Su Che Intervista! Francesco Gallina, conosciamolo meglio…

Il tuo ultimo saggio, “La fisica del rock”, esplora il legame tra musica, letteratura lovecraftiana escienza. Qual è stata la scintilla iniziale che ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ciao. Innanzi tutto consentitemi di ringraziarvi per lo spazio che mi state concedendo. La scintilla di
base è quella che mi ha portato a scrivere anche i miei saggi precedenti, ossia quella di dimostrare come il rock, principalmente quello più estremo, sia un immenso serbatoio di cultura. Esattamente
all’opposto di come la gente crede comunemente. Inoltre, quella di usare la musica per raccontare la nostra società. Così, dopo aver analizzato lo sviluppo del ruolo della donna dagli anni Sessanta in poi citando varie cantanti rock, il metal come fenomeno socio-politico e para-religioso, il rapporto del mondo dell’heavy con la pittura, adesso sono arrivato alla relazione tra metal e fisica passando attraverso la letteratura weird di Lovecraft.

Nel tuo libro menzioni figure come Einstein, Lovecraft e Brian May. Come riesci a collegare personalità così diverse attraverso il filo conduttore del rock?
In realtà non è stato troppo difficile. Sintetizzando al massimo: il pensiero einsteniano è alla based ello sviluppo della fisica quantistica e la materia è stata ed è oggetto di infinite uscite discografiche metal. Einstein, tra parentesi, era un ottimo musicista come tantissimi altri fisici antichi e moderni. Molti degli ultimi sono dediti al metal e non è un caso. Contemporaneamente allo sviluppo dei fondamenti della fisica quantistica, Lovecraft ha creato un pantheon narrativo che ha molto in comune con certe scoperte che andavano affermandosi (senza peraltro avere alcun contatto con gli scienziati che le stavano definendo) e iconograficamente perfetto per il rock estremo. Lo scrittore di Providence, nemmeno a dirlo, è quindi protagonista di un numero sconcertante di album e singole canzoni di estrazione metal. Infine, anche se non tutti lo sanno, Brian May non è solo un musicista, ma anche un astrofisico coinvolto in missioni spaziali di primo piano e autore di alcune canzoni che descrivono molto bene il concetto di dilatazione temporale. Infatti ho usato questi brani per descriverla in relazione al film Interstellar. Un fatto che mi ha portato a scambiare delle mail con Kip Thorne, premio Nobel per la scoperta delle onde gravitazionali e autore del plot del kolossal americano.

La musica rock e metal spesso viene percepita come un fenomeno ribelle e controculturale. Come pensi che questa percezione influenzi il modo in cui la musica può essere vista come una fonte di cultura e conoscenza scientifica?
Anche se al giorno d’oggi purtroppo si è tutto molto più edulcorato, è più che vero che il rock e in
particolare il metal, sono fenomeni di ribellione di contro cultura. Così, è facile che la sua percezione
da parte di un pubblico che non ha alcuna voglia o capacità di approfondire, sia assolutamente superficiale e controllata da mezzi di informazione che non hanno alcun l’interesse a portare sapere al pubblico. Lo hanno invece ad appiattirlo sempre di più in una vuota mediocrità che garantisce il consenso e la vendita di spazi pubblicitari. La mancanza assoluta di senso critico deve quindi essere pervicacemente coltivata da parte loro. In questo ambito una cultura come quella che rappresento non ha alcuna possibilità di essere percepita per quello che è, ossia un fenomeno prodotto per lo più da gente con un tasso di istruzione molto elevato e capace come pochi di analizzare e proporre sistemi complessi. Proprio ciò che non serve nella società di oggi.

La tua opera coinvolge numerosi ospiti illustri, come Mark Jansen degli Epica. Come sei riuscito a coinvolgerli e quale contributo hanno portato al tuo lavoro?
Come ti dicevo prima, non è affatto raro che gruppi metal affrontino nei loro album argomenti
filosofici e scientifici. Gli Epica, una delle più importanti band al mondo per ciò che attiene al settore symphonic-metal, capitanata proprio da Mark, lo hanno fatto più di una volta. Parlando del suo coinvolgimento nel mio scritto, lui abita vicino Caltanissetta, in quanto compagno di una cantante siciliana impegnata tra lirica e metal (Laura Macrì). Avevano già preso il mio saggio precedente e così gli ho chiesto di scrivermi qualcosa per quello nuovo, cosa che ha accettato di fare tra un tour mondiale e l’altro. Ne sono davvero fiero, così come del coinvolgimento di tanti altri ospiti italiani e stranieri. Qui ha giocato molto la mia appartenenza di lunghissima data al mondo del giornalismo metal, che mi ha portato a conoscere tanti artisti nel corso degli anni. Così ho contattato alcuni di loro, mentre altri li ho interessati da zero, pescando al di fuori del mio settore. Ad esempio nel caso di Fausto Vitaliano, ex autore Disney (nel libro si parla anche di certi fumetti e manga) e romanziere di grido, autore della prefazione del mio libro.

Nel comunicato stampa si menziona l’importanza della musica per la comprensione del mondo reale e la sua connessione con la fisica quantistica. Puoi approfondire come la musica rock si intreccia con questi concetti scientifici?
Il discorso richiederebbe davvero uno spazio enorme. Forse la cosa migliore è citare alcuni passi dell’introduzione di “La fisica del rock”: “L’associazione tra il mondo delle note e il cosmo, del resto, non è affatto nuova. L’accostare scienza e musica è inclinazione vecchia quanto la civiltà occidentale e non solo. Come vedremo, è almeno a Pitagora che bisogna risalire per rendersi conto che nel nostro passato studiare insieme gli astri, il movimento dei pianeti e la melodia degli spazi siderali era normale. Queste materie erano infatti considerate praticamente la stessa cosa dagli analisti del tempo. Così come la tradizione indiana, per esulare dal contesto più vicino a noi, ha parecchio da dire in proposito. L’indagine sul suono era infatti basilare per concepire una spiegazione di come il nostro Universo funzionasse, già oltre cinquecento anni prima di Cristo. Oggi sappiamo con certezza che tutto quanto ci circonda vibra, risuona. Dall’incredibilmente piccolo all’infinitamente grande e che la teoria delle stringhe è una delle più importanti attualmente a disposizione per cercare di spiegare le fondamenta della realtà. L’idea antichissima che tutto quanto esiste sia connesso in qualche modo alla musica, cioè qualcosa che non si vede, ma si può mettere per iscritto come una formula matematica e anzi, è matematica anch’essa, oltre a possedere una seducente mistica superiore, ci racconta ancora una volta come l’arte sia ben più che una distrazione o una perdita di tempo che distoglie dalle cose importanti. È una delle chiavi di volta più importanti per tenere in piedi l’edificio del tutto. E parlando di matematica, la mente non può che correre rapidamente a gruppi quali Meshuggah, TesseracT e al comparto djent tutto, sostanzialmente basato su di essa. Allo stesso modo elementi di aritmetica affiorano da vari settori estremi come il prog metal, il technical death metal e dal lavoro di Gojira e gruppi simili. Ulteriori e migliori prove di come e quanto matematica e musica siano materie interconnesse possono essere rintracciate nella sequenza di Fibonacci, nella proporzione aurea e nel loro intreccio con la musica dei Tool […] L’obiettivo finale è così dimostrare o come minimo suggerire quanto la musica, intesa nel nostro caso come principalmente rock, sia qualcosa che influisce sulla nostra stessa esistenza in maniera assoluta. Fino a essere talmente in entanglement con l’Universo intero, da poterne fornire una descrizione almeno parziale. Perché l’arte dei suoni, quando è davvero tale, non è solo un esercizio volto a uno sterile filosofeggiare su argomenti di nessuna utilità pratica mettendo in fila un po’ di note, ma un tentativo di suggerire una spiegazione della nostra stessa esistenza e del perché tutto sia com’è. O meglio… come appare”.

Hai scritto diversi saggi per Arcana Edizioni, tutti dedicati alla musica rock e metal. Come vedi l’evoluzione del tuo lavoro nel tempo e quali sono stati i cambiamenti principali nei tuoi approcci e temi trattati?
Anche se in realtà le mie opere sembrano slegate l’una dall’altra, al di là dell’idea generale di dimostrare quanto rock e metal siano immensi serbatoi culturali, esse fanno parte di un progetto complessivo molto più ampio. Leggendole tutte, emergono infatti dei collegamenti “circolari” che le tengono insieme. L’idea è di dipingere un quadro generale di come tutto sia connesso andando oltre il concetto di espressione musicale. Descrivendo la nostra società nel suo complesso. Non ho idea di quale sarà l’argomento del mio prossimo libro, ma una cosa è certa. Scrivere una semplice biografia o parlare di un certo album non mi basta. La musica è una forma d’arte così potente, totalizzante e universale, che parlarne solo in quanto tale sarebbe uno spreco immenso. Attraverso essa possiamo immaginare noi stessi, cosa siamo stati, cosa siamo e cosa possiamo diventare.

La copertina del tuo libro è opera di Steve Joester, un acclamato artista. Quanto è importante per te l’aspetto visivo nella presentazione dei tuoi libri e come scegli i collaboratori per queste opere?
Ti dirò che a parte per “Adepti della chiesa del metallo”, per tutti gli altri miei libri mi sono occupato io stesso della parte grafica, scelta della copertina compresa. Con la Arcana – la mia casa editrice – che mi ha dato la massima libertà. Nel caso di Steve, possiamo dire che mi sono rivolto a un grande amico e a uno degli artisti più in vista in questo campo. Ci siamo conosciuti alcuni anni fa a causa di un articolo che avevo scritto circa una sua foto storica e poi siamo rimasti in contatto. A questo proposito e per dare la dimensione della sua importanza, Joester è l’autore della storica foto dei Judas Priest all’interno di Screaming for Vengeance e del servizio degli stessi Judas con Andy Warhol al Palladium di NY. Per il pubblico meno specializzato, ha lavorato con AC/DC, Rolling Stones, Pink Floyd, Sting, The Police e infiniti altri. Era stato già uno degli ospiti di “Dipinto sull’acciaio” e mi è venuto a trovare in Sicilia insieme alla moglie la scorsa estate. Per “La fisica del rock” mi ha regalato uno dei suoi quadri più belli, perfettamente adatto agli argomenti trattati. E non è stato il solo. In carriera hanno voluto omaggiarmi di loro opere per i miei libri Eliran Kantor, Mario “The Black” Di Donato, Paolo Girardi e vari altri artisti di punta. Il nostro è un mondo molto collaborativo e questa è una delle cosa che più mi piacciono.

Hai anche un passato come speaker radiofonico e collaboratore di riviste musicali. Come queste esperienze hanno influenzato il tuo lavoro di saggista e scrittore?
Il mio passato è in realtà il mio presente, perché è ciò che faccio tutt’ora oltre a fare ufficio stampa per rock band come FGRPress. Conduco insieme al suo fondatore Michele Fontana (un altro siciliano) la trasmissione “Fireworks” di RDT Radio Station Trieste e da quasi vent’anni scrivo per metallized.it, uno dei maggiori portali italiani dedicati al metal e dintorni. Un sito per cui ho oltre 2200 pubblicazioni all’attivo tra recensioni, articoli e interviste. Un fatto che mi ha consentito di partire da una base di conoscenza dell’ambiente che certamente mi ha facilitato nella ricerca degli ospiti dei miei libri, per esempio.

Il tuo libro è stato accolto molto positivamente e inserito in vari cataloghi prestigiosi. Come hai reagito a questo riconoscimento e cosa pensi che significhi per il futuro della tua carriera e per la diffusione della cultura rock?
Il fatto che i miei libri siano stati inseriti nei cataloghi di prestigiose università e biblioteche estere (NY, Monaco di Baviera, ecc) mi ha fatto ovviamente enorme piacere, ma per carattere non tendo ad esaltarmi. Anche perché, alla fine, è soltanto attraverso i canali mainstream che si raggiunge la vera popolarità e si diffonde davvero il messaggio. E per i motivi cui abbiamo accennato in precedenza, certi argomenti non possono e non devono arrivarci. La mia popolarità è quindi sostanzialmente confinata nel mondo del rock alternativo e difficilmente ne uscirà. Ciò non toglie che continuerò a scrivere di certe cose per un pubblico interessato ad andare oltre, a scoprire cose che nessuno gli ha mai raccontato.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti e quali tematiche vorresti esplorare nei tuoi futuri lavori?
Adesso è ancora troppo presto per pensarci, sono ancora in piena promozione di “La fisica del rock” e per tutta l’estate e oltre continuerò a occuparmene. Appena qualche idea si materializzerà in testa, mi metterò all’opera. Mi piacerebbe approfondire il discorso relativo alla letteratura e il rock, ma non è affatto detto che questo sarà l’argomento che sceglierò. Di solito sono preso da un impulso improvviso e comincio a scrivere di getto. Vedremo. Intanto ancora un grazie a voi per questa intervista, che spero possa aver stimolato la curiosità di qualcuno.

Grazie per la tua intervista e complimenti per tutto! Continua a seguirci su Che Intervista!

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