Michela Silla, nata a Cagliari nel 1984, è voce emergente della poesia contemporanea.
Laureata in Lettere e con un dottorato in Filologia, Letteratura Italiana e Linguistica, vive e lavora a Firenze, dove è attivamente coinvolta nel panorama culturale. La sua opera prima, Limpida a guardare (Transeuropa Edizioni, 2022), è una raccolta poetica che esplora temi come l’amore, la maternità e l’incontro con l’altro, in una ricerca profonda e intima di autenticità. In questa intervista, esploriamo il percorso creativo di Michela, le sue ispirazioni e il suo approccio alla poesia.
Su Che! Intervista ospitiamo Michela Silla, conosciamola meglio…
Benvenuta Michela, “Limpida a guardare” è la tua prima opera, un progetto poetico che sembra riflettere un profondo percorso interiore. Cosa ti ha spinto a scegliere la poesia come mezzo per esprimere queste riflessioni intime?
La scrittura l’ho scelta da bambina. Alle scuole elementari, durante le lezioni di matematica, nascondevo un quaderno sotto il libro e scrivevo. A sei anni chiesi un diario e ne scrissi tredici, uno dopo l’altro.
La poesia è arrivata dopo, al liceo classico. Ma il più delle volte strappavo fogli pieni zeppi di versi incerti che non mi soddisfacevano mai. Con un duro lavoro sui testi e il sapore degli abbandoni, la consapevolezza è aumentata.
Nelle pagine di Limpida a guardare provo a tenere in mano il dolore della perdita, a offrire ferite aperte, che poi sono ferite di tutti. Non posso dire di aver scelto la poesia; è successo l’opposto. È la poesia che ti raggiunge, se dalla vita ti fai attraversare.
La raccolta esplora temi universali come l’amore, la maternità e il rapporto con l’altro. Come è nato il desiderio di raccontare questi aspetti attraverso il linguaggio poetico?
La poesia non è poesia se non sa essere di tutti.
Il mondo che ho osservato con amore, cercando poi di restituirlo nei versi, mi auguro possa essere riconosciuto dai lettori come “cosa di ognuno”. Questo è un salto importante: farsi da parte, staccarsi dalle proprie elucubrazioni mentali o drammi interiori. Iniziare un viaggio dove tutto ci è chiesto e tutto siamo chiamati a offrire.
Hai scelto di intitolare la tua raccolta “Limpida a guardare”. Qual è il significato di questo titolo e come si collega alla poetica che hai costruito?
Il titolo di questa raccolta poetica riguarda un punto di arrivo: il luogo dove finalmente decido di guardare il dolore, pulita, senza vergognarmene e senza bisogno di nasconderlo. Dicendolo e basta.
La tua opera non include prefazioni o postfazioni, un approccio minimalista che lascia spazio solo ai versi. Qual è stata la tua intenzione dietro questa scelta editoriale?
Forse temevo parole che cercassero di spiegare, quando la poesia non può essere spiegata. Poi ho capito: le visioni di altri davanti alla mia scrittura aprono strade da me inesplorate ed estremamente arricchenti.
Il mio secondo libro, in uscita – Cosa c’è di vero nelle città di mare (CartaCanta 2024) – contiene il regalo di un’attenta e luminosa prefazione del poeta Sauro Albisani.
Firenze, città in cui vivi e lavori, è un luogo di grande fermento culturale. In che modo questa città ha influenzato la tua scrittura e il tuo percorso artistico?
Firenze, la casa che ho scelto, ha influenzato la mia scrittura perché trovo bellezza in ogni angolo di questa città, dove il via vai di persone da molte del mondo è un focolaio di storie e di accensioni.
Oltre a essere scrittrice, sei insegnante di italiano come lingua seconda. In che modo il tuo lavoro di insegnante ha influenzato il tuo approccio alla scrittura?
L’incontro con l’altro fa parte dell’insegnamento ed è anche una risorsa essenziale per scrivere. La capacità di farsi da parte – di nuovo – e di ascoltare è necessaria nell’insegnamento come nella scrittura.
Da quest’anno tengo anche un corso per insegnanti di lingua che provengono da vari Paesi: parliamo di insegnare una lingua seconda attraverso strategie creative: utilizzando la poesia, l’arte figurativa, la musica, il cinema.
Hai citato spesso il corpo nei tuoi versi, attribuendogli un ruolo quasi sagace. Che rapporto esiste, secondo te, tra la dimensione fisica e quella emotiva nei tuoi componimenti?
Il corpo mormora o grida verità, anche quelle che temiamo di non poter sopportare. Le due dimensioni – fisica ed emotiva – sono sempre intimamente correlate: parlano, si influenzano, si fondono.
La maternità è un tema centrale nella tua raccolta. In che modo essere madre ha influenzato la tua visione della vita e della scrittura poetica?
La maternità ha a che fare con un tempo nuovo, che si intensifica e si sfalda continuamente; con pasti divorati, libri a metà. E col senso di colpa e colpe distrutte, col perdono. La maternità stravolge ed è una spinta sana e feroce ad andare oltre il sé. Non può non influenzare in molteplici modi, sempre prepotentemente, la visione dell’esistenza e la scrittura.
Nella poesia contemporanea c’è spesso una tensione tra tradizione e innovazione. Come ti collochi tu, come autrice, all’interno di questo panorama? Cerchi di rompere schemi tradizionali o di dialogare con essi?
Non amo la ricerca a tutti i costi del termine obsoleto, la sintassi forzatamente oscura. Certamente la poesia richiede, come ogni forma d’arte, un lavoro faticosissimo. In seguito allo spunto iniziale, all’idea, all’ispirazione, occorre tornare su ogni singola parola; cancellare, riprovare, cancellare ancora, provare di nuovo, finché non si sente di aver trovato la parola esatta. Ma il risultato finale può essere semplice, che non significa scontato o banale. Poi bisogna anche saper dare il ritmo. La poesia canta il mondo.
Curi la rassegna poetica “Il prodigio della lingua nella poesia”. Qual è il tuo obiettivo nel promuovere la poesia in un contesto culturale moderno? Come pensi che la poesia possa trovare una voce forte nel panorama culturale attuale?
La rassegna poetica, ideata dal poeta Davide Rondoni e da me curata, si svolge a mesi alterni presso la Libreria Alice, a Firenze. Avendo conseguito il Dottorato di Ricerca in Linguistica e nutrendo una forte passione per questo ambito, ho accolto con entusiasmo la proposta di coniugare poesia e linguistica, ospitando in occasione di ogni incontro le voci poetiche contemporanee più vive accanto a preparatissimi linguisti. Gli appuntamenti sono molto apprezzati e lo scambio tra poeti e linguisti rivela “il prodigio della lingua nella poesia” dove la vita si accende ancora e ancora.
Grazie Michela e complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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