Rita Pasquetti, nata a Rieti, è docente di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico “C. Jucci” di Rieti ed ha dedicato la sua vita allo studio e alla promozione della cultura umanistica.
Autrice di numerosi saggi letterari e collaboratrice attiva di riviste culturali, Rita ha saputo coniugare la sua passione per la letteratura con l’impegno educativo, trasmettendo alle nuove generazioni l’importanza del patrimonio classico. La sua ultima opera, “Mio padre è un dio,” pubblicata nel 2023, rappresenta un ulteriore tassello in un percorso letterario ricco e articolato.

Su Che! Intervista ospitiamo Rita Pasquetti, conosciamola meglio…

Benvenuta Rita, la tua carriera accademica e letteraria è radicata profondamente negli studi umanistici. Come è nata la tua passione per la letteratura e in che modo il tuo ruolo di docente influenza il tuo lavoro di scrittrice?
La letteratura mi appassiona da sempre, amo leggere e studiare e sono una divoratrice di libri. Il contatto con i ragazzi nella veste di docente mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze, essendo stimolata dalla loro curiosità e dal loro desiderio di sapere. Proprio dal loro interesse per alcuni argomenti ho avuto l’idea di scrivere i miei testi.

Nel tuo libro “La voce della cicala” esplori temi di grande profondità. Qual è stata la scintilla che ha acceso l’idea per questo saggio e cosa speri che i lettori portino con sé dopo la lettura?
Il libro ha come protagonista la Sibilla cumana, una delle figure più complesse e affascinanti della letteratura classica, che racconta la sua storia attraverso un monologo in prima persona. Le sue parole sono quelle di una donna che vuole esprimere la solitudine di chi tutto vede e comprende, ma nulla può cambiare. Nello stesso tempo il testo propone una riflessione sulla condizione umana in cui l’accettazione del limite, la ricerca della misura, l’attenzione al presente, sono i soli obiettivi da perseguire per una vita degna.

Il legame tra Angelo Maria Ricci e Tommaso Gargallo, esplorato nel tuo saggio “Storia di un’amicizia,” è ricco di implicazioni storiche e culturali. Cosa ti ha colpito maggiormente di questa amicizia e cosa ritieni possa insegnare ai lettori di oggi?
Il libro ricostruisce il forte legame di amicizia tra due intellettuali sulla base di un’attenta analisi del loro fitto scambio epistolare, del tutto inedito. L’amicizia si inserisce all’interno di un contesto storico e culturale di grande rilievo, tra Arcadia e Romanticismo, facendo risaltare una fitta rete di rapporti anche con i “grandi” della letteratura italiana di quel periodo. I lettori di oggi possono comprendere che la vita è fatta di incontri veri, non solo “virtuali”, che rimangono intatti e duraturi nel tempo.    

“Mio padre è un dio,” la tua pubblicazione più recente, affronta temi complessi e personali. Come sei riuscita a intrecciare elementi autobiografici con la narrazione, e quale messaggio principale volevi trasmettere attraverso questo libro?
Sono partita dal mito di Fetonte, figlio abbandonato del dio Helios, che dopo aver ritrovato il padre, vuole tentare un’avventura impossibile: guidare il carro del Sole che ogni giorno attraversa la volta celeste. Lo scopo principale del testo è tuttavia quello di affrontare il tema dell’educazione e del rapporto genitori-figli, molto attuale in questo difficile momento della nostra contemporaneità. Una riflessione sul ruolo del padre oggi nella famiglia e nella società mi sembra davvero importante anche alla luce dei recenti fatti di cronaca.

Hai partecipato alla giuria di diversi premi letterari. Come questa esperienza ha arricchito la tua prospettiva sul mondo letterario e quali sono, secondo te, le qualità essenziali che un’opera letteraria dovrebbe avere per essere considerata eccezionale?
Scrivere non è semplice. Secondo me è giusto trattare temi attuali, ma è necessario collocarli in una dimensione ben più vasta che superi il dato contingente in una prospettiva di riferimento valida sempre. Inoltre è prioritario che la lingua italiana sia ben curata con uno stile fresco e chiaro.

La tua collaborazione con la rivista “Il Territorio” e il supplemento “L’altra pagina” dimostra il tuo impegno nella promozione della cultura locale. In che modo la tua identità reatina ha influenzato la tua scrittura e il tuo approccio alla letteratura?
I miei primi passi nella scrittura e nella letteratura sono cominciati nella mia città e sono state tappe molto importanti, perché bisogna sempre imparare prima di iniziare a fare qualcosa di autonomo e personale. Inoltre ritengo fondamentale e necessario l’apporto della cultura locale nel panorama nazionale.

Essendo attivamente coinvolta nell’organizzazione della Biblioteca di filologia classica “Benedetto Riposati,” quale importanza attribuisci alla conservazione e alla promozione delle opere classiche nella formazione delle nuove generazioni?
Le opere classiche sembrano dirci che la cultura, come la vita, è un patrimonio comune e perenne che appartiene a tutte le generazioni. Oggi siamo tutti connessi e rischiamo di sperimentare solo la dimensione di un eterno presente. Tuttavia senza passato non solo non si costruisce il futuro, ma non conosciamo più noi stessi e gli altri e siamo privi della progettualità che soprattutto per i giovani è fondamentale. 

Come docente di Italiano e Latino, quale ruolo credi debba giocare la letteratura classica nell’educazione contemporanea e come cerchi di trasmettere questa importanza ai tuoi studenti?
I classici hanno ancora tanto da dirci. Leggendoli e amandoli, gli studenti scoprono parti di loro che non conoscono. Con Cicerone, ad esempio, scopriranno il valore della politica, con Seneca il valore dell’interiorità. Essi parlano a ognuno di noi e mettono in luce le nostre gioie e le nostre sofferenze.

Gli studenti devono accorgersi che l’insegnante è appassionata di quello che insegna e solo così potranno apprezzare quello che viene loro trasmesso.

Guardando al futuro, quali progetti letterari hai in cantiere? Stai lavorando a nuovi saggi o romanzi che potrebbero presto vedere la luce?
Non smetto mai di studiare e di approfondire. Sto lavorando su altri progetti che mi auguro di completare presto.

Infine, Rita, come descriveresti la tua evoluzione come scrittrice negli ultimi anni? Quali sono le sfide più grandi che hai affrontato e come hanno plasmato la tua crescita personale e professionale?
Oggi non è facile pubblicare un libro in un mondo in cui domina la ricerca del profitto e le leggi di mercato. Mi piacciono le case editrici indipendenti e non a pagamento, che apprezzano quello che scrivi e lo valutano con obiettività. Certo non sempre si riesce a raggiungere un pubblico vasto e questa è senz’altro la sfida più difficile.

Grazie Rita per la tua intervista e complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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