Lucia Accoto, critico letterario, recensore professionista, giornalista

Leggere le parole di Lucia Accoto dà un senso alla professione di ‘recensore letterario’.
Giornalista, scrittrice, e conduttrice di programmi mediatici. Con un talento innato per la parola scritta, riesce a trasformare semplici consigli di lettura in ‘assaggi emotivi’ che risuonano profondamente con i suoi lettori.
Il suo approccio elegante e rispettoso verso ogni opera e autore, unito alla sua professionalità e passione, la rende una delle voci più autorevoli e amate nella critica letteraria.

Su Che Intervista! abbiamo il piacere di ospitare Lucia Accoto, conosciamola meglio…

Benvenuta Lucia, come descriveresti la tua evoluzione come giornalista e critica letteraria dall’inizio della tua carriera ad oggi?
Un’evoluzione matura. Ogni cosa ha il suo tempo. I cambiamenti sono dettati anche dalle esigenze di crescita professionale. Ho avuto sempre molta curiosità verso la scrittura e quando ho sentito forte la necessità di approdare ad un linguaggio più sciolto, meno ritmato, mi sono dedicata ai libri che hanno sempre fatto parte della mia vita. Il giornalismo mi ha permesso di pesare le parole nel dare serietà e importanza alla notizia. Avere uno stile di scrittura è stato fondamentale nel giornalismo. Ogni firma si riconosce per l’identità della sua penna nel modo di raccontare i fatti. Ecco, lo stile ha caratterizzato anche il mio essere un critico letterario.

Quali sono gli aspetti del tuo lavoro che ti appassionano di più e che ti hanno aiutato a superare i momenti difficili?
Conoscere le storie e approcciarmi alla bellezza. Amo il mio lavoro. Non lo prendo mai con superficialità e pressapochismo. Chi è orientato su questi due versanti non farà mai la differenza. I libri sanano, uniscono e arricchiscono emotivamente. Una buona storia, scritta ancora meglio, aiuta sempre, anche nei momenti più delicati.

L’importanza del tuo ruolo di ‘signora della cronaca letteraria’, cosa rende un buon recensore letterario secondo te?
L’essere preparati. Non ci si può improvvisare recensori. Né si è recensori se ci si limita a copiare la sinossi oppure a riportare la trama. Questo un recensore professionista non lo farebbe mai. Essere un book blogger che posta le foto dei libri e che scrive un mini pensiero correlato dalla domanda finale “E voi l’avete letto?” è una cosa, ma essere un recensore vero è un’altra. Occorrono studio, preparazione e competenze.

Quali sono i tuoi autori preferiti e come hanno influenzato il tuo stile di scrittura e di recensione?
Sono molti gli scrittori che mi piacciono. Nessuno, però, ha influenzato la mia scrittura. Avendo un passato da giornalista è ovvio che avessi già un mio stile che poi ho affinato con la scrittura creativa. Io sono me stessa, sempre. Ognuno ha un suo stile che non può essere sciommittato. Ne verrebbe fuori un pasticcio privo di identità personale.

Come riesci a bilanciare la tua attività di giornalista, scrittrice e conduttrice di programmi mediatici con la vita personale?
Mi organizzo. E’ complicato, ma non impossibile. Il giornalismo, oggi, l’ho abbandonato. Ho eliminato la realizzazione di programmi televisivi di cui curavo la scrittura e la conduzione. Mantengo la lettura e la scrittura perché le sento profondamente mie. Mi vestono a pennello, mi rappresentano.

I tuoi consigli di lettura non sono mai banali. Qual è il segreto del tuo ‘assaggio emotivo’ che cattura l’essenza di un libro?
Non ho segreti, se ce l’avessi li terrei per me. Penso che l’approccio libero e la serietà professionale siano le caratteristiche principali per entrare nell’anima dei libri. Scovo il fiato delle parole, i sussurri dello scrittore. Leggere e scrivere è sentimento. Questo allontana la banalità nelle mie recensioni e le rende particolari.

In che modo la tua esperienza personale ha cambiato il tuo approccio alla recensione dei libri e alla scrittura degli articoli?
La formazione e l’approfondimento cambiano il modo di fare e di essere un recensore o un critico letterario. Il giornalismo televisivo mi ha insegnato i tempi, il ritmo, anche nella scrittura. La fame di liberare le parole da uno schema giornalistico mi ha consentito di aprirmi ad una scrittura emotiva che è diversa da quella creativa. Del resto, i libri devono emozionare. E il recensore deve farsi fuoco e tempesta.

Quali sono le sfide principali che hai affrontato come giornalista e critico letterario nel Salento?
Da tempo sono uscita dai confini territoriali e regionali, questa la sfida più ambiziosa che ho portato a casa. Il Salento mi ha dato i natali anche professionalmente, poi mi ha voltato le spalle. Non faccio parte di un sistema, radicato, di amicizie, di relazioni e di alleanze. Ho sempre camminato da sola e questo mi permette di essere libera. Nel Salento nessuno mi chiama, soprattutto nei vari Festival o rassegne letterarie, perché non sono inserita in un contesto lobbistico di pacche sulle spalle, di sponsorizzazioni e salamelecchi vari. Nel Salento gli operatori culturali, e non solo, sanno bene cosa faccio, qual è il mio mestiere, ma preferiscono associarsi agli amici, agli amici di partito. Io rifiuto questo sistema, di facciata, di fare cultura o promozione della cultura. Da tempo sono proiettata a livello nazionale, in questo contesto lavoro e mi relaziono.

Leggi ogni libro fino in fondo, anche quelli che inizialmente non ti piacciono. Come riesci a trovare sempre qualcosa di buono in ogni opera?
I libri li leggo tutti dall’inizio alla fine. Non sarei seria e corretta come recensore e critico letterario. Sarei un bluff e questo non mi appartiene. Se un libro è scadente nella storia e nella scrittura è ovvio che la mia stroncatura sarà necessaria, ma motivata dai perché. Quando ho a che fare con libri belli o bellissimi, il problema è non essere banali. Quindi, se hai un bagaglio culturale e una capacità professionale forte, tutto viene naturale.

Come vedi l’evoluzione del giornalismo letterario nel contesto digitale di oggi e quale consiglio daresti ai nuovi book-advisors?
Bisognerebbe modificare le regole, adeguarle ai tempi. La veridicità della notizia resta sempre il verbo da seguire. il mio consiglio per i nuovi book advisor: studiate, non improvvisate nulla.

Come ha influenzato la tua esperienza con la malattia la tua prospettiva sul giornalismo e sulla critica letteraria?
La malattia mi ha fatto scoprire la priorità delle cose davvero importanti: affetti, famiglia e amici veri, pochi. Non ha influenzato minimamente il mio lavoro, ma solo la visione della vita nella sua quotidianità.

Trovi la forza nella lettura e nella scrittura. C’è un messaggio particolare che desideri trasmettere attraverso il tuo lavoro?
Non spaventatevi della cultura e della cultura della lettura. Per alcuni la cultura mette soggezione. Con la cultura si diventa liberi, sicuri, forti. Si impara, si sogna e ci si emoziona. 

Cosa consiglieresti a chi si trova a vivere un momento di crisi, come quello che hai affrontato tu, e cerca forza nei libri e nella scrittura?
Lettura e scrittura aiutano. Sono terapeutiche. Sono il sole, l’abbraccio che manca e la bellezza che dovremmo conoscere.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi personali e professionali nel mondo della letteratura e del giornalismo?
Continuare a fare il mio lavoro, mantenere salda la mia professionalità sul territorio nazionale. Il resto, lo tengo stretto per me perché lo proteggo nella mia garbata riservatezza.

Bene Lucia grazie della tua intervista, un saluto dal nostro staff!
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