Ilaria Matà: tra sport, lettura e l’impegno per diffondere il potere dei libri con GioiaLibro

A 34 anni, Ilaria Matà ha trovato un perfetto equilibrio tra il suo amore per lo sport e la sua passione per i libri. Lavorando come assistente alla vendita in un negozio di articoli sportivi, è anche una pallavolista e un’appassionata lettrice che, nel 2017, ha dato vita al progetto “GioiaLibro“, un profilo Instagram nato per condividere recensioni e pensieri sui libri. In questa intervista esploriamo il percorso che l’ha portata a diventare una bookblogger seguita e influente, il suo amore per la lettura, e i futuri obiettivi che la guidano.

a cura di Antonio Capua


Ilaria, hai una carriera dinamica che combina il lavoro, lo sport e la passione per la lettura. Come riesci a bilanciare questi tre mondi così diversi e complementari?
Credo si tratti di dare voce ad ogni parte che compone la nostra persona. Ognuno di noi è composto da più parti, nel mio caso Ilaria che lavora, che pratica sport e si dedica alla sua passione per i libri, e altro ancora.
Queste parti si incastrano tra loro, convivono e vivono. Non è sempre facile, certe volte anche un po’ estenuante ma tendo ad essere scrupolosa nell’organizzazione, mi piace gestire e programmare. Fondamentale avere sempre un’agenda in borsa, ti salva.

GioiaLibro, il tuo profilo Instagram dedicato ai libri, è diventato un punto di riferimento per molti. Cosa ti ha spinto a lanciare questo progetto e come hai visto evolversi nel tempo?
Il progetto è nato nel 2017, un anno difficile in cui mi sono sentita scoraggiata e demoralizzata su molti aspetti. Era un pomeriggio d’estate quando decisi di mettermi d’avanti al PC ed avviare il blog e il profilo instagram. É stata una grande prova riuscire a tirare fuori e condividere la passione che coltivavo nel mio intimo. Il confronto con gli altri mi ha dato nuova linfa e mi ha permesso di aprirmi di più.

Parli spesso dell’importanza della lettura come strumento di libertà e di crescita personale. Puoi raccontarci come i libri hanno influenzato la tua visione del mondo e la tua vita quotidiana?
I libri hanno sempre rappresentato uno strumento attraverso i quali non soltanto si apprendono nozioni e/o informazioni ma si allena il pensiero.

Questo aspetto l’ho fatto mio e l’ho sempre difeso in quanto allenare a formare il pensiero permette di acquisire indipendenza e carattere. Ma, leggendo, ho ritrovato nelle pagine anche comprensione, mi sono sentita capita in quanto ciò che stavo vivendo, in un particolare momento, qualcun altro l’aveva elaborato, vissuto personalmente e lo stava riportanto su carta anche attraverso i suoi personaggi.

Lavori come assistente alla vendita in un negozio di articoli sportivi e sei una pallavolista appassionata. Come vedi il legame tra l’attività fisica e quella mentale che la lettura richiede? Credi che queste due passioni si arricchiscano a vicenda?
L’attività fisica e quella mentale camminano di pari passo, richiedono entrambe allenamento, costanza e volersi spingersi oltre. Per quanto riguarda l’impegno fisico nel cercare di spingere sempre di più il proprio limite, per quanto riguarda l’attività mentale avere la voglia, lo stimolo di scoprire, di formarsi, di leggere tanto. Queste due mie passioni sono vera fonte di arricchimento perchè ho la possibilità di confrontarmi con altri appassionati e, attraverso punti di vista differenti e supporto durante gli allenamenti, acquisire autostima.

Hai iniziato a scrivere grazie all’incoraggiamento di alcuni professori, uno di informatica e uno di italiano. Come hanno contribuito a nutrire la tua passione per la scrittura e in che modo la scrittura ha arricchito la tua esperienza come lettrice?
Ha tutto a che vedere con un aspetto fondamentale: l’essere visti. I miei professori, di cui ho un ricordo bellissimo e verso cui nutro profonda stima e sincero affetto, hanno visto una passione, del potenziale oserei dire, e hanno saputo trovare il modo giusto affinchè questo attecchisse e venisse fuori. Ho sempre scritto, ho sempre sentito la necessità di mettere su carta ciò che sentivo o pensavo. Scrivere mi permette di mettere ordine tra i pensieri, attraverso le parole è come se li rendessi quasi tangibili e mi questo infonde benessere. Inconsapevolmente ho adottato la scrittura come terapia e soltanto da qualche anno ho scoperto essere effettivamente uno strumento terapeutico.

In un’epoca digitale, dove la lettura può sembrare sempre più marginale, come bookblogger, quale pensi sia il tuo ruolo nel promuovere l’amore per i libri e la cultura letteraria tra le nuove generazioni?
Da quando mi occupo di libri mi sono ricreduta su alcune cose, tra queste, il rapporto delle nuove generazioni con la letteratura. Incontro molti giovani, vengo contattata da adolescenti che, come me, hanno iniziato a coltivare l’amore per i libri nella loro cameretta. Molti di questi ragazzi scrivono anche e leggono libri di una certa mole come “I fiori del male” di Boudelaire o “Il rosso e il nero” di Stendhal.
C’è una chiave che può aprire al confronto: l’ascolto. Chiedono solo questo, forse come tutti del resto. I giovani sono una fonte di energia, entusiasmo, e spero che la mia pagina mi permetta di confrontarmi con loro il più possibile adottando sempre un dialogo libero e scevro da giudizi.

Hai detto di non avere uno scrittore o una scrittrice preferita e che il tuo libro preferito deve ancora arrivare. Quali sono le qualità che cerchi in un libro o in un autore per considerarlo davvero speciale?
In assoluto, che sia ben scritto e che la narrazione scorra in maniera fluida. Non cerco mai una lettura basandomi sulle nuove uscite o sul passaparola, scelgo sempre seguendo il mio stato d’animo.
Certo, quando questo è possibile. Il lavoro di bookblogger è anche promuovere e segnalare le nuove uscite, consigliare e recensire. Un libro ben scritto, per me, è un libro che porta a porsi delle domande, a volere sapere di più, magari riguardo l’epoca in cui è stato ambientato, il posto o perchè sono presenti terminologie e/o argomenti a me sconosciuti. È fondamentale che venga dato spessore all’aspetto psicologico dei personaggi.

Il tuo percorso da lettrice spazia tra vari generi, ma hai confessato di non avere molto interesse per il fantasy e la fantascienza. C’è un genere o un autore che ti ha particolarmente sorpreso negli ultimi anni, nonostante i tuoi gusti iniziali?
Sono attratta dai thriller pur non essendo il mio genere prediletto. Confesso di apprezzare moltissimo Donato Carrisi. I suoi romanzi sono una certezza in fatto di suspance, ritmo e narrazione avvincente.

Come moderatrice di presentazioni di libri e collaboratrice con autori e uffici stampa, ti trovi spesso a confrontarti con chi crea storie. Cosa hai imparato dalle interazioni con gli scrittori che hai intervistato o presentato?
Che qualsiasi cosa può essere fonte di ispirazione, anche gli aspetti negativi o traumatici, soprattutto questi. Bisogna saper osservare. Per quanto riguarda le recensioni, anche se un libro non convince e piace, bisogna sempre avere rispetto verso il lavoro altrui cercando di recensire in maniera obiettiva e mai offensiva.

Infine, hai parlato di diversi obiettivi futuri. Qual è il prossimo passo per GioiaLibro o per Ilaria Matà, e quali sogni ti piacerebbe realizzare nei prossimi anni?
Il prossimo passo è continuare a formarmi, ho in progetto di frequentare corsi sia di scrittura che come critico letterario. Dal punto di vista sportivo invece mi piacerebbe iniziare a praticare la Boxe, uno sport che mi ha sempre affascinato ma il cui inizio ho sempre rimandato. Sto esplorando nuovi aspetti della mia persona.

Grazie Ilaria e complimenti per la passione che metti nel tuo lavoro
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