Sebastiano Impalà, scrittore, poeta e critico letterario

Come hai iniziato il tuo percorso nella scrittura e cosa ti ha spinto a diventare un critico letterario?
Il mio percorso nella scrittura risale ai tempi dell’adolescenza. Ho sempre scritto in quanto mi faceva star bene quando potevo estrinsecare con le parole ciò che avvertivo intimamente. Per quanto riguarda l’attività di critico letterario, i miei inizi sono più recenti (una ventina d’anni) e sono dettati dall’esigenza di fornire la mia opinione su tutto ciò che leggo, cercando di essere obiettivo secondo i miei parametri letterari acquisiti dopo innumerevoli letture.

Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi libri pubblicati finora? Quali temi o motivi ricorrono nelle tue opere?
Finora ho pubblicato in particolare poesie, in tutto cinque sillogi, ho scritto diverse prefazioni e tanti aforismi. Da qualche anno sto lavorando ad un romanzo di prossima pubblicazione. I temi ricorrenti nelle mie opere sono semplicemente i temi della vita stessa, dove sono ben palpabili le mie emozioni. Scrivo d’amore, di società, di natura, di viaggi. Se provo sentimenti forti, io scrivo, altrimenti osservo.

Hai vinto diversi concorsi di poesia. Come ha influenzato il tuo lavoro di scrittore questo riconoscimento?
Ho vinto tanti premi letterari in tutta Italia e qualcuno anche all’estero. Diciamo che andare a ritirarli mi ha permesso di conoscere poeti e scrittori di ogni luogo, con i quali è nata una profonda amicizia con scambi di opinioni che arricchiscono il mio vissuto. Vincere dei premi ti da qualche soddisfazione ma non è l’unico propulsore per continuare a scrivere.

Qual è il processo creativo che segui quando scrivi una nuova opera, sia essa un romanzo, un saggio critico o una poesia?
Tutto avviene in maniera molto estemporanea, cerco di tramutare in versi ciò che il mio occhio percepisce.

Quali autori e opere hanno avuto un impatto significativo sulla tua formazione come scrittore e critico?
Sono tanti. Amo profondamente la letteratura sudamericana, la trovo sanguigna ed estremamente onirica. Potrei annoverare Gabriel Garcia Marquez, Mario Vargas Llosa, Carlos Castaneda per i romanzi. Per la poesia in assoluto Neruda. Inoltre sono stato molto catturato dalla corrente esistenzialista francese ed ho divorato molti dei libri dei suoi maggiori esponenti quali Albert Camus Sartre, Mauriac e Simone de Beauvoir.

Come riesci a bilanciare il tuo lavoro di critico letterario con quello di scrittore? Ci sono sfide particolari in questo doppio ruolo?
L’uno non esclude l’altro, anzi! Probabilmente ciò che leggo puoi trovarlo anche in qualche mio scritto. Scrivere per me è condivisione. Quando qualcuno produce arte la regala al mondo intero. In definitiva, se scrivo sono consapevole di essere soggetto anche a critiche e nel contempo posso criticare gli scritti altrui.

Cosa pensi dello stato attuale della letteratura contemporanea? Ci sono tendenze o autori emergenti che trovi particolarmente interessanti?
Penso che la letteratura sia in continua evoluzione ma, a mio avviso, sono pochi gli autori degni di nota. Un’autrice che seguo molto volentieri è Cristina Cassar Scalia di cui ho molto apprezzato “Le stanze dello scirocco”.

Puoi descrivere un’esperienza memorabile o una recensione critica che ha particolarmente influenzato la tua carriera?
Sicuramente il mio incontro con Alda Merini avvenuto tanti anni fa a Milano. Di lei ricorso la grande lucidità di pensiero, la bontà d’animo e la sua grande semplicità.

Qual è il tuo approccio alla critica letteraria? Come riesci a mantenere l’obiettività pur avendo una tua visione artistica?
Cerco sempre di indossare i panni del lettore, provando a scandagliare l’animo dell’autore attraverso le parole e le sensazioni che riesce a suscitarmi. In questo modo cerco di essere Il più obiettivo possibile. Apprezzo particolarmente la fluidità del linguaggio letterario senza inutili fronzoli.

Quali progetti futuri hai in mente? Stai lavorando a nuovi libri o a progetti critici che puoi condividere con noi?
Come dicevo prima sto ultimando un libro di narrativa, una sorta di saga siciliana con spiccate note autobiografiche e una nuova silloge poetica che ha come temi dominanti il viaggio, lo scambio culturale fra popoli e l’insofferenza verso ogni forma di guerra.

Grazie Sebastiano per la tua intervista. Alla prossima!

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