Daniele, ci puoi raccontare come è nata la tua passione per la scrittura e cosa ti ha spinto ad iniziare a scrivere storie horror e fantasy?
Può sembrare un po’ scontato e banale ma ho iniziato a scrivere da piccolo. Mi divertivo a scrivere con una Olivetti Lettera 32 alcuni racconti di avventura perlopiù comici che avevano come protagonisti alcuni familiari e parenti. Con il passare del tempo poi ho iniziato ad appassionarmi al fantasy e successivamente al genere horror. Da lì il passo a provare a scrivere racconti o romanzi di questo genere è stato breve.

Il tuo primo racconto pubblicato, “Soggetto Zero”, è stato incluso nella rivista “Altri sogni”. Quali sono state le tue emozioni e reazioni alla pubblicazione di questo racconto?
Altri sogni era una delle poche riviste che rilasciavano anche delle royalty agli autori, veramente un bel progetto che purtroppo poi è terminato. Sono rimasto molto contento, perché vedevo finalmente che ciò che scrivevo era reputato degno di essere pubblicato da qualcuno del settore.

Soggetto Zero è un breve racconto di genere horror, dedicato agli zombie, raccontato dal punto di vista del primo umano infettato del virus.

Nel 2013 hai pubblicato “L’ Ambasciatore delle Tenebre”. Come è stato passare dal genere horror al fantasy? Hai trovato delle sfide particolari?
L’Ambasciatore delle Tenebre era una storia che avevo in mente già da molto e che ho deciso di mettere “su carta” dopo che avevo preso più confidenza con la scrittura. Il fantasy mi ha sempre appassionato ma volevo umanizzare di più il protagonista, renderlo meno eroico e impavido. Sono riuscito a pubblicarlo con una piccola casa editrice, la 0111, in formato ebook che ha deciso di pubblicarlo diviso in 4 parti. Diciamo che è stata quella in definitiva la sfida più difficile da affrontare.

Hai scritto la sceneggiatura del corto horror “Domine”, che ha avuto molto successo su YouTube. Come è stata l’esperienza di scrivere per un medium diverso come il cortometraggio?
Sì Domine, alla cui regia vi è il giovane e promettente Enrico Fernandez, è stata una sorpresa per tutti considerato che è stato fatto a budget ridottissimo e al momento della pubblicazione non ci conosceva nessuno. Al momento è oltre le 300 mila views ed è uno dei corti horror italiani di maggior successo su YouTube. È stata la mia prima vera prova, dopo aver frequentato un corso di sceneggiatura e devo dire che mi sono trovato a mio agio. La scrittura asettica e sintetica dello script mi si addice molto, e dopo Domine ho ripetuto l’esperienza con altri cortometraggi e prossimamente, speriamo, un lungometraggio.

Nel 2018 hai pubblicato il tuo primo romanzo di fantascienza, “Reboot 8092”. Quali sono state le principali influenze e ispirazioni per questo libro?
Per Reboot 8092 devo ringraziare anche Andrea Formichini che ha avuto l’idea base del romanzo e che ha collaborato alla stesura per la parte più prettamente tecnica. Reboot 8092 è un romanzo di fantascienza sì, ma con basi reali e scientificamente possibili. A differenza di quanto si possa pensare non mi sono ispirato ai romanzi del grande Asimov, ma ho tentato di dare un approccio prettamente psicologico al romanzo, tentando di esprimere meglio possibile le sensazioni che la sonda in viaggio nell’universo provava durante il suo lunghissimo viaggio. A quanto pare ci sono riuscito, visto l’ottimo successo di critica e la conquista del 2° posto al Trofeo Cassiopea 2021.

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“Una Vita da Sogno” è un romanzo urban fantasy che hai pubblicato nel 2020. Cosa ti ha ispirato a esplorare questo genere e quali temi hai voluto trattare?
Una vita da sogno è un romanzo molto autobiografico. Mi sono ispirato al mio periodo universitario, mescolandolo con una componente fantasy e un po’ inquietante che per certi versi è la rappresentazione metaforica di quello che provavo in quegli anni, dove l’ansia per gli esami incombenti era sempre presente. La solitudine, la difficoltà di avere una relazione sociale soddisfacente, l’inquietudine per le difficoltà della vita moderna, diciamo che sono i temi principali del romanzo, al di là dell’aspetto prettamente fantasy.

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Nel 2024 hai pubblicato “La Pietra della Quintessenza”, il primo capitolo di una trilogia fantasy. Puoi darci un’anteprima di cosa i lettori possono aspettarsi da questa nuova saga?
La Pietra della Quintessenza è un romanzo che ho scritto molti anni fa e che ho deciso, dopo una serie di revisioni, di auto pubblicare su Amazon. La trilogia, ambientata nell’immaginario Mondo di Doam, inizialmente racconta le avventure di  Leron, un giovane chierico ricco di coraggio e dai modi un po’ bruschi, ed Otavlas un nobile la cui famiglia è caduta in disgrazia, pauroso ma determinato, rimasti  coinvolti nel difficilissimo compito di recuperare la Pietra magica che proteggeva il Regno di Laxxilde trafugata dal palazzo reale. Il principe del vicino e aggressivo Regno di Kelandar   se ne è impossessato e adesso sogna di sfruttarne la potenza per allargare il suo impero. Il vero pericolo però è un misterioso Negromante al suo servizio, che lentamente lo sta rendendo schiavo. Nessuno sa chi sia e da dove venga, ma il terrore che suscita in chi gli sta vicino vale molto più di mille parole. Il loro piano sembra perfetto, ma accade qualcosa di assolutamente inaspettato.

I due protagonisti lotteranno contro il destino avverso, sfidando mille pericoli e ostacoli imprevisti. Si troveranno a fronteggiare rivolte e guerre civili, pazzi sanguinari e mostruosi esseri infernali, cocenti delusioni e amare perdite, affannandosi in una corsa continua che sembra senza via d’uscita, guidati soltanto dal loro desiderio di rimettere le cose a posto.

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Hai creato un’associazione culturale a Livorno, Livorno Artistica APS. Qual è stata la motivazione dietro questa iniziativa e quali obiettivi speri di raggiungere con essa?
Ho creato Livorno Artistica già nel 2013, perché era mia intenzione dare spazio ai tanti creativi che sono presenti nella mia città. Con il passare degli anni, trovando grande riscontro e volendo dare un contributo tangibile alla vita culturale e artistica della città, Livorno Artistica è diventata una vera e propria associazione di promozione sociale, con una propria sede e un nutrito gruppo di soci. Realizziamo eventi culturali di ogni genere, dibattiti, incontri letterari, mostre, contest, corsi e workshop, e spero che l’attività dell’associazione contribuisca a dare fiducia a tutti quelli che hanno una vena artistica e che consenta loro di tenerla viva dentro di sé.

https://livornoartistica.wixsite.com/arts

Come vivi il rapporto con la città di Livorno e quanto questa influenza il tuo processo creativo e le tue storie?
Ho un rapporto di amore e odio verso la mia città, ma credo che sia così per tutti in qualsiasi parte del mondo. Tuttavia, mi trovo bene qui, è una città a misura d’uomo, c’è il mare e a due passi la magnifica campagna toscana e non vorrei vivere da nessun’altra parte, ma certe volte è un po frustrante vivere in una città che avrebbe grandi potenziali ma si accontenta sempre del minimo sindacale. Va detto però che vivere a Livorno ha influenzato tantissimo il mio processo creativo, l’apatia e la noia che certe volte ti fa provare questa città in molti casi ha alimentato la mia creatività come valvola di sfogo ad un ambiente che, ogni tanto, è un po’ limitante.

Guardando al futuro, quali progetti hai in cantiere e quali nuovi generi o storie ti piacerebbe esplorare?
Come ho detto prima, uno dei miei più grandi sogni nel cassetto è quello di veder realizzato un lungometraggio sulla base di una mia sceneggiatura. Diciamo che qualcosa è già pronto, ma non è per niente facile che si traduca in realtà, ci sono ostacoli importanti da superare quali ad esempio, ma non solo, trovare un produttore e/o un distributore, ma sono ottimista, ho imparato nella vita che con la costanza, un passo alla volta, si raggiungono traguardi insperati.

Grazie per la tua intervista. Continua a seguirci su Che Intervista!

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