Oggi abbiamo il piacere di intervistare Maria Pia Antonella Guarna, una professionista nel campo della psicologia e della psiconcologia. Con una formazione vasta e multidisciplinare che include una laurea in Scienze del Servizio Sociale, una in Psicologia, diversi master e un dottorato di ricerca in psicologia e antropologia culturale, Maria Pia ha recentemente pubblicato il libro “Narcisismo – Istruzioni per l’uso”. In questo libro, esplora le complessità del narcisismo, offrendo una guida completa e approfondita su un tema di grande attualità. Attraverso questa intervista, cercheremo di conoscere meglio il suo lavoro, le sue esperienze e i suoi consigli per affrontare il narcisismo nelle relazioni personali.
Su Che Intervista!, Maria Pia Guarna, conosciamola meglio…
Buongiorno Maria Pia, nel tuo libro “Narcisismo – Istruzioni per l’uso”, affronti un tema molto attuale e complesso. Cosa ti ha spinto a concentrarti sul narcisismo e quali sono gli aspetti che ritieni più cruciali da esplorare?
Il narcisismo è un tema particolarmente rilevante nella società moderna per diverse ragioni. Viviamo in un’epoca caratterizzata da un’alta visibilità e interconnessione attraverso i social media, dove l’immagine personale e la validazione esterna possono diventare centrali nella vita di molti, l’apparire prevale sull’essere in questa società prettamente narcisistica. Questa dinamica può esacerbare i tratti narcisistici, rendendo il fenomeno non solo più visibile ma anche potenzialmente più diffuso.
Ci sono vari aspetti del narcisismo che ritengo cruciali da esplorare, come ad esempio l’impatto sui rapporti interpersonali, il narcisismo può avere effetti devastanti sulle relazioni personali e professionali. Le persone con tratti narcisistici tendono a manipolare, sfruttare e talvolta abusare emotivamente degli altri, il che può portare a dinamiche relazionali disfunzionali.
Vi sono inoltre, conseguenze sulla salute mentale, non solo le persone che interagiscono con i narcisisti possono soffrire, ma anche i narcisisti stessi possono sperimentare una gamma di problemi di salute mentale, come depressione e ansia, spesso a causa della loro continua ricerca di approvazione e la loro difficoltà a mantenere relazioni autentiche.
Anche gli aspetti culturali e sociali hanno una grande rilevanza, la società contemporanea, con il suo focus sull’immagine e il successo personale, può alimentare tendenze narcisistiche. Esplorare come i media, la cultura del consumo e le piattaforme sociali influenzano il narcisismo può aiutare a comprendere meglio il fenomeno.
Apprenderne lo sviluppo e le cause, permette di studiare le radici del narcisismo, comprese le influenze familiari, genetiche e ambientali, è essenziale per capire come e perché si sviluppa. Questo include anche esaminare le differenze tra narcisismo sano e patologico. È cruciale identificare approcci efficaci per affrontare il narcisismo, sia attraverso la terapia individuale che interventi più ampi a livello sociale. Comprendere le tecniche terapeutiche che possono aiutare i narcisisti a sviluppare una maggiore empatia e relazioni più sane è un obiettivo importante.
Questi aspetti offrono una panoramica completa delle sfide e delle complessità legate al narcisismo, e la loro esplorazione può contribuire a sviluppare strategie migliori per affrontarlo e mitigare i suoi effetti negativi.
La tua formazione è molto ampia, con lauree e master in vari campi. Come queste competenze multidisciplinari influenzano il tuo approccio terapeutico, sia con i bambini che con gli adulti?
La mia formazione multidisciplinare, arricchisce notevolmente il mio approccio terapeutico come psicologa, sia con i bambini che con gli adulti. Ecco alcuni modi in cui queste competenze influenzano il mio lavoro:
La conoscenza in diverse discipline mi permette di considerare il paziente nella sua totalità, integrando aspetti psicologici, sociali, biologici e culturali. Questo è particolarmente utile per comprendere meglio le radici dei problemi e per sviluppare interventi più efficaci. Posso utilizzare tecniche e strategie da diversi modelli terapeutici, come la psicoterapia cognitivo-comportamentale, la terapia psicodinamica, la terapia sistemico-relazionale, ecc. Questo mi permette di personalizzare il trattamento in base alle specifiche esigenze del paziente.
L’esperienza in discipline come la sociologia e l’antropologia mi aiuta a comprendere e rispettare le diverse prospettive culturali e sociali dei pazienti, facilitando una comunicazione più efficace e empatica. Una formazione variegata stimola il pensiero critico e la capacità di analizzare i problemi da più angolazioni, il che è fondamentale per identificare le cause sottostanti dei disturbi psicologici e trovare soluzioni innovative.
Con i bambini, competenze in educazione e sviluppo infantile sono di notevole importanza. Posso applicare tecniche ludiche e pedagogiche per rendere le sessioni terapeutiche più coinvolgenti e adatte alla loro età, facilitando così l’espressione dei loro sentimenti e pensieri.
Per gli adulti, una conoscenza approfondita in discipline come la neuropsicologia e la biologia comportamentale può aiutare a spiegare e trattare condizioni complesse come i disturbi d’ansia, la depressione o i traumi, integrando trattamenti basati sull’evidenza con un approccio empatico e personalizzato.
La mia formazione multidisciplinare mi spinge a rimanere aggiornata con le ultime ricerche e sviluppi in vari campi, permettendomi di integrare nuove conoscenze e tecniche nel mio lavoro terapeutico. Questa combinazione di competenze mi permette di offrire un approccio terapeutico flessibile, informato e altamente personalizzato, migliorando l’efficacia del trattamento e il benessere dei miei pazienti.
Nel tuo libro, la prima parte è dedicata alle teorie dei grandi della psicanalisi. Quali teorie ritieni siano fondamentali per comprendere il narcisismo e perché?
Le teorie fondamentali per comprendere il narcisismo sono quelle sviluppate da Sigmund Freud, Heinz Kohut e Otto Kernberg, ciascuna offrendo una prospettiva unica e cruciale.
Sigmund Freud, con la sua teoria del narcisismo primario e secondario, introdusse il concetto di narcisismo primario, che descrive uno stato in cui il bambino investe tutta la sua libido su sé stesso. Questo è visto come una fase normale dello sviluppo. Il narcisismo secondario si riferisce invece a un ritorno della libido sul sé, che avviene quando gli investimenti oggettuali, cioè, verso gli altri, non soddisfano le aspettative o vengono ritirati.
Freud vedeva il narcisismo come un processo in cui l’energia libidica viene direzionata verso il sé. Questo concetto è cruciale per comprendere come le persone con disturbo narcisistico possano investire in modo sproporzionato sul proprio ego, a scapito delle relazioni interpersonali.
Heinz Kohut enfatizzò l’importanza del Sé e delle relazioni di oggetto in cui il narcisismo non è solo una patologia, ma una parte normale dello sviluppo umano. Secondo Kohut, il narcisismo patologico emerge da fallimenti nelle relazioni empatiche e di sostegno durante l’infanzia.
Kohut introdusse il concetto di selfobjects, persone o oggetti che supportano il Sé del bambino. Questi sono cruciali per lo sviluppo di un senso sano di autostima e coerenza interna. La mancanza o la rottura di queste relazioni può portare a patologie narcisistiche.
Otto Kernberg ha studiato il narcisismo come una struttura di personalità patologica, caratterizzata da grandiosità, mancanza di empatia e relazioni interpersonali sfruttatrici. Egli ha posto l’accento sull’aggressività e sull’odio che possono accompagnare il narcisismo patologico.
Inoltre, ha collegato il narcisismo patologico a strutture di personalità borderline, suggerendo che questi individui hanno difese primitive e un senso di identità fragile.
Queste teorie sono fondamentali perché forniscono un quadro completo del narcisismo, dalle sue radici nello sviluppo infantile alle manifestazioni patologiche nell’età adulta. Freud offre una comprensione del narcisismo come parte del normale sviluppo psicosessuale, mentre Kohut e Kernberg spiegano come le esperienze relazionali e le strutture di personalità contribuiscono alla formazione e alla perpetuazione del narcisismo patologico.
Hai esplorato i comportamenti dei narcisisti patologici e le loro tecniche di manipolazione. Quali sono le strategie più comuni che utilizzano e come possono essere riconosciute e contrastate?
I narcisisti patologici spesso utilizzano una serie di tecniche di manipolazione per mantenere il controllo e influenzare gli altri a loro vantaggio. Ecco alcune delle strategie più comuni e come possono essere riconosciute e contrastate:
Il Gaslighting: con questa tecnica il narcisista fa dubitare alla sua vittima della propria memoria, percezione o sanità mentale, spostando oggetti dentro casa che poi la vittima non riesce a trovare, facendola auto-convincere di non essere nel pieno delle proprie facoltà mentali. Egli utilizza nei suoi confronti frasi come “Non è mai successo”, “Sei troppo sensibile”, “Ti stai immaginando tutto”.
La Proiezione: con questa tecnica il narcisista manipolatore, attribuisce agli altri i propri pensieri, sentimenti o comportamenti inaccettabili, facendogli accuse ingiustificate e senza fondamento, specialmente in comportamenti di cui il narcisista è colpevole.
La Triangolazione: in questa tecnica il narcisista coinvolgere una terza persona per creare conflitti o alimentare la rivalità, facendo confronti costanti con altre persone, menzioni frequenti di terzi per creare insicurezza.
Il Love Bombing e Devaluation: in genere è la fase iniziale dell’approccio da parte del narcisista, fase in cui si innesca l’idealizzazione intensa seguita da svalutazione e critiche, con complimenti eccessivi all’inizio seguiti da critiche e svalutazioni improvvise.
Il Silent Treatment: il silenzio punitivo, cioè l’uso del silenzio per punire o ottenere controllo, quindi il narcisista mette in pratica periodi di silenzio inspiegabili dopo conflitti o rifiuto di comunicare.
Il Blame Shifting: il narcisista tende a spostare la colpa su qualcun altro per evitare responsabilità, in quanto, raramente ammettono errori, trovano sempre un colpevole esterno.
L’Hoovering: non è altro che il tentativo di risucchiare una persona nella relazione dopo una rottura o un allontanamento, si manifesta con contatti improvvisi dopo periodi di silenzio, promesse di cambiamento, richieste di “riprovare”.
Nella seconda parte del libro, affronti le conseguenze psicologiche del narcisismo sui figli e sui partner. Quali sono le principali difficoltà che le persone coinvolte in relazioni con narcisisti devono affrontare?
I narcisisti spesso svalutano e manipolano i loro partner e figli per mantenere il controllo. Questo può portare a un senso di insicurezza e bassa autostima nelle vittime.
Richiedono una continua attenzione e validazione, mettendo un enorme peso emotivo sui partner e figli che devono costantemente soddisfare queste esigenze.
Tendono a mostrare una significativa mancanza di empatia, il che rende difficile per i partner e figli sentirsi compresi e sostenuti nei loro bisogni emotivi.
Spesso i narcisisti cercano di isolare i loro partner e figli dal resto del mondo, riducendo il loro supporto sociale e aumentando la loro dipendenza dal narcisista.
Tendono a non assumersi la responsabilità delle loro azioni e a scaricare la colpa sugli altri, creando un ambiente in cui i partner e figli si sentono costantemente in colpa o in difetto.
Queste difficoltà possono portare a conseguenze psicologiche significative, come ansia, depressione, disturbi da stress post-traumatico complesso e problemi di identità. Affrontare queste dinamiche richiede spesso un supporto psicoterapeutico per ricostruire l’autostima e ristabilire confini sani.
Parli di tecniche di manipolazione sessuale e dell’uso strumentale dei social media da parte dei narcisisti. Come questi strumenti amplificano la loro capacità di controllo e manipolazione?
Nel libro, analizzo diverse tecniche di manipolazione adottate dai narcisisti, comprese quelle sessuali e l’uso dei social media come strumenti di controllo. Alcuni strumenti amplificano la loro capacità di manipolazione, come ad esempio: Gaslighting Sessuale: Manipolano la percezione della vittima riguardo alla loro vita sessuale, facendola dubitare di se stessa, delle proprie capacità e dei propri desideri. Questo può portare la vittima a sentirsi insicura e a dipendere ulteriormente dal narcisista per la convalida.
La creazione di una Falsa Immagine: I narcisisti utilizzano i social media per creare e mantenere un’immagine idealizzata di sé. Postano contenuti che mostrano solo i lati positivi della loro vita, ottenendo ammirazione e validazione esterna.
Controllo e Sorveglianza: I social media permettono ai narcisisti di monitorare costantemente le attività delle loro vittime. Possono utilizzare informazioni raccolte online per manipolare e controllare il comportamento della vittima.
Cyberstalking e Minacce: Possono usare i social media per inviare messaggi minacciosi o per molestare la vittima, aumentando il senso di paura e dipendenza.
Isolamento Sociale: I narcisisti possono manipolare le relazioni della vittima con gli altri, influenzando la percezione delle persone attorno a loro e isolando ulteriormente la vittima.
In sintesi, i social media offrono ai narcisisti piattaforme potenti per estendere il loro controllo e manipolazione oltre la sfera fisica, amplificando la loro capacità di influenzare e dominare le loro vittime.
Hai dedicato una sezione del libro ai casi clinici. Puoi raccontarci uno o due esempi significativi che ti hanno colpito particolarmente?
Certo, ti fornirò due esempi di abuso narcisistico che non sono inseriti all’interno del libro, ma che ho seguito in studio. Questi due casi sono altrettanto interessanti e ti permetteranno comunque di comprendere meglio questo fenomeno.
Caso 1: Maria e il suo compagno narcisista, Luca
Maria era una donna piena di vita e di sogni quando incontrò Luca, un uomo affascinante e carismatico che sembrava avere tutte le qualità che lei desiderava in un partner. All’inizio della loro relazione, Luca la riempiva di attenzioni, complimenti e gesti romantici, facendola sentire come la persona più speciale del mondo. Questo periodo è noto come “love bombing”, come ti avevo già accennato prima, la fase iniziale in cui la vittima viene idealizzata per essere poi manipolata e controllata.
Col passare del tempo, però, il comportamento di Luca iniziò a cambiare. Cominciò a criticare Maria in modi sottili ma costanti, minando la sua autostima. Le sue critiche spesso riguardavano il suo aspetto, le sue scelte professionali e persino i suoi amici e familiari. Luca faceva spesso commenti del tipo: “Perché non ti vesti in modo più elegante come le altre donne?” oppure “Non capisco perché perdi tempo con quel lavoro, potresti fare molto di più”.
Quando Maria tentava di esprimere i suoi sentimenti o le sue preoccupazioni, Luca reagiva con indifferenza o rabbia, facendola sentire in colpa per aver sollevato la questione. Spesso, la accusava di essere troppo sensibile o irrazionale, usando frasi come: “Ti stai facendo dei film” o “Sei sempre così drammatica”.
Questa manipolazione costante, nota come “gaslighting”, di cui abbiamo parlato prima, fece sì che Maria iniziasse a dubitare della sua percezione della realtà e della sua sanità mentale. Inoltre, Luca alternava momenti di affetto e gentilezza a momenti di freddezza e distacco, creando un ciclo di speranza e disperazione che la teneva emotivamente legata a lui.
Maria si trovò isolata dai suoi amici e familiari, che Luca considerava una minaccia al suo controllo. Le sue relazioni sociali si deteriorarono, e lei si sentì sempre più sola e dipendente da Luca. Dopo anni di abuso psicologico, Maria riuscì a comprendere di avere la necessità di un supporto terapeutico adeguato e mi contattò. Finalmente dopo un’accurata analisi e il giusto supporto, riuscì a riconoscere il modello distruttivo della loro relazione e sganciarsi dal suo abusatore. Rinforzammo man mano la sua autostima e un passo alla volta ricostruì la sua vita, rompendo il ciclo di abuso.
Caso 2: Giovanni e la sua capo narcisista, Elisa
Giovanni era un giovane professionista ambizioso che aveva appena iniziato a lavorare in una nuova azienda. La sua capo, Elisa, era una donna di successo e rispettata nel suo campo, ma anche estremamente esigente e critica. All’inizio, Giovanni era entusiasta dell’opportunità di lavorare con qualcuno così competente e carismatico.
Ben presto, però, Giovanni iniziò a notare comportamenti preoccupanti. Elisa lo lodava in pubblico per i suoi successi, ma in privato lo criticava duramente per ogni minimo errore. Questo comportamento incoerente creava confusione e ansia in Giovanni, che iniziava a dubitare delle sue capacità.
Elisa tendeva a prendersi il merito per il lavoro di Giovanni, presentandolo come proprio durante le riunioni con i superiori. Quando Giovanni provava a parlarne, Elisa minimizzava i suoi contributi e gli faceva capire che senza di lei non sarebbe mai riuscito a ottenere quei risultati. Questo tipo di manipolazione è noto come “furto di merito” e serve a mantenere la vittima in uno stato di inferiorità.
Inoltre, Elisa isolava Giovanni dai suoi colleghi, mettendolo in competizione con loro e creando un clima di sfiducia e rivalità. Spesso faceva commenti dispregiativi sugli altri dipendenti, spingendo Giovanni a credere che non potesse fidarsi di nessuno se non di lei. Questo isolamento emotivo e professionale aumentava la dipendenza di Giovanni da Elisa.
Giovanni iniziò a soffrire di stress cronico, insonnia e ansia, sentendosi costantemente sotto pressione per soddisfare le aspettative irrealistiche di Elisa. Nonostante il suo impegno e la sua dedizione, non riusciva mai a sentirsi abbastanza bravo, e la sua autostima ne risentiva gravemente.
Giovanni si rivolse a me per un supporto psicologico e, con il tempo, iniziò a comprendere la natura tossica del rapporto con Elisa. Decise di cercare un altro lavoro e, una volta trovato, si dimise dall’azienda. Questo passo coraggioso gli permise di ritrovare il suo equilibrio emotivo e professionale, e di iniziare una nuova carriera in un ambiente più sano e supportivo.
Questi due esempi illustrano come l’abuso narcisistico possa manifestarsi in diversi contesti, danneggiando profondamente l’autostima e il benessere delle vittime. Riconoscere i segnali di abuso e cercare supporto è fondamentale per rompere il ciclo e iniziare il processo di guarigione.
Nel tuo libro, discuti anche delle modalità per uscire da relazioni tossiche. Quali sono le strategie più efficaci per chi desidera liberarsi da un partner narcisista?
Uscire da una relazione tossica con un partner narcisista può essere un processo estremamente complesso e delicato, ma è essenziale per il proprio benessere mentale, fisico, sociale ed economico. Ecco alcuni passaggi cruciali per affrontare questa sfida:
Riconoscere il problema è sicuramente il primo passo per uscire da una relazione tossica. Un partner narcisista tende a manipolare, sminuire e controllare, facendoti sentire inadeguato e dipendente. Ammettere a sé stessi che questa dinamica è dannosa è fondamentale per iniziare il percorso di uscita.
Informarsi e capire le dinamiche del narcisismo e del comportamento tossico può aiutarti a vedere la situazione con maggiore chiarezza. Leggere articoli, libri o parlare con esperti può fornire strumenti utili per comprendere meglio cosa sta accadendo, anche se la scelta migliore, a mio avviso è sempre quella di rivolgersi ad un terapeuta con esperienza in questo settore.
Spesso, le persone in relazioni con narcisisti si isolano, quindi ristabilire contatti con persone che ti vogliono bene e ti supportano è importante.
Ai miei pazienti spiego sempre che uscire da una relazione tossica richiede una pianificazione attenta. Se il partner è particolarmente manipolativo o violento, potrebbe essere necessario preparare tutto nei minimi dettagli per garantire la propria sicurezza, a maggior ragione se si hanno figli minori coinvolti. Questo potrebbe includere trovare un luogo sicuro dove andare, mettere da parte risorse finanziarie o consultare un legale.
Una volta presa la decisione di lasciare, è importante mantenere le distanze dal partner narcisista. Questi individui sono abili nel manipolare e convincere gli altri a tornare sui propri passi. Bloccare i contatti sui social media, evitare le comunicazioni dirette e, se possibile, cambiare numero di telefono possono essere misure utili.
Dopo aver lasciato un partner narcisista, potresti sentire il desiderio di tornare, soprattutto se tenta di convincerti che è cambiato. Ricordare le ragioni per cui si è deciso di andarsene è importante per far sì di riuscire a mantenere l’impegno verso il proprio benessere.
La consulenza psicologica può essere di grande aiuto per elaborare l’esperienza e ricostruire l’autostima. Un terapeuta può offrire strumenti per gestire lo stress, i sensi di colpa e altre emozioni negative che possono emergere.
Per ricominciare, è necessario concentrarsi su sé stessi, riscoprire attività che piacciono, coltivare nuove relazioni sane e stabilire obiettivi personali. Questo processo di ricostruzione è essenziale per riprendere in mano la propria vita e recuperare l’autostima.
Se il contatto con il partner narcisista è inevitabile (ad esempio, per la presenza di figli in comune), stabilire confini chiari e mantenerli è cruciale. Decidere quali argomenti sono off-limits e come comunicare in modo efficace e rispettoso è di fondamentale importanza.
Uscire da una relazione tossica è un processo che richiede tempo e può comportare alti e bassi emotivi. E’ necessario essere gentili con sé stessi e riconoscere ogni piccolo progresso come un passo verso una vita più sana e felice. Il supporto psicologico facilita il processo di guarigione, velocizza i tempi e limita i danni psicologici, sociali ed economici.
Oltre alla tua attività di psiconcologa, insegni nella scuola primaria. Come riesci a integrare le tue conoscenze psicologiche con l’insegnamento, soprattutto quando si tratta di lavorare con bambini e adolescenti?
Le competenze psicologiche rivestono un ruolo cruciale nel supportare l’insegnamento a scuola per bambini e adolescenti, perché mi consentono di creare ambienti di apprendimento efficaci, inclusivi e stimolanti.
Mi reputo molto fortunata per questo, in quando l’approccio agli alunni delle diverse fasce d’età, per me è un processo naturale in quanto, oltre le competenze, anche l’esperienza mi agevola in tal senso. Per molti insegnanti che non hanno come me tali competenze, vi sono più difficoltà nell’entrare in empatia con i discenti e si rischia di entrare in rottura e fare danni non indifferenti a livello psicologico sui minori andando ad abbassare drasticamente la loro autostima. Ovviamente mi riferisco a singoli rari casi, mentre chi possiede una laurea in psicologia o in pedagogia, ha la possibilità di comprendere meglio le cause sottostanti i comportamenti problematici degli studenti. Utilizzano tecniche di gestione del comportamento, ad esempio, basate sul rinforzo positivo, per promuovere comportamenti desiderabili e ridurre quelli indesiderati. Questa comprensione consente di creare un ambiente di apprendimento più tranquillo e rispettoso, favorendo la concentrazione e l’impegno degli studenti.
La conoscenza dei processi emotivi e motivazionali permette agli insegnanti di sostenere gli studenti in modo più efficace, in quanto hanno una maggiore comprensione dell’importanza dell’autostima, dell’autoefficacia e della motivazione intrinseca ed estrinseca. Attraverso tecniche come l’incoraggiamento e la costruzione di relazioni positive, gli insegnanti possono aiutare gli studenti a sviluppare una mentalità di crescita, affrontare le difficoltà con resilienza e mantenere alta la motivazione.
Inoltre, ogni studente ha un modo unico di apprendere, influenzato da fattori cognitivi, emotivi e sociali. Le competenze psicologiche permettono agli insegnanti di riconoscere queste differenze e adattare il loro insegnamento di conseguenza. Utilizzano strategie didattiche differenziate per rispondere alle diverse esigenze degli studenti, offrendo supporto personalizzato e adeguando il ritmo e le modalità di insegnamento.
La scuola è un ambiente basilare per lo sviluppo delle competenze socio-emotive, come l’empatia, la gestione delle emozioni e la collaborazione. Gli insegnanti con competenze psicologiche integrano nel curriculum attività che promuovono queste competenze, creando un clima di classe positivo e inclusivo. Questo non solo favorisce un miglior ambiente di apprendimento, ma prepara anche gli studenti per interazioni sociali future e per la vita al di fuori della scuola.
Gli insegnanti con formazione psicologica sono più attrezzati per identificare precocemente i bisogni educativi speciali e le difficoltà di apprendimento. Questo intervento precoce è essenziale per garantire che tutti gli studenti abbiano l’opportunità di raggiungere il loro pieno potenziale.
La comprensione delle dinamiche di gruppo e delle relazioni interpersonali permette agli insegnanti di costruire un clima di classe positivo. Utilizzano tecniche di facilitazione dei gruppi e gestione dei conflitti per promuovere un ambiente cooperativo e solidale. Un clima di classe positivo è correlato a una maggiore partecipazione degli studenti, minori livelli di stress e migliori risultati scolastici.
Tali competenze, permettono agli insegnanti di riconoscere i segni di stress, ansia, depressione e altre difficoltà emotive negli studenti. Possono offrire un primo supporto emotivo e indirizzare gli studenti verso risorse appropriate, come consulenti scolastici o psicologi. Inoltre, possono integrare nel curriculum attività di educazione alla salute mentale, promuovendo la consapevolezza e la gestione del benessere emotivo.
Gli insegnanti con competenze psicologiche sono in grado di comunicare in modo più efficace con famiglie e colleghi. Comprendono l’importanza della collaborazione e della comunicazione aperta per il successo degli studenti. Utilizzano tecniche di ascolto attivo e mediazione per risolvere conflitti e costruire alleanze forti tra scuola e famiglia.
In conclusione, le competenze psicologiche sono fondamentali per un insegnamento efficace e olistico. Permettono agli insegnanti di creare ambienti di apprendimento positivi, di supportare lo sviluppo emotivo e sociale degli studenti, e di rispondere in modo adeguato ai diversi bisogni educativi, contribuendo così al successo scolastico e al benessere generale degli studenti.
Quali consigli daresti a chi, leggendo il tuo libro, si trova a confrontarsi con il narcisismo nella propria vita? Come può iniziare il percorso verso la consapevolezza e il cambiamento?
Confrontarsi con il narcisismo, sia esso presente in se stessi o negli altri, può essere una sfida complessa. Leggere un libro come “Narcisismo istruzioni per l’uso” è un buon punto di partenza per comprendere meglio il fenomeno. Il libro è un vero e proprio manuale di istruzioni in cui ho utilizzato un linguaggio abbordabile a tutti, con pochi tecnicismi. In esso, vengono identificati i comportamenti narcisistici, come la necessità eccessiva di ammirazione, la mancanza di empatia e l’arroganza, il senso che tutto gli è dovuto, l’invidia, il senso di grandiosità… Riconoscere questi segnali è il primo passo verso la consapevolezza.
Leggere questo libro ti permette di fare anche un’auto-valutazione e magari rendersi conto se alcuni tratti narcisistici sono presenti in sé stessi. Questo richiede una riflessione onesta e critica sul proprio comportamento e sulle proprie motivazioni. Approfondire la conoscenza sul narcisismo e comprendere meglio il disturbo può aiutare chi lo legge a gestire con più efficacia le situazioni in cui ci si trova coinvolti. Ma ovviamente il consiglio che mi sento di dare è quello di rivolgersi ad un terapeuta esperto del settore. Uno psicologo può aiutare il paziente a sviluppare strategie per affrontare le dinamiche disfunzionali, praticare l’empatia facendolo mettere nei panni degli altri e cercando di comprendere le loro emozioni e prospettive. Questo può aiutare a ridurre i comportamenti narcisistici e a migliorare le relazioni interpersonali.
Se hai a che fare con una persona narcisista, è importante stabilire e mantenere confini chiari per proteggere il tuo benessere emotivo. Lavorando su te stesso per migliorare l’autostima e sicurezza in modo sano.
Confrontarsi con il narcisismo richiede tempo, pazienza e impegno. Riconoscere il problema e cercare aiuto professionale sono passi da affrontare prima possibile. Attraverso la consapevolezza e il cambiamento, è possibile migliorare le proprie relazioni e il proprio benessere emotivo.
Grazie Maria Pia per quest’accuratissima intervista su questo fenomeno! Complimenti per tutto!
Un saluto e continua a seguirci su Che Intervista!
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