risalto e voce anche a personaggi secondari e storyline che per motivi di spazio, non hanno avuto modo di evolversi nel primo volume.

Sei appassionata di romanzi ambientati in altre epoche. Cosa ti attrae maggiormente di questi contesti storici e come riesci a inserirli nelle tue storie?
Una delle caratteristiche più belle della lettura è quella di portarci in luoghi e tempi a noi sconosciuti, permettendoci di imparare molto mentre ci godiamo una piacevole storia. I romanzi storici, grazie alla loro ambientazione e alla descrizione di epoche lontane, sono tra i libri che più ci permettono di conoscere periodi che non avremo mai l’occasione di vivere altrimenti. Inserire una trama e dei personaggi in un dato ambiente, calarli negli usi e costumi di un’epoca, di un Paese, di una cultura vuol dire dare spessore a quella trama e a quei personaggi. Vuol dire inserirli in contesti credibili che aumentano la fascinazione del lettore. Il risultato è sempre una storia dal valore aggiunto.

Gestisci un blog personale, “Parole di Burro”, oltre a collaborare con vari blog letterari. Cosa ti piace di più del dialogo con i lettori attraverso i blog e come pensi che i social media stiano cambiando il modo di parlare di letteratura?
La lettura è un’attività condotta in solitudine, ma poi dev’essere condivisa; solo attraverso il confronto possiamo consolidare le nostre certezze, o smentirle, metterci in dubbio, e crescere. Leggere un bel libro è sempre un po’ una scoperta e così, ogni volta che trovo una frase che un autore sembra aver scritto per me, vorrei dirlo a chiunque. Perché la felicità ha senso solo se c’è qualcuno che la condivide assieme a te, o no? C’è stato un tempo, che oggi appare lontanissimo, in cui il dibattito letterario si svolgeva, oltre che nelle università, nelle pagine culturali dei giornali e dei magazine e nelle riviste. Un dibattito decisamente più chiuso ed elitario di quello a cui siamo abituati oggi, riservato ai critici letterari di professione. L’ascesa dei social ha rivoluzionato la comunicazione legata al mondo della lettura. Mentre la critica letteraria tradizionale è andata in crisi, nuovi modi di raccontare romanzi e saggi si sono imposti, su spazi come Instagram, Facebook, YouTube e, ultimamente, TikTok e Twitch. Senza dimenticare la parallela ascesa delle riviste online, che puntano sull’approfondimento, e che hanno preso il posto dei blog. Grazie ai social le opportunità di comunicazione per il mondo del libro si sono così moltiplicate, e si sono sviluppate nuove figure professionali per la gestione delle pagine social e l’ideazione di campagne di marketing digitale. Di certo, rende ottimisti il fatto che anche nell’era dei social e degli influencer i libri (cartacei in particolare) restano protagonisti (si pensi ad esempio alla crescita che in gran parte del mondo, Italia inclusa, ha avuto il mercato librario negli ultimi anni segnati dalla pandemia, in cui la lettura è stata riscoperta da tante persone, nelle lunghe giornate segnate dai lockdown, dalla solitudine e dalla paura), e conservano il loro fascino anche tra i giovanissimi. La conferma arriva dall’ultima tendenza: l’avanzata di TikTok, che sta dando una scossa positiva alle vendite e alla diffusione della lettura tra gli adolescenti.

Nel tuo percorso letterario, quanto è importante per te l’accuratezza storica quando scrivi romanzi ambientati in altre epoche? Come fai a bilanciare fatti storici e finzione narrativa?
A questa domanda non posso rispondere perché i miei romanzi non sono ambientati in altre epoche.

I tuoi lettori hanno accolto con entusiasmo i tuoi primi due romanzi. Quali sono stati i commenti o le reazioni che ti hanno colpito di più e come influenzano il tuo modo di scrivere?
Il lettore è il compagno di viaggio dell’autore, è più di un semplice destinatario: è un complice. Offre uno specchio virtuale che può influenzare la struttura, il tono e persino la scelta delle parole. Il rapporto tra lettore e scrittore si manifesta ogni volta che una storia viene condivisa. Questa connessione, seppur invisibile, è il cuore pulsante della letteratura. Nel progettare un testo, penso sempre a chi lo avrà tra le mani. Attraverso le mie parole, offro al lettore una finestra aperta sulla mia mente, e spero che il lettore, a sua volta, apra il suo cuore per accogliere e interpretare questo dono. Le persone che hanno letto i miei romanzi si sono così immedesimate nei personaggi tanto da arrivare a soffrire, arrabbiarsi  e piangere con loro nel corso della lettura. Ed è davvero bellissimo perché significa entrare in empatia con i personaggi e attraversare quel filo sottile tra realtà e finzione.

Il titolo del tuo blog, “Parole di Burro”, è molto evocativo. Cosa rappresenta per te questo titolo e come rispecchia il tuo approccio alla scrittura e alla vita?
Parole di Burro sono le parole di una scrittrice, sono le mie parole che modello per conquistare, ammaliare e affascinare i miei lettori. Sono le parole pregne di tenerezza, amore e passione di essere al centro della mente di qualcuno anche solo per un attimo. Le parole che seguono il proprio flusso nella scrittura così come nella vita. Spontanee ma anche consapevoli che hanno un grandissimo potere: danno forma al pensiero, trasmettono conoscenza, aiutano a cooperare, costruiscono visioni, incantano, guariscono e fanno innamorare. Ma le parole allo stesso tempo possono anche ferire, offendere, ingannare, emarginare e  distruggere.

Essendo una scrittrice e una mamma, come riesci a conciliare la tua vita familiare con il processo creativo della scrittura?
A volte uno ha paura di sognare ma chi nella vita realizza i suoi sogni è perché trova il coraggio di fare ciò che ama. Ho scelto di non rinunciare a nessuno dei due ruoli, cercando di dare il meglio in entrambi. Sento come un privilegio la possibilità di crescere ogni giorno insieme ai miei figli, tra momenti felici e momenti un po’ difficili, entusiasmo, nuove scoperte, fatica, allegria…Sì insomma, faccio del mio meglio, come tutte le mamme. Qualche volta il mio meglio funziona bene, qualche volta meno. Ma l’amore è una buona guida e un buon compagno di viaggio. Ma non potrei mai rinunciare ai miei amici fatti di aria e inchiostro che non mi lasciano sola un attimo e mi regalano mille vite. Una madre che lavora è comunque una dimostrazione di amore, forza, determinazione. Sta insegnando ai suoi figli a inseguire i propri sogni e dedicarsi alle proprie passioni.

I tuoi romanzi sono stati molto apprezzati per la loro capacità di esprimere sentimenti ed emozioni. Qual è il tuo processo creativo per trasmettere queste emozioni in modo così intenso e coinvolgente?
Il processo creativo nasce dalla mia vita, dalle mie esperienze, ma anche dall’osservazione di ciò che mi circonda. Le emozioni umane sono universali e, al contempo, incredibilmente personali. Traduco i momenti di fragilità, forza, amore e dolore in parole che possano appartenere a tutti, come un riflesso comune. In questo momento mi sento di dire che trovo l’ispirazione dall’aria che respiro, dai suoni che mi invadono, dai silenzi che mi abbracciano.

Guardando al futuro, quali nuovi progetti letterari hai in mente e ci sono temi o epoche storiche che vorresti esplorare nelle tue prossime opere?
Guardando al prossimo futuro ci sono i vari progetti di lettura nelle scuole di cui mi occupo da diversi anni. Continuerà sicuramente la mia collaborazione con blog di letteratura, primo tra tutti BorderLiber.it e sicuramente l’uscita di un romanzo che è nella fase finale. In una prossima opera vorrei raccontare invece la storia di una famiglia americana a partire dagli anni ’50 e sviluppata su diversi piani temporali.

Grazie Letizia per la tua intervista. Complimenti per tutto!
Continua a seguirci su Che! Intervista!

Per saperne di più:
Facebook | Instagram

Richiedi un’intervista esclusiva!

Copy link