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Anita Davison: un’autrice che porta i lettori nel cuore della Londra del primo Novecento, tra intrighi, misteri e lotte sociali. Cresciuta a Londra, città che è per lei una fonte inesauribile di ispirazione, Anita ha saputo fondere il fascino della storia con l’arte del giallo. Il suo romanzo Omicidio in libreria, pubblicato con Mondadori, primo capitolo della serie Miss Merrill and Aunt Violet Mysteries, è un esempio perfetto di come riesca a ricreare atmosfere storiche vivide, arricchendole con personaggi forti e un sottile senso dell’umorismo. In questa intervista, Anita ci racconta il suo processo creativo, il rapporto con la storia e l’evoluzione dei suoi amati personaggi.
Su Che Intervista! abbiamo il piacere di ospitare Anita Davison, conosciamola meglio…
Benvenuta Anita, sei cresciuta a Londra, una città che ha chiaramente influenzato la tua scrittura. Cosa ti affascina di più della storia di Londra e come riesci a tradurre questo fascino nei tuoi gialli storici?
Innanzitutto ringrazio lo staff di Che Intervista per avermi invitata a questa intervista d’autore.
Sono entusiasta e onorata che Omicidio in libreria, il primo romanzo della serie Miss Merrill and Aunt Violet Mysteries, sia stato tradotto in italiano. Di Londra mi affascina tutto, compresa la sua storia.
Nel tuo romanzo Omicidio in libreria, ambientato nel 1915, scegli di raccontare un periodo complesso segnato dalla guerra e dai movimenti per l’emancipazione femminile. Cosa ti ha spinto a scegliere questa precisa epoca come sfondo per la tua storia?
Quando ho strutturato il mio primo romanzo il Regno Unito era coinvolto emotivamente dalla serie televisiva Downton Abbey ambientato in questo periodo ed in quel momento stavo ricercando la storia della mia famiglia su uno dei siti di genealogia online. Ho scoperto che cinque dei miei prozii, tutti fratelli nati a Londra, avevano servito nell’esercito britannico. Non sapevo nemmeno che mio nonno avesse dei fratelli fino ad allora. [Ne aveva cinque, ma il più giovane aveva solo 9 anni nel 1914 – aveva anche sei sorelle!].
Questo mi ha portato a ricercare notizie sulla guerra di quel periodo e com’era per i miei bisnonni, che in realtà erano immigrati tedeschi e vivevano a Londra in quegli anni.
Le protagoniste della tua serie, Hannah Merrill e sua zia Violet, sono due donne indipendenti e fuori dagli schemi. Come hai costruito questi personaggi e quali aspetti della loro personalità sono per te i più importanti?
Hannah è una giovane donna cresciuta da genitori legati alle convenzioni sociali dell’epoca che cerca di farsi strada in un mondo in cui è considerato improprio che una donna sola lavori per vivere.
Il suo fidanzato viene ucciso nelle prime settimane della guerra. Sfida così le convenzioni andando a lavorare nella libreria di sua zia. Zia Violet è una “suffragette” di Emmeline Pankhurst e della Women’s Social and Political Union, che mostra a Hannah che le donne possono vivere vite più eccitanti, indipendenti e produttive. Le due donne così uniscono anche le loro forze per risolvere qualche mistero lungo la strada.
Il contesto storico in cui si svolge Omicidio in libreria è ricco di dettagli vividi e accurati. Quanto tempo dedichi alla ricerca storica e come bilanci l’aderenza ai fatti con le esigenze narrative di un giallo?
Adoro il processo di ricerca di informazioni storiche, la ricerca di un evento o di un periodo di tempo su cui basare la storia. Prima di iniziare il romanzo vero e proprio, mi sono immersa nell’atmosfera dell’epoca. Infatti, quello che era normale e accettabile nel 1915, è molto diverso da oggi, quindi ho dovuto rendere le loro conversazioni, i loro atteggiamenti e le loro reazioni in modo autentico.
Ho cercato ad esempio alcune frasi o modi di dire comuni che si adattassero a quell’epoca cercando di non portare il lettore fuori dalla storia.
Il tuo romanzo mescola suspense, colpi di scena e un sottile senso dell’umorismo. Come riesci a mantenere questo equilibrio tra tensione e leggerezza nella narrazione?
Sono una che pianifica, quindi, prima di iniziare la scrittura vera e propria, metto insieme la struttura di tutte le scene in cui gli indizi, la dissimulazione e l’introspezione dei personaggi devono mantenere l’interesse del lettore. Non c’è niente di peggio che scrivere una scena di dialoghi scintillanti, arguti e perspicaci ma che non fanno decollare la storia e quindi non fanno parte del montaggio finale. [Ne ho diversi in una cartella ‘Forse usa più tardi’ sul mio laptop.]
In Omicidio in libreria, esplori anche temi legati all’emancipazione femminile e alla lotta per i diritti delle donne. Quanto è importante per te, come autrice, portare alla luce questioni sociali attraverso il genere del giallo?
Il movimento per i diritti delle donne è solitamente ritratto in letteratura, film e TV da “suffragette” arrabbiate, militanti, che agitano striscioni, ‘poco femminili’ e che tiravano sassi alle finestre.
Il fatto che Millicent Fawcett abbia trascorso quarant’anni a raccogliere petizioni e fare appelli al Parlamento per un cambiamento della legge è praticamente ignorato.
Hannah crede fermamente che le donne meritino di essere uguali agli uomini ma considera controproducente danneggiare i dipinti alla National Gallery e incendiare cassette postali.
Il pensiero di Zia Violet è che gli uomini hanno avuto il loro modo di fare per troppo tempo e quarant’anni di richieste di emancipazione non hanno portato a nulla, quindi ora devono pretenderlo.
La Londra di inizio Novecento è spesso rappresentata come un luogo cupo e pericoloso. Quali sono gli aspetti della città che hai voluto evidenziare nel tuo libro e cosa la rende, secondo te, un’ambientazione perfetta per un giallo?
Il conflitto del 1914-1918 ha portato la realtà della guerra in Gran Bretagna per la prima volta dall’11° secolo. Deve essere stato un periodo orribile e terrificante vedere case e aziende distrutte e civili uccisi nelle loro stesse case. Ho incluso il famigerato “Theatre Raid” dell’ottobre 1915 in cui un dirigibile Zeppelin causò ingenti danni nello Strand e colpì il teatro proprio dietro la libreria, danneggiandolo gravemente.
Le descrizioni registrate di quell’incidente mi hanno colpito molto ed ho immaginato persone terrorizzate che uscivano da teatri e ristoranti sul marciapiede, fissando in alto questo grande pallone argentato nel cielo notturno mentre vedevano edifici esplodere davanti a loro. Deve essere stato davvero terrificante.
Il rapporto tra Hannah e zia Violet è centrale nella trama. Come descriveresti la dinamica tra loro e in che modo questa relazione si evolve durante la storia?
Zia Violet non è una zia convenzionale che trascorre le sue serate leggendo, facendo la maglia e pranzando con le amiche al caffè Lyons Corner House. Ha solo quarant’anni, è alta, molto attraente e sensuale con un senso dell’umorismo malizioso e una natura birichina. La sua infanzia è stata agiata e come figlia più giovane, è stata viziata, ma ha un buon senso del giusto e dello sbagliato e non ha paura di farsi valere.
C’è anche un passato in cui Violet è molto riservata. Ad esempio, come ha fatto una ragazza della società che passava le serate a ballare nei nightclub jazz, a diventare proprietaria di una libreria? Perché non si è mai sposata nonostante abbia l’attenzione di ogni uomo che incontra? Perché ha comprato una casa per conto suo e ci vive con un’altra “suffragette”, ignorando tutti i pettegolezzi della sua stessa famiglia?
Nel romanzo, affronti anche il tema delle spie e dei segreti di famiglia, arricchendo la trama con un intrigo internazionale. Come sei riuscita a intrecciare questi elementi in una narrazione che resta fedele al genere giallo?
Una delle cose che ho imparato sull’epoca è che la paranoia riguardo alla minaccia delle spie straniere che si infiltravano lo stile di vita britannico era endemica. I cittadini stranieri erano visti con sospetto solo per essere nati dall’altra parte della Manica e persone a caso venivano denunciate per essere state viste in piedi davanti a edifici importanti solo con una macchina fotografica o con un telescopio.
C’erano anche vere spie, ovviamente, diverse e famose che furono catturate. Tuttavia, le informazioni che si diceva avessero inviato al Kaiser erano inaccurate o inutili. La trama di “Bookshop” per sabotare i cannoni sul Embankment è puramente frutto della mia immaginazione. O forse c’era davvero e fu sventata per una scoperta casuale di una cartolina?
Guardando al futuro della serie Miss Merrill and Aunt Violet Mysteries, cosa possono aspettarsi i lettori dai prossimi capitoli? Ci sono nuove sfide o misteri in arrivo per Hannah e Violet?
Sono stata contattata ed ho ricevuto proposte per altri due romanzi di Miss Merrill and Aunt Violet e sono in corso trattative per altri due che vedono Zia Violet come personaggio principale in storie spin-off ambientate negli anni ’20.
Thanks so much for this opportunity to talk about Hannah and her Aunt Violet. This has been fun.
Grazie Anita per la splendida intervista e per averci dedicato un pò del tuo tempo.
Tieni aggiornati e complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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