Francesca Mesiano è una psicologa e psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, diretto dal prof. Giorgio Nardone. Con un’ampia esperienza in psicologia clinica, psicopatologia, psicologia scolastica e formazione, Francesca è una professionista dedicata al sostegno e alla crescita personale e familiare. Il suo approccio innovativo coinvolge i genitori come “coterapeuti” e applica protocolli di trattamento specifici per una vasta gamma di disturbi psicologici. Scopriamo di più sul suo percorso e sulla sua metodologia attraverso questa intervista esclusiva.
Su Che Intervista! abbiamo il piacere di ospitare, Francesca Mesiano, conosciamola meglio…
Benvenuta Francesca, puoi raccontarci come è iniziata la tua carriera nel campo della psicoterapia e cosa ti ha spinto a specializzarti nella Psicoterapia Breve Strategica?
Si, grazie per questa domanda, ho conseguito la Specializzazione a gennaio 2020, un attimo prima che arrivasse la Pandemia da COVID- 19. Il periodo storico che stava per iniziare mi ha spinta ad aiutare le persone, inizialmente incontrandole in studio, successivamente ad offrire la possibilità di intraprendere percorsi di Psicoterapia online. La scelta di specializzarmi nella Psicoterapia Breve Strategica parte da lontano: durante gli studi universitari sentivo di voler apprendere un approccio che, attraverso risvolti pratici, mi permettesse di aiutare concretamente le persone che si sarebbero rivolte a me; terminato il mio percorso di studi, dopo gli esami di abilitazione, decido di contattare il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo, diretto dal Prof. Giorgio Nardone e mi sottopongo all’esame di ingresso per poter accedere alla Scuola. Da quel momento, inizia un cammino di formazione professionale e crescita personale molto significativo. Macinando migliaia di chilometri, per quattro anni, due o tre week end al mese, ho appreso efficaci protocolli di trattamento avendo la possibilità di fare pratica avendo accanto un grande maestro.
Come descriveresti l’approccio della Psicoterapia Breve Strategica e quali sono i suoi principali vantaggi rispetto ad altri metodi terapeutici?
L’approccio della Psicoterapia Breve Strategica trova le basi teoriche negli studi del Mental Research Institute di Palo Alto (California), l’approccio arriva sul territorio italiano grazie al contributo clinico del prof. Giorgio Nardone che, nel 1989, insieme a Paul Watzlawick publica il testo “l’Arte del Cambiamento”. L’approccio aiuta le persone a migliorare, in tempi brevi, la qualità della loro vita, spesso, significativamente, compromessa dalla psicopatologia. Chi si avvicina a questo approccio impara ad utilizzare le prescrizioni, ovvero strategie e stratagemmi, che agevolano il cambiamento. Tra i vantaggi di questo approccio terapeutico troviamo l’utilizzo di protocolli di trattamento specifici per le differenti problematiche ( ansia, attacchi di panico, doc, disturbi alimentari, paranoia e molti altri); i protocolli si basano sul principio dell’autocorrettività “ è la terapia che si adatta al paziente e non il paziente che deve adattarsi alla terapia”: l’intervento terapeutico è come un abito cucito su misura che tiene conto delle caratteristiche uniche e irripetibili della persona.
Quali sono le principali sfide che hai incontrato nella tua pratica professionale?
Le sfide che ho incontrato e che incontro nella pratica professionale sono varie e rappresentano degli stimoli importanti per potersi migliorare: una delle sfide più pregnanti è quella relativa ai cambiamenti cui va costantemente incontro la società in cui viviamo, ciò mi spinge ad aggiornarmi costantemente e ad analizzare con attenzione i nuovi bisogni e le difficoltà che mi rappresentano i pazienti.
La tua esperienza lavorativa in Spagna ha arricchito la tua formazione in modo significativo. Puoi condividere alcuni aspetti di quell’esperienza e come hanno influenzato il tuo approccio terapeutico?
Nel 2014 ho avuto l’opportunità di intraprendere un’esperienza lavorativa a Tomares, vicino Siviglia, in Spagna. Qui, in collaborazione con psicologi, pedagogisti e logopedisti, ho svolto attività di sostegno e riabilitazione nei confronti di bambini con disabilità strutturando interventi terapeutici specifici. L’aspetto significativo di tale esperienza è stato osservare i cambiamenti che i bambini con disabilità acquisivano nel loro percorso di crescita, avendo l’opportunità di intraprendere percorsi abilitativi e riabilitativi all’interno dell’ambiente scolastico. L’esperienza in Spagna ha arricchito in modo significativo la mia formazione poiché mi ha permesso di acquisire buone pratiche che tutt’ora utilizzo nel mio lavoro in collaborazione con le realtà associative locali.
Ti occupi di una vasta gamma di problematiche psicologiche, tra cui ansia, attacchi di panico e disturbi alimentari. Qual è il protocollo di trattamento che trovi più efficace per affrontare l’ansia e gli attacchi di panico?
Il protocollo di trattamento ( efficace nel 95% dei casi trattati) che utilizzo nella mia pratica clinica è quello appreso all’interno del Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo: il protocollo prevede l’utilizzo di strategie e stratagemmi che guidano il paziente ad affrontare efficacemente le situazioni che teme, trasformando la paura da limite in risorsa. I problemi d’ansia e gli attacchi di panico sono in crescente aumento, secondo l’OMS oltre il 20% della popolazione mondiale si trova a vivere e a combattere contro queste problematiche, pertanto poter utilizzare tecniche efficaci ed efficienti, consente di migliorare la qualità della vita delle persone che si rivolgono a me. Imparare a gestire la paura patologica vuol dire seguire quanto saggiamente riportato oltre 2000 anni fa su un’antica tavola sumerica “la paura evitata diventa timor panico, la paura affronta diventa coraggio.”
Il tuo intervento di “terapia indiretta” coinvolge i genitori come “coterapeuti”. Come riesci a guidare i genitori affinché possano supportare efficacemente il percorso di crescita dei loro figli?
Quando mi chiedono aiuto genitori di bambini (entro i 12/13 anni d’età), nei casi in cui è possibile, utilizzo l’intervento della “Terapia Indiretta”; aiuto i genitori ad aiutare i figli, considero i genitori come miei “coterapeuti”, li guido ad applicare, nel contesto quotidiano, strategie e stratagemmi che agevolino i figli ad affrontare in modo più efficace il delicato percorso di crescita: imparando a tollerare le regole, rispettando la sana gerarchia familiare, evitando la confusione dei ruoli. L’obiettivo è quello di produrre piccoli grandi cambiamenti nel “sistema famiglia” adoperando al meglio le risorse dei genitori ed evitando ai bambini piccoli di vivere la sensazione di essere “l’oggetto rotto” che lo psicologo deve aggiustare.
In ambito di disabilità, come strutturi gli interventi per tener conto dell’unicità della persona e potenziare le risorse residue?
Gli interventi che strutturo quando lavoro nell’ambito della disabilità si basano sull’andare oltre l’etichetta diagnostica. Spesso, qualora si tenga in considerazione solo la patologia, si rischia di ridurre e impoverire la complessità che invece caratterizza la Persona. Oltre la disabilità c’è una persona che ha caratteristiche uniche e originali, ciò per me è imprescindibile quando strutturo i miei interventi. Collaboro da anni con alcune realtà locali e ciò che constato ogni volta è l’ opportunità di contare sulle risorse, spesso inesplorate nelle persone con disabilità, che se adeguatamente potenziate consentono di saltare gli ostacoli e superare i limiti.
Hai collaborato con varie associazioni di volontariato. Quali sono gli elementi chiave della tua formazione e consulenza in questi contesti?
La mia esperienza professionale nel modo della disabilità inizia nel 2012 : in quell’anno collaboro con un centro diurno per persone adulte disabili all’interno del quale acquisisco l’importanza di evitare l’approccio pietistico e spingere l’utenza a raggiungere l’autonomia; contestualmente conosco la realtà dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovendenti: qui apprendo il Braille e l’uso di software e dispositivi utili per gestire al meglio la minorazione visiva, in questo contesto attualmente mi occupo di consulenze individuali e familiari oltre che di formazione e tutoraggio per i volontari del Servizio Civile Universale. Collaborando, inoltre, con altre realtà del territorio, che si occupano di Sindrome di Down e Disturbo dello Spettro Autistico ho compreso quanto sia importante fare rete e spingere alla condivisione di buone prassi che consentano di mettere in circolo le competenze apprese.
Nel contesto della psicologia scolastica, quali sono i principali obiettivi dei progetti di formazione docenti, sportelli d’ascolto, orientamento e mentoring che hai portato avanti?
L’ ambito scolastico è un ambito complesso fatto di molte esigenze e conseguenti sfide. Consente di fare un’esperienza eterogenea: contribuire alla formazione del personale docente è un’esperienza arricchente, il mestiere dell’insegnante è complesso e complicato dalle sfide che quotidianamente affronta chi è chiamato a formare gli adulti del domani, in questo caso il mio obiettivo è fornire conoscenze e strumenti concreti per gestire al meglio il contesto classe e le dinamiche di gruppo. Ascoltare gli alunni nel setting dello Sportello, rappresenta un’importante occasione per rilevare difficoltà e problemi che poi potranno, eventualmente, trovare soluzione inviando ai servizi territoriali; io considero lo Sportello all’interno degli istituto scolastici come un osservatorio sociale all’interno del quale gli alunni, ma anche il personale scolastico possano accedere per chiedere aiuto. Infine, in questo ultimo anno scolastico ho svolto il mio impegno in alcuni istituti scolastici della città e della provincia, attivando percorsi di mentoring: incontri individuali, rivolti ad alunni di tutte le fasce d’età, nel corso dei quali ho proposto attività di orientamento al futuro partendo dagli interessi, potenziando i valori e i talenti presenti in ciascuno dei partecipanti.
Grazie Francesca per la tua intervista e per la tua professionalità, a presto!
Continua a seguirci su Che Intervista!
Per saperne di più:
Facebook | Instagram