Marco Palone, scrittore prolifico, insegna italiano presso l’Università di Edimburgo ed è un esempio di poliedricità intellettuale. Laureato in lettere classiche e conservazione dei manoscritti, Marco ha ampliato i suoi orizzonti studiando lingue orientali e approfondendo le culture asiatiche.
La sua carriera accademica è stata affiancata da una fervida attività di scrittore, con diverse pubblicazioni di racconti e romanzi, tra cui spicca la trilogia fantascientifica “Progetto Ganimede”, premiata con il prestigioso Trofeo Cassiopea.
Su Che Intervista! conosciamo meglio, Marco Palone…
Benvenuto Marco, puoi raccontarci il tuo percorso accademico. Come sei arrivato a diventare docente di italiano all’Università di Edimburgo?
Mi sono laureato in lettere classiche nel 1995, ma ho continuato a studiare laureandomi anche in conservazione dei manoscritti (Paleografia greca) quattro anni più tardi. Ho poi voluto realizzare un mio sogno: quello di imparare il giapponese e il cinese e ho finito per laurearmi in Lingue Orientali.
Ho sempre avuto, infatti, un forte interesse per le culture e le lingue dell’Asia e una passione irrefrenabile per il mondo degli ideogrammi. Per conto mio ho approfondito anche le culture dell’India e il sanscrito. Tutto questo in parallelo con la mia attività di insegnamento, che mi ha portato a interessarmi di didattica delle lingue classiche e dell’italiano come lingua straniera. Dal 2013 al 2016 ho potuto approfondire i miei interessi nella letteratura greca antica e ho conseguito un dottorato presso l’università di Friburgo, l’argomento della tesi è stato il romanzo antico nella prospettiva dei nuovi studi narratologici.
A cinque anni dal superamento di una selezione del Ministero degli Esteri sono partito nel 2016 per un mandato novennale all’università di Edimburgo, come lettore di lingua italiana.
Quali differenze hai riscontrato nell’insegnamento della letteratura tra Italia e Scozia?
In Scozia, ma in generale nel Regno Unito, si studia meno storia della letteratura e più letteratura come tema inclusivo che porta con sé riflessioni sul contesto storico, artistico, politico, ecc…
Gli studenti britannici studiano i testi e i contesti in cui gli autori sono inseriti. Le nozioni che servono per comprendere opere e scrittori, vengono di volta in volta fornite insieme alle fonti e strumenti con i quali documentarsi. Un’altra grossa differenza è che in Italia lo spazio dato alla letteratura italiana antica è in genere cospicuo. A Edimburgo c’è invece un forte interesse per la letteratura e la cultura italiana contemporanea in tutte le sue diverse espressioni. L’approccio metodologico è quella della ‘classe capovolta’: gli studenti hanno il syllabus delle lezioni con i contenuti affrontati di volta in volta e devono preparare già prima alcune attività per poter partecipare attivamente alla lezione, che non è quasi mai a senso unico (dal docente al discente), ma prevede presentazioni, costruzioni di dialoghi in lingua, soluzione e discussione di esercizi. Rispetto agli studenti italiani quelli delle università britanniche sono molto più seguiti nel processo di apprendimento, guidati nella burocrazia e negli impegni universitari e vengono incoraggiati e consigliati con indicazioni da parte dei docenti e tutor su come migliorare le proprie prestazioni.
La tua tesi di dottorato sulle “Etiopiche di Eliodoro” è stata pubblicata da Steiner. Come è stata questa esperienza e cosa ti ha spinto a scegliere questo argomento?
Ho maturato un interesse per la narrativa antica, che andava di pari passo con l’interesse per la narrativa in generale. Quello che mi affascina è che già nel romanzo antico ci sono tanti elementi che rimangono fondamentali nel diversificato mondo della narrativa moderna. I meccanismi della lettura, dell’ascolto, della partecipazione e immedesimazione nella vicenda narrata hanno delle significative costanti in tutta la storia letteraria. In particolare ho trovato interessantissima l’attitudine degli antichi a considerare la lettura un fatto collettivo e partecipativo: nella mia tesi sostengo che nell’antichità c’era un lettore che leggeva il romanzo davanti ad un pubblico di ascoltatori. Da questa esperienza di studio penso mi sia derivata una maggiore consapevolezza del mondo della narrativa e dei suoi ‘trucchi’.
Hai pubblicato diverse raccolte di racconti e romanzi. Come riesci a conciliare la tua carriera accademica con quella di scrittore?
Non è per niente facile. Il lavoro, lo studio, gli impegni familiari mettono spesso sotto pressione.
Ma proprio quando le innumerevoli incombenze sembrano prendersi tutte le energie, mi impongo di ritagliarmi una piccola isola nel tempo che dedico alla scrittura. Se non lo facessi, ogni giorno rimarrei per intero sotto la pressione delle richieste e delle necessità che mi portano altrove. Cerco di disciplinarmi a rispettare questo tempo dedicato a me, alla scrittura e anche allo yoga, quando posso. Se ci riesco sto bene, mi sento rigenerato e pronto per affrontare quello che mi aspetta fuori dalla scrivania.
Il tuo ultimo libro di fantascienza, “Progetto Ganimede”, ha vinto il Trofeo Cassiopea 2024. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa trilogia?
L’idea è nata molti anni fa ed è scaturita dalla lettura dell’epica indiana del Mahabharata e della sua profondissima riflessione sulla violenza. Mi è tornata in mente diverse volte, alla luce anche dei fatti dell’attualità politica e mi ha dato una prospettiva in cui inquadrare gli scontri etnici, l’identità usata come arma di distrazione e distruzione, il conflitto che porterebbe alla eliminazione dell’altro, ma avvita solo la spirale del rancore che prima o poi si ritorce contro l’aggressore. Mi sono sempre chiesto se l’umanità potrà proseguire la sua esistenza sulla Terra, senza imparare a rinunciare alla violenza, senza superare le distinzioni etniche, nazionalistiche e identitarie. Da quando disponiamo di armi di distruzione definitiva, il conflitto potrebbe non ripetersi, eliminerebbe tutti i contendenti e amen.
Il Trofeo Cassiopea è un premio molto prestigioso per gli scrittori di fantascienza italiana. Da Dario Tonani e Lukha B. Kremo, da Francesco Verso a Davide del Popolo Riolo, a Daniela Ruggero sono stati insigniti di questo riconoscimento: autori che scrivono per case editrici prestigiose, i cui libri sono tradotti in diverse lingue.
Hai un blog attivo e sei presente sui social media come bookstagrammer. Come vedi l’influenza dei social media sulla promozione della letteratura oggi?
Oggi è una necessità anche per uno scrittore affermato, cosa che io non sono, promuoversi sui social, visto che i canali tradizionali dell’editoria non bastano. A maggior ragione, se non si è molto conosciuti, occorre lanciarsi nell’agorà telematica, con consapevolezza. Non è facile trovare il tempo, ma bisogna disciplinarsi e ‘uscire’ dal proprio mondo per farsi conoscere, bisogna informarsi e diventare competenti nella creazione dei post e dei reel. Quello che cerco di fare è creare contenuti di qualità: videorecensioni di libri, resoconti di viaggio e tutto ciò che può essere legato alle mie passioni, in modo da coniugare l’esigenza di visibilità con quella della lettura e della cultura del viaggio che mi appassionano entrambe. Ma so che devo imparare molto, anche perché le regole del gioco, gli strumenti e le possibilità di interazione cambiano continuamente.
Collabori con il blog di recensioni Teloracconto e hai partecipato a numerosi eventi di promozione. Qual è l’importanza di queste attività per un autore contemporaneo?
È importante, oltre a scrivere, anche dedicarsi alla promozione dei propri libri, piaccia o no.
Nessuno lo farà per te, a meno che tu non abbia una struttura che ti affianca e investe in promozione. L’evento pubblico di presentazione non ha più la stessa importanza di prima, non è col ‘firmacopia’ che si vende. Ma è l’evento in sé che, pubblicizzato sui social media, fa promozione, smuove le acque, crea occasioni e menzioni, ti permette di richiamare l’attenzione. È così da quando collaboro con Teloracconto. È anche vero che durante gli eventi in persona si crea anche una rete di rapporti, dalla quale può scaturire, a me è successo, qualcosa di buono. E poi il rapporto diretto col pubblico, la pubblica lettura, le domande più impensate ripagano. Con questo torniamo alla letteratura come fatto collettivo, come partecipazione, come scambio e sollecitazione reciproca tra lettore e autore.
Sei stato tra i vincitori del Premio Kafka alla Cultura 2024. Cosa ha significato per te ricevere questo riconoscimento?
È un premio molto particolare. Non è assegnato, come la maggior parte dei riconoscimenti letterari, all’opera, ma all’attività culturale dei candidati. Avendo esperienze in diversi campi e avendo promosso eventi culturali di diverso tipo, questo premio riconosce il mio impegno e ciò mi gratifica molto, anche perché cade nello stesso anno del centenario della morte di Franz Kafka, uno scrittore che per molti aspetti ritengo formativo e di ispirazione.
Hai viaggiato molto e sei appassionato della cultura orientale. Come hanno influenzato i tuoi viaggi la tua scrittura e il tuo approccio alla narrazione?
La “Trilogia di Bharatmata”, di cui fa parte “Progetto Ganimede” e “Oltre la Rinascita” , è ambientata in un mondo post apocalittico su cui governa una tecnocrazia indù. Anche il terzo e ultimo volume della trilogia “Ritorni”, dopo una prima parte sul satellite di Saturno Encelado, è ambientato sulla Terra in cui le culture asiatiche si dimostrano più resilienti di quella occidentale e più disponibili ad adattarsi al ‘dopo’.
La mia esperienza di viaggio mi ha senza dubbio ispirato, le strategie di adattamento delle popolazioni asiatiche mi hanno sempre affascinato, insieme al loro senso di comunità, che sembra più efficace dell’individualismo occidentale. Studi e letture mi hanno aiutato a completare il quadro, ma ricorderei che si tratta di opere di finzione, in cui gli elementi etnici e culturali sono rivisti e rimaneggiati a vantaggio della narrazione e della fantasia personale.
Quali sono i tuoi progetti futuri sia come docente che come scrittore? Hai qualche nuova pubblicazione o iniziativa in cantiere di cui puoi parlarci?
Il cantiere è molto movimentato. Sto cercando un editore per completare la pubblicazione della trilogia. Ho candidato “Ritorni”, il terzo e ultimo volume, ad alcuni premi letterari: speriamo bene.
Sia “Progetto Ganimede”, sia “Oltre la Rinascita” si sono già qualificati in alcune competizioni. L’ideale sarebbe ripubblicare tutti e tre i volumi in una trilogia unitaria con una casa editrice con buone tirature. Sto inoltre completando una raccolta di racconti che si svolgono nello stesso universo narrativo della trilogia, con personaggi tratti dalle vicende dei tre volumi o in qualche modo legati al suo contesto generale. Ho progettato di continuare anche la serie poliziesca dedicata al maresciallo sino-partenopeo Li Wen Riccio, protagonista de “La smorfia del cinese”, un giallo ambientato nella China Town romana. Per quanto riguarda l’insegnamento, una volta terminato il mio mandato a Edimburgo l’anno prossimo, tornerò in Italia sarò nuovamente e con piacere docente di liceo.
Grazie Marco per averci dedicato un pò del tuo tempo nel conoscerti meglio, complimenti per la tua carriera lavorativa ed artistica.
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