Su Che Intervista! conosciamo meglio Giulia Scialò…

Giulia, come è iniziata la tua passione per il violino e come ha influenzato la tua vita e la tua carriera artistica?
La passione per il violino è cominciata un po’ per caso, quasi per gioco: quando ero piccola, intorno ai 4 anni, mio padre mi regalò un violino, di quelli per bambini. Da allora ho cominciato a prendere le prime lezioni, e piano piano la cosa si è fatta sempre più seria, l’interesse sempre più vero. Fino a quando, a 10 anni, mi sono iscritta in conservatorio. La passione per il violino e per la musica ha influenzato chiaramente il mio percorso di vita, poiché tante scelte le ho dovute plasmare proprio in base agli impegni che il conservatorio e lo studio mi richiedevano. E i sacrifici non sono stati indifferenti. Mi spiego meglio: dopo il liceo, ad esempio, ho scelto di non fare l’università per concentrarmi sulla carriera come violinista e continuare a studiare. Mi sono dunque iscritta al biennio di specializzazione in violino, tralasciando per un po’ il sogno dell’università, promettendomi che l’avrei realizzato più avanti non appena ne avessi avuto l’occasione. Ed è infatti quello che ora sto facendo!

Dunque, sì, quello della musica è un percorso che se fatto seriamente influenza per forza di cose la tua vita in modo determinante. Ma non vorrei mai tornare indietro e cambiare qualcosa delle scelte che ho fatto, perché sono fermamente convinta che quello che faccio sia il lavoro migliore al mondo.

La letteratura è una parte importante della tua vita. Ci puoi raccontare come i libri ti hanno accompagnato e sostenuto nel tuo percorso?
La letteratura è sempre stata la mia seconda grande passione. I libri mi accompagnano da sempre, sin dall’infanzia. La lettura e la scrittura hanno sempre rappresentato per me un posto sicuro, un luogo in cui trovare calma e pace. Ho sempre pensato ai miei libri preferiti, sai quelli che ti rimangono nel cuore e con i quali senti un legame spaventosamente profondo, come ad una vera e propria ancora di salvezza. So che può sembrare difficile da credere, ma, in alcuni momenti difficili che ho passato, credo di poter proprio dire che i libri mi abbiano salvato la vita.

In che modo il tuo interesse per il cinema, la pittura e la fotografia ha arricchito la tua pratica musicale?
Musica, pittura, letteratura e cinema hanno davvero tanto in comune. Sono solo diversi linguaggi, ma il senso di ciò che esprimono è lo stesso. E spesso le connessioni tra le varie forme d’arte sono esplicite e evidenti. Ne consegue che approfondire materie che esulano dalla pratica musicale arricchisce la pratica stessa: studiare un autore, leggerne le opere, guardare determinati film aiuta ad approfondire e ad indagare tutta una serie di esperienze e di emozioni che sono utili poi anche nel concreto della pratica musicale.

Ad ogni modo, la mia priorità rimarrà sempre il lavoro in orchestra, anche se ora devo soppesare in modo diverso tutto il resto, perché l’università non è un qualcosa che si fa solo nel tempo libero. Sto cercando di dare il massimo in tutto.

Quali sono i temi che cerchi di esplorare e unire nelle tue ricerche artistiche che coniugano varie forme d’arte?
I temi esplorati nei miei articoli pubblicati per il blog sono diversi. A volte sono semplicemente partita da un’opera letteraria appena letta o da un personaggio che mi attirava particolarmente, altre volte da un film o da un compositore. Ad esempio, nell’articolo “Hector Berlioz, il grottesco in musica e in letteratura”, mi sono lasciata ispirare dalle opere del compositore; mentre in “Romeo e Giulietta: l’amore in musica e in letteratura” l’idea è partita dalla lettura dell’opera di Shakespeare.

In ogni articolo però ho sempre cercato di portare un messaggio, di traslare l’argomento di cui trattavo verso una riflessione più attuale, per poter toccare temi a me cari. Alcuni degli articoli a cui sono più affezionata sono difatti quelli in cui credo di essere riuscita in questo intento al meglio: ho potuto parlare di femminismo, di diritti, di giustizia e di rispetto. E di uguaglianza. Di come l’arte può insegnarci tutto questo ogni giorno. E di come l’arte sia la chiave per poter cambiare il mondo. Per poter denunciare tutto ciò che c’è di marcio nella società, per potersi ribellare come Medea o Carmen. O ancora ci insegna, come nell’Otello, a percepire la diversità senza avere pregiudizi, paure infondate, senza considerare ciò che è diverso come sbagliato o cattivo a priori.

Spero di essere riuscita nel mio piccolo a trasmettere tutto questo attraverso i miei articoli di “Arti in Simbiosi”. Se anche solo una persona ha riflettuto su questi temi dopo la lettura di una cosa scritta da me, per me è una vittoria e una grande emozione.

Chi sono gli artisti, scrittori, registi o pittori che hanno maggiormente influenzato il tuo lavoro e perché?
Devo assolutamente citare tra gli scrittori Victor Hugo, André Gide, Shakespeare, Pasolini, Pirandello e la mia adorata Camilla Lackberg. Tra i registi, i miei preferiti sono quelli della Nouvelle Vague, del Neorealismo e della meravigliosa commedia all’italiana: Godard e Truffaut, Antonioni, Rossellini, Fellini, Pasolini e anche Dino Risi. Tra coloro che hanno lasciato un’impronta c’è anche indiscutibilmente il grande Vittorio Gassman.

In realtà sono tanti altri i nomi che mi sono rimasti nel cuore, ma sento di dover riconoscere un merito più grande a quelli appena citati. Non so dirti in che modo hanno influenzato il mio lavoro, è una cosa che sento in modo direi irrazionale quasi. Sento di essere talmente legata a loro e alle loro opere che è come se volessi raggiungerli attraverso la mia scrittura. E’ come se sentissi che in qualche modo è davvero merito loro se sono come sono ora. In tanti aspetti, non solo professionalmente.

Quali sono le sfide principali che incontri nel tuo lavoro interdisciplinare e come le affronti?
Al momento le sfide principali che incontro per il mio blog Dissonanze Letterarie sono relative alle interviste. La cosa per me più complessa è, a volte, pensare a domande originali, non banali o che non risultino noiose. Non avendo una cospicua esperienza come giornalista (ho solo avuto l’occasione di fare alcuni mesi di praticantato presso un giornale pugliese, ma poi ho dovuto abbandonare per impegni di lavoro), a volte sento di non avere basi solide per rendere le mie interviste davvero interessanti. Dipende poi anche dalle persone che intervisto ovviamente. A volte mi viene più facile, altre meno… credo sia normale.

Per quanto riguarda invece gli articoli scritti da me, la difficoltà maggiore sta nel trovare un tema da affrontare e a cui poter collegare i diversi linguaggi artistici. Una volta trovata l’idea poi si tratta solo di leggere, approfondire e scrivere. È un lavoro però che richiede tanto tempo, molto di più delle interviste. Motivo per cui al momento non riesco più a pubblicare articoli di “Arti in Simbiosi”. Spero però di poter tornare presto a proporvi una delle mie idee!

Quali consigli daresti a chi desidera esplorare e unire diverse forme d’arte nel proprio percorso creativo?
L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di accumulare esperienza. leggere tanto, guardare film, andare a tante mostre di qualsiasi tipo. Solo così si può sperimentare e comprendere davvero l’arte in tutte le sue forme!

Grazie Giulia per l’interessante intervista! Continua a seguirci su Che Intervista!

Per saperne di più:
Dissonanze letterarie

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