Silvia Rizzo, docente e scrittrice

Nata a Taranto nel 1974, Silvia si è laureata in Lettere Classiche, Archeologia e Filosofia presso l’Università di Lecce, perfezionandosi in Filologia classica. Docente di Materie letterarie e latino, ha collaborato con riviste di scrittura e critica letteraria, ed è attivamente impegnata nella promozione culturale e nella valorizzazione degli autori locali. Con due romanzi all’attivo, Vita in affitto e Diario di una donna filosofo, Silvia esplora temi profondi con una sensibilità che unisce l’introspezione filosofica alla narrazione. In questa intervista, ci racconta il suo percorso intellettuale, le sfide della scrittura e il valore del sapere nel mondo contemporaneo.

Su Che! Intervista ospitiamo Silvia Rizzo, conosciamola meglio

Benvenuta Silvia, hai un percorso accademico e professionale molto ricco, che spazia dalla Filologia classica alla docenza. Come queste esperienze hanno influenzato il tuo modo di scrivere e il tuo approccio alla narrativa?
La formazione letteraria secondo me è la base culturale imprescindibile per la scrittura, anche da un punto di vista tecnico, e, a tal proposito, l’influenza dei miei studi è indubbia.  Questi fanno parte di me, in un certo senso ormai sono nel mio dna. L’insegnamento è stato decisivo non solo per motivi professionali ma anche come esperienza umana; mi ha permesso di conoscere ragazzi di generazioni diverse. Io insegno dal 2000 e in questi ultimi vent’anni la società è cambiata profondamente e velocemente; la scuola è specchio della società e consente di confrontarsi con tutto quello che c’è di nuovo intorno a noi. Gli alunni sono materia viva e portano con sé gli aspetti più evidenti dei cambiamenti sociali.

Nel corso della tua carriera hai collaborato con personalità importanti come Edoardo Sanguineti e la rivista “Bollettario”. Cosa ti ha lasciato questa esperienza e come ha arricchito il tuo percorso letterario?
Innanzitutto per me è stato un onore aver avuto la possibilità di frequentare uno stage presso la rivista di scrittura e critica letteraria “Bollettario”; ho iniziato ad addentrarmi nel mondo dell’editoria attraverso la guida e l’esperienza di professionisti del settore. E’ stata un’esperienza interessante ed entusiasmante direi, perché è proseguita anche con una collaborazione nell’organizzazione del  Premio letterario Alessandro Tassoni. Mi ha permesso di conoscere grandi scrittori e personalità artistiche di primo piano, come Franca Rame.

Il tuo romanzo Vita in affitto è stato accolto positivamente, seguito poi da Diario di una donna filosofo. Quali temi ti interessa esplorare nelle tue opere e cosa desideri trasmettere attraverso le tue storie?
Mi interessa indagare l’attuale visione femminile dei sentimenti come l’amore e l’amicizia, ma anche temi di carattere universale come il tempo e il rapporto col tempo.

Attraverso le storie che racconto mi piace l’idea di riflettere e far riflettere su aspetti della vita sui quali spesso non ci soffermiamo abbastanza.

Chi ha letto i miei libri mi ha confidato che si è immedesimato con situazioni ed emozioni narrate e ha avuto modo di riflettere; ecco, questo per me, come scrittrice, è il riscontro più significativo e appagante. Poi naturalmente c’è la gioia e il piacere di scrivere, una dimensione esistenziale preziosissima, fonte di stimoli e crescita personale.

Come docente di Materie letterarie e latino, lavori costantemente con giovani menti in formazione. In che modo il tuo ruolo di insegnante dialoga con la tua attività di scrittrice?
Ho iniziato ad insegnare a 26 anni, carica di entusiasmo e ideali. Ora mi occupo di Progetti Nazioni per il MIM, ma posso dire con certezza che l’insegnamento mi ha “costruito” come persona oltre che come professionista. Insegnare non è un lavoro come un altro: si ha una enorme responsabilità nei confronti delle nuove generazioni e si può avere un’influenza decisiva, nel bene e nel male, su tante giovani menti. Per questo è necessario cercare di tenere in vita entusiasmo e motivazione, cosa non sempre facile nel sistema scolastico odierno. Quando scrivo idealmente penso sempre ai miei alunni che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere in tanti anni: l’insegnamento presenta sempre sfide diverse, ma posso dire che i ragazzi mi hanno dato moltissimo e mi hanno “costretto” a cambiare e ad evolvermi.

Sei molto attiva nella promozione di libri e autori del territorio attraverso iniziative culturali. Quanto è importante per te valorizzare la letteratura locale e che riscontro hai avuto da parte del pubblico?
Come insegnante e scrittrice è stato sempre importante diffondere la mia passione e il mio entusiasmo per i libri e la lettura, sia attraverso progetti scolastici sia con iniziative personali. E’ stato bello far conoscere scrittori del territorio agli alunni; vedendoli e ascoltandoli dal vivo gli alunni si sono maggiormente appassionati e incuriositi alle loro storie personali e ai loro libri. Hanno visto concretamente che quello che per loro è solo un sogno, come scrivere e pubblicare un libro, può diventare realtà.

Il titolo del tuo libro Diario di una donna filosofo è già di per sé intrigante. Quali riflessioni filosofiche hai voluto portare alla luce e come riesci a bilanciare l’approfondimento intellettuale con l’esigenza narrativa?
“Diario di una donna filosofo” è un vero e proprio diario, se vogliamo un documento “storico”, perché è stato scritto realmente dal 2005 fino alla data di pubblicazione, Agosto 2023. Questo progetto editoriale nasce da un mio diario personale: l’ho riletto e ho deciso di rivederlo per la pubblicazione; in realtà può essere il diario di una donna qualsiasi. Mi interessava il fatto che abbracciasse quasi vent’anni, dai trenta ai quasi cinquanta, di una donna contemporanea. L’elemento particolare è l’alternanza tra le pagine in prosa del diario e le poesie che in qualche modo ne sono l’essenza e la sintesi. La poesia nasce insieme alle vicende narrate ed è contestualizzata, per cui al lettore riesce più semplice comprenderne il senso. Le riflessioni spaziano su tanti temi, trattati anche con leggerezza e ironia. La voce narrante, come tutti i filosofi, si pone molte domande, da qui il titolo, che mette in rilievo il sostantivo donna e poi filosofo al maschile, nel rispetto dell’etimologia (dal greco antico: φιλόσοφος).

l tuo percorso formativo in Archeologia e Filosofia ti ha dato una visione ampia e multidisciplinare. Come riesci a fondere queste conoscenze nei tuoi scritti e quale ruolo gioca la ricerca nella tua scrittura?
L’amore per la storia e l’antichità è iniziato molto presto e si è consolidato al liceo grazie a due insegnanti; la filosofia nella mia formazione accademica è arrivata dopo ed è stata una straordinaria scoperta che mi ha aperto una nuova finestra sul sapere . Naturalmente quando scritti e pensieri di grandi autori si “sedimentano” il risultato non può che essere sorprendente, almeno per me è stato così; tutto quello che rimane è diventato humus per la scrittura.

Hai affrontato diverse fasi della tua vita e carriera, dalla docenza all’attività letteraria. Ci sono stati momenti particolarmente difficili o stimolanti che ti hanno spinto a nuove riflessioni e cambiamenti nel tuo modo di scrivere?
Aver vissuto in tanti luoghi e aver sperimentato tante realtà lavorative, con contesti ogni volta diversi, ha affinato la mia capacità di adattamento e flessibilità e mi ha portato a cambiare spesso punto di vista. Certo, non è stato sempre semplice adattarsi, ma questo mi ha aiutato a non avere sempre lo stesso sguardo sulle cose e sicuramente a non annoiarmi! La noia è il mio nemico numero uno.

Attualmente sei impegnata nei Progetti Nazionali per il MIM. Come questo lavoro di coordinamento e progettazione si inserisce nel tuo percorso complessivo e cosa hai imparato da questa esperienza?
L’incarico attuale mi fa vivere la scuola da un’altra prospettiva e questo è molto interessante; naturalmente ciò è possibile perché ho maturato un’esperienza più che ventennale come docente e quindi conosco bene soggetti e dinamiche con cui devo rapportarmi.

Il nuovo lavoro di coordinamento e progettazione mi fa acquisire maggiore esperienza nelle relazioni con altri soggetti istituzionali e mi permette di avere una visione più generale e sistemica della Scuola; inoltre mi lascia un margine di creatività e iniziativa, aspetti per me essenziali nell’attività lavorativa.

Guardando al futuro, ci sono temi o progetti specifici che vorresti esplorare nei tuoi prossimi libri? C’è un aspetto del tuo percorso personale o intellettuale che non hai ancora approfondito e che desideri portare alla luce?
Ho da poco concluso una raccolta di poesie; ora sto scrivendo un romanzo che ha una trama di fantasia, nel quale voglio esplorare in particolare il mondo maschile, partendo da dati reali.

La poesia ha uno stretto legame con la filosofia perché è fatta di pensiero e “creazione”, non a caso è presente nel mio ultimo libro; scrivere un romanzo invece per me significa narrare e sviluppare una storia che parte sempre dalla realtà e che ha come fine ultimo una ricerca personale.

Grazie Silvia per la tua intervista e complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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